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Autore: wonderfulleffe    17/04/2015    0 recensioni
Jon Snow approda nella città libera di Meeren, alla ricerca du verità sulla regina dei sette regni di cui tutti parlano. I sudditi le sono fedeli, e l'intero regno la ama. Ma il bastardo di Grande Inverno vuole saperne di più. Ecco perché andrà alla ricerca della Khaleesi Daenarys Targaryen, scoprendo insieme, lei e un mondo totalmente nuovo di cui rimarrà meravigliato. Ma qualcuno da nel frattempo turberà quest'incontro. Xaro è tornato, pronto a ricambiare il torto fattogli a Qart.
Spero vi piaccia, buona lettura e valhar morghulis! 😊
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daario Naharis, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Missandei, Spettro
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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DAENARYS

L'uomo che sedeva davanti a lei era strano. Non ostentava la sicurezza o la spavalderia di quei nobili che aveva conosciuto al di là delle coste di Essos.
Era silenzioso, e indecifrabile, completamente diverso da lei. La khaleesi, Daenarys Targaryen che, con quei suoi grandi occhi viola, poteva essere decifrata in qualsiasi momento.

-Missandei come trovi il nostro ospite?- le aveva chiesto Dany mentre veniva spogliata dalla ragazza, preparata per il banchetto che aveva deciso di tenere quella sera. - Freddo mia signora, distaccato e freddo.- disse la ragazzina.
La descrizione la stupì, era proprio come lo aveva avvertito lei.
Strano fu anche il fatto che il luogo da dove lo stesso Jon Snow proveniva , questo era il nome del forestiero, dava quella sensazione. Il freddo del Nord non lasciava scampo nemmeno al cuore caldo della Madre dei Draghi.
Jon appariva forte come la sua terra. Freddo, come l'aria che pungeva la pelle durante l'Inverno. Temprato come la Grande Barriera. Jon era il diretto erede della durezza degli uomini delle terre a Nord.

Ser Barristan Selmy, morto durante la riconquista a causa di un colpo di spada che gli era stato fatale, le aveva parlato del padre di Jon, Lord Eddard Stark, il nobile lord di Grande Inverno.
Egli era morto per volere del folle re Jeoffrey, e aveva scoperto l'illeggitimità degli eredi al trono. Quei bastardi, figli dello sterminatore di re e della regina Cersei , erano la macchia che deturpava l'antica gloria dei Lannister, gettando sulla casa un'ulteriore vergogna.
Viserys invece le aveva parlato degli Stark in modo sprezzante , eremiti secondo lui, che aveva ribattezzato come "gli usurpatori" incuriosendo però la ragazzina.
D'altronde era la gente della sua terra natale, e ora, molti anni dopo, quella gente era sua suddita.

Dany spinta da una strana emozione, si convinse a trattenere Jon Snow per avere l'opportunità di parlargli e scoprire qualcuno di diverso, qualcuno che non avesse in mente solo i suoi tesori o i benefici che la sua amicizia poteva offrire.
Lei voleva un uomo che fosse tale.

Dany stava sorseggiando del vino, quando chiese a Jon che ne era stato della sua famiglia, e della sua amata, se ne aveva avuta una. Era una domanda strana, ma lo voleva sapere! C'era qualcosa che lo legava alla terra che aveva lasciato al di là delle coste? Bevve pensierosa, sentendo lo sguardo di lui che cercava i suoi occhi viola.
Nel momento in cui l'uomo iniziò a parlare dei suoi affetti si rese conto che non era affatto distaccato o freddo come le era parso all'inizio. Jon non lasciava le sue reali emozioni alla portata di tutti. Era introverso, e teso davanti a lei, che in fin dei conti era solo una ragazza appena uscita da quella che per le giovani avrebbe dovuto essere l'età delle sciocchezze , regina di Sette Regni e madre di tre draghi, e che non avrebbe mai potuto permettersi di essere stolta. Lei infatti non era intimorita da Jon, come le giovani lady della sua corte, anzi lo ammirava ed era affascinata dai suoi modi così distaccati e pensierosi.
Erano anni che Dany non si dava da fare per capire un uomo,nonostante si fosse sempre vantata di saper capire con una certa sicurezza a che cosa pensassero; la maggior parte di loro non aveva molta invettiva e i pensieri erano più o menoi gli stessi, quasi sempre maliziosamente rivolti a lei.
Questa sicurezza si infranse con Jon Snow. Lui la confondeva, non sapeva bene che mosse fare, e si ritrovò a esitare. Cercò infatti di confortarlo, ma quello sguardo penetrante ,le fecero ritrarre la mano. Questa vigliaccheria fece sentire Daenarys come la ragazzina che era stata un tempo. Si odiò per questo. Nemmeno con gli ambasciatori anziani, o i re più esperti di lei nel governare si era permessa di essere timorosa e di farsi fermare da un paio di occhi. Lei voleva avvicinarsi. Voleva ridurre lo spazio che li divideva. Voleva sentire il tepore delle sue mani e sentire meglio quello strana fragranza di foresta che il suo respiro emanava.
Questo strano odore però le ricordava in qualche modo casa.
Denarys aveva la gola secca.

Loto Stellato era arrivato con impeto per comunicarle la fuga dei suoi draghi.
Daenarys dimenticò completamente il bastardo, lasciando che qualsiasi cosa sentisse di dovergli dire in quel momento gli sfuggisse dalla mente.
Immediatamente la pervase l'orrore, e la paura di aver perso i suoi figli, ma soprattutto, di essersi fatta strappare di mano la furia del Drago.

N.A

Ciao a tutti, sono wonderfulleffe!

Prima di iniziare (torturandovi ancora un po' prima di farvi continuare il capitolo) devo darvi un paio di precisazioni. Ho deciso seguendo dei fidati suggerimenti (grazie @Laurelin_), di aggiungere il punto di Vista di Daenarys. Ho preso questa decisione per due motivi;

Innanzitutto ritengo molto importante dare voce anche a Dany, protagonista tanto quanto Jon. Inoltre, ritengo fondamentale seguire una delle caratteristiche più importanti di ASOIAF, ossia i punti di vista.

Anticipo già cdi non essere ancora sicura se i suoi momenti di presa della narrazione possano essere molto lunghi, ma questo perché non mi trovo del tutto in confidenza col suo personaggio e rischierei di attribuirle sfumature che non le appartengono per niente.

Detto questo spero che la mia "what if.." continui comunque a piacervi. Vi auguro buona lettura e Valhar Morghulis!


JON

Incendi e tumulti si propagavano per tutta la città.
Nonostante Daenarys avesse mandato alcune truppe di soccorso, l'incendio non sembrava voler essere domato. Fiamme cremisi avvolgevano Meeren, e l'alba aveva preso i colori del fuoco.
I due ragazzi erano affacciati sul balcone, in attesa di notizie.
Jon, impugnando nervosamente l'elsa della spada, scorse la regina scrutare il cielo preouccupata. I suoi draghi erano scappati e secondo quanto gli era stato, se non ci fosse stata lei, la stessa Madre dei Draghi, a controllare la volubilità delle sue creature, c'era la possibilità che non ci fossero più speranze per riprendere il loro controllo. Quei draghi sarebbero stati indomabili una volta inebriati dalla libertà e dall'indipendenza.
- Rhaegor! Viseryon! Drogon!- gridò Danearys, ma le sue urla furono inghiottite dalla confusione che inghiottiva Meereen in quel momento.

Snow si era offerto di proteggere la regina, siccome i consiglieri e gi immacolati erano intenti a recuperare la calma dei cittadini e a contenere il più possibile i danni dell' incendio.
"Non posso lasciarla così vulnerabile. Sarà anche la regina, ma una spada è sempre necessaria." pensò, mentre la osservava fare avanti indietro per la stanza, voltandosi di tanto in tanto a guardare in direzione della città. - Jon, lascia qui Spettro e prendi la tua spada. Avrò bisogno di te. - disse la ragazza.

Proteggere Dany si rivelò un difficile compito, dato che non ne volle sapere di starsene al sicuro dentro le mura di Tana del Fuoco, nonostante le proteste di Jon, ma volle uscire a tutti i costi per soccorrere la sua gente.
- E la ragazzina? Non possiamo portarla fuori in mezzo alla confusione e al pericolo! - disse Jon, fissando lo spavaldo sguardo di Missandei, in quel momento occupata ad aiutare la regina a indossare i sandali. - Faccio parte di quella gente, faccio parte dei sudditi di Daenarys Targaryen e se non li aiuto ora, mi sentirò come se avessi tradito il mio stesso sangue! - Ella si voltò di scatto pronta per uscire nella mischia, lasciando alle sue spalle il bastardo, in quel momento interdetto.
- Stai lì bello! - esclamò Jon quindi, all'inseguimento di Danaerys e la sua dama. Il coraggio non era una dote che a quelle donne mancava di certo.

I tre uscirono nell'aria rovente di Meereen.
Era l'alba inoltrata, e il sole tingeva il cielo con i suoi luminosi colori.
Le persone correvano in tutte le direzioni e la confusione regnava sovrana.
Dany prese in mano la situazione. Radunò tutti quanti gli sfollati, che in volto avevano dipinta una maschera di puro terrore, all'interno di Tana del Fuoco. In un momento simile, solo la mano amica della regina poteva intervenire.
La ragazza ordinò ai suoi servitori di dare loro una coperta e un pasto caldo. I bambini e loro madri avrebbero dormito direttamente nelle sue stanze. I servitori dunque, giunsero svelti a dare una mano e a portare gli sfollati al sicuro, ma il panico non scemò.
"Ha a cuore i suoi sudditi, proprio come i Lannister e re Jeoffrey", pensò sarcasticamente Jon. Spesso i re che avevano posseduto quel trono erano stati totalmente estranei e indifferenti ai problemi della sua gente.
Il fuoco continuava a propagarsi, mentre i tre si davano da fare per mettere il maggior numero di persone al sicuro. Il fuoco era una creatura indomabile, lui lo sapeva bene, memore di quella notte di diversi anni addietro, dove aveva perso Ygritte, alla fortezza dei Guardiani, mentre le fiamme si imponevano senza timore, divorando tutto quello che gli si parava davanti.

- Immacolati! Secondi Figli!- Daenarys esclamava ogni tanto a gran voce - Datevi da fare con quell'acqua, fatelo per la vostra gente!- rinnovando l'entusiasmo dei sudditi, incitandoli a non perdere le speranze.

Quella mattina non sembrò passare mai, popolani e soldati collaboravano per domare le ardenti fiamme, mentre Daenarys e il suo consiglio parlavano sul da farsi.
Il sole ormai alto nel cielo, particolarmente caldo quel giorno, rendeva prolungava ogni singolo momento speso nell'attesa di qualche buona notizia. Jon, cercò di non badarci, mentre aiutava i servitori di palazzo a distribuire provviste per i Meeriniani.
Grondava di sudore per l'afa di quell'infausta giornata, quando finalmente arrivò la notizia che gli Immacolati e i Secondi Figli erano riusciti a domare il fuoco in quasi tutta la città.
Si asciugò il sudore con il dorso della mano, raccogliendo le goccioline che imperlavano la sua fronte, era un'ottima notizia!
Nel resto dei Meereeniani la paura era svanita, ma anziani, donne, bambini e uomini continuavano a scrutare con visibile tensione il cielo.
Erano ben consapevoli della portata della furia dei draghi.

- Jon, devi accompagnarmi a vedere la cella dei miei draghi, è fondamentale verificare un mio sospetto di persona. Devo sapere cosa è successo davvero. - lo guardò con un'espressione cupa. La treccia della sera prima si era disfatta, e i capelli si erano sciolti in riccioli scombinati. Stanca, ma determinata lo guardava, in attesa di una risposta. - Sarò onorato di farlo.- rispose Jon seguendola come un'ombra. Lui l'avrebbe protetta.
Jon accompagnò la Khaleesi Denarys Targaryen quindi nella stalla dei suoi draghi.
La donna non poteva permettere che alla sua dama, la sua amica gli fosse fatto del male, perciò ordinò che rimanesse a palazzo a occuparsi dei feriti.
Questa era una cosa di cui doveva occuparsi lei stessa, e anche Jon, che la seguiva senza proferire parola.

Camminarono tra i resti inceneriti dei palazzi.
Alcune case erano state erose dalle fiamme, ma fortunatamaente quel maledetto fuoco aveva risparmiato la maggior parte dell'edilizia, tipica per il materiale resistente, di Meeren.
I due giovani uscirono da una porta nascosta, situata al fianco della torre della sentinella, che un tempo doveva avere un nome carico di mistero, come di solito si usava dare in segno di scaramanzia.
L' uscita secondaria li condusse nella parte desolata parte della città. Massi e arbusti erano le uniche cose che Jon percepì davanti a sè.
Jon e Daenarys si ritrovarono però, dopo alcuni minuti di cammino, che al bastardo sembrarono non terminare mai, davanti ad una grotta oscura e profonda.
C'era una strana puzza di zolfo, che aleggiava tutt'intorno all'uscio.
L'entrata conduceva nella profondità della caverna, - il nido dei miei draghi.- disse Dany, come spiegazione.
La grata che chiudeva la cella era stata scardinata, non sciolta dal fuoco come Jon si era immaginato. I draghi erano stati liberati da qualcuno. Qualcuno in grado di controllarli, perché chi avrebbe mai osato avvicinarsi a quelle creature?. - Regina, sappiamo entrambi che non è stato un incidente. - disse Jon alla ragazza.
Dany a quelle parole tradì le sue emozioni e con voce isterica tornò chiamare i suoi draghi, - Rhegal! Drogon! Vyserion!- ma, ciò che ottenne fu solo l'eco della sua voce.

Daenarys quindi scoppiò in lacrime.
Snow era confuso, era vissuto in mezzo agli uomini, e alle emozioni di una donna non sapeva come reagire. Cercò quindi di consolarla tendendosi a debita distanza dal suo minuto corpo. Gli sembrava fin troppo azzardato toccarla o stringerla a sè.
-Vostra grazia, so che quanto è successo è terribile, ma dovete cercare di reagire! Il popolo ha bisogno di voi e so di quanto coraggio siete capace! - Quelle parole gli scapparono di bocca.
Jon temette quindi che la ragazza lo avrebbe biasimato per la sua insolenza, ma i suoi occhi viola lo guardarono semplicemente. Dando poi atto alle sue parole, si alzò.
La regina pareva esausta, ma rianimata da una forza nuova, di cui Jon era stato artefice.

Jon e Dany non attesero a lungo l'arrivo delle guardie.
Verme Grigio e altri suoi compagni non sembravano mostrare i segni della notte insonne trascorsa, a differenza di lui e sua maestà, che erano provati dalla stanchezza.
"Sono proprio più resistenti e forti di qualsiasi altro soldato che abbia mai incontrato", pensò Jon.
Le guardie non si dilungarono in troppe formalità e comunicarono a Daenarys che un non -morto era stato visto cavalcare il suo Drogon.
- I non morti sono opera esclusiva degli stregoni e delle maegi, Khaleesi. -
- Allora non dobbiamo perdere tempo. Una minaccia nuova incombe su di noi. - disse impassibile Daenarys. Era ora di agire.

Jon e Daenarys tornati a palazzo, si misero a consultare i manuali della ricca biblioteca di cui la reggia disponeva. A guardia dell'immensa biblioteca, un signore anziano addormentato poggiato sul bracciale della sedia.
-Buongiorno sua maestà, che onore trovarvi qui! Buongiorno lord.. - gli occhi di Jon, proiettati sul viso assonato del maestro, lo lasciarono confuso a pulirsi la bava col dorso della mano.
Dany aprì quindi la porta, dove intarsiata nel legno, c'erano delle scritte che Jon immaginò fossero appartenenti alla lingua Valyriana.

-Daenarys, credete che qui troveremo qualche risposta? - "Non credo che i libri siano sempre capaci di darci una risposta" rifletté Jon. - Non ne sono sicura, ma tanto vale provarci. Ho mandato a chiamare tutti i mastri nelle vicinanze, ma non arriveranno se non all'imbrunire di domani. Purtroppo dobbiamo concedergli il tempo di raccogliere i loro libri e le loro conoscenze. Mio caro Jon, per quanto l' intelligenza sia un'arte che in molti confronti + in grado di sopraffare qualsiasi avversario, essa non conosce la necessità e i vantaggi della prontezza. - Sembrava frustrata, e Jon condivideva appieno quella sensazione.

Chiuso l'ennesimo manuale Jon si grattò la barba. "Solo un mucchio di stronzate su incantesimi di buon auspicio, niente di utile per capire chi sia l'artefice di questo disastro." Daenarys scorreva con altrettanto sconforto la pergamena che reggeva tra le mani.

Fuori regnava la calma, dalle finestre si sentivano le allegre discussioni tra i mercanti che riempivano la piazza centrale della città. Le catastrofi magiche non potevano certo permettersi di bloccare gli affari della capitale. D'altronde le tasse che versavano al tesoro dello stato, per il mantenimento delle spese pubbliche, era frutto del loro lavoro, e non poteva in alcun modo essere intralciato. Una cosa del genere avrebbe significato una forte crisi per Meereen, e per il resto delle città del vasto regno di cui Dany deteneva il potere.
Il potere, un valido elemento che avrebbe incoraggiato i vili ad affrontare Daenarys, ma non era l'unica cosa da non sottovalutare, Jon lo sapeva bene.
La vendetta, la passione, l'amore, il sesso, i soldi, erano cose per cui molti uomini avrebbero combattuto fino allo stremo delle forze. Tali vizi, per un uomo sapevano contare di più che un 'insignificante' trono.

- Khaleesi, ma avete idea di chi questo stregone sia? - si decise a chiedere Jon.
- Jon Snow, purtroppo saperlo mi terrorizza. Ho svariate ipotesi, dati gli espedienti a volte vili che mi hanno portato al riscuotimento del mio trono, e che hanno creato delle inimicizie, ma chi è in grado di spaventarmi davvero è chiunque si disfacesse dei propri principi interiori pur di vedere la mia disfatta. - visibilmente turbata tornò alla letture dei documenti, staccandocisi solo per dare istruzioni a Jon. Accorsero in aiuto Missandei e due ragazzi dalla pelle chiara, quasi malaticcia, coi capelli biondi, due gemelli di nome Tom e Ryon, impiegati come bibliotecari e per compiere piccole faccende domestiche che richiedessero una certa dimestichezza con lettere e numeri.
Trascorsero così l'intera giornata, arrivando alla sera , consumando solo un leggero pasto, e parlandosi per scambirasi solo eventuali informazioni utili trovate nei libri.

-Jon, ti prego, non sei forzato in quest'impresa. Voglio sapere se vuoi aiutarmi. Non sei mio schiavo e non accetterò qualsiasi tua risposta che non sia sincera. - Daenarys interruppe improvvisamente l'elenco che Jon stava facendo sui prodotti soporiferi per le creature feroci.
- Ti prego, non sei costretto, ti concederei la libertà in qualsiasi momento. - Jon corrugò le sopracciglia. - Regina Daenarys, è mio dovere aiutare, difendere la giustizia, e accorrere in aiuto se necessario. Quindi il mio posto, al momento, è qui, alla ricerca di qualcosa che non sappiamo.- addentò una fetta del Salmone ripieno che gli avevano servito e continuò la discussione, ignorando i colpevoli sguardi di Daenarys.

Dopo essersi congedati, ormai troppi stanchi addirittura per raggiungere i loro alloggi, Jon si convinse che i draghi non erano la centralità del problema, bensì il mezzo di cui si sarebbe servito la misteriosa figura per attuare qualcosa di ignobile. "Ma per quale scopo?" fu l'ultimo pensiero di Jon prima di cadere in un sonno profondo.

L'alba giunse, e Jon, con gli occhi ancora stanchi per tutti i volumi consultati, pulito e cambiato, dopo aver liberato Spettro nel cortile di Palazzo, si diresse verso la sala del trono, da dove provenivano diverse voci.
La sala era piena di mastri, o uomini che lo sembravano, date le catene che portavano appese al collo. Dany stava consultando un testo insieme a un paio di loro, calvi, anziani e con l'aria consumata, che rappresentavano l'immagine di chiunque si fosse dedicato da sempre alla cultura, rinchiudendosi per anni in una biblioteca a consultare libri e pergamene.

Denarys non lo vide, ma non ci badò perché fu un'altra cosa a catturare la sua attenzione.
Un bambino lo tirava dalla camicia . I suoi occhi scuri lo guardavano con intensità, con uno sguardo perso, con uno sguardo innocuo.

-Sei tu Jon Snow?-
- Sono io.Cosa cerchi bambino? Tu non dovresti essere qui. Ti sei perso? -
- Jon Snow, mio padre Screymar è rimasto ferito nell' incendio. Non sapeva dove eri e sono venuto a cercarti. Vuole parlarti. -

Jon si aggiustò l'elsa della spada, e prese il bambino in spalla. Si girò per guardare Daenarys. Avrebbe fatto a meno di lui per un po'. Il suo amico aveva bisogno di lui.
Con passo rapido si portò verso l'uscita. Il sole lo investì in pieno viso.

   
 
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