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Autore: Switch    18/04/2015    5 recensioni
Terza storia della serie Heart's mutation, dopo SITR e JTWYA. TMNT 2003
Isabel e Raphael vivono il loro idillio, circondati dall'affetto della famiglia, ma non tutto va sempre liscio.
Tra tornei, battaglie, misteri che si infittiscono e si accumulano, la relazione crescerà o si romperà. E poi, un mistero potrebbe portare a nuove conoscenze, a capirsi meglio.
E un sacrificio non è sempre solo dolore.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Attorno al tavolo della cucina quella mattina c'era un gran silenzio, le facce affondate nelle tazze e nei piatti, ma gli occhi vigili e attenti. Perfino Mikey, che solitamente ciarlava da presto e si scofanava otto o nove ciambelle, era teso e quieto e aveva mangiato solo un paio di pancake con un po' di miele.

Isabel assaporava con calma la sua tazza di caffelatte, l'unica che facesse una colazione di vago stampo italiano; con lo sguardo sopra il bordo della tazza teneva d'occhio gli altri e pensava.
Quelle otto persone stavano per sfidarsi in un prestigioso quanto competitivo torneo, che fossero tesi era il minimo; e se gli ospiti erano ben scusati, dato che non sapevano cosa aspettarsi, i quattro mutanti che ormai vi avevano partecipato ben tre volte non erano per quello meno nervosi.

Poi i suoi occhi scuri incontrarono brevemente quelli di verdi di Joi, ma quest'ultima distolse lo sguardo in fretta.
Non sapeva cosa pensasse della sua sparizione della notte prima, se sapesse o sospettasse che era andata nella camera di Raphael, e non le importava; con quella domanda, col suo strano comportamento, Joi le aveva fatto capire che forse quello che provava per Raphael non si era assopito. E vedendo lei, un'umana, stare con lui, forse anche un po' della paura se n'era andata.
Ma Raphael era suo. E non le avrebbe permesso di riavvicinarlo.

Nella strana atmosfera tesa tutti finirono di mangiare e si alzarono per andare a prendere i loro bagagli, niente più che uno zaino per ognuno, stando bene attenti ad avere con sé il Kunai dell'invito.
Splinter, Isabel e Steve li attendevano vicino all'entrata, tra essa e la porta dell'ascensore precisamente, e il maestro ne approfittava per disegnare nel muro il simbolo per il portale, con un gesso blu: questa volta però, disegnò due simboli, distanziati un metro l'uno dall'altro.

Arrivarono.
E gli otto sfidanti si scissero senza una parola in due gruppi: i mutanti da una parte e gli umani dall'altra.

La fase di qualificazione del torneo ha luogo oltre le mura esterne della città, per cui noi non potremo seguirle. Andrete avanti... e vi farete onore, lo so. Fate sì che possiamo vedervi al Battle Nexus” disse Splinter, osservando con particolare attenzione i suoi figli.

Leo si fece avanti e congiungendo le mani gli fece un piccolo inchino, poi una volta rialzato, si portò vicino al padre, anche lui con le mani in preghiera: entrambi iniziarono una nenia soffusa, difficile da capire, e la pozza d'acqua che Splinter aveva precedentemente gettato a terra iniziò a sobbollire e vibrando, seguendo le sollecitazioni del loro canto, si inerpicò sul muro creando l'arco luminoso, pulsante di vita propria.
Sentirono i quattro umani trattenere il respiro di fronte a quel prodigio, con gli occhi spalancati di sorpresa.

I due portali vorticavano in loro attesa, uno di fianco all'altro.
Noi andremo da questa parte” esclamò Leo puntando quello di destra, rivolto ai suoi fratelli. Dopodiché si voltò verso gli altri accoliti, che aspettavano delle direttive.
Il vortice vi porterà al posto del primo scontro. I vostri avversari potrebbero essere già lì o arrivare poco dopo di voi. In bocca al lupo.”
E con quell'ultimo augurio, Leo oltrepassò il proprio portale, sparendo alla vista.
Dall'altra parte anche Faraji, dopo aver salutato con cortesia per la loro ospitalità, si infilò nel suo portale, in una luce rosata.

E mentre gli altri si apprestavano a seguirli, Raphael ne approfittò per salutare Isabel.
Un bacio. Niente di sconvolgente, niente di eclatante, ma fu la naturalezza con cui lo fece, anche se c'erano gli altri, anche se c'era Joi. Ma a lui non importava nulla di Joi.
Isabel arrossì per la sua irruenza, sorpresa.

Ci vediamo al palazzo del Daimyo” le sussurrò all'orecchio, come una promessa.
Ci conto” le urlò invece lei, per raggiungerlo prima che oltrepassasse il portale. E forse il sorriso che gli aveva visto in viso se l'era solo immaginato, ma le scaldò il cuore.

I portali si richiusero quando Tora e Don furono oltre, gli ultimi delle loro file. Collassarono su sé stessi e si liquefarono in due pozze innocue sulle mattonelle gialle.

Steve pareva un po' preoccupato.
Dobbiamo viaggiare anche noi così?” domandò dopo qualche istante, perplesso.
Splinter gli sorrise tranquillo.

Noi siamo ospiti, abbiamo un portale diverso ad attenderci. Ma prima dobbiamo prepararci, no?” chiosò particolarmente contento, il sorriso che andava allargandosi sul suo muso.



Il flusso azzurro del portale li trascinò con la sua impetuosità verso l'uscita, nel vortice azzurro che era il tramite tra i passaggi. Ormai erano abituati. Se la prima volta ne erano stati sopraffatti tanto da finire poi col sedere per terra una volta fuori, con l'esperienza delle loro volte successive avevano capito come attraversare il passaggio in sicurezza, godendosi il breve tragitto.
Il secondo portale apparve alla fine del flusso, splendente e dalla forma ovale, differente da quello di entrata.

Pronti, ci siamo!” urlò Leo, il primo ad arrivare. La corrente lo spinse oltre, immediatamente.

Uscì in una radura, controllando con occhi attenti nelle vicinanze, mentre compiva dei passetti per lasciare campo libero agli altri: Mikey, Raph e Don apparvero nell'ordine, anche loro perfettamente in piedi e guardinghi.
Il portale scomparve con un debole fruscio, ormai dimenticato.

Questo posto sembra sempre lo stesso” disse Raphael, studiando circospetto i dintorni.
In effetti non poteva essere lo stesso posto delle loro lotte preliminari passate, ma l'aspetto dei terreni fuori dalle mura della città sembrava costantemente identico: boschetti bassi e ombrosi che si aprivano su radure brulle e ricche di sterpaglie, e poi rovine, rovine di statue e costruzioni sgretolate che giacevano in mezzo all'erba, che raccontavano di grandi fasti del passato ormai perduti.
Donatello aveva sempre desiderato sapere a quale epoca e popolo appartenessero quelle rovine, senza aver però mai potuto trovare davvero il tempo.

In basso, rispetto a dove si trovavano loro, lontana e piccola, la città del Nexus splendeva di fulgida bellezza, cinta da alte mura e abbracciata dalle due cascate che cadevano alle sue spalle.

Sembra che siamo arrivati per primi” constatò Michelangelo, che pareva fin troppo rilassato, una volta scoperto di essere soli.
Arriveranno” esclamò Leo, tenendo d'occhio i dintorni per scorgere qualcosa.
Stavo pensando: quanti gruppi di quattro sfidanti possono esserci al Battle Nexus? Non sarebbe orribile se venissimo accoppiati con gli altri accoliti per questo?” chiese Donatello, un po' amareggiato.

La sua domanda causò un'ondata di panico e gli occhi si cercarono nel silenzio.
Beh, prima o poi dovremo affrontarli. Ma non credo che saranno loro per ora, sarebbero già qui, non credete?” disse Leo, con confidenza.
In effetti essendo partiti in contemporanea, sarebbero stati già lì con loro; invece continuavano a guardare l'area che li circondava in attesa, ma non c'era una presenza, nessuno in vista.

Io ho sempre pensato che forse una volta dovremmo provare a venire ognuno per conto proprio” affermò Raphael convinto. “Per metterci alla prova da soli.”
E sai che ridere se poi noi vinciamo e tu non passi nemmeno le qualificazioni, Raphie?” ridacchiò la solita voce, che nemmeno alle porte di un torneo smetteva di trovare divertente punzecchiare suo fratello.
Tu prega di non trovarmi alle preliminari, Mikey. Chissà che ti può succedere, senza nessuno che possa testimoniare!” fu la risposta, nemmeno troppo astiosa, ma di certo minacciosa.
Michelangelo sorrise con quel suo fare fastidioso, spostandosi un po' da Raphael, percependo la portata delle sue parole. E in un clima di attesa come quello facevano anche più paura.

Smettetela voi due!” li riprese Leo, con lo sguardo però rivolto altrove, scrutando tra i tronchi del sottobosco con gli occhi ridotti a fessura.
In quel momento, con un sibilo morbido, un secondo portale si aprì sulla radura, turbinando su sé stesso impazzito: dal fiotto di luce abbagliante iniziarono ad uscire i loro sfidanti, nell'agitazione crescente.

Ma dai! State scherzando?” tuonò Raphael sconvolto, all'improvviso, mentre Mikey scoppiava a ridere e rise talmente tanto che quasi perse l'equilibrio.

I loro avversari erano di una dimensione aliena, probabilmente, e il loro aspetto ricordava in tutto e per tutto quello di quattro grosse e inquietanti…
Blatte!” esalò Raph, che ancora non ci credeva. Le risate di Mikey si fecero più forti.

I quattro erano indubbiamente degli scarafaggi, dalle antenne alla corazza coriacea, alle mandibole che colavano un liquido vischioso mentre schioccavano nella loro direzione. Gli occhi glauchi brillavano di intelligenza e pericolosità.
Solo la loro stazza era decisamente anormale, quasi due metri di mostruoso insetto, più alti perfino di Raphael.

Quest'ultimo era assurdamente turbato, lo sguardo che saettava folle verso gli enormi insetti.
E se Mikey non avesse smesso immediatamente di ridere come un folle della sua fobia lo avrebbe ucciso.
Il portale alle loro spalle svanì come era arrivato e i quattro insetti si alzarono sulle zampe posteriori, più robuste e grandi delle altre, arrivando ad un'altezza vertiginosa. Li osservavano dall'alto in basso con aria predatoria.

Possono alzarsi anche in piedi!” esalò strozzato Raph, che ormai se ne fregava se Mikey o gli altri potevano percepire la sua paura.

Ok, ragazzi, uno per ciascuno. Scegliete il vostro!” ordinò Leo all'istante, gettandosi contro il suo avversario.
Non che la scelta fosse difficile: quei grossi insetti erano tutti uguali ai loro occhi.
Gli otto sfidanti si divisero in quattro coppie e così Raph si trovò da solo a fronteggiare una versione pantagruelica della sua più enorme paura e vergogna.

E tuttavia lui non si sarebbe arreso ad essa.
Deglutì a vuoto.

Spiccò una corsa veloce, diretto a testa bassa contro il suo opponente, ma quello con un verso stridente da far accapponare la pelle, si riabbassò pancia a terra e lo caricò a sua volta.
Lo scontro fu violentissimo e Raphael venne sbalzato indietro per metri, la mente che lavorava febbrilmente nell'incredulità mentre il cielo fuggiva fugace davanti al suo sguardo, prima di sbattere pesantemente contro il tronco di un albero.
Ricadde al suolo con un tonfo doloroso, sollevando spirali di polvere. Riprese fiato con ampi respiri nervosi.

Si rialzò più in fretta che poté, ma il suo avversario stava già correndo contro di lui, con l'intenzione di schiacciarlo tra il tronco dell'albero e il suo corpo mostruoso: fu preso da uno sprazzo di panico e gli lanciò uno dei suoi Sai contro a folle velocità.
L'arma fendette l'aria morbidamente con la sua punta acuminata, ma con un clangore metallico sbatté contro la schiena spessa del mostro, rimbalzando e finendo al suolo, distante.

Riuscì a scansarsi appena in tempo, gettandosi di lato per terra e l'insetto finì la sua corsa contro lo stesso albero contro cui aveva sbattuto anche lui, con un tonfo molto più forte.
Doveva essersi fatto male, a giudicare dalla violenza dell'impatto. Ne avrebbe potuto approfittare per attaccare, anche con un Sai solo.
Ma lo scarafaggio si scostò rapidamente e si voltò per cercarlo, intonso, senza nemmeno un graffio.

Raphael strinse la presa sul Sai rimastogli.
Qual è il loro dannato punto debole?” strillò arrabbiato, osservando per un momento gli altri scontri.
Si accorse che anche i suoi fratelli sembravano in grande difficoltà: quei dannati insettoni non erano solo eccessivamente fuori misura, ma anche molto resistenti.

Non credo che ne abbiano!” rispose Don, poco distante, che evidentemente lo aveva sentito.
Stava facendo del suo meglio per cercare di colpire la lucida corazza dello scarafaggio, ma a parte il sordo rumore del bastone che si propagava attorno, non sembrava sortire nessun danno.
E così i Nunchaku di Mikey e perfino le Katane di Leo.

Se si trovavano così tanto in difficoltà fin dal round preliminare, si metteva male per l'intero torneo.
Il problema del round preliminare a quattro era che, anche se era in gruppo coi suoi fratelli, ognuno doveva battere il proprio sfidante da solo. Ognuno doveva pensare per sé.

Gli arrivarono alle orecchie i rumori delle altre lotte attorno a lui, ma non poteva più distrarsi per controllare: il suo avversario si era rimesso all'attacco, veloce come prima: riuscì ad evitare per un soffio, ma una delle sue antenne lo afferrò per la caviglia e lo sollevò in aria, sbattendolo poi contro il terreno con forza.
Strinse i denti per il dolore dello scontro, ma non era finita, perché si senti sollevare ancora e probabilmente sarebbe stato lanciato ancora al suolo, forse anche con più violenza.
Si contorse per arrivare al piede e poter staccare la sua antenna, ma era spessa come una corda e dura come l'acciaio, ricoperta di spine che gli ferirono le mani. Graffiò con le unghie, mentre già veniva sbalzato all'ingiù, prossimo allo scontro: nella disperazione mirò con la punta del Sai e colpì con ferocia, anche se sapeva che probabilmente si sarebbe colpito da solo.

La punta slittò con un suono stridulo sul rivestimento coriaceo dell'antenna e lo scarafaggio stridette in pena, slegando le sue spire per il dolore: Raph ricadde al suolo, rantolando e riprendendo fiato.
Allora qualche punto debole ce lo avevano anche loro!

Si rialzò con un ghigno malefico, gliele avrebbe strappate quelle antenne, ma prima che potesse fare anche solo una mossa, una zampata allo stomaco lo rispedì in volo, mozzandogli il respiro.
Rimase al suolo, questa volta. Con la rabbia crescente nel petto e il respiro corto.
Non poteva essere sconfitto nel round preliminare, non esisteva nell'universo una cosa possibile. Non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardare in viso il maestro, mai più.
E aveva giurato che quell'anno avrebbe vinto, che era il suo anno, perciò arrendersi così presto era semplicemente escluso. A costo di smantellare la lurida corazza di quei cosi a mani nude e morsi.

Stava per rimettersi in piedi, quando un grido di trionfo e un tonfo prodigioso risuonarono nella radura. Si mise a sedere con meraviglia e vide Don che esultava, mentre il suo opponente giaceva schiena a terra qualche metro più in là, incapace di muoversi o rigirarsi, sconfitto.
Si accorse di lui e gli mandò un sorriso splendido, fiero di sé.

È lo stomaco! Il loro punto debole è lo stomaco! La loro corazza è morbida in quel punto!” urlò nella sua direzione, con le mani attorno alla bocca per farsi sentire.

Raphael ricambiò il suo sorriso.
Quel geniaccio di Don. Si sarebbe dovuto guardare da lui, al torneo. Era davvero ben preparato e anche troppo scaltro.
Con un colpo di reni e le mani piantate a terra fu in piedi e pronto alla lotta. Ora che sapeva dove colpire, non aveva nessuna scusa in caso di fallimento.
Doveva colpire allo stomaco, ma quel coso stava sempre pancia a terra… come avrebbe potuto fare?

Si lanciò contro di lui e lo colpì col Sai per farlo arrabbiare, su ogni parte del suo corpo dove riuscì ad arrivare: lo scarafaggio stridette di furore e provò a colpirlo a sua volta, ma Raph schivava velocemente per non dargli modo di prenderlo.
Spiccava via via salti sempre più alti, per indurlo ad alzarsi ancora in piedi, ma il bestione non cadeva nella sua trappola: faceva versi di rabbia e impazienza, ma sembrava sapere che lui stava mirando al suo punto debole.

Raphael schivò una scudisciata di un'antenna e si portò indietro di qualche metro per pensare, riprendendo fiato.
Sentiva le gocce di sudore scendere velocemente lungo il collo.
Se il bestione non voleva alzarsi, voleva dire che doveva arrivare al suo stomaco in altro modo.

Lanciò al suolo il Sai rimastogli e fece scrocchiare le mani una con l'altra. Poi fece qualche rimbalzo sul posto e sciolse i muscoli del collo, preparandosi alla mossa successiva.
Bene. Era una cosa che lo schifava da morire, solo il pensiero, ma che doveva fare.
Si accorse distrattamente che anche Leo era riuscito a battere il suo avversario, ma non ci fece troppo caso, era concentrato solo sull'insetto di fronte a sé.

Spiccò la corsa, a testa bassa, prendendo velocità, caricando con tutta la sua furia: il suo opponente si accorse delle sue intenzioni, le sue antenne frustavano l'aria impazzite aspettando il suo arrivo, schioccando rumorosamente.
Mancava pochissimo allo scontro, entrambi avrebbero colpito assieme. Le antenne erano alte, già pronte a colpire, quando la tattica di Raphael variò: si tuffò al suolo in scivolata, strisciando con la schiena contro il terreno e sollevando la polvere che coprì la sua mossa.

Riuscì ad infilarsi al di sotto della creatura, proteggendosi il viso con le braccia dalle sue zampe acuminate: fu un bene, perché riuscì anche ad evitare di respirare troppo il suo cattivo odore. Rimase a guardare per un istante la penombra e il suo stomaco grigio che pulsava, provocandogli il disgusto.

Piantò i piedi contro la sua superficie molliccia e viscida, e le mani sopra la testa, al suolo.
Gridò quando fece forza, con un colpo di reni, che scaraventò lo scarafaggio in aria di qualche metro. Lo guardò piroettare mostruosamente nell'aria e fu in piedi prima che toccasse terra: con un salto raggiunse la sua altezza e lo colpì allo stomaco con un calcio, spedendolo a sbattere contro uno degli alberi lì vicino.
Riatterrò ammortizzando con le ginocchia, poi fu di nuovo in piedi, a guardarsi intorno. Anche Mikey aveva sconfitto il suo avversario e c'erano quattro enormi scarafaggi riversi a terra, privi di sensi.

Ci fu un istante di silenzio totale, mentre i quattro fratelli si cercavano con lo sguardo, tutti sollevati.

L'arbitro Gyoji apparve nella pura aria come suo solito, con la sua trasparenza eterea; non avevano mai capito che creatura fosse Gyoji, talmente incorporeo da potergli vedere attraverso, coi suoi vestiti simili alla tenuta dell'arbitro di Sumo sulla terra, il viso bianco perennemente inespressivo. Era inafferrabile come l'aria, e galleggiava proprio in essa, senza peso, con le gambe incrociate.
Sapevano solo che era dappertutto e vedeva tutto quello che succedeva nel torneo, svolgendo il suo compito di arbitro con precisione e affidabilità.

In quel momento teneva uno stendardo in una mano, su cui vi erano gli strani simboli che formavano l'alfabeto della dimensione Nexus e uno Yin Yang disegnato proprio in cima.
L'incontro preliminare di gruppo è stato completato in 73.1 Quargon” annunciò con la sua voce morbida, mentre lo piantava al suolo.
I Blattoden sono eliminati dalla competizione!” aggiunse, agitando il ventaglio da battaglia che portava sempre, il Gunbai, di fronte a sé. Un portale ovale apparve a mezz'aria, vicino ai quattro scarafaggi che si rimettevano a fatica in piedi, pronti ad andare via.

È un piacere rivederti, Gyoji” salutò Leo, avvicinandosi all'essere fluttuante.
Era complesso capire se lui fosse felice di vederli, data la sua espressione monotematica, ma la sua voce sembrò lieta quando parlò, agitando il ventaglio ancora una volta.

Il piacere è mio. Il mio signore vi sta aspettando con vostro padre a palazzo.”

Un secondo portale apparve di fronte a loro, differente dagli altri: la sua superficie lucente non vorticava impazzita come le altre, ma splendeva di statico bagliore, rasserenante.
Lo attraversarono con un senso di sollievo nel petto, al pensiero che si erano qualificati anche quell'anno per poter competere.

Alla fine del tunnel sbucarono sulla terrazza del palazzo del Daimyo, che si affacciava direttamente sull'arena: riuscirono a vedere l'immensa folla accorsa per assistere alla competizione seduta sugli spalti, chiedere a gran voce l'inizio del torneo, con i tifi esultanti che entravano sotto pelle.
Ehi, ma quelli non li conosciamo?” domandò Mikey occhieggiando verso il basso, dove tutti gli altri partecipanti che avevano superato le qualificazioni attendevano, tutti con il collo verso l'alto, verso loro, in attesa.
Diede di gomito a Raphael per fargli vedere di chi stava parlando, ma la voce del Daimyo attirò anche la sua attenzione.

Bentornati al Battle Nexus, onorati ospiti. Avete reso onore a vostro padre ancora una volta” li salutò, con un breve inchino.
Il Daimyo sembrava non cambiare mai, costantemente identico, dalla punta dei capelli bianchi ai vestiti sontuosi dall'aria giapponese; i guanti di metallo argenteo scintillavano alla luce del sole e portava la maschera dorata in foggia di viso di demone antico, come al solito.

Si inchinarono anche loro, in segno di rispetto.
Ero certo che sarebbero passati” disse Splinter, apparendo dalle sue spalle e rivolgendo loro uno sguardo fiero e un sorriso.
Dietro di loro c'era il seguito del Daimyo, le donne e gli uomini coi volti pitturati come attori del teatro Kabuki e vestiti con kimono, e poi due ragazzini che parlottavano tra loro. Uno coi capelli biondi e uno rossi.

Steve!” lo chiamò Leo, sorpreso di vedere con chi stava parlando.
Steve si voltò al richiamo e sorrise verso di loro.

Leonardo!” esultò contento il ragazzo al suo fianco, con un gran sorriso.
L'ultimate Ninja, il figlio del Daimyo, era felicissimo di rivederlo. Era cresciuto ancora dall'ultima volta che l'aveva visto, era più alto anche di Steve, ma rimaneva sempre lo stesso ragazzino felice che era diventato dopo la sua rinascita: corti capelli rossi, splendenti occhi verdi e orecchie a punta per completare l'aria sbarazzina.

Vedo che tu e Steve avete già fatto conoscenza, Ue” constatò Leo, felice di rivederlo quanto lo era lui.
Ue, Ue-sama com'era chiamato a palazzo, sorrise anche di più. Lui e Steve dovevano avere pressapoco la stessa età, doveva essere veramente felice di avere qualcuno coetaneo con cui parlare e relazionarsi.

Annuì nella sua direzione.
Sì, Steve mi stava parlando dei suoi allenamenti. In futuro io e lui potremmo entrare nel Battle Nexus e sfidarci, non sarebbe fantastico?” esultò, facendo scintillare gli occhi verdi di emozione.
Steve arrossì alle sue parole, all'idea che un giorno potesse essere scelto come guerriero al prestigioso torneo. Non sarebbe mai potuto diventare così bravo.

Anche se, non è giusto che lui sia allenato da te e dal tuo maestro! Siete una famiglia di campioni, potrei non farcela!” continuò il figlio del Daimyo, storcendo la bocca in una piccola smorfia di disappunto che fece scoppiare a ridere Leo.
C'erano anche Mikey e Don insieme a loro, che scherzavano coi due ragazzi, ma Raphael invece continuava a guardarsi attorno in cerca di qualcuno.

Sensei, dov'è Isabel?” chiese leggermente apprensivo, perché proprio non riusciva a scorgerla.
Sta arrivando. Le donne del seguito del Daimyo le stanno dando una mano a vestirsi” rispose Splinter con un sorriso furbo sul muso.
Vestirsi per co… oh.”

Apparve dalla porta. Una donna in uno splendido kimono rosso, rosso come il sangue. Delicati decori di fiori bianchi si inerpicavano sulle lunghe maniche e sulla parte sinistra del corpo, partendo dal bordo del vestito; in vita era stretto da un Obi verde scuro con decorazioni floreali scure, nelle tonalità che sfociavano nel nero, creando un bel contrasto con la fascia color panna al di sotto di esso e con il colletto bianco sotto il Kimono.
Era un tripudio di eleganza e bellezza.

La donna si avvicinò a piccoli passetti con ai piedi Tabi bianchi e Zori rossi, arrossendo sotto il suo sguardo.
Isabel sorrideva nervosamente, mentre si avvicinava. I capelli castani erano raccolti in una complicata crocchia alla base delle nuca e decorati con un Kanzashi con fiori di stoffa rossi e bianchi.

Era ancora più nervosa, quando si fermò di fronte a Raphael.
Era di Tang Shen” disse per riempire il silenzio teso. Stava gesticolando, come suo solito.
Il maestro ha chiesto al suo padre adottivo se poteva avere il suo Kimono per le cerimonie, per me” finì, con la voce strozzata.
Sembrava che fosse l'idea di avere qualcosa di Tang Shen, più del fatto che indossasse un Kimono, ad emozionarla. Come se possedesse qualcosa che apparteneva ad una Dea.

Ti… ti piace? Non sono strana?” domandò dopo qualche istante, dato che lui non parlava.

Raphael si aprì in un sorriso e si chinò su di lei, sussurrando qualcosa al suo orecchio.
Avvampò all'istante, prendendo la sfumatura sanguigna del vestito.

Da come è arrossita quello che le stai dicendo è di certo poco pulito!” esclamò Mikey, che come gli altri aveva notato l'arrivo di Isabel. E se solitamente avrebbe lasciato tutto per andare ad abbracciarla e dirle che era bellissima, per stavolta rimase tranquillo ad osservare le reazioni del fratello davanti a quella sorpresa.

Ci fu uno scoppio di risa che la imbarazzò ancora di più, mentre guardava Raphael che ritornava a posto con uno scintillio nello sguardo.
È ora, amici” annunciò il Daimyo, scostandosi da loro e avvicinandosi al bordo della terrazza per guardare verso gli sfidanti che l'attendevano là in basso.

Era il momento del discorso di apertura.
Alzò le braccia in alto per chiedere il silenzio dalla folla di spettatori emozionata e dai partecipanti che lo salutavano con orgoglio.
E silenzio fu, spesso e penetrante.

Guerrieri, avete viaggiato dalle moltitudini degli universi e io vi offro il mio benvenuto al torneo del Battle Nexus!
Di coloro che non hanno superato la battaglia, io riconosco la loro audacia e il loro coraggio, e a coloro che hanno passato il round preliminare io dico congratulazioni.
E siate pronti per la prossima lotta, perché è arrivato il momento:
Che il Battle Nexus cominci!”

Alzò il bastone magico, il War staff, che indicava la sua posizione di comando, verso il cielo: si illuminò di azzurro e la sua energia magica salì verso l'alto, dove esplose in variopinti e formidabili fuochi d'artificio e coriandoli colorati che caddero sulla folla esultante e gli sfidanti urlanti.

Il torneo era iniziato.




Note:

Scusate per il ritardo, dovevo aggiornare ore fa, ma non vi sto a tediare.
Ci sono tantissime note, perciò iniziamo!

Allora, da questo capitolo e per tutta la durata del torneo la sezione note mi servirà per le spiegazioni sulle fasi del torneo, sui metodi per sorteggiare gli sfidanti e sulle schede per spiegarvi i vari personaggi che vengono dalla serie. Ce ne sono un bel po'.

Per questo capitolo:
La dimensione Nexus è una sorta di centro delle dimensioni, connessa a tutte le altre. Però da quel poco mostrato c'è solo una città cinta da mura e addossata a due cascate; per il resto è solo terra brulla, montagne e vegetazione dove spiccano ruderi e rovine, di qualche vecchia civiltà. Mi sono sempre chiesta cosa possa essere successo.

Il palazzo del Daimyo si affaccia direttamente sull'arena, e in una finestra più sotto c'è l'infermeria, credo in modo che anche quelli sconfitti che poi finiscono lì, possano continuare a seguire il torneo.
Il resto della cittadina si sviluppa tutto intorno a queste costruzioni.

Gyoji è ispirato alla figura dell'arbitro del Sumo. Sia l'aspetto dei vestiti che il ventaglio che usa, sono presi direttamente dal Gyoji. Così come il vero Gyoji del sumo, la sua figura è onorevole e si premunisce che le regole vengano osservate assolutamente.

Il Daimyo, o meglio l'Ultimate Daimyo, è il signore della dimensione Nexus. È molto anziano, ma non saprei dire quanto. Ha i capelli bianchi e quando non porta la maschera dorata in volto, si riesce a vedere il suo viso e i suoi occhi verdi.

Ue-sama, Ue, è suo figlio, in passato l'Ultimate Ninja. Era adulto e anche malvagio, tanto da provare a prendere il trono di suo padre cercando di ucciderlo. C'è stato un viaggio dimensionale che l'ha fuso con un drago e varie vicissitudini che alla fine hanno portato alla sua rinascita in forma di bambino, con la memoria cancellata. Adesso è un bravo ragazzo e adoro che lui e Steve possano essere amici.
Il suo nome non viene mai detto nella serie, figurava solo nel concept del personaggio. L'ho trovato su TMNTpedia.

Il kimono è formato da varie parti, tantissime a dire la verità. L'Obi è la fascia che stringe in vita, rigida, che poi viene annodata in varie figure sulla schiena, e sotto di essa c'è una fascia più morbida chiamata datejime. I Tabi sono i calzini con la separazione infradito e gli Zori i sandali. Il Kanzashi è un ornamento per capelli, a volte molto elaborato, con fiori di seta, perline, placchette in metallo.

Ho fatto un disegno al volo per farvi vedere come io l'ho pensato, perdonatemi perché è davvero brutto.


Ok, il torneo sta iniziando! L'emozione (la mia) è a mille. Sono capitoli complessissimi, anche per la mole di personaggi che tornano dal passato o che io ho inventato.
Spero di riuscire a farvi piacere il torneo.

Credo di aver dimenticato qualcosa, ma adesso proprio mi sfugge! Nel caso metterò qualche edit!
Grazie di tutto cuore!
A presto



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