Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: ValeDowney    18/04/2015    3 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo X: Spirito d'esplorazione - Prima Parte
 

Rose aprì piano piano gli occhi. Si sentiva molto debole. Si guardò intorno, notando che era attaccata, tramite dei fili, a una flebo e a una macchina per il cuore. Iniziò a preoccuparsi, non vedendo nessuno al suo fianco. Debolmente, chiamò l’unica persona che la faceva stare sempre al sicuro: “Papà. Papà”, lo chiamò. Ma al posto di Gold entrò il Dottor Whale con un’infermiera.
“Ben svegliata, Rose” le disse sorridendo il Dottor Whale. Rose toccò i fili ai quali era collegata. Quindi il Dottor Whale aggiunse: “Non ti devi preoccupare di nulla. L’operazione è andata a buon fine. Tempo qualche giorno e potrai uscire da qua.”
Rose lo guardò e gli domandò: “Dove è il mio papà? Voglio il mio papà!”
“Il tuo papà è proprio qua fuori. Potrà entrare quando ci saremmo accertati che starai meglio” rispose il Dottor Whale.
“Sto già meglio! Lo voglio vedere!” replicò Rose. Poi come un sussurro aggiunse: “La prego.”
Il Dottor Whale  si addolcì nel vedere lo sguardo supplichevole di quella bambina. Quindi guardò l’infermiera e le disse: “Vada a chiamare il Signor Gold, dicendogli che può entrare.”
L’infermiera uscì per poi ritornare in pochissimo tempo con Gold, il quale andò subito accanto al letto della figlia, prendendo le mani piccole di lei tra le sue e dicendole, mentre gliele baciava: “Il papà è qua, piccola mia. Non ti abbandonerò mai, mai più.” Socchiuse gli occhi, cercando di assaporare quel dolce momento con sua figlia.
“Sua figlia sta bene. Si riprenderà in poco tempo e presto potrà uscire. Non deve però fare troppi sforzi per via dei punti. Quindi veda di non perderla mai d’occhio” spiegò il Dottor Whale.
Gold riaprì gli occhi, senza guardarlo e disse: “La prego, dottore. Si risparmi per lei che non sono un bravo padre.”
“Non voglio dirle questo, ma solamente che, da ora in poi, dovrà tenerla più d’occhio. So che Rose è una bambina molto attiva e proprio per questo motivo non vorrei che si cacciasse in qualche tipo di pericolo da compromettere la sua salute” spiegò il Dottor Whale. Gold riaprì gli occhi e, guardandolo, gli disse: “E’ vero, la prima volta ho sbagliato. Avrei dovuto darle ascolto e farla visitare. Ma la deve smettere di dire quello che devo fare o non devo fare con Rose. È mia figlia e io sono suo padre! So io ciò che è meglio per lei!”
“Molto bene, Signor Gold. Ma finché sua figlia sarà qua dentro, entrambi dovrete sottostare alle regole dell’ospedale, e questo sottintende che nessun cibo può essere portato da fuori. E ora, se volete scusarmi, ho altre cose da fare” spiegò il Dottor Whale e, insieme all’infermiera, uscì.
“Non è giusto. Io volevo un gelato” disse Rose. Gold riguardò Rose e le disse: “Ora non pensare al gelato. Ti prometto che te ne comprerò uno.”
“Sì, come l’ultima volta” disse Rose incrociando le braccia.
“Suvvia piccola, non fare così. Ricordati che hai appena avuto una delicata operazione” disse Gold.
“Papà, mi hanno tirato via solo l’appendicite. Non è che fosse chissà che” disse Rose.
Seppur la gamba gli faceva male, Gold si abbassò e, mentre abbracciava la figlia, disse: “Ma ti ho quasi persa. E io non voglio perderti. Sei l’unica cosa che mi è rimasta di tua madre. Senza di te, la mia vita sarebbe vuota.”
“Papà, mi stai stritolando. Ti prego, papà, allenta la presa” disse Rose cercando di respirare dal forte abbraccio di suo padre.
Gold smise di abbracciarla e, guardandola, disse: “Quando mi hanno detto che ti avevano portata in ospedale, mi si è spezzato il cuore. Soprattutto sapendo che il colpevole ero io. Avrei dovuto accorgermene prima che stavi male, già da quando non hai mangiato la colazione.”
“Ehm… veramente… la colazione non la mangio mai tutta perché c’è troppa roba e…” iniziò col dire Rose, ma Gold continuò col dire: “Invece ho voluto fare di testa mia e ora eccoti qua, in un letto di ospedale.”
“Papà, la colpa non è tua se sono stata male. L’appendicite viene quando meno te lo aspetti. Devi smetterla di darti delle colpe per niente e sicuramente anche qualcun altro te lo avrà detto” disse Rose.
“Certo che gli è stato detto, ma non vuole capire” disse ad un tratto una voce. I due Gold guardarono verso la porta e videro Henry e Paige.
“Henry! Paige! Che bello! Siete venuti a trovarmi!” disse entusiasta Rose mentre i due amici andavano dall’altro lato del letto.
“Ti abbiamo accompagnato qua insieme allo Sceriffo. Ci hai fatto molto preoccupare” disse Paige.
“Scusatemi. Avrei dovuto dirvelo prima che stavo male” disse Rose guardando gli amici. Poi sentirono come uno schiarirsi di voce e voltarono lo sguardo verso Gold, il quale aveva uno sguardo poco contento.
“Qualcosa non va, papà?” chiese Rose.
“No, nulla. E’ solo che avrei preferito che certe cose le dicessi prima a me e, poi, solo dopo ai tuoi amici. Non credi dovresti rendermi un po’ più partecipe della tua salute?” rispose Gold.
“Scusami, papà. Lo sai che ti voglio molto bene e nessuno potrà mai venire prima di te” disse Rose e Gold fece un piccolo sorriso.
Sulla soglia della porta comparvero anche Graham e Emma. Gli altri li guardarono.
“Henry, tua madre mi ha appena chiamata ordinandomi di portarti subito a casa” disse Emma.
“Ma poi potrò ritornare qua da Rose?” domandò Henry.
“Sai che se fosse per me ti porterei anche fuori da questa città. Ma devi chiedere a tua madre” rispose Emma.
“Ma è lei la sua vera mamma. Avrà qualche diritto in più, no?” disse Rose.
“Rose, non ti intromettere. Sono faccende familiari che non ci riguardano. Sono sicuro che il sindaco non dirà di no se Henry verrà a visitarti di tanto in tanto e che la Signorina Swan riuscirà a convincerlo a portarlo” disse Gold e guardò Emma.
“Be', ci posso provare, ma non assicuro nulla” disse Emma.
“E’ riuscita a convincere me. Con il Sindaco sarà come una passeggiata” disse sorridendo Gold.
“Se lo dice lei” disse Emma guardandolo. Poi guardò Henry aggiungendo: “Coraggio, Henry. Andiamo.”
“Va bene” disse un po’ tristemente Henry. Poi guardò Rose e aggiunse: “Cercherò di venirti a trovare più tardi.”
“Fa' con comodo. Intanto non mi muovo da qui” disse Rose e Henry con Emma, se ne andò.
“Sceriffo, lei non ha da fare?” chiese sorridendo Gold guardandolo.
“Può anche darsi, ma di certo non lo verrei a dire a lei. Guarda caso, però, ho degli impegni e mi dispiace non poter rimanere e far compagnia a vostra figlia” rispose Graham.
“Non si preoccupi. Intanto con me ci sono il mio papà e Paige. Volevo comunque ringraziarla per avermi portato qua” disse Rose.
“E’ stato un mio dovere” disse sorridendo Graham e anche lui se ne andò.
“Lo Sceriffo è proprio gentile. Secondo me, metà delle cose che dici su di lui sono sbagliate” disse Rose guardando Gold, che disse: “Le cose che dico rispecchiano sempre la verità e, con il passare del tempo, lo scoprirai. Ma ora cerca di riposare” e l’accarezzò sulla fronte.
“Ho fame. Mi porti un gelato?” domandò Rose.
“Avrai il tuo gelato quando uscirai da qua. E poi hai sentito cosa ha detto il Dottor Whale: non si può portare cibo da fuori” rispose Gold.
“Ehi, da quando in qua ti sottometti alle regole di qualcun altro? Credevo che facessi ciò che volevi” chiese Rose.
“Quando crescerei capirai” rispose Gold.
“Uffa, odio essere piccola” disse Rose.
“Paige, vorresti farmi compagnia?” domandò Gold.
“Volentieri, signor Gold. Ma così Rose non rimarrà sola?” chiese Paige guardandolo.
“Non sarà sola” disse Gold e, guardando verso la porta, così come Paige, fece un fischio e nella stanza entrò Excalibur.
“Ma… ma…” disse titubante Paige, mentre seguiva con lo sguardo la volpe che zampettava nella stanza, sedendosi accanto al padrone.
“Se ti chiedi come possa entrare in ospedale, non ti preoccupare: essendo la volpe di mio padre, lei può entrare dappertutto. Però c’è qualcosa che non mi torna” spiegò Rose grattandosi in testa. Poi guardò suo padre e aggiunse: “Credevo fosse a casa. Cosa ci fa qua?”
“Quando ho detto che non ti avrei lasciata sola, intendevo proprio questo. Le volpi sono animali molto attenti a ogni piccolo movimento e suono ed Excalibur si assicurerà che non ti accada nulla. Con lei sei al sicuro” spiegò Gold.
“Una volta avevi detto le stesse cose anche di Dove. A proposito dov’è?” domandò Rose.
“Sta svolgendo alcuni lavoretti per conto mio. È vero, il suo compito è quello di guardia del corpo, ma ha anche altro da fare. Ma non ti preoccupare, perché lo avvertirò che sei qua” rispose Gold.
“Va bene. Basta solo che mi prometti che, prima o poi, mi comprerai un gelato” disse Rose.
“Se continuerai a pensare a quel gelato, ti verrà il mal di pancia” disse Gold mentre camminava verso la porta.
“Ma se penso a un gelato piccolo, sono sicura che non mi verrà nulla” disse Rose. Gold sorrise, scuotendo negativamente la testa e, insieme a Paige, uscì lasciando così la figlia in compagnia di Excalibur.
Poco dopo, Gold e Paige se ne stavano al piano di sotto vicino al bar e, mentre Gold prendeva un caffè dalla macchinetta, Paige mangiava un panino standosene seduta su una sedia nel corridoio.
“Allora, dove è stata male Rose?” chiese Gold, guardando Paige.
“Di fronte a Granny’s” rispose Paige e diede un morso al panino. Poi aggiunse: “In verità è stata male dopo che siamo usciti da quel negozio di fiori. Il Game of Thornes.” Gold guardò avanti a sé. Poi guardò Paige domandandole: “E cosa è successo mentre eravate lì dentro?”
“Be'… io, Rose e Henry ci stavano semplicemente guardando intorno, quando è venuto questo grosso uomo e con voce arrogante ci ha detto che non ci voleva lì, soprattutto Rose. Ma lei non aveva messo mai piede in quel negozio. L’uomo ha detto che è colpa sua, Signor Gold” spiegò Paige.
Ecco. Gold lo sapeva che sarebbe riaccaduto. Anche sua figlia prendeva le colpe a causa del gene paterno. Ma la sua piccola non doveva avere nessuna colpa. Sicuramente la faccenda con Moe French non si sarebbe chiusa tanto facilmente. Un rumore lo distolse dai suoi pensieri. Prese il bicchiere dalla macchinetta incominciando a sorseggiare il caffè.
“Poi Rose voleva comprare delle rose rosse, per fare un regalo, ma il signor French gliele ha negate, dicendole che, se anche fossero state in vendita, non gliele avrebbe comunque regalate. Rose ha provato a convincerlo, ma lui l’ha presa per il colletto della maglia, alzandola a mezz’aria e dicendole di andarsene. Poi l’ha gettata con noncuranza a terra e… siamo usciti. Ma le giuro che l’appendicite non ha niente a che fare con tutto questo” finì col spiegare Paige.
“E’ tutto?” chiese Gold e finì di bere il caffè.
“Sì, è tutto” rispose Paige. Ci fu un po’ silenzio. Poi Paige domandò: “Signor Gold, non farà del male al Signor French, vero? Dopotutto, come le ho detto, l’appendicite non ha niente a che fare con ciò che è successo all’interno del negozio di fiori.”
Gold accartocciò il bicchiere e, mentre ne studiava i resti nella sua mano, rispose: “No…. per il momento.”
Poco dopo Paige ritornò, da sola, nella camera di Rose. Gold aveva chiamato Dove, facendosi venire a prendere e semplicemente dicendo che aveva da fare. Ma, appena entrò nella stanza, vide Excalibur sul letto che stava rompendo un cuscino coi denti. Ormai c'erano piume dappertutto.
“Ehi, ma cosa sta succedendo qua dentro? Sembra sia appena passato un tornado” disse Paige.
“Stiamo combattendo i cattivi” rispose Rose guardandola mentre alcune piume cadevano sul muso di Excalibur, la quale starnutì.
“I cattivi?! Non credo che il Dottor Whale, o tuo padre, siano felici quando entreranno qua dentro e vedranno il pavimento ricoperto da piume” disse Paige.
“E’ che mi stavo annoiando. Avanti, Paige, andiamo in esplorazione” disse Rose scendendo dal letto, così come Excalibur.
“Sei stata appena operata e tuo padre ha detto che devi riposarti. Quando ritornerà, deve vederti qua” disse Paige.
“Quando ritornerà?!” ripete stupita Rose.
“E’ andato via poco fa con Dove. Ha detto che aveva qualcosa da fare e che ritornerà più tardi” spiegò Paige.
“Va bene. E mentre lo aspettiamo, noi esploriamo. Vieni, Excalibur” disse Rose e uscì dalla camera, seguita dalla fedele volpe.
“Rose, ma dove vai?” chiese Paige seguendola e affiancandosi a lei.
“A esplorare, ovvio” rispose Rose.
“Ma devi rimanere in camera” disse Paige.
“E allora mi dici che divertimento ci sarebbe? Andiamo, Paige, dove è finito il tuo spirito di esplorazione?” domandò Rose.
“Mi sa che finiremo in un mucchio di guai” disse Paige.
Continuarono a camminare finché Rose non si fermò, portandosi entrambi le mani sul fianco destro e appoggiandosi con una spalla al muro.
“Rose, va tutto bene?” chiese preoccupata Paige, andando subito al suo fianco. Anche Excalibur emise dei versetti, guardando la sua padroncina.
“No… nulla… è solo una fitta. Ora è passata” rispose Rose e riprese a camminare.
“Faremmo meglio a ritornarcene in camera prima che quei punti si aprano” disse Paige affiancandosi di nuovo a lei. Anche la volpe si portò al suo fianco.
“Che importa se starò male. Intanto mi trovo già in ospedale. Qualcuno accorrerà e mi riporterà in camera” disse Rose.
“Quanto sei testona. Chissà da chi hai preso” disse Paige.
Excalibur corse davanti a una porta in metallo. Le due bambine, ovviamente, le andarono dietro.
“Excalibur, cosa c’è?” domandò Rose e la volpe, guardandola, emise dei versetti. Poi riguardò la porta, grattando con una zampina contro di essa.
“Vuole che entriamo” disse Rose.
“Ma non possiamo. C’è scritto “VIETATO L’ACCESSO” disse Paige.
“E’ vietato per chi si sta annoiando nella propria camera” disse Rose e incominciò a cercare un possibile modo per aprire quella porta.
“Non credo funzioni proprio così la regola” disse Paige. Rose continuava a cercare un modo per aprire la porta. Poi disse: “Ci deve essere per forza una chiave qua in giro che la apre.”
“Che noi non cercheremo, perché è una pessima idea. E’ meglio se ritorniamo nella tua camera” disse Paige.
“Ma certo, ci sono” disse Rose e, dopo essersi abbassata, aggiunse: “Excalibur cercherà la chiave. Fiuta qualsiasi cosa e trovare una chiave non dovrebbe essere difficile per lei.”
“Ma almeno hai ascoltato quello che ho appena detto? Infrangeremo un sacco di regole” disse Paige.
“Ho già le regole di mio padre da seguire. Non seguirò anche queste” disse Rose rialzandosi. Poi guardò Excalibur e aggiunse: “Coraggio, amica mia. Ora tocca a te” e la volpe se ne andò in esplorazione.
“E noi nel frattempo cosa facciamo?” chiese Paige guardando Rose che, guardandola a sua volta, le rispose: “Semplice: aspettiamo.”
La furba volpe percorse i corridoi dell’ospedale, perlustrando in ogni angolo dove potesse trovarsi la chiave di quella porta. Lei si ricordava benissimo che, in passato, il suo olfatto le aveva fatto trovare oggetti magici o, comunque, persone in grado di praticare la magia. Era proprio grazie a ciò che era riuscita a entrare nelle grazie del Signore Oscuro e scampare alla morte per mano dei cacciatori.
Continuava a zampettare tra le infermiere e i dottori che, a causa del parlottare tra loro, non la degnavano neanche di uno sguardo. Quindi passò accanto alla reception per poi fare marcia indietro e fermarsi a vedere l’infermiera seduta dietro il bancone a mangiarsi una ciambella. Excalibur si leccò i baffi mentre osservava quella gustosa pietanza finire nella bocca di quella donna. Pensò che, ovviamente, quella ciambella e molte altre sue simili sarebbero state meglio nella sua, di pancia. Quindi sgattaiolò dietro a un cestino e, fortuna sua, l’infermiera venne proprio chiamata in quel momento da una sua collega per andare a prendere un caffè. La donna finì, quindi, la sua ciambella. Si alzò e seguì l’amica. Excalibur saltò sulla sedia e incominciò a mangiare le altre ciambelle che erano su di un piatto posto sulla scrivania. Ce ne erano circa tre e le ci vollero cinque minuti per finirle. Poi spostò lo sguardo e vide ciò che stava cercando prima che i suoi occhi si posassero sull’invitante cibo. Un mazzo di chiavi. Lo prese con i denti. Saltò giù dalla sedia e ritornò dalle due bambine.
Rose e Paige stavano aspettando il ritorno di Excalibur.
“Quanto sarà passato? Perché ci mette tanto? Spero solo che non si sia fermata a mangiare. Quella volpe ha sempre fame. Si ciba di tutto” disse Rose.
“Forse perché voi la state viziando troppo” disse Paige.
“Io non la vizio. È papà quello che le dà sempre le bistecche e poi dice a me di non darle i biscotti al cioccolato perché potrebbero farle venire il mal di pancia” disse Rose guardandola. Quindi voltarono lo sguardo sentendo un tintinnio e videro Excalibur, con il mazzo di chiavi tra i denti, zampettare verso di loro.
“Bravissima, Excalibur. Sapevo che ce l’avresti fatta” disse entusiasta Rose e, abbassandosi, la prese in braccio. Ma, appena le tolse le chiavi dai denti, Excalibur fece un piccolo rutto. Sia Rose che Paige fecero una faccia disgustata.
“Che schifo, Excalibur. Ma cosa hai mangiato? Sembrano prugne” disse Rose spostando di lato lo sguardo. Excalibur scodinzolò emettendo dei versetti per poi essere rimessa a terra.
“Non credi che poi starà male?” domandò Paige mentre Rose provava a inserire ogni chiave dentro alla serratura.
“Colpa sua e della sua ingordigia. E’ meglio che dia più ascolto a me e a mio padre, che al suo stomaco” rispose Rose. Finché non si sentì un “click” e la porta si aprì leggermente. Le due amiche si guardarono in silenzio. Sapevano che avrebbero infranto un sacco di regole, ma ormai erano lì. È vero, potevano ancora tornare indietro, ma la loro curiosità, soprattutto quella di Rose, era tanta. Quindi, con un po’ di fatica perché era pesante, aprirono del tutto la porta e davanti a loro si rivelò una serie di scalini che andava verso il basso. Già solo a stare lì, si poteva sentire un forte odore di umidità.
“Sei ancora sicura di quello che fai?” chiese Paige.
“Sicurissima. E ora andiamo” rispose Rose e incominciò a scendere le scale. Venne subito seguita da Excalibur e poi da una titubante Paige. Man mano che scendevano, il freddo si faceva più intenso, così come l’umidità.
“Rose, è tardi per dirti che non sopporto i luoghi umidi?” domandò Paige.
“Se vuoi puoi tornare indietro” propose Rose.
“E lasciarti da sola? Che amica sarei se ritornassi indietro? No, meglio venire con te ed Excalibur e assicurarmi che non combiniate nessun genere di guaio” disse Paige e Rose sorrise. Infine arrivarono alla fine dei gradini, ma si nascosero subito dietro a un muro perché, davanti a loro, un’altra infermiera, intenta a leggersi una rivista, stava seduta dietro alla scrivania.
“E ora che cosa facciamo? Se quella ci vede, finiremo in grossi guai” chiese sottovoce Paige.
“Fidati di me. Seguimi e fa' tutto quello che faccio io” rispose Rose e si mise a gattoni. Paige la imitò e, piano piano, camminando in questo modo, passarono accanto alla scrivania senza che l’infermiera si accorgesse di loro.  Ma Rose aveva anche un altro problema e non si trattava di quel pavimento lurido e freddo dove non vedeva nemmeno la sua immagine riflessa come, invece, riusciva a fare a casa sua. La cicatrice dell’appendicite aveva ripreso a farle male fin da quando stavano scendendo gli scalini, ma per paura che la sua amica insistesse nel ritornare in camera se ne era stata zitta e aveva sopportato, come stava facendo anche ora, il dolore. In cuor suo, sperava tanto che, prima o poi, sarebbe passato da solo. Gattonarono finché non raggiunsero l'angolo, dopodiché svoltarono e si alzarono.
“C’è mancato poco, ma ce l’abbiamo fatta” disse Paige tirando un sospiro di sollievo.
“Mai dubitare delle mie idee” disse Rose e ripresero a camminare. Arrivarono a un lungo corridoio dove, a entrambi i lati, c'erano un sacco di porte blindate.
“Rose… non mi sento molto più sicura a stare qua sotto. Possiamo ritornare su, per favore?” domandò Paige.
“Vuoi andartene proprio ora che siamo dove volevamo essere?” chiese Rose.
“Dove tu volevi essere. Io avrei preferito aspettare il Signor Gold nella tua camera” disse Paige.
“Eppure eccoti qua. Insieme a me e a Excalibur. Avresti potuto andartene molti minuti fa, invece continui a seguirci” disse Rose.
“Lo faccio solo perché gli amici rimangono sempre uniti. Tu hai fatto la stessa per me, quando volevo andarmene da Storybrooke” disse Paige. Continuarono a camminare e, contemporaneamente, anche a leggere le targhette poste accanto a ogni porta.
“S. Glass… chissà chi sarà” disse Paige, mentre leggeva la suddetta targhetta accanto a una porta. Rose andò al suo fianco, dicendo: “Sicuramente uno con molti problemi, considerano che si trova qua sotto. Questo non è certo posto dove vivere o invitare gli amici, qualora ne abbia.” E guardò altre porte.
“Non trovi che il cognome sia familiare?” domandò Paige guardando l’amica.
“Al momento non mi fa venire in mente nulla” rispose Rose. Quindi entrambe spostarono lo sguardo per vedere Excalibur emettere dei versetti, standosene seduta davanti a una porta. Le due bambine andarono dietro di lei.
“Excalibur, cosa c’è?” chiese Rose. La volpe la guardò emettendo dei versetti, come per farle capire qualcosa. Poi riguardò la porta, grattando con una zampina contro di essa. Paige, intanto, guardò la targhetta, ma non c'era scritto nulla.
“Nessun nome. Vuol dire che dentro questa stanza non c’è nessuno” disse Paige.
“Impossibile, o se no Excalibur non si comporterebbe così” disse Rose guardando l’amica.
“Chi c’è? C’è qualcuno lì fuori?” disse d'un tratto una voce. E quella voce non proveniva dal corridoio o dalle scale. Ma dall’interno di quella stanza.
Entrambe guardarono verso la porta e Rose rispose: “Sì. Ci siamo noi.”
“Che bello sentire qualcuno. È molto che non viene nessuno qua” disse la voce.
“Su, Paige, mettiti accanto alla porta e poni le mani una accanto all’altra” disse Rose.
“Ehm… non ho ben capito quello che devo fare” disse titubante Paige guardando l’amica.
“Fallo e basta!” replicò Rose. Paige allora mise le mani una accanto all’altra. Rose vi salì sopra con un piede e, facendosi forza, si alzò, tenendosi con entrambi le mani alla piccola fessura presente nella porta. Quindi cercò di guardare nella stanza.
“Non riesco a vederti. Potresti mostrarti nella luce?” domandò Rose.
“Io… non posso. Io… devo rimanere qua, dove nessuno deve vedermi” rispose titubante la voce. Nel frattempo, a Paige incominciarono a scendere gocce di sudore per lo sforzo che stava compiendo nel tenere su l’amica.
“Chi ti ha detto questo?” chiese Rose.
“Quelli che, ogni tanto, vengono qua e mi danno qualcosa dicendomi che non faccio la brava” rispose la voce.
“Non devi ascoltarli. Sono cattivi. Devi ascoltare te stessa. Solo tu sai veramente come sei” disse Rose.
“Rose, fa' alla svelta, ti prego. Non ce la faccio più” disse Paige ormai allo stremo delle forze.
“Ma io sono una ragazza cattiva. Se no non mi troverei qua” disse la voce.
“Ascolta ciò che ti ho detto. Non ti far condizionare dagli altri. Anche il mio papà mi dice sempre questo solo che io tendo ad ascoltarlo poco. Lui… vuole solo proteggermi. Ha solo me dopo che la mia mamma è morta dandomi alla luce” spiegò Rose, abbassando tristemente lo sguardo. Ci fu un po’ di silenzio. Poi la voce domandò: “Te lo ha detto lui?”
“Sì, anche perché non l’ho mai conosciuta. Ma il  papà mi ha sempre detto che la mia mamma era una ragazza molto dolce, determinata e che riusciva a vedere il buono in tutti, anche in persone come lui. Non ho mai capito cosa mi volesse dire. Ma la cosa più importante è che tu non abbia mai paura di te stessa. Devi affrontare le tue paure e così affronterai anche coloro che ti trattano male” spiegò Rose. Quindi Paige, ormai allo stremo, perse la presa ed entrambe caddero a terra.
“Avresti dovuto resistere di più” disse Rose mentre si massaggiava il sedere.
“Scusami, ma non sei tanto leggera” disse Paige guardandola.
“Ehi! Guarda che non sono grassa!” replicò Rose mentre entrambe si rialzarono in piedi.
“Non ho detto questo” disse Paige.
“Vi siete fatte male?” chiese la voce. Entrambe guardarono verso la porta per vedere due occhi blu comparire dalla fessura dove prima stava guardando Rose.
“No, grazie. Che begli occhi blu che hai. Secondo quanto mi ha detto il mio papà, anche la mia mamma aveva due bellissimi occhi blu” disse sorridendo Rose, ripensando alla frase che suo padre le raccontava spesso prima di farla addormentare:
“Ma ciò che non dimenticherò mai di tua madre erano i suoi bellissimi occhi blu. Occhi che non ho mai potuto conservare con rispetto, a causa di qualcos’altro che bramavo di più. Non ho voluto dare del tutto ascolto al suo cuore e ciò che provava per me.”
 
Eppure, quegli occhi che ora stava guardando combaciavano perfettamente con la descrizione che spesso suo padre le faceva degli occhi di sua madre. Ma, dopotutto, un sacco di persone avevano gli occhi blu.
“Forse ora faremmo meglio ad andare, prima che qualcuno scopra che siamo venute qua giù” disse Paige e lanciò un’occhiataccia a Rose, facendole capire che era ora di ritornare al piano superiore.
“E’ stato bello parlare con voi. Seppur quel poco” disse quella voce flebile. Ormai le bambine avevano capito di aver parlato con una donna e, nonostante lei non si fosse fatta vedere in volto, avevano intuito che era anche dolce.
“Verremo ancora a trovarti. Promesso. Non ti dimenticheremo” disse Rose, mentre Paige la trascinava verso l’uscita.
“Lo spero” disse la donna e poi, dopo che le bambine si furono dileguate, tornò a rintanarsi in un angolo buio della sua cella. Excalibur, per un po’, se ne rimase davanti alla porta, emettendo dei versetti e abbassando tristemente le orecchie. Sentiva di conoscere quella donna da molto tempo e, in parte, si sentiva responsabile per la sua cattura. Poi, non potendo fare nulla, seguì le bambine.
“Perché le persone così dolci finiscono in un posto come questo? Chi è così cattivo da non saper capire quando qualcuno non ha fatto nulla di male?” disse Rose.
“Perché forse pensano che il male sia qualcosa di bello?” disse Paige. Rose la guardò stranamente. Riguardò avanti e Paige aggiunse: “Ok, forse ho detto una cosa strana, ma chi può esistere di così malvagio da imprigionare delle persone qua sotto?”
“Forse qualcuno che non vuole che qualcun altro scopra qualcosa. Qualcuno che sta cercando di mantenere dei segreti da molti anni e lo fa usando qualsiasi cosa a suo favore” disse Rose.
Appena voltarono l’angolo si trovarono di fronte l’infermiera di guardia e il Dottor Whale. Excalibur si andò a nascondere dietro Rose.
“Oh oh. Credo che siamo nei guai” disse Paige.
“Sì. In grossi guai” replicò il Dottor Whale, tenendo le braccia incrociate.
Nel frattempo, dopo aver svolto un lavoretto, Gold era ritornato a casa e ora si trovava nella camera di Rose a cercare nel suo armadio alcuni indumenti da portarle in ospedale per i giorni che avrebbe trascorso lì. Aveva già messo in un borsone un po’ di vestiti quando il suo sguardo si posò su uno scatolone. Lo prese in mano, andandosi poi a sedere sul letto. Lo aprì e sorrise nel vedere molti oggetti appartenenti alla figlia quando era più piccola o solo una neonata. Molti di quegli oggetti provenivano dal loro vecchio mondo. Tra i tanti, prese una tutina, sopra alla quale, al centro, erano state ricamate una tazzina sbeccata e una rosa. Un vecchio ricordo gli ritornò in mente.





Note dell'autrice: Buon pomeriggio miei cari Oncers. Pronti domani per un'altra puntata stavolta Cruella Centric? Povero il cuore del nostro amato Rumple. Non uno ma ben due infarti e il secondo causato da quella Zelena( ci avevo beccato che in realtà nn era Marian ma Zelena. Ho le previsioni del futuro come Rumple ahahahah). Cmq speriamo che vada tutto bene per il nostro amato Rumple e che, soprattutto, ritorni insieme a Belle ( e che facciano un bel baby, che sarebbe anche ora). Passiamo alla fanfict: Rose, come ben sapete, meno segue le regole e meglio è per lei e se poi ci mettiamo la sua nuova migliore amica e una volpe che ha passato anni a lavorare per il signore oscuro, bè allora diventa ancora più pestifera. E il suo spirito d'eplorazione la porta addirittura nei sotteranei dove conosce (indirettamente perchè nn la vede) proprio la sua adorata mamma. Come avrete ben capito dalla fine del capitolo, la seconda parte inizierà con un flshback (vi ricordo che in ordine cronologico sn arrivata alla puntata dedicata a Cenerentola. oh mamma...sto ancora molto indietro....aiuto).

Passiamo ai ringraziamenti. Ringrazio tutti coloro che seguono, recensiscono e hanno messo nei preferiti la fanfict. Inoltre  vi anticipo che io e lucia (la mia fedelissima beta reader) abbiamo appena aperto un nuovo account (dal titolo The Price of Magic) dove scriveremo a quattro mani, storie incentrate principalmente sui Rumbelle (vi consiglio di leggere nel suo account la sua nuovissima one shot incentrata su Rumple a New York http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3091772 ) e altro.

Con questo vi auguro un piacevole proseguimento di giornata e al prossimo aggiornamento. Ah e buona visione per domani con un nuovo episodio di OUAT

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: ValeDowney