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Autore: The Ghostface    18/04/2015    1 recensioni
Sono passati tredici anni…tredici lunghissimi anni da quando Ghostface è stato rinchiuso nel Tartaro.
Di lui non resta che un vago ricordo, voci, leggende urbane…tutto sbiadito dal tempo…dalla magia…
Sulla Terra le cose sono cambiate, nonostante il tempo trascorso i Titans sono rimasti uniti…e con un membro in più, un vecchio rivale pentito…
Alcuni si sono sposati, alcuni hanno avuto dei figli…alcuni nascondo terribili segreti nel profondo del loro animo che mai mai e poi mai dovranno essere svelati.
Il ritorno in circolazione di un noto avversario da un occhio solo terrà alta la guardia dei nostri eroi.
Ma quello che tutti loro non sanno…e che sono finiti tutti nel mirino dell’ormai leggendario…Ghostface.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ghostface, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rigor Mortis'
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CAPITOLO 11
 
-COME PUOI INSINUARE UNA COSA DEL GENERE !!!!!????? SONO TUA MOGLIE!!!!!- urlò Corvina con quanto fiato aveva in gola, con la voce roca a forza di sbraitare, paonazza in viso per la rabbia.
-SEI UNA PUTTANA!!- rispose BB nel medesimo tono.
Entrambi coi nervi tesi e le vene pulsanti si guardavano pieni di furia incrociando i loro sguardi feroci, come se si stessero scannando con lo sguardo.
I visi trasformati in maschere di odio e dolore facevano paura a vedersi, mostravano i denti ringhiati fino alle gengive, le bocce sparavano una dopo l’altra raffiche di parole di fuoco, poco ci mancava che venissero alle mani.
La Ops Mains Room era letteralmente devastata: la tempesta emotiva della maga esigeva sempre il suo tributo.
Il divano era stato letteralmente sparato fuori dalla vetrata, non c’era più un monitor o un vetro intatto, i tavoli metallo erano accartocciati come pezzi di carta, le lampadine tutte esplose, gli elettrodomestici smembrati e tutto il resto era ridotto in frantumi, se era fragile, oppure orbitava pericolosamente attorno alla maga, come un sinistro satellite avvolto di un aura nera, pronto a scagliarsi sul mutaforma non appena abbassava la guardia.
BB aveva già evitato tre sedie, due sgabelli e la palla da bowling di Cyborg…non era stato altrettanto abile a schivare la tastiera del computer, che l’aveva centrato in pieno viso.
In pochi minuti il confortevole salone era diventato un luogo poco adatto ai bambini, i quali erano stati portati via da Stella, in fretta e furia.
Tutti tranne April, che era scappata via non appena la violenta lite era iniziata e nessuno sapeva che fine avesse fatto.
L’ennesimo soprammobile s’infranse contro la parete, che neppure se la passava benissimo date le crepe scavate nel muro dalle saette nere della mezzo-demone.
Di questo passo Corvina avrebbe demolito l’intera Torre, nessuno l’aveva mai vista così arrabbiata.
Come erano potuti arrivare a questo punto?
Come?....
 
Sonnecchiava pigramente dondolandosi con un piede, seduta sulla sedia bianca nell’ambulatorio.
A poco erano servite le sue magie curative, il salvabile dell’organico era già stato salvato, per quanto continuasse ad essere instabile, ma la parte meccanica, quella che si occupava di tutte le funzioni vitali, era a stento funzionante.
Nessuno sapeva connettersi al database di Cyborg, nessuno sapeva come aggiustare quei bizzarri e avanzatissimi congegni progettati dallo stesso mezzo-robot, congegni che lo animavano.
Cioè quasi nessuno…subito Robin aveva pensato a Gizmo, pur sapendo cosa l’Hive Five gli avrebbe chiesto in cambio ma era un prezzo che era disposto a pagare per far ridestare il suo amico…solo che gli Hive parevano essere spariti dalla circolazione.
Computer grandi come armadi lavoravano giorno e notte, rischiando un sovraccarico, per fornire al corpo menomato del ragazzo l’energia sufficiente per tirare avanti, in stato vegetativo.
Non restava che sperare che si svegliasse e insegnasse a qualcuno come riparlo.
Neppure tra le pagine del Libro degli Eroi, Corvina, aveva trovato qualcosa di utile.
Sì, c’erano le lacrime magiche di ciclope…ma come se le procurava lei?
La maga posò sul mobiletto l’Enchiridion, potentissimo libro di cui era riuscita ad entrare in possesso, e accarezzò il volto bendato del ragazzone nero.
Avrebbe voluto parlargli, dirgli qualcosa, ma cosa? Cosa avrebbe potuto ridestare Cyborg da quel sonno di morte?
Stava per raccontargli delle sue preoccupazioni riguardo April, in modo da sfogarsi con qualcuno, era evidente che ne avrebbe tratto più beneficio lei che Cyborg ma se al ragazzo bionico non andava bene di ascoltarla non doveva far altro che dirlo.
Come ogni madre, Corvina era sempre più crucciata dal comportamento della figlia adolescente: la ragazzina diventava sempre più sfuggente, ogni tanto leggeva accidentalmente le sue emozioni, benché si fosse ripromessa di non farlo, visto che ciò che frulla nella mente degli adolescenti dovrebbero essere solo fatti loro, inoltre a volte April poteva avvertire se la madre le entrava nella testa, ma ogni tanto, passandole di fianco, qualcosa delle emozioni della ragazza entravano nella madre, impensierendola ancora di più .
Una notte le era capitato di avvertite le sue emozioni dalla stanza comunicante, mentre April era intenta a far altro anziché dormire, scoprendo così che la sua figlioletta si masturbava pensando a chi, lei, non si sarebbe mai immaginato.
Tuttavia, prima che potesse aprir bocca, BB aveva fatto irruzione nella stanza, nel cuore della notte, coi capelli stravolti dal vento e le guance segnate dal pianto, con un disco in mano e un’espressione in volto che l’atterrì appena la vide.
Si voltò verso di lui, con un espressione interrogativa ma serena –BB, amore, che ci fai qui? Pensavo fossi alla Torre-
-E io pensavo che tu non fossi una zoccola!- fu l’aggressiva risposta che ricevette.
Corvina sgranò gli occhi, non le aveva mai rivolto un insulto da quando si conoscevano e ora, dopo tre figli e tredici anni di matrimonio le dava della baldracca?
-Ma come ti permetti!? Cos’è questa storia?!- replicò alzandosi in piedi, lei più sorpresa che arrabbiata.
BB si prese la fronte tra le dita della mano, coprendosi gli occhi verdi come smeraldi –Sii sincera Corvina, almeno per una volta, sii sincera: me lo avresti detto? Mi avresti guardato negli occhi e avresti avuto il coraggio di confessarlo? O saresti fuggita di notte, in silenzio, come una ladra?-
Corvina, per quanto si sforzasse, non riusciva a capire -Ma di che stai parlando?
A quelle parole il mutaforma, che ormai era una pentola a pressione di rabbia e dolore, esplose -Di Ghostface! Del tuo amante! Chi altro dovrei parlare!!?? Quanti altri ne hai ancora??!!-
Lei continuava a guardalo smarrita, quasi non lo riconosceva e sicuramente non lo aveva mai visto così arrabbiato.
-Ma quale amante?! Che stai dicendo?!- la maga ce la metteva tutta per comprendere ma quella valanga di rabbia che le stava venendo addosso proprio non se la spiegava.
-BASTA MENTIRE!!!!- urlò il ragazzo con quanto fiato aveva in gola.
Medici e infermieri si affacciarono alla porta, finché un dottore, visto che il litigio proseguiva li cacciò fuori dall’ambulatorio, in sala d’aspetto.
Una volta soli, Corvina cercò di farlo ragionare, di calmarlo, avvertiva una rabbia feroce in lui, ma soprattutto una terribile agonia nel profondo del suo animo che gli squarciava il cuore senza sosta.
-BB calmati, mettiti seduto solo un secondo è raccontami cos’è successo- disse mettendogli le mani sulle spalle, ma lui le scacciò con un movimento brusco.
-Raccontartelo?!- ribattè quello fissandola di traverso con un mezzo sorriso isterico, come uno psicopatico –Te lo mostro! Perché tanto ho le prove adesso, cara la mia puttanella. Hai finito di ingannarmi! Avanti, andiamo alla Torre!-
 
Poco dopo Corvina era in piedi nella Ops Mains Room, senza più parole in bocca.
Quel video l’aveva a dir poco sconvolta.
Il suo sguardo si spostò dal monitor agli occhi del marito.
-C-come puoi credere a una cosa simile?- nel suo tono non si leggeva rabbia o frustrazione ma solo una piatta e fredda delusione, i suoi lucenti occhioni d’ametista erano il riflesso dell’incredulità.
-Innanzi tutto come fai a sapere che lui è veramente tornato? Non dovrebbe essere nel Tartaro? Qualcuno l’ha forse visto di recente? E se anche fosse qui…come puoi anche solo concepire che io abbia fatto l’amore con lui? dopo tutto quello che mi ha fatto…che ci ha fatto? Lui mi ha rapita, picchiata, umiliata, torturata e per poco non mi ha uccisa…e io per ringraziarlo gli avrei succhiato il cazzo, secondo te?- trasse un respiro mantenendo una spaventosa, innaturale e irreale calma, Robin e Stella assistevano increduli a quella perfetta forma di autocontrollo della mezzo-demone.
-No, l’hai anche preso nel culo, infatti- precisò quello, sibilante e tagliente, guardandola con odio, dopo quello che gli aveva fatto, BB non vedeva l’ora di sputtanarla davanti a tutti i loro amici per la gran vacca che era.
Corvina sospirò pesantemente, sempre con gravosa calma inspirò a pieni polmoni…e con quanto fiato aveva in gola urlò fino a irritarsi la trachea –MAI SEI CRETINO O COSA??!! CI SEI NATO COSÌ COGLIONE O HAI STUDIATO PER DIVENTARLO???!!! È OVVIO CHE È UN FALSO!!!!- eccola la cara Corvina che una volta di più era uscita dai gangheri, rossa in viso e coi capelli che le si rizzavano per la rabbia.
-Volevo credere che fosse un falso, Corvina! C’ho sperato disperatamente, fino all’ultimo! Ma ho fatto i controlli, 37 fottutissimi controlli col super-computer della Torre e sai una cosa… per 37 volte mi ha confermato l’autenticità del filmato!! Mi sono rovinato la vista a scrutare per ore tutti quei dati a confrontarli uno ad uno, ostinatamente attaccato alla falsa speranza della tua innocenza, perché non volevo credere a quello che avevo visto…risultato? Non c’è una sola minima variazione!! Tutto combacia perfettamente!! TUTTO!! Quel video è autentico!-
La risposta a tono fece solo ammattire ancor di più la maga –Se Cyborg fosse qui ti dimostrerebbe che ti sbagli!! Come sempre.-
Oh come avrebbe voluto BB che Cyborg fosse lì –Sarebbe veramente strano visto che è stato lui a darmelo!!-
Corvina rimase scioccata da quelle parole –Te l’ha dato lui?- la cosa si faceva sempre più irreale, perché mai il suo “fratellone” avrebbe fatto una cosa del genere?
-Lui l’ha dato a Robin, e Robin l’ha dato a me- precisò il mutaforma, restando arroccato nei suoi bastioni di rabbia e sordità, si rifiutava di sentire ragioni di qualsiasi tipo.
La strega guardò Robin –Anche tu? Ma cos’è?! Un complotto!!??-
<Ci hai quasi azzeccato> pensò Robin, ringraziando di avere la maschera in viso, affinché i suoi amici non potessero vedere l’espressione dei suoi occhi, profondamente segnata da tutto quel dolore che aveva provocato.
Ma doveva riuscire a non fa trasparire nulla, a tenersi tutto dentro, per Stella e per Bruce.
-Come fate ad essere così ciechi?!- continuò la maga rivolta a un’immaginaria platea inquisitrice, difendendosi come poteva da quelle accuse che sapeva essere immeritate –Io non l’ho fatto! BB, credimi, non lo farei mai, non potrei mai tradirti, tantomeno con Ghostface! Per Azar! Abbiamo tre figli, tre! Non ti basta come prova del mio amore? Non ti bastano tutti questi anni passati insieme?-
Parole sincere, parole dolorose che non fecero altro che aprire ulteriormente le profonde piaghe nell’animo del mutaforma.
Soffriva a vedere la sua amata Corvina ridotta così, a implorarlo di avere fiducia in lei, ma non poteva dargliene, non dopo quello che era successo…in tutti questi anni l’aveva solo preso in giro.
Chiudendosi ancor di più in se stesso, blindando letteralmente il proprio cuore BB rispose con parole di fuoco -Non negare l’evidenza Corvina! Ci sono le prove: quella nel video sei tu! È identica a te in ogni particolare, da quella gemma che hai in fronte al tatuaggio sul culo! Identica in ogni singolo dettaglio, se è una falso come facevano a sapere che ti depili sempre? Come sapevano del piercing al capezzolo? E di quello all’ombelico? O com’è fatto quel tuo tatuaggio? Mi hai detto di averlo disegnato tu, o è solo un’altra balla??!!-
Il breve momento di tristezza, in cui lei aveva provato a farlo ragionare fu spazzato via da un nuovo tornado di rabbia, seguito dai devastanti effetti della magia fuori controllo della maga.
Corvina sclerò ancora -Se sanno queste cose devi ringraziare solo te stesso e la tua coglionaggine! Sei tu che hai messo le mie foto erotiche su internet*! E lì si vedeva bene com’era fatto il mio tatuaggio…e anche molto altro. Ci sono voluti mesi per eliminare tutte quelle in rete, ma basterebbe che un qualche pervertito…un maniaco…che qualcuno avesse salvato l’immagine e buona notte!! E vedi di smettere di sbandierare in giro come tengo le mie parti intime o giuro che nemmeno tu le vedrai più! –
-Oh tanto ci pensa già Ghostface a soddisfartele! Che c’è sei così agitata perché ti manca il suo cazzone su per il culo?-
-Sei uno stronzo, BB!! Uno stronzo!! Meriteresti che ti tradissi, e chissà adesso forse forse lo faccio!-
Il mutaforma piegò la testa di lato evitando il vaso lanciatogli contro dalla moglie, non fu però abbastanza svelto da schivare il sottovaso, che avvolto nella magia nera gli fece piuttosto male quando lo centrò sul pancreas.
Ma strinse i denti e tornò a ringhiarle contro come una bestia, come la Bestia –Non c’è bisogno che mi minacci, so già che mi fai le corna! Io l’ho visto, tu l’hai visto, tutti qui l’hanno visto!! Sei solo una troia infedele, una succhia-cazzi depravata! E quel che è peggio è che lo fai a Ghostface, a quel pazzo assassino! Tu sei malata, Corvina. Malata!!-
Lei gli si avventò contro spintonandolo con forza, facendolo arretrare, aveva gli occhi lucidi di lacrime, il viso rosso di rabbia e i denti serrati parevano doversi frantumare gli uni contro gli altri da un momento all’altro.
Le feroci parole, il crudele scambio di sillabe atte a ferire, facevano più male a chi le pronunciava che a chi le udiva.
Insultarsi l’un l’altro in quel modo, loro due che si erano sempre sentiti prima così distanti eppure attratti, poi così vicini, così legati…così innamorati...era quanto di peggio potessero farsi.
-Non ti sembravo così deviata quando era il tuo cazzo che avevo in gola! Che per giunta…- disse agitando il mignolo con sfottimento -È talmente piccolo che non serve una foglia di fico per coprirlo, ne basta una d’ulivo!! Sai mi chiedevo sempre se mi stavi scopando o masturbando non c’era molta differenza, solo che con la seconda godevo di più!!-
BB sbuffò altezzoso –Usando insulti di questo livello non fai che umiliare te stessa. Sei così disperata da ricorrere a cliché come questi per ribattere…fai proprio pena!!- disse pieno di disprezzo.
-Sei una puttana- aggiunse sputando a terra.
-E tu un miserabile verme che non ha un briciolo di fiducia nella propria moglie!! Come ho fatto ad essere così cieca e a sposarti!!?? COME!!?? Se potessi tornare indietro…NON COMMETTEREI DUE VOLTE LO STESSO SBAGLIO!!!-
-Io invece…- replicò BB sempre più aggressivo, avvicinando il viso, una maschera di bronzo,  ancor di più a quello tesissimo della maga, ormai i loro nasi distavano solo una decina di centimetri, e i loro sguardi si combattevano, scontrandosi l’un l’altro come auto in corsa –Non alzerei un dito per salvarti. Ti lascerei in quel tugurio dove ti avevo trovata, ammanettata a quella croce col tuo degno amante depravato! Ma tanto a te il sadomaso piace…troia rotta in culo!!
Eri disposta a fuggire con lui! CON GHOSTFACE!!!
Vorrei sapere cosa pensi realmente, con quali schifosi desideri ti sdrai succube ai suoi piedi, bramosa di essere trattata come la cagna in calore che sei… come ho potuto innamorarmi di te?! Chissà con quali perversioni nella mente pensi a lui…- BB la fissò dritto nelle pupille pronto a sferrare il suo attacco decisivo - …Magari con lo stesso malato sguardo libidinoso con cui guardi nostra figlia!-
Quelle parole furono troppo per Corvina.
La maga gli balzò addosso, gettandolo al suolo, tirandogli uno schiaffo tale che gli girò il viso dall’altro lato.
-STRONZO!!!- gridò piangendo la maga, colpendolo ancora –Bastardo!! Io non ho mai fatto nulla del genere!! Lo sai, maledetto, tu lo sai!! Come osi accusarmi così!!???!?! Sei una BESTIA!! Un ANIMALE!!!-
Con uno spintone il mutaforma si liberò della strega sopra di lui, mandandola a sua volta per terra,
la maga si rialzò fulminea mentre lunghi artigli di tenebra le si formavano sulle dita, prolungandosi oltre venti centimetri, sembrava decisa farlo a pezzi.
E l’enorme gorilla verde che si batteva furiosamente il petto, ruggendo come se posseduto dal diavolo, non fu da meno.
Si leggeva negli occhi di entrambi una profonda rabbia alimentata dal dolore.
Ma sarebbero realmente giunti alle mani?
Si sarebbero davvero spinti a tanto?
Robin, non lo sapeva e non voleva saperlo, in ogni caso sapeva di dover fermarli prima che la cosa sfuggisse di mano.
Stella Rubia fu rapida a interporsi tra i due contendenti, afferrando saldamente i polsi della scimmia costringendola ad arretrare grazie alla sua forza sovrumana.
Robin a sua volta, scattante come un serpente, balzò dietro Corvina, bloccandole le braccia nonostante i tentativi di lei di divincolarsi.
Robin non riusciva a parlare, le parole gli erano morte in gola quando il litigio era partito.
Lui era stato costretto a causare questo male ma non avrebbe permesso che degenerasse.
-BASTA!!!- urlò sbattendo la maga a terra, immobilizzandola, Stella fece lo stesso col mutaforma, che riprese sembianze umane.
-Vi state comportando come degli animali! Tutti e due!!- disse incapace di credere a quello che aveva appena visto, a quello che aveva appena causato, BB e Corvina, una coppia che non aveva mai litigato per nulla di più serio dei programmi televisivi erano giunti ad aggredirsi l’un l’altro.
-Non so cosa sia successo, non so se quel video è vero o no ma so che ammazzandovi tra di voi non risolverete nulla!!- sospirò- Adesso vi lasciamo andare e voi…voi vi scuserete e vi stringerete la mano. Poi parlerete di quanto è accaduto come persone civili! Siete eroi! Siete i Titans! E vi amate! Non dimenticatelo, dannazione, voi due vi amate a prescindere da quanto è o non è successo!! Questo non potete ignorarlo!!-
Tutti si calmarono, BB e Corvina rimasero ancora a terra qualche minuto, intrappolati lì dai loro amici poi furono lasciati andare.
Si guardarono negli occhi con sguardi freddi e gelidi, lame di spade intrise di un veleno fatto di odio e diffidenza.
Nessuno strinse la mano a nessuno.
Rimasero in silenzio, un lungo, profondo, pensate e intenso silenzio tombale.
Ci vollero dieci minuti buoni prima che BB ritrovasse l’uso della parola, infrangendo quel muro di non-suono.
-Animale…è tutto quello che non fa le uova: ci siamo dentro anche io e te, Corvina-
-Quello è il mammifero, idiota- precisò lei, senza mutare di un millimetro la sua espressione di freddezza.
-Non voglio più vederti- aggiunse la maga –Ho bisogno di stare per conto mio. Forse allora, dopo essermi tranquillizzata, forse potrò perdonarti BB. In fondo Robin non ha tutti i torti…io tengo a te, ma ora come ora è meglio se stiamo ognuno per conto suo- era impassibile, una statua di marmo avvolta nel suo mantello di tenebra, altezzosa nella sua superiorità…nel suo dolore.
-Tu dovresti perdonare me?! E per cosa?!- fece il ragazzo verde che sentiva la bile salirgli di nuovo, ma memore di quanto era appena successo soffocò la rabbia e ingoiò l’amaro boccone.
-Anzi, no. Non lo voglio sapere. Tu ormai sei grande Corvina, puoi fare quel cazzo che ti pare! Vuoi scappare con quell’assassino?! Bene! fallo!  Non me ne frega più niente ormai! Ma non disturbarti a tornare a casa stanotte, io e i ragazzi non ti apriremo-
-Non puoi portarmi via i miei figli!!-esclamò Corvina, scioccata all’idea.
-Se tu non vedi l’ora di diventare la cagna di Ghostface fa pure, però non credere che ti lascerò i bambini, specie sapendo che razza di maniaci frequenti-
Corvina aveva un solo punto debole: i suoi figli. Separarla da essi sarebbe stata la cosa peggiore che si potesse fare.
Lei avanzò guardandolo truce, puntandogli il dito contro.
-Ti avviso BB: tu non provare a togliermi i miei figli o giuro su Azar che l’ascesa di Trigon ti sembrerà la notte di Natale rispetto a quello che ti farò!!- i suoi occhi, i suoi gesti, il suo tono… tutto mandava un evidente messaggio: non è un bluff.
Lui la guardò imperturbato.
-Ti faccio trovare le valige fuori dalla porta- detto questo, senza aspettare risposta, BB le diede le spalle e se ne andò.
-Non puoi buttarmi fuori casa! È intestata a me! Sono io che pago il mutuo!- gli urlò lei mentre le porte dell’ascensore si chiudevano, ma lui non la udì, o non volle udirla, che in fondo son più o meno la stessa cosa, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
 
 
Quando a tarda sera Corvina tornò a casa trovò la porta chiusa e un paio di valige nella veranda.
Le oltrepassò senza degnarle di uno sguardo, girò le chiavi nel pomello ma lo trovò chiuso col chiavistello.
Non si scoraggiò, le porte chiuse non erano mai state un problema per lei.
La oltrepassò come si oltrepassa un muro d’aria.
-Mamma!- Rick e Ruby le corsero incontro abbracciandola.
L’accoglienza era più calda di quanto sperasse.
Lei si piegò stringendoli forte a sé, sorridendo dolcemente come non le capitava da tempo, come solo i suoi bambini sapevano farla sorridere.
Non avrebbe permesso a nessuno di portarglieli via.
Li baciò entrambi sulle guance e sulla fronte –Cucciolotti miei, come state? Qui non è successo niente, vero?-
-No, no- disse Ruby scuotendo il capo con le treccine che danzavano da destra a sinistra, assecondando il movimento.
L’eroina si tranquillizzò un po’.
-Però papà è tanto strano…- aggiunse Rick indicando la cucina, dove stava il padre.
Corvina tacque pensierosa sul da farsi.
-April è in casa?- domandò.
-No, non è ancora tornata-
-Scommetto che è con Bruce a darsi tanti bacini come mamma e papà- ridacchiò la bambina, Ruby era sempre stata convinta che la sorella e il mezzo-tamaraniano fossero sposati dalla nascita.
-Baciare le femmine?! Che schifo!!- replicò il fratellino.
-Non è vero! È una cosa romantica, lo fanno tutte le principesse coi loro principi!-
-Pfui alle tue principuzze! I Gormiti non baciano le femmine!-
La maga si rialzò lasciando i bambini a litigare come loro solito, si diresse verso la cucina.
-Ciao BB. Sono a casa- disse appena entrò.
Il ragazzo era immerso nel buio, si dondolava su una sedia con una bottiglia di birra quasi vuota tra le dita verdi e un’altra vuota sul tavolo.
-Che ci fai tu qui?- replicò quello scontroso.
Corvina evitò di arrabbiarsi, non voleva aggravare ulteriormente la già delicata situazione, doveva farlo per i suoi figli, per il suo amore per quell’idiota di fronte a lei e anche per se stessa.
-Finché sono io a firmare gli assegni alla banca, legalmente la casa è mia. Comunque ritengo tu abbia ragione: per un po’ di tempo faremo meglio a vivere separati…-
-Così ti sarà più comodo far visita ai tuoi amanti, eh?- incalzò di nuovo il mutaforma ma lei lo ignorò, non si sarebbe fatta trascinare di nuovo in quel vortice di pazzia.
-BB, io non ti ho mai tradito, né col corpo né con la mente. Ti sono sempre stata fedele e nonostante il modo stupido in cui ti comporti continuerò ad esserlo, come ho giurato sull’altare tredici anni fa. Ti amo e so che tu ami me. Questa è solo una burrasca, ma so che passerà, dobbiamo solo restare a galla fino a quel momento. Lo capisci questo? Vuoi provare a stare a galla con me?-
Lui neppure la guardò, non abbassò lo sguardo dalla parete nella penombra che fissava dondolandosi –Vattene- disse soltanto.
-Bene…se è questo che vuoi- sospirò lei afflitta, imponendosi di non piangere –Domani tornerò, quando ti sarai calmato e non sarai ubriaco, e ti dimostrerò che sei stato ingannato. Io non ti tradirei mai, e poi Ghostface probabilmente, anzi sicuramente non è neppure sulla Terra, nessuno è mai evaso dal Tartaro, è impossibile. Ti dimostrerò che tra me è Ghostface non è mai successo niente. Ti chiedo solo di avere fiducia in me, come moglie, come amica, come compagna di squadra e di vita…ti prego, amore…credimi-
BB mandò giù un altro sorso –Vorrei tanto crederti, Corvina. Davvero. Ma non ci riesco…adesso vattene!-
A malincuore la maga uscì dalla cucina, diretta verso la porta, diede un caloroso saluto ai suoi gemelli, raccomandando loro di chiamarla ogni due ore e di dire ad April di telefonarle appena sarebbe tornata.
Rimpianse grandemente di non poter salutare anche la figlia maggiore, anche se probabilmente, dopo il litigio a cui aveva parzialmente assistito non l’avrebbero vista prima di domani, e in fondo era solo per qualche giorno…non stava partendo per un viaggio né stavano divorziando…no sarebbe andata a vivere a soli pochi isolati da lì… è normale nel cuore di una madre che ogni isolato sia lungo quanto un oceano?
Aprì l’uscio, e sulla soglia si voltò un’ultima volta a dare un bacione ai suoi figlioletti che non capivano perché la mamma se ne dovesse andare, ma la cosa li rattristava molto.
Raccomandò loro che dovevano essere forti, e non piangere per nessun motivo altrimenti il papà non avrebbe saputo farli smettere.
Rick e Ruby promisero in coro, e l’abbracciarono un’ultima volta.
Dopo quel lungo, passionale e intenso abbraccio Corvina si alzò in piedi, asciugandosi una lacrima sulle guance, attraversando l’atrio, prima di uscire però, gettò l’occhio sulla libreria all’ingresso, tentennò qualche secondo e infine prese un vecchio tomo, rilegato di bianco e lo mise sottobraccio.
-Non ne ha mai abbastanza, allora?- sentì la voce tagliente del marito alle sue spalle.
Si volse verso di lui, restando in silenzio a guardarlo, rattristata da come il dolore e la gelosia lo facevano comportare.
-Che c’è? Mi tradisci anche con Malchior? Non mi hai mai detto perché l’hai tenuto così a lungo dopo quello che ti ha fatto, ma penso di averlo capito da me…certo che i cattivi ragazzi ti eccitano proprio-
Lei mantenne la calma, i gemelli erano lì vicino, nella stanza comunicante, non dovevano assolutamente vederli litigare.
-Malchior sarà anche un drago malvagio, un bugiardo e un pericoloso ingannatore…ma sa ascoltare e consigliare. E io ho bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che sappia tenere i segreti per sé-
Lui si avvicinò a lei, guardandola duro… minaccioso.
-Fuori da questa casa!-
-Puoi mandarmi via…- iniziò lei –Ma questo non ti farà stare meglio. Io non ho colpa e finché non mi crederai resterai a consumarti dall’interno. Ti rifiuti di vedermi, di ascoltarmi…come puoi pretendere che mi difenda dalle false accuse che mi lanci. Tu sei soltanto un debole-
-Un debole farebbe questo!!??- Ringhiò BB in preda ad uno scatto d’ira, la mano si chiuse e divenne pugno, le dita si serrarono tra loro e le nocche sbiancarono, dopo aver preso un minimo di rincorsa il bicipite si tese e il colpo partì.
Era ben mirato, ben calibrato ma il pugno non sfiorò mai le guance tristi della bella maga, per caso o per destino la manica si impigliò nel pomello della porta aperta, bloccando così la folle corsa del pugno a pochi centimetri da Corvina.
-Precisamente…- rispose la maga tirando su col naso, quel gesto così violento e così spontaneo da parte della persona che amava l’aveva ferita profondamente.
In fondo…è il pensiero che conta.
Per BB udire quella voce tanto amata strozzata dalle lacrime fu come riscuotersi da una trance, guardò con orrore la sua mano chiusa e la ritrasse spaventato da se stesso.
Cosa aveva fatto? Aveva quasi picchiato Corvina e l’avrebbe fatto se non fosse stato per quel provvidenziale pomello.
Si fece disgusto da solo…la rabbia e la gelosia sparirono di punto in bianco, lasciando in lui solo un immenso dolore e un profondo senso di autocommiserazione.
Ancora incredulo per questo suo gesto guardò gli occhi d’ametista della maga, grondanti di mute lacrime, come aveva potuto pensare di alzare le mani su quella splendida e innocente creatura.
Col cuore di piombo per quanto aveva fatto, BB si sentì un verme come mai prima d’ora, anche quando si trasformava nell’animale in questione si sentiva più umano che in quel momento.
Con occhi persi disperati cercò aiuto nel volto della moglie –Corvina…io…ti prego…p-posso spiegar…- lei lo interruppe asciugandosi gli occhi –Non c’è bisogno che ti spieghi…sei stato chiarissimo- detto questo, sollevò le valige con la telecinesi, girò i tacchi e corse via piangendo, sola nella notte.
Il mutaforma cadde in ginocchio, maledicendosi per come si era comportato, per quello che aveva detto, perché era stato così abbagliato da non darle ascolto, a lei! La donna più importante della sua vita, la persona di cui più si fidava al mondo…l’unica che rendesse la sua vita tale da essere vissuta.
Gridò il suo dolore alle stelle, come un’animale ferito…ossia quello che sapeva di essere
 
 
-Grazie mille, Stella. Non ho altro posto dove andare e alla Torre non mi va di tornarci, non dopo il casino che ho combinato-
L’aliena dai capelli rossi l’abbracciò in una stretta stritolante –Non ti preoccupare, amica Corvina! Tutto si sistemerà- le due ragazze si separarono restando però con l’una con le mani in quelle dell’altra –Io non creduto un solo istante a quello che ho visto. Tu non faresti mai una cosa del genere, io lo so. Ti conosco. Vogliono incastrarti e sono certa che anche BB presto lo capirà- disse la rossa guardandola dolce.
-Spero proprio tu abbia ragione- rispose la maga forzando un sorrisetto.
-Vieni ti mostro la casa..- riprese Stella girando le chiavi nella serratura.
Corvina avrebbe alloggiato per qualche tempo nell’appartamentino privato di Stella e Robin, il leader aveva proposto l’idea, era il minimo che poteva fare dopo tutto quello che aveva causato.
La casa era piccola, una cucina, un bagno, stanza soggiorno, stanzino/dispensa e una camera da letto matrimoniale: quanto bastava per un nido d’amore… o chi voleva stare da solo.
Finito il breve tour le amiche si separarono, nonostante le insistenti richieste Corvina non aveva alcuna voglia di parlare dell’accaduto.
Pregò solo Stella di vigilare sui suoi figli, di dire loro che la loro madre li ama più del calcolabile e riferire ad April dove si trovava, chiedendole di recarsi da lei il prima possibile…avevano molto di cui parlare.
Quando Stella se fu andata la mezzo-demone si buttò sul lettone viola scuro, con ancora indosso il body nero.
Pianse in silenzio per alcuni minuti, immersa nel buio e nel silenzio più profondo, cullata da quei eterei e delicati guardiani che la vegliavano ogni notte, in seguito, vinta dallo stress e dalla stanchezza si addormentò.
Si svegliò che erano le due del mattino…e non era sola.
Percepì altre emozioni attorno a lei, emozioni che mai avrebbe giurato di risentire.
Si voltò e la vide lì, seduta sul letto di fianco a lei nel buio, ma i suoi occhi scintillavano e il viso era sorridente.
Come aveva fatto ad entrare?
Corvina la guardò incredula, certa di stare ancora sognando ma non era così.
-Com…?- Corvina venne interrotta da un delicato dito che si posò sulle sue labbra, zittendola teneramente.
-Come? Dove? Quando?...tutte belle domande- iniziò la persona nel buio –Ma in fin dei conti inutili, non è vero?-
La mezzo-demone annuì ancora stupita di chi aveva davanti.
Lei continuò con voce melliflua -Quello che ti deve interessare…è il perché-
Corvina incrociò quello sguardo ammaliante, quel sorriso dolce e le labbra sottili, ripose i suoi dubbi e rimase in silenzio.
Ascoltò.
 
 
 
 
*Vedi capitolo 3 di Alive.
  
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