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Autore: LadySissi    18/04/2015    1 recensioni
Raccolta di racconti ispirati ai testi delle canzoni della cantautrice americana Taylor Swift. Storie che indagano le relazioni, l'amore, i cambiamenti, le scelte...e tutto ciò che può riservare la vita.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mi dico: “Ricorda questo momento” dentro di me

il momento in cui stavamo con le nostre mani che tremavano

e la folla da giù ci applaudiva

eravamo i re e le regine, e loro leggevano i nostri nomi

la notte in cui avete danzato

come se avessimo saputo che le nostre vite non sarebbero state più le stesse

ed eravate lì come degli eroi, su un libro di storia

era la fine di una decade...ma l'inizio di un'era

 

Mancava ormai poco ad Ottobre, e per lei, come ogni anno dal 2002, stavano per riaprirsi i battenti della scuola di danza. In tutto questo tempo, molti le avevano chiesto perché si ostinasse a frequentare la stessa scuola, o che cosa trovasse di così bello nella danza per aver fatto così tanti sacrifici, piccoli e grandi, durante la sua adolescenza e giovinezza. Spesso lei non sapeva rispondere a questa domanda con sincerità: si limitava a dire che era una sua grande passione, che aveva trascorso dei bei momenti lì, che continuava ad essere una soluzione comoda da gestire con l'Università. Tutto questo era vero, ma c'era molto di più.

Per lei ballare era una sorta di missione, qualcosa che la sosteneva durante il grigiore delle settimane che spesso, durante l'anno, sembravano tutte uguali. Sapere che stava lavorando a qualche pezzo, che stava imparando un balletto difficile, era una consapevolezza che la ricaricava oltre ogni misura. Anche in estate si era ritrovata, mentre faceva il bagno o prendeva il sole, a costruire coreografie nella testa o ad ascoltare con attenzione le musiche alla radio, cercando di immaginare a che cosa si sarebbe potuta dedicare prossimamente.

La sera del saggio, a giugno, era sempre stata per lei qualcosa di magico. Ora che era di fatto la più grande del gruppo, ogni anno si faceva più difficile tenere fede agli impegni che comportava e confrontarsi con persone di un'età in fondo un po' diversa dalla sua. Tuttavia, ogni primavera si ritrovava ad aspettare con trepidazione quella sera. E, in quella settimana, non le importava di quanti esami avrebbe dovuto dare nella sessione successiva, di quali impegni extra o serate avrebbe disertato, né, spesso, di quanto e come mangiare o dormire. Per quei giorni esistevano solo lei, le sue compagne ed il ballo.

Doveva ancora vedere il video dell'ultimo saggio, che presto le sarebbe arrivato. Anche quell'anno, il gruppo delle grandi si era distinto per la varietà delle proposte e per il buon numero di pezzi portati sul palco. E poi c'era stata la sua variazione da sola, che per lei era sempre un po' fonte di ansia, ma che finiva sempre per andare benissimo.

Venire buttata sul palco provocava sempre in tutte una certa apprensione, ma, dopo aver preso sicurezza, tutte quante finivano per fare dentro e fuori scena come se fosse la cosa più naturale del mondo. Era quello il piccolo miracolo che ogni anno si ripeteva, e che si concludeva con una miriade di applausi e grandi sorrisi di soddisfazione. Addirittura le era capitato, diverse volte, di sperare che i giorni delle prove generali non finissero mai, perché era una magia troppo bella!

 

Ho detto: ricorda questo modo di sentirsi,

ed ho fatto passare le fotografie

di tutti gli anni in cui ce ne siamo state in disparte

aspettando questo momento

siamo i re e le regine, hai scambiato il tuo cappello da baseball con una corona

quando ci hanno dato i nostri trofei

e li abbiamo tenuti su, per la nostra città

ed i cinici si sentivano offesi,

ed urlavano: “Questo è assurdo”

perché per un momento una banda di ladre, con i jeans strappati,

è riuscita a farsi vedere dal mondo

 

Aveva raccolto tutte le fotografie della danza in un album apposito, e, quando le riguardava, si rendeva conto di quanto lei avesse fatto dalla terza media in avanti. Il gruppo era cambiato, tante persone erano cresciute con lei, e di sicuro si era creato qualcosa di speciale. Tutte avevano iniziato con le stesse incertezze, in mezzo al gruppo delle principianti, più per gioco che per vera passione, aspettando il momento in cui sarebbero state più grandi e più capaci di fare variazioni singole o a coppia, oppure medley con altri corsi. E poi quel momento era arrivato, anche troppo presto, e nel giro di pochissimo tempo si erano ritrovate grandi e quasi pronte ad essere d'esempio per le più piccole. E, ogni anno di più, tornare a scuola dopo le vacanze, o rifugiarsi lì anche per più ore dopo una giornata di lezioni, stress e freddo, significava essere a casa.

 

Aveva provato a partecipare anche ad un musical, a confrontarsi con un'altra “maestra” ed altre compagne. Era stato un mezzo disastro.

La ragazza che le seguiva non aveva fatto altro che criticare quello che aveva imparato ed il metodo di insegnamento che aveva seguito. Era stato in quei giorni, quando si era trovata a rispondere male ed a litigare per quel motivo, che aveva capito quanto si fosse realmente attaccata alla sua scuola. L'altra sosteneva che in tutti quegli anni lei non avesse imparato nulla ed avesse soltanto perso il proprio tempo; quelle parole l'avevano indisposta più di quanto avrebbe mai immaginato.

In ogni caso, era riuscita ad adattarsi ad un altro metodo (non male, per una che non sapeva niente!) ed a fare il musical una, due, tre volte. E poi era tornata dalle sue compagne, sollevata ed allegra.

Che la criticassero pure! I cinici, nell'angolo, ci sarebbero stati sempre, a storcere il naso ed a dire "è tremendo!"

Lei preferiva vivere piuttosto che starsene in disparte a giudicare.

In fondo, lei e le sue compagne non erano nulla di che. Un gruppo di ragazzine in All Star e jeans strappati, che fuori dalla scuola non erano diverse dalle altre ed avevano anche magari problemi a scuola ed in casa.

Ma lì, sul palco, con lo chignon tirato, il trucco, i vestiti che avevano preparato per settimane, i balletti che avevano studiato per mesi, erano delle altre. E si sentivano più che mai nel posto giusto.

 

Ed aspettate un momento, promettetemi questo:

che starete con me sempre.

Ma se Dio lo impedisse, il Fato si mettesse in mezzo

e ci forzasse ad un addio

se avrete bambini, quando loro guardano le foto

per favore, dite loro il mio nome!

Dite loro come la folla applaudiva!

Dite loro che spero che splendano!

 

Aveva appena iniziato il nuovo anno, e sperava con tutto il cuore che sarebbe stato bello come i precedenti. Ma sapeva anche che era il suo ultimo anno di Università, e che in seguito assecondare questa sua passione sarebbe stato ancora più difficile. Sapeva che, prima o poi, questa esperienza si sarebbe potuta concludere. Chissà, forse ne sarebbe iniziata un'altra legata alla danza, altrettanto bella. Anche in quel momento, alcune volte si chiedeva come sarebbe stato tentare con altri tipi di ballo: danza del ventre, danza hip hop, o qualsiasi altra scelta che la sua fantasia le suggerisse. Di certo, almeno per quest'anno, avrebbe tentato di portare avanti il suo solito impegno con il moderno jazz. Aveva già per la testa qualche idea e delle nuove coreografie su cui lavorare; per ora, però, la aspettavano i soliti tre-quattro mesi di riscaldamento e di studio dei passi. Anche quelli, però, erano dei bei momenti, perché era davvero speciale, durante la stagione in cui il buio si faceva sempre più fitto, indossare leggings, maglietta e scarpette, scaldarsi, distendere i muscoli, lasciarsi alle spalle il freddo che intirizziva ed ore intere passate sulla stessa sedia. Parevano un paio di semplici ore alla settimana, eppure, nonostante la crescita ed i dubbi che in quell'anno la stavano attanagliando su tutto, erano ancora così tenacemente importanti.

 

In ogni caso, quando tutte quante sarebbero state delle donne adulte, ormai lontane da quella scuola e proiettate verso altre esperienze, forse si sarebbero ancora ritrovate a guardare le fotografie, a ripensare a quello che erano state. Magari le altre avrebbero parlato alle loro famiglie di quando avevano imparato i balletti insieme a lei.

Avrebbero raccontato come, terminato un balletto divertente, si rotolavano a terra ridendo.

Come se ne stavano sedute in sala prove con un panino ed una bottiglietta, guardando con curiosità quello che avevano preparato gli altri gruppi.

La vivacità del buio dietro al quale si celava una platea.

La sensazione di sollievo e leggerezza quando finalmente quel passo difficile veniva.

I folli medley che avevano preparato: Grease,  Carmen, e poi il Can Can con quell'imprevisto volo di giarrettiere, e le musiche da film, e Cantando sotto la pioggia.

Le variazioni che ogni anno avevano scelto, ogni volta con meno paura di buttarsi.

Tutti i momenti in cui, come in una vecchia canzone degli 883, si era ripetuta: “Due minuti di paura, poi pronti, via.”

E tutte quelle mattine in cui si era svegliata ed aveva avuto la sensazione di star vivendo qualcosa di magico.

Se, in un futuro che sperava ancora lontano, avesse potuto lasciare un messaggio alle ragazze, sicuramente sarebbe stato il seguente:

 

Lunga, lunga vita alle mura che abbiamo abbattuto

e tutte le luci delle candele che brillavano solo per me e voi

ed io ero lì ad urlare «Lunga vita alla magia che abbiamo creato»

e portatemi qui tutti gli imitatori

non ho paura

Cantando «Lunga vita» alle montagne che abbiamo mosso

Ho trascorso la mia vita combattendo i draghi con voi

E lunga, lunga vita a quello sguardo sul tuo viso

e portatemi qui tutti gli imitatori

un giorno saremo ricordate”

NOTA AUTORE: un grazie a tutti i miei lettori e a chi vorrà lasciare una piccola recensione.
Questo racconto tratta un tema molto diverso rispetto a quello di "Tim McGraw", ma spero vi sarà altrettanto gradito.
A presto!

 

  
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