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Autore: diaforis    19/04/2015    2 recensioni
Lontana da Litchfield, Alex Vause ha in mente un unica persona: Piper. Ma non è tutto oro quello che luccica e quando il gioco si fa duro, le more tatuate cominciano a giocare. I pensieri cambiano, le priorità diventano altre e il senso di sopravvivenza prende il sopravvento.
Genere: Erotico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Vause, Nuovo personaggio, Piper Chapman, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Arrivata a questo punto credo di essere un vampiro. Non di quelli sbrilluccicosi, ma di quelli che vivono di notte e postano i capitoli delle proprie storie di notte.  

Non c'è altra spiegazione. 

Capitolo che riprende un po' la trama del telefilm, di passaggio, ma che essendo ancora agli inizi della storia, ahimè, serve! Quindi pazienza che le novità non tarderanno.  

Sì beh, la scena di Morello che arriva esclamando "C'è posta per te" è un'italianata (passatemi il termine) pazzesca ma il sangue italiano che scorre nelle sue vene e l'accento che ha (se avete mai visto qualche puntata non doppiata sapete di cosa parlo) mi hanno ispirata. Mi lascio ispirare da poco, che ci possiamo fare? 

A parte questo, capitolo molto Piper-riflessivo e che dire? Spero vi piaccia! 

 

03. Death. (Piper POV) 

 

Quando ero piccola amavo mettermi seduta davanti il camino ad ascoltare le storie di mia nonna. Era un'ottima narratrice ed io mi perdevo nelle sue parole come un marinaio che si incanta a fissare il mare perdutamente innamorato, ritrovandomi così ad immedesimarmi in pesci che scorrazzavano fra fondali marini colorati e maestose aquile libere nel cielo. 

Le sue storie erano per la maggior parte ricche di fantasia e di colore, ma ce n'era una che anche se priva di queste caratteristiche non mi stancavo mai di ascoltare. Può sembrare strano ma da piccola ero la più romantica e sognatrice delle bambine, e la sua storia d'amore con mio nonno mi faceva sognare di averne una identica anche io un giorno. 

E così mi immaginavo come uno spettatore esterno di quella che, per me, era ed è la storia d'amore più bella di tutti i tempi. Mi immaginavo accanto a mio nonno quando lanciava i sassolini alla sua finestra, o accanto a lei quando durante la guerra scriveva lettere piene di speranza e promesse da inviargli al fronte, giurandogli che non lo avrebbe mai lasciato e che lo avrebbe aspettato pure tutta la vita, se necessario. 

Ed io adoravo immaginare che due persone potessero stare insieme anche a distanza, anche solo scrivendosi e ricevendo una lettera ogni quindici giorni, se andava bene. 

Anche, e soprattutto, nonostante tutte le avversità. 

« Ehi Chapman, c'è posta per te! » Morello arriva infagottata nel suo giaccone, con la punta del naso arrossata dal freddo, interrompendo il mio momento riflessivo. « » rispondo, sbirciando curiosa fra le sue mani.  

Annuisce e mi porge una busta verdina, con il nome del mittente e del destinatario scritto a penna ed una sigla in alto. Solo due lettere. 

AV. 

Alzo gli occhi al cielo. « Come se non riconoscessi la tua fottuta calligrafia », mormoro alla lettera - come se Alex potesse sentirmi - prima di buttarla nella spazzatura senza aprirla. 

* 

« Cosa ti turba? » mi domanda Red, appena varco la soglia del nostro cubicolo. Alzo le spalle e mi stendo sul mio lettino, a pancia all'aria, fissando il soffitto « Alex mi ha scritto ». 

« E..  » mi risponde, con il suo marcato accento russo. Sbuffo, facendo finta di prenderla alla leggere « E niente, l'ho buttata. Non voglio averci più niente a che fare, basta ». 

Mi sembra quasi di sentir parlare una mini me pro Alex sulla mia spalla destra che mi dice "Come no Piper, come no! Lo sai benissimo che la ami", mentre quella contro Alex invece  mi incoraggia con il mio discorso su quanto sia stronza, egoista, e bla bla bla. 

Red si lima in silenzio le unghia, poi si volta verso di me per un attimo « Non ne sembri tanto convinta, però ». Inarco il sopracciglio - "Uh guarda, come Alex!" mi riprende la mia parte pro Alex, che scaccio subito via - e scuoto la testa « Cosa te lo fa credere, Red? ». 

« Hai buttato la lettera. Ti importa ma sei troppo orgogliosa per ammetterlo e per darle la possibilità di spiegarti » dice semplicemente, riprendendo ad armeggiare con la lima.  

« Può essere », mormoro più a me stessa che a Red. 

* 

Entro nella sala delle visite e vado incontro mio fratello e mia madre, quest'ultima particolarmente provata nel trovarsi in un ambiente così "angusto" per il suo genere. 

« Piper, grazie al cielo sei ancora viva! » commenta lei non appena mi vede, con quel suo tono altezzoso e ben poco credibile. « Sì, evviva! » esclamo mimando il gesto di vittoria con le braccia. Cal ridacchia fra sé e sé e mi da una pacca sulla spalla « Allora, come te la passi? ». 

Nella mia mente per un secondo si affollano così tante risposte diverse da farmi restare per qualche secondo in silenzio. Li guardo attentamente «Dov'è papà? ». 

Si guardano e adesso a stare in silenzio sono loro. Comincia a prendermi il panico, il che non è affatto positiva come cosa, « E' successo qualcosa a papà? Come sta? Sta bene? ». 

Mia madre annuisce, Cal pure. « Quindi? » sbotto esasperata dal loro silenzio « Dov'è? ». 

« Piper non possiamo dirlo.. » comincia mio fratello, con tono grave « Non è il caso ». 

Ed è qui che il mio cervello comincia ad elaborare, fare conti, collegamenti « Oh mio Dio! La nonna, è successo qualcosa alla nonna?  ». Li guardo entrambi con la bocca socchiusa. 

« Bingo! » esclama Cal. Deglutisco, guardando mia madre « E' morta? ». Lei scuote la testa, fissandosi le unghia fresche di manicure « No, Piper. Ma sta molto male » 

* 

« Non potrò darle il mio ultimo saluto, capisce Healy? Non potrò stringerle la mano, dirle quanto io le voglio bene, quanto le sue storie che mi raccontava da bambina fossero belle! Non lo posso permettere, non posso » farfuglio, seduta davanti la scrivania del mio consulente che si rigira una penna fra le mani. « Lei deve aiutarmi, deve farmi avere un permesso » e la butto lì, guardandolo con la mia espressione più afflitta.  

Che è quello che sono in questo momento: afflitta. 

Healy scuote la testa « Chapman mi stai chiedendo l'impossibile, nessuno riceve un permesso ». Lo fisso negli occhi, poggiandomi con le mani sulla scrivania. « E' davvero importante, non glielo chiederei se non fosse così. Io devo darle il mio ultimo saluto, lei deve sapere che io ero lì per lei prima che chiuda per sempre gli occhi ». 

 « Chapman hai più sentito Vause? », mi chiede scrutandomi. 

Capisco dove vuole andare a parare e ricambio il suo sguardo « Vause chi, signore? ». 

Annuisce con un'espressione vagamente soddisfatta e posa la penna sul mucchio di fogli davanti a sé « Vedrò cosa posso fare. Adesso fuori di qui ». 

* 

E così mia nonna sta morendo.  

L'unica persona che mi abbia mai mostrato affetto se ne sta andando proprio mentre io sono in carcere, chiusa fra queste quattro mura, con l'unica speranza di ricevere un permesso speciale per poterle dire addio.  

Da sola. 

Senza la mia famiglia.  

Senza Larry. 

Senza Alex. 

* 

[ Mi chiudo la porta alle spalle e mi ci poggio contro un attimo, per regolarizzare il respiro. Le mani mi tremano e le lacrime mi pizzicano gli occhi. La mamma della persona che amo è morta ed io sto scappando come una ladra, lasciandola nel giorno più brutto della sua vita. 

Il mio istinto mi dice di tornare indietro, di abbracciarla e di dirle che tutto andrà bene, ma come potrei? Niente andrà bene. Ed io non posso più stare con lei. 

Continuo a ripetermelo guardando la finestra di Alex dal finestrino del taxi. Me lo ripeto anche quando il taxi parte e le tende si chiudono bruscamente, provocandomi un tuffo al cuore. 

"Oh Alex.." mormoro, deglutendo e lasciando che le lacrime mi righino il volto. ]

   
 
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