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Autore: KiarettaScrittrice92    19/04/2015    6 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Oggi posto di mattina perché poi ho l'ultimo giorno di fiera, anzi sono pure in ritardo per tutto perciò devo sbrigarmi.
È bello vedere che il caso vi ha intrigato almeno un po', ribadisco che è stata una vera faticaccia inventarlo. Noto anche con piacere che certi fan hanno provato a dedurre come siano andate le cose, era proprio quello che mi aspettavo dai miei accaniti lettori!
Ringrazio di nuovo tutti, soprattutto Dudi per la sua stupenda supposizione del caso che ora lascio risolvere a Shinichi.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Caso chiuso all'ultimo respiro
 

Poco dopo l’uomo della scientifica rientrò nella saletta e fece un segno di assenso a Shinichi che si alzò soddisfatto dalla sedia su cui era seduto.
«Bene ispettore, so come si sono svolti i fatti!»
Tutta la sala si zittì, persino Shiho alzò il viso dal suo piatto di carne appena arrivato, mentre lui assumeva la sua aria sicura.
«Credo che abbia notato la smussatura sul bordo del bicchiere.»
«Certo!»
«Bene, i fatti sono andati in questo modo. Tutti si sono incontrati qui, e ho qualche dubbio che sia successo per caso, ad un certo punto la signorina Timiki ha ricevuto un messaggio dal signor Huzumi dove molto probabilmente le diceva che il piano poteva iniziare. È probabile che si fossero messi d’accordo prima e che avessero entrambi un movente per farlo. Il primo ad avvicinarsi al tavolo della vittima è stato Huzumi che, fingendo di assaggiare il vino, ha smussato con i denti il bicchiere...»
«Questa è una sciocchezza! – esclamò Kimito – Come si può smussare un bicchiere di vetro con i denti?»
«Ma lei ha un dente d’oro signore... – disse Shinichi tranquillo – L’ho notato proprio pochi secondi fa. L’oro è abbastanza resistente per smussare un minimo il vetro. Tornando ai fatti, a quel punto poco più tardi la signorina Kuriru si è avvicinata al tavolo, il complice le aveva creato una scusa per passare il veleno, che probabilmente avevano creato insieme, sul bicchiere.»
«Non ha prove!» insistette l’uomo.
«Le prove le ho! – rispose lui senza scomporsi – Mentre uscivate per essere perquisiti lei ha cancellato il messaggio che ha mandato alla signorina per dare il via al piano. Non sa però che i cellulari di ultima generazione come il suo, non solo salvano le ultime chiamate, ma anche il destinatario dell’ultimo messaggio, inoltre non credo che la signorina Timiki si sia presa la briga di cancellare il messaggio ricevuto, perché poco dopo aver visto la vittima morire si è pentita di ciò che aveva fatto. E se avesse altro da ridire su queste prove... beh, sono sicuro che nel suo preziosissimo dente d’oro troveremo piccole schegge di vetro.»
Non ci fu più niente da dire, mentre tra i pianti della maggior parte della gente nella saletta i due accusati venivano portati fuori, seguiti da Megure e Takagi.
«Allora?» chiese Shinichi voltandosi verso Ran.
«Cosa?» domandò lei che stava ancora pensando al caso appena risolto.
«Andiamo?»
«Sì!» rispose, tornando alla realtà e prendendo la mano che lui le aveva porto, per poi uscire entrambi dalla saletta.
Stavano percorrendo il corridoio per arrivare all’ascensore quando all’improvviso Shinichi sentì quell’orribile sensazione che l’aveva accompagnato per i due anni precedenti. Il cuore sembrava dovergli scoppiare e con un gemito si portò la mano al petto, piegandosi in avanti.
«Non ora ti prego... non di nuovo...»
Come era possibile che succedesse sempre nei momenti più importanti. Perché proprio quella sera. In cui finalmente era con lei. Perché? 
«Shinichi cosa ti prende?» chiese preoccupata Ran chinandosi su di lui. Non era la prima volta che lo vedeva comportarsi in quel modo, ma ogni volta sembrava preoccupatissima.
«Vai a chiamare Shiho, sbrigati!» disse lui a mezza voce prima che un’altra fitta gli mozzò le parole in gola.
«Perché?» domandò lei.
«Vai!» la esortò lui.
Lei si alzò e corse di nuovo verso la saletta, lasciando Shinichi appoggiato al muro, ansimante.
«Ti prego... ti prego... ti prego... Non ora... ti prego...»
Poco dopo, per un’altra fitta si accasciò a terra, mentre vedeva Shiho e Ran correre verso di lui.
«Kudo, dimmi quello che senti!» disse la ramata avvicinandosi a lui.
«È come le altre volte, sono fitte al cuore lancinanti e non riesco a muovermi dal male.» rispose ansimando
«Ok, respira con calma.» disse togliendogli dolcemente la mano dal petto e mettendo la sua.
Poco dopo, un’altra fitta lo colpì, facendolo gemere.
«Dimmi che non ritornerò come prima, ti prego.» supplicò.
«No tranquillo, anche se ci stai andando molto vicino.» disse lei, aprendo la borsa ed estraendone un porta-pillole, dopodiché prese da esso una capsula bianca e verde, per poi rimettere il porta-pillole nella borsa e tirare fuori una bottiglietta.
Lui prese la pillola e dopo appena un paio di minuti si sentì molto meglio.
«Grazie di nuovo.» disse, rialzandosi con un po’ di fatica.
«E di cosa? Ora se non ti dispiace vado a finire questa benedetta cena!» disse, per poi andarsene, disinvolta.
«Ran, – fece lui, voltandosi verso la ragazza – scusa se ti ho fatto preoccupare, possiamo tornare anche noi in sala a mangiare.»

  
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