Yami:
Grazie come sempre
alle nostre assidue lettrici, a chi non si è più fatto sentire, a chi ci segue
da sempre.
A chi ci
perseguita, alla leggenda di Crystal il vampiro (cioè
ai miei sogni assurdi =-=), a Erick Kripke che ci regala gioie e dolori ad ogni
serie di SPN. Grazie a Dark, da parte mia, per quando s’incazza
senza motivo e fa la difficile.
Continuate a
seguirci!
E ora, un capitolo
praticamente dedicato a Tomi…
Cosa succederà a
questo ragazzo, ora che il fratello ha scelto Sivade?
Come disse Ren, il bonzo, Tom è vittima facile della febbre dell’incesto…
Come uscirne…?
Come dimenticare…?
Capitolo 21: “Make me Forget”
Una carezza di sole, un sussurro di vento.
Sulla sua pelle dorata, come un saluto fraterno.
Etereo e gentile.
Ma c’era altro.
Qualcosa di struggente e intenso.
Viaggiava leggero nell’aria. Note d’una melodia
senza tempo.
Sivade aprì a fatica gli occhi, stringendo appena il lenzuolo sotto le sue
dita.
Le bastò qualche istante per riabituarsi alla luce.
Un minuto per riprendere consapevolezza di ciò ch’era
successo.
Era tornata sé stessa.
Dopo ben diciotto anni.
I sentimenti che la percorsero in quel momento furono molteplici, l’uno più
intenso dell’altro. Rabbia contro il padre che l’aveva
maledetta e dimenticata. Disdegno per una madre che
non l’aveva mai difesa. Sofferenza per quegl’anni vissuti sotto il manto d’una bugia insondabile.
Gioia…
Per aver ottenuto pace a quel dolore.
Per aver ripreso la sua forma.
Per aver trovato l’amore.
La sua salvezza.
La sua soluzione.
Pianse, mentre Crystal viaggiava con le dita sui tasti del pianoforte.
Pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto per anni e
anni, silenziosa.
La tastiera lucida, perfettamente tenuta, che suonava note profonde e
penetranti: note che riempivano le
semplici pareti costituenti quella stanza in cui lui sedeva davanti ad un piano
a coda, nero e ben conservato.
Accennò un flebile sorriso, gli occhi chiusi mentre si lasciava condurre
dalle note malinconiche di quella melodia imparata anni, probabilmente secoli,
prima.
Una canzone insegnatali dalla sua defunta moglie, colei con cui si era
scambiato una promessa eterna che mai avrebbe dimenticato.
Non avrebbe mai conosciuto il nome di quel nostalgico motivo…
socchiuse gli occhi.
Si lasciò trasportare nelle sue ultime note, senza trattenere le emozioni
struggenti che lo stavano pian piano avvolgendo.
Una nuova storia, una nuova vita.
Che non si sarebbe lasciato sfuggire.
«…Ben svegliata mia Principessa…».
Si voltò a guardarla con un sorriso delicato in viso.
Sollevando lo sguardo, la ragazza non seppe sorridere immediatamente.
Il viso ancora rigato di lacrime, si rifugiò nel cuscino, sentendosi fin
troppo debole.
Dov’era finita la sua forza?
«…che schifo…» sbottò nervosamente, le mani
serrate per sfogare tutta la sua frustrazione sul materasso, prendendolo a
pugni.
Il vampiro, pallido come sempre, prese a fissarla con cipiglio confuso: «
dopo una simile nottata, sentirsi dire certe cose potrebbe
risultare…frustrante…» spiegò, chiudendo il copritasti del pianoforte, ora in
piedi davanti al letto; vestito solo di boxer e jeans neri attillati, sorretti
dall’immancabile cintura borchiata.
Fermatasi, Sivade tornò a guardarlo, sentendosi improvvisamente inerme:
« Non mi riferivo a quello…stupido…» disse flebile, rilassando le mani.
Crystal quasi non si gongolò, un sorrisetto divertito
sulle labbra: « lo spero bene…» si portò le mani in tasca: né avanzò né
retrocedette.
Ora come ora sentiva pericoloso l’avvicinarla.
«…Sceeemooo…!» disse esasperata la ragazza,
ridacchiando appena.
« La miglior nottata della mia vita » rise avvicinandosi alla finestra,
attento a non esporsi ai raggi solari « il che è tutto dire…considerata la mia
veneranda età…e le mie nobili esperienze…» scostò le tende, facendo calare
ancora una volta il buio nella camera.
Lei rimase a guardarlo, leggermente interdetta. Non poteva certo dire lo
stesso.
« Non avendo termini di paragone, non mi sembra giusto mentire su qualcosa
che non ho mai fatto prima di questa notte.» rivelò tranquilla.
« Più avanti » disse lui soltanto, ridendo.
La voce roca, la carnagione più pallida del normale, le labbra quasi
violacee e un accenno d’occhiaie sotto agli occhi.
Si posò al muro, incrociando braccia e gambe.
Poi ritornò serio, gli occhi concentrati sul viso di lei,
attento ad ogni minimo particolare: « Ora, però, m’interessa solo sapere come
stai ».
La ragazza sospirò, portandosi una mano ai capelli scompigliati dal sonno:
«…Non mi ritrovo in questo corpo…» cercò di spiegare «…sono praticamente vissuta sempre…da uomo...» sottolineò le ultime due
parole, una tenue vena di disprezzo ch’era rivolta nuovamente al padre.
Crystal si ritrovò a sorridere comprensivo, le braccia ancora incrociate al
petto: « se così non fosse stato…chissà ora che donna pettegola saresti » rise
appena, tentando d’immaginare il “vecchio” Sivade andarsene in giro a fare il comare.
Si portò una mano ai capelli, il sorriso allargato a dismisura.
L’eloquenza che la faccia schifata di Sivade mostrò fu quasi esagerata: «
La donna pettegola potrebbe offendersi, signore.»
« E chi mai sarebbe…?» domandò in un sussurro, guardandosi attorno circospetto, gli occhi color petrolio.
In quel momento si chiese quanto avrebbero potuto pagarlo per recitare a
teatro: era un ottimo attore, in special modo se si trattava di raccontare
menzogne oppure indossare maschere.
Quello che realmente riempiva la sua mente era la fame implacabile dovuta a
quel profumo che aleggiava in tutta la stanza. Chiuse gli occhi, inspirando a
fondo.
Sivade lo guardò con acuta attenzione, per poi sorridere sconsolata:
« Hai fame…» constatò, coprendosi più che poteva
col lenzuolo.
L’altro tornò ad aprire gli occhi su di lei, deglutendo
pesantemente: « Touché
» disse soltanto, scuotendo debolmente il capo, rassegnato: «…coprirti non
servirà. Tutta la stanza è invasa dal tuo profumo…». Sorrise.
Lei chinò il capo a guardarlo, lo sguardo da bambina fisso a ricambiare
quello del vampiro. « Dovrai chiamare un’agenzia di disinfestazione, allora. Anche se non capisco che ha di speciale il mio “profumo”…» sospirò,
sentendosi all’improvviso pesante. Non aveva ancora capito il perché, ma
era chiaro che a Crystal piaceva particolarmente il liquido che scorreva nelle
sue vene.
Gli piaceva al punto da farlo impazzire.
Il giovane, posato ancora al muro, sorrise flebile cercando di trovare una
spiegazione per ciò che egli sentiva, ogni qual volta si lasciava trasportare
da quello che era il profumo di Sivade.
Rabbrividì leggermente: « Non so spiegarlo…mi dispiace…». Sospirò, una mano
ad accarezzarsi distrattamente le labbra.
Lei lo guardò compiere quel gesto, contemplando il silenzio. In cuor suo,
un’altra domanda si era fatta strada. Forse per capriccio,
forse per quel legame appena nato che sapeva chiamarsi amore. Chiuse gli
occhi, facendo una vocetta stupida per dissolvere l’imbarazzo: «Sai dirmi
almeno se…shono carina..?» .
Crystal abbandonò le braccia ai fianchi, spostando lo sguardo alle tende di
un colore blu tenue che cadevano dritte sino al pavimento.
Si lasciò sfuggire un grosso sospiro, udendo in
lontananza rumore di passi agili tanto quanto pesanti. Sorrise appena, tentando
di battere nel tempo colui che, in fin dei conti,
altro non era che la reincarnazione del tempo.
Battaglia persa.
Sin dall’inizio.
Irruppe, infatti, Tom: allegro e spensierato come non mai, un sorrisetto
ebete in faccia.
« Crysantelmo! » esclamò, saltando in avanti a
gambe divaricate, bocca e mani spalancate indicando la ragazza sdraiata a
letto.
Si fece perplesso per un decimo di secondo: « hai cambiato stylist, eh? Molto femminile, Crysantelma!
».
Dal canto suo, il vampiro fissava pressoché imbambolato il fratello che
analizzava la ragazza da capo a piedi, mettendosi a carponi
sul letto: « ma quand’è che hai fissato appuntamento col chirurgo? Perché qui c’hai due bei meloni » prese a palpare, annuendo soddisfatto
« la terza è la taglia perfetta. Si, si » lanciò
lontano il lenzuolo osservando ammirato anche tutto il resto.
Sivade non riuscì a fermarlo in tempo, tanto era
lo shock causatole da quella sottospecie di valanga umana. Non
che non le venisse da ridere, anzi. Si stava trattenendo più che poteva.
Anche se Tom le palpate avrebbe potuto risparmiarsele…
« Crysantelma è felice che ti piaccia
l’armamentario, fratellone…» sghignazzò imbarazzata, mettendosi in posa mentre
lanciava un’occhiata ilare a Crystal.
Il vampiro si fece avanti, decisamente nervoso, ma
puntualmente bloccato dalle oscenità che fuoriuscivano dalla tanto fine bocca
del fratello: « sei tanto bronze però! Ti preferivo latticino…» spiegò,
infilando l’indice all’ombelico, interessato.
E, puntualmente, il suo sguardo cadde sulle zone a lui più
gradite: « ma nooo! Il triangolino peloso, nooo! Rasatela!» si fece serio «ogni giorno però, perché spuncia!» sorrise
sempre più ebete «aah…la mia Crysantelma!» si guardò
attorno notando nient’altro che boxer e abiti maschili, sotto lo sguardo
esasperato della ragazza.
Crystal fece un altro passo avanti, quasi a rallentatore, la mano prossima
ad afferrare il biondo per il collo:
« ah!! Te lo regalo io il perizoma!! » si mise in piedi sul letto,
lasciandosi cadere i pantaloni, del tutto a suo agio, prendendo a sfilare
avanti ed indietro sul materasso « bello il MIO perizoma, vero??» indicò le
parole scritte davanti, ammicante « “Here’s stars!”».
Sivade a quel punto soffocò le risate nel cuscino, incapace di darsi una
calmata. Con le lacrime agli occhi, guardò Tom fare da modello sentendosi
sempre più preda dell’euforia: « Fratellone, tu si che
sai cosa desiderano veramente le donne!»
Quello sorrise gaudio, strizzandosi i
gioielli di famiglia: « Tomino lo sa! Ja!» esclamò
proprio quando Crystal lo afferrava per i rasta, scagliandolo a terra con violenza;
lo sguardo spaurito di Tom che si specchiava in quelle acque immote che altro
non erano se non le proprie iridi.
« Ah, merda…» borbottò stordito, una mano al
cappello, intento a riprendersi dal colpo appena ricevuto dal fratello. Si mise
seduto, scuotendo leggermente il capo, Crystal furibondo davanti a lui.
Si mise seduto a gambe incrociate, l’espressione perplessa e confusa come
non mai. Allungò una mano per tastare i gioiellini di Crystal, nel tentativo di
capacitarsi della realtà dei fatti che, a quanto
pareva, gli era sfuggita di mano: « You are the real
one!» esclamò dapprima esaltato poi, via via più
terrorizzato. Cosciente di aver appena compiuto qualcosa di
grave, una situazione irrisolvibile al momento.
« E tra poco tu sarai irreal » rispose infatti, nero, il vampiro.
Sivade soffocò un’altra risata, mettendosi addosso la
sua maglia caduta poco distante dal letto: « Quanto sei cattivo Crysantelmo, lui voleva solo darti tutto il suo appoggio…»
ridacchiò« …nell’eventualità!». Si alzò, accostandosi al moro con passo
tranquillo e per niente imbarazzato. Un po’ d’orgoglio maschile residuo l’aveva ancora, si prese in giro.
« Taci tu » soffiò il moro, iracondo, prendendo per la maglietta il
fratello sino a farlo alzare in piedi, le gambe a mezz’aria. Quell’altro
che non si muoveva di un millimetro, accondiscendente: « una morte senza
pantaloni! » esclamò, due occhioni lucidi a guardare la ragazza « il perizoma
te lo lascio, sai?» sorrise, il viso falsamente terrorizzato « se lo indossi,
garantisce sesso sicuro! Inoltre promette un orgasmo più duraturo» ghignò malefico « sai com’è… bloccare il tempo nei momenti più
opportuni…» si leccò le labbra. Il fratello che spostava le mani dalla maglia
al collo, senza pietà.
«…Sono sicuro...no! Sicura…che tuo fratello non ti vuole morto…vero…?»
propose la ragazza, portando entrambe le mani su quelle di Crystal, estremamente delicata.
Cercò lo sguardo del vampiro, quello sguardo famelico, nero come una notte
senza luna a rischiarare il cielo.
«…Vero…?» chiese ancora, in un flebile sussurro.
« Ti ho detto di tacere! » ringhiò, fulminandola con lo sguardo, sbattendo
il fratello al muro e uscendo dalla stanza calciando la porta che finì a terra,
in frantumi, quasi fosse stata sbriciolata da una carica di gnu.
Il biondo respirò a fondo, limitandosi a massaggiarsi la nuca, mentre
dentro di lui si sentiva terribilmente angosciato e nervoso.
Sivade sospirò a sua volta facendo spallucce: « Comunque
lasciarci le mutande a vicenda non è molto romantico…» commentò, chinandosi
davanti a Tom, le braccia posate alle ginocchia. Si sentiva in colpa, in quel
momento.
Il biondo scosse lentamente il capo, tornando in piedi a fatica, la schiena
a pezzi e la testa dolorante: «…si brucerà…» commentò soltanto, il pensiero già
rivolto al gemello nonostante il trattamento appena ricevuto.
« E’ fortunato che non me la prendo perchè mi ha detto di stare zitta…»
disse cupamente la ragazza, lasciando che il clima fuori s’annuvolasse quanto i
suoi pensieri. « Pensa un po’ alla tua salute, ok? ».
« Io sono una roccia! » esclamò Tom palesandosi allegro, andando a
raccogliere i jeans che s’affrettò ad indossare, senza
bisogno di tante cerimonie. Lo sguardo alla finestra.
« Anche le rocce possono frantumarsi…» disse solo
Sivade alzandosi per scostare le tende: fuori, la pioggia cominciava a cadere,
fine, quasi impalpabile.
Guardò verso il basso, non vedendo nessuno per le vie del monastero:
«…la terrò per qualche ora…và pure a cercarlo,
no?» propose al ragazzo, voltandosi verso di lui.
« Non è il caso » rise Tom, andandosene fuori dalla
porta, diretto nuovamente alla sua stanza, lasciando che la pioggia lo
bagnasse:
« Arrivederci, principessa Sivade » sorrise amaro, mani
in tasca.
La ragazza si fece mesta, sorreggendosi alla tenda che ancora aveva tra le
mani:
« Ciao Tom…» rispose solo, sentendosi ancor più responsabile.
Se ne stava sotto la pioggia, tranquilla, posata ad uno dei muri di quel
luogo sacro. Vomitosamente sacro, per lei. Goito non
aveva mai amato restare in luoghi dove tutti puntavano a “purificarsi”.
Quasi non si accorse della prima persona che gli passò davanti.
Quando fu la volta della seconda, aprì gli occhi, fissandoli al
terreno con espressione vuota: «…Piccoletto, vuoi un the…?» chiese a Tom,
tranquilla.
« Ora come ora potrei rimetterlo » rispose questi, tremendamente sincero,
al contrario dell’espressione divertita che, puntualmente, era tornato ad
indossare.
« Le cortigiane non dovrebbero stare sotto la pioggia » aggiunse poi
ridendo prima di calciare un sasso invisibile a tutti, tranne che a lui.
Goito sospirò, sollevando lo sguardo su di lui: « Sono la prima cortigiana,
quindi posso fare quello che voglio…tipo stare attenta che nessuno soffra
eccessivamente.» disse
pacata, senza far capire di chi stesse parlando. « Se
non ti va il the, te lo mando dopo. O te lo porto…» guardò il cielo con aria
annoiata «…tanto ho tutto il tempo che voglio…»
« Noioso ‘sto lavoro da prima pupattola » commentò divertito il rasta
alzando il viso al cielo, lasciando che l’acqua lo frustasse il minimo necessario
per punirlo di ciò che aveva provveduto a causare. Un
vero disastro, in tutti i sensi.
« Basti pensare che devo solo farmi usare da chi mi può pagare, fare la
carina e poi intascare i soldi.» spiegò
breve la rossa, vestita d’un paio di short blu ormai fradici. Nulla provava
davanti alla realtà della vita. Era abituata a tutto.
« Non posso pagarti, mi dispiace rifiutare l’invito » rise Tom, scuotendo il capo prima di tornare a guardarla; gocce di pioggia che
gli percorrevano il viso ricordando lacrime mai versate. Guardò la porta di
camera sua, eloquente.
Goito si voltò per vedere dove stesse guardando, sorridendo appena vedendo
l’obbiettivo del ragazzo: « Resto io a bagnarmi, tu và
pure. Tanto sei un pessimo cliente…» disse chiudendo gli occhi.
Tom la osservò per un breve istante, per poi fare spallucce,
remissivo:
la prese per il polso, trascinandola verso la camera senza
indugio « sei una pessima pupattola se non consoli un depresso! » esclamò,
aprendo la porta della stanza, del tutto tranquillo. Senza secondi fini.
Lei lo guardò a lungo, direttamente negli occhi. Non che
si facesse scrupoli su di lui. Rispetto a certi clienti che le erano
capitati, il giovane davanti a lei era una perla tra i porci. Sospirò,
divertita dai suoi pensieri: « Pagamento in natura, ok…».
« Ti pagherò una tazza di te » disse l’altro, trascinando la rossa nella
stanza, per poi richiudere la porta in completo silenzio « certo che se vuoi
prestazioni dal sottoscritto, basta parlare! Ho il perizoma magico» rise,
andando a buttarsi sul letto, sconsolato.
Goito si scosse leggermente, una mano che portò ai capelli. Con passo tranquillo, si avvicinò, sedendosi a metà del materasso:
« E io non sono umana…» disse, passandogli con un dito il ventre appena
scoperto. « Si giocherà ad armi pari, insomma.» la
voce ora d’un timbro più basso e sensuale.
«Ma tutto il mio essere protende al magico…» disse
di tutta risposta il biondo, un sorrisetto sadico dipinto sulle labbra carnose.
Lei non rispose, accarezzandogli ora una guancia per abituarsi all’idea, a
quel corpo e alle emozioni che avrebbe dovuto palesare per rendere tutto più
“naturale”. Era la sua prassi personale. Saggiare, prima di tutto. Sembrare realmente innamorata, coinvolta, rapita dal compagno che
chiedeva il suo aiuto. Se d’aiuto si doveva
proprio parlare.
Si chinò, baciandogli le labbra con sensualità innata, la pelle che andava
a riscaldarsi alla stessa temperatura di lui.
« Devo consolare un depresso o sentir parlare un dio del sesso?» sorrise
sarcastica.
« Entrambi…?» propose quello, aprendo appena gli occhi ad osservarla,
completamente a suo agio in simili situazioni. Una mano che andò a sistemarsi appena
il berretto, il frontino ora di lato.
« Allora le tazze di the sono due…» disse lei pacata,
la mano ancora sul ventre che s’intrufolò nei pantaloni, sinuosa. « Permesso?».
« Hai dimenticato di bussare! Vogliooo “TooC TooC!!”» sorrise pacifico,
una mano che scivolava ai fianchi di lei, agile e
silenziosa.
Una mano tanto più grande se messa a confronto con
quella di lei… o con quella del fratello. Sospirò, abbattuto.
A guardarlo, Goito non fece alcun commento. Non era incline a consolare le
persone, non più di tanto. Sapeva che per molti il sesso era di per sé una
consolazione. Lo era anche per lei.
Portò le labbra all’orecchio sinistro di Tom, i capelli che andarono a
stuzzicare il collo di lui: «…Toc...Toc…» sussurrò, soffiando ogni parola.«…Posso farti
dimenticare…?» chiese supplicante.
Il biondo salì ad accarezzarle il viso, specchiandosi negli occhi di lei: «…mi affido a lei…Prima Pupattola…» disse, in
tutta risposta, lascivo e vulnerabile al contempo.
« Saprò darti ogni cosa tu voglia…che il mio corpo
possegga…» proferì lei in tutta risposta, baciandogli quella stessa mano.
Tom la guardò silenzioso, senza più aprir bocca se non per baciare e
lasciarsi baciare. Le passò una mano fra i capelli, lo sguardo cupo fisso nel
suo mentre la baciava dapprima con calma e delicatezza, poi con foga e
disperazione mentre l’attirava a sé, facendo aderire perfettamente i loro
corpi.
E lei, perfetta nel suo compito, lo lasciò fare. Lo accolse, continuando a guardarlo come lui sembrava
implicitamente chiedere. Gli sfiorò i fianchi, sollevando la maglia fin troppo
grande anche per lui. Bagnato, ogni tocco tra loro.
Il ragazzo la mise seduta a carponi su di lui, le mani che andarono a
toglierle la maglietta prima di soffermarsi a sfiorare i seni
di lei, lo sguardo grigio.
Chiuse gli occhi, lasciando che le proprie mani descrivessero il corpo
della rossa in ogni particolare. Lei che lo guardava nella più completa
impassibilità.
Studiandolo.
Non nel fisico, che le sue mani avevano già compreso
essere piacente. Ma nell’animo. Scoprì chi
amava, quanto lo amava, da quando lo amava.
Si ritrovò a sorridere di lui, trovandolo incredibilmente infantile.
Gli tolse la maglia, per poi baciarlo nuovamente sulle labbra, ora a lei
essere caparbia e impositiva. Tom che ricambiava con la stessa decisione, tanto
era il bisogno di dimenticare gli avvenimenti di poco prima: una mano che le
accarezzava le cosce, l’altra ancora immersa fra i capelli di
lei. Le catturò il labbro inferiore con il quale si perse a giocare. La
sentì gemere appena.
Non avrebbe mai saputo se per recitazione o per reale piacere.
Non era cosa importante.
Lei era lì per essere usata, entrambi lo sapevano.
Goito per prima, conosceva le regole del gioco.
Una mano scese all’inguine di lui, accarezzando le
parti più intime. Carica di passione, di brama. Insaziabile in apparenza, come
diceva anche il bacino di lei, mosso lentamente, a
ritmo, contro il corpo del giovane biondo.
Tom si ritrovò a mugolare, e questo non gli piacque affatto.
Ebbe come un blocco, che lo portò a ribaltare le posizioni di punto in
bianco.
Odiava essere passivo, preferiva “l’attività
fisica”.
Si lasciò scappare un ghigno divertito quando si piegò a baciare il ventre di lei, la lingua che saettava a suo piacimento dove
meglio credeva.
Il respiro pesante, la ragazza accondiscendeva ad ogni movimento di lui. Nulla che la potesse stupire in alcun modo. Attenta a non
togliergli il cappello, gli accarezzò i capelli, muovendo ancora il bacino, in
modo che seguisse ogni movimento di lui.
Gli aveva fatto pena, dovette ammettere a sé
stessa. Crystal aveva un amore ora. Il piccoletto sopra di lei aveva solo
Crystal. Perso il fratello, Tom era praticamente
demotivato a vivere.
Il biondo sospirò andando a levarle anche gli short; quasi annoiato giunti
a quel punto. Senza attendere oltre, le tolse anche gli slip,
per nulla attento a ciò che stava facendo. Puro automatismo.
Lei si prodigò a togliergli i pantaloni e i boxer. Non con le mani. Nemmeno
con le gambe. I capelli, silenziosi, avevano fatto il tutto. La ragazza si alzò
a sedere, per poi chinare le labbra tra le gambe di Tom, con una sorta di
movimenti meccanici molto simili a quelli di lui.
Lui affondò entrambe le mani ai capelli di lei,
massaggiandole distrattamente la nuca, gli occhi ora chiusi. In
attesa.
Sospirò ancora una volta e lei iniziò la sua danza leggera con la lingua;
accarezzandogli ogni lembo di pelle per poi avvicinarlo e catturarlo tra le
labbra, le mani alle natiche di lui.
Tom mugolò, nuovamente. Ma ora la motivazione era
già più accettabile della precedente. Affondò con maggior vigore le mani nei
suoi capelli scarlatti prima di gettare la testa all’indietro, desideroso
d’aria, boccheggiante.
L’impulso all’abbandono era ormai raggiunto, ma Goito s’interruppe
all’improvviso, tornando alle labbra del giovane, umide e
semi aperte. Le mani risalirono rapide e gelide la schiena
di lui, mirate a farlo rabbrividire.
Tom si raddrizzò, le palme delle mani sulla schiena sinuosa di lei,
incapace di trattenere quel senso di vuoto che lo stava catturando assieme alla
perdizione che la ragazza gli offriva. Tentando di restare lucido, avvicinò la
bocca all’orecchio di lei che prese ad accarezzare con
le proprie labbra, gli occhi persi al soffitto. Un sospiro
tremante che non riuscì a trattenere, mentre lei catturava tra le labbra un
lembo di pelle, in un punto preciso del collo. Spillando il piacere da
lui come fosse stato una fonte d’acqua zampillante.
Il giovane biondo si portò una mano al viso, quasi esasperato, incapace di
fermare il flusso di sensazioni che lo invasero con dura violenza:
«…vuoi sbrigarti…? Non ho tutta questa pazienza…» sibilò, al limite di sopportazione, gli occhi semichiusi.
Normalmente, seguendo i suoi ritmi, fra loro avrebbe dovuto
essere tutto finito. Ansimò.
La rossa rise cristallina, le labbra ancora posate sul collo del ragazzo: «
Oh, povero!» lo compatì, per nulla seria. Anzi,
soddisfatta.
«…Muoviti…» ripeté, alzando il viso di lei verso
il suo per baciarla con trasporto, chino verso di lei; un eccitazione evidente
fra le sue gambe.
« Prendimi, dio del sesso…» disse ansimante la rossa, baciandolo a sua
volta, mordendogli i lati della bocca. I denti che non
puntavano a ferire. Solo a provocare. Per due tazze di the, poteva anche
divertirsi lei stessa.
Lui la spinse all’indietro, facendole perdere l’equilibrio, a carponi su di lei; le mani che l’accarezzavano
pesantemente partendo dai seni fino a giungere ai fianchi.
La bocca impegnata a stuzzicarle i capezzoli mentre lui stesso prendeva a
muoversi sopra la ragazza, impartendo un ritmo del tutto nuovo.
Cercò il suo sguardo, carico di bramosia.
Lo trovò immediatamente, scoprendolo tranquillo quanto uno specchio
d’acqua. Azzurro e lontano. Abbandonato in pensieri a cui lui non avrebbe mai
potuto accedere. A sentimenti che
non seguivano il presente. Lì scoprì una Goito diversa.
La vide chiudere gli occhi, sospirando prima di donarsi a lui
definitivamente.
Per la prima e forse ultima volta.
Fine ventunesimo
capitolo.
Allora…sempre la Yami XD
Grazie a Marianna, mia conoscenza a cui ho fatto
venire la febbre da SPN e da Tomi =P
Chissà, sai, sono sicura che questo capitolo ti abbia dato speranza per i
tuoi sogni ^.-
Grazie a Miyavi4ever, sei a mia musa ispiratrice al postaggio!
Se non pensassi che ci sei tu pronta a commentare, la
mia tristezza sarebbe al 90%!
Grazie a Nashan, nuova acquisizione della
settimana, di cui presto leggerò tutte le storie! Non hai idea di quanto siamo
coscienti dell’indecenza dei primi capitoli, infatti è
in cantiere un progetto di trasmutazione alchemica del libro XD
Tutto in prima persona ^.-
Tutto più chiaro…=_=
No, non devo pensarci o modifico tutto di botta…
Buhuuuu….!
BUON NATALE
CMQ!