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Autore: Yami_x_Dark    26/12/2008    2 recensioni
"Il vampiro sentì chiaramente una morsa stringergli lo stomaco, i muscoli delle braccia tesi sino all’inverosimile: obbligandosi a rimanere del tutto indifferente a ciò che, in verità, lo stava sconvolgendo dal profondo. La sua espressione mutò da spenta a completamente sconvolta, un lampo di terrore che gli balenò nello sguardo. Totalmente nel panico, non sapeva più cosa dover fare. Aveva del tutto dimenticato ciò che, finora, aveva considerato “giusto” e ciò che sapeva essere “sbagliato”. Travolto."
Crystal ha vissuto per secoli. Ha visto cose che Sivade non ha mai visto, cose che non ha mai conosciuto. Il loro incontro, dettato dal capriccio della Regina Hades, sembra solo un brutto scherzo.
Eppure tra loro si è ormai creato molto più di un legame di rivalità, molto più di un legame d'amicizia. Ma può essere solo un caso, questo fortuito incontro tra un vampiro nato agli albori della rivoluzione francese, ed un mago dai bizzarri poteri, entrambi a comando di due eserciti opposti l'uno all'altro?
Genere: Romantico, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21: “”

Yami:

Grazie come sempre alle nostre assidue lettrici, a chi non si è più fatto sentire, a chi ci segue da sempre.

A chi ci perseguita, alla leggenda di Crystal il vampiro (cioè ai miei sogni assurdi =-=), a Erick Kripke che ci regala gioie e dolori ad ogni serie di SPN. Grazie a Dark, da parte mia, per quando s’incazza senza motivo e fa la difficile.

 

Continuate a seguirci!

 

E ora, un capitolo praticamente dedicato a Tomi…

Cosa succederà a questo ragazzo, ora che il fratello ha scelto Sivade?

Come disse Ren, il bonzo, Tom è vittima facile della febbre dell’incesto…

Come uscirne…?

Come dimenticare…?

 

 

 

Capitolo 21: Make me Forget

 

Una carezza di sole, un sussurro di vento.

Sulla sua pelle dorata, come un saluto fraterno.

Etereo e gentile.

Ma c’era altro.

Qualcosa di struggente e intenso.

Viaggiava leggero nell’aria. Note d’una melodia senza tempo.

Sivade aprì a fatica gli occhi, stringendo appena il lenzuolo sotto le sue dita.

Le bastò qualche istante per riabituarsi alla luce.

Un minuto per riprendere consapevolezza di ciò ch’era successo.

Era tornata sé stessa.

Dopo ben diciotto anni.

I sentimenti che la percorsero in quel momento furono molteplici, l’uno più intenso dell’altro. Rabbia contro il padre che l’aveva maledetta e dimenticata. Disdegno per una madre che non l’aveva mai difesa. Sofferenza per quegl’anni vissuti sotto il manto d’una bugia insondabile.

Gioia…

Per aver ottenuto pace a quel dolore.

Per aver ripreso la sua forma.

Per aver trovato l’amore.

La sua salvezza.

La sua soluzione.

Pianse, mentre Crystal viaggiava con le dita sui tasti del pianoforte.

Pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto per anni e anni, silenziosa.

 

La tastiera lucida, perfettamente tenuta, che suonava note profonde e penetranti:  note che riempivano le semplici pareti costituenti quella stanza in cui lui sedeva davanti ad un piano a coda, nero e ben conservato.

Accennò un flebile sorriso, gli occhi chiusi mentre si lasciava condurre dalle note malinconiche di quella melodia imparata anni, probabilmente secoli, prima.

Una canzone insegnatali dalla sua defunta moglie, colei con cui si era scambiato una promessa eterna che mai avrebbe dimenticato.

Non avrebbe mai conosciuto il nome di quel nostalgico motivo…

socchiuse gli occhi.

Si lasciò trasportare nelle sue ultime note, senza trattenere le emozioni struggenti che lo stavano pian piano avvolgendo.

Una nuova storia, una nuova vita.

Che non si sarebbe lasciato sfuggire.

«…Ben svegliata mia Principessa…».

Si voltò a guardarla con un sorriso delicato in viso.

 

Sollevando lo sguardo, la ragazza non seppe sorridere immediatamente.

Il viso ancora rigato di lacrime, si rifugiò nel cuscino, sentendosi fin troppo debole.

Dov’era finita la sua forza?

«…che schifo…» sbottò nervosamente, le mani serrate per sfogare tutta la sua frustrazione sul materasso, prendendolo a pugni.

Il vampiro, pallido come sempre, prese a fissarla con cipiglio confuso: « dopo una simile nottata, sentirsi dire certe cose potrebbe risultare…frustrante…» spiegò, chiudendo il copritasti del pianoforte, ora in piedi davanti al letto; vestito solo di boxer e jeans neri attillati, sorretti dall’immancabile cintura borchiata.

Fermatasi, Sivade tornò a guardarlo, sentendosi improvvisamente inerme:

« Non mi riferivo a quello…stupido…» disse flebile, rilassando le mani.

Crystal quasi non si gongolò, un sorrisetto divertito sulle labbra: « lo spero bene…» si portò le mani in tasca: né avanzò né retrocedette.

Ora come ora sentiva pericoloso l’avvicinarla.

«…Sceeemooo…!» disse esasperata la ragazza, ridacchiando appena.

« La miglior nottata della mia vita » rise avvicinandosi alla finestra, attento a non esporsi ai raggi solari « il che è tutto dire…considerata la mia veneranda età…e le mie nobili esperienze…» scostò le tende, facendo calare ancora una volta il buio nella camera.

Lei rimase a guardarlo, leggermente interdetta. Non poteva certo dire lo stesso.

« Non avendo termini di paragone, non mi sembra giusto mentire su qualcosa che non ho mai fatto prima di questa notte.» rivelò tranquilla.

« Più avanti » disse lui soltanto, ridendo.

La voce roca, la carnagione più pallida del normale, le labbra quasi violacee e un accenno d’occhiaie sotto agli occhi.

Si posò al muro, incrociando braccia e gambe.

Poi ritornò serio, gli occhi concentrati sul viso di lei, attento ad ogni minimo particolare: « Ora, però, m’interessa solo sapere come stai ».

La ragazza sospirò, portandosi una mano ai capelli scompigliati dal sonno:

«…Non mi ritrovo in questo corpo…» cercò di spiegare «…sono praticamente vissuta sempre…da uomo...» sottolineò le ultime due parole, una tenue vena di disprezzo ch’era rivolta nuovamente al padre.

Crystal si ritrovò a sorridere comprensivo, le braccia ancora incrociate al petto: « se così non fosse stato…chissà ora che donna pettegola saresti » rise appena, tentando d’immaginare il “vecchio” Sivade andarsene in giro a fare il comare.

Si portò una mano ai capelli, il sorriso allargato a dismisura.

L’eloquenza che la faccia schifata di Sivade mostrò fu quasi esagerata: « La donna pettegola potrebbe offendersi, signore.»

« E chi mai sarebbe…?» domandò in un sussurro, guardandosi attorno circospetto, gli occhi color petrolio.

In quel momento si chiese quanto avrebbero potuto pagarlo per recitare a teatro: era un ottimo attore, in special modo se si trattava di raccontare menzogne oppure indossare maschere.

Quello che realmente riempiva la sua mente era la fame implacabile dovuta a quel profumo che aleggiava in tutta la stanza. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo.

Sivade lo guardò con acuta attenzione, per poi sorridere sconsolata:

« Hai fame…» constatò, coprendosi più che poteva col lenzuolo.

L’altro tornò ad aprire gli occhi su di lei, deglutendo pesantemente: « Touché » disse soltanto, scuotendo debolmente il capo, rassegnato: «…coprirti non servirà. Tutta la stanza è invasa dal tuo profumo…». Sorrise.

Lei chinò il capo a guardarlo, lo sguardo da bambina fisso a ricambiare quello del vampiro. « Dovrai chiamare un’agenzia di disinfestazione, allora. Anche se non capisco che ha di speciale il mio “profumo”…» sospirò, sentendosi all’improvviso pesante. Non aveva ancora capito il perché, ma era chiaro che a Crystal piaceva particolarmente il liquido che scorreva nelle sue vene.

Gli piaceva al punto da farlo impazzire.

Il giovane, posato ancora al muro, sorrise flebile cercando di trovare una spiegazione per ciò che egli sentiva, ogni qual volta si lasciava trasportare da quello che era il profumo di Sivade.

Rabbrividì leggermente: « Non so spiegarlo…mi dispiace…». Sospirò, una mano ad accarezzarsi distrattamente le labbra.

Lei lo guardò compiere quel gesto, contemplando il silenzio. In cuor suo, un’altra domanda si era fatta strada. Forse per capriccio, forse per quel legame appena nato che sapeva chiamarsi amore. Chiuse gli occhi, facendo una vocetta stupida per dissolvere l’imbarazzo: «Sai dirmi almeno se…shono carina..?» .

Crystal abbandonò le braccia ai fianchi, spostando lo sguardo alle tende di un colore blu tenue che cadevano dritte sino al pavimento.

Si lasciò sfuggire un grosso sospiro, udendo in lontananza rumore di passi agili tanto quanto pesanti. Sorrise appena, tentando di battere nel tempo colui che, in fin dei conti, altro non era che la reincarnazione del tempo.

Battaglia persa.

Sin dall’inizio.

Irruppe, infatti, Tom: allegro e spensierato come non mai, un sorrisetto ebete in faccia.

« Crysantelmo! » esclamò, saltando in avanti a gambe divaricate, bocca e mani spalancate indicando la ragazza sdraiata a letto.

Si fece perplesso per un decimo di secondo: « hai cambiato stylist, eh? Molto femminile, Crysantelma! ».

Dal canto suo, il vampiro fissava pressoché imbambolato il fratello che analizzava la ragazza da capo a piedi, mettendosi a carponi sul letto: « ma quand’è che hai fissato appuntamento col chirurgo? Perché qui c’hai due bei meloni » prese a palpare, annuendo soddisfatto « la terza è la taglia perfetta. Si, si » lanciò lontano il lenzuolo osservando ammirato anche tutto il resto.

Sivade non riuscì a fermarlo in tempo, tanto era lo shock causatole da quella sottospecie di valanga umana. Non che non le venisse da ridere, anzi. Si stava trattenendo più che poteva. Anche se Tom le palpate avrebbe potuto risparmiarsele…

« Crysantelma è felice che ti piaccia l’armamentario, fratellone…» sghignazzò imbarazzata, mettendosi in posa mentre lanciava un’occhiata ilare a Crystal.

Il vampiro si fece avanti, decisamente nervoso, ma puntualmente bloccato dalle oscenità che fuoriuscivano dalla tanto fine bocca del fratello: « sei tanto bronze però! Ti preferivo latticino…» spiegò, infilando l’indice all’ombelico, interessato.

E, puntualmente, il suo sguardo cadde sulle zone a lui più gradite: « ma nooo! Il triangolino peloso, nooo! Rasatela!» si fece serio «ogni giorno però, perché spuncia  sorrise sempre più ebete «aah…la mia Crysantelma!» si guardò attorno notando nient’altro che boxer e abiti maschili, sotto lo sguardo esasperato della ragazza.

Crystal fece un altro passo avanti, quasi a rallentatore, la mano prossima ad afferrare il biondo per il collo:

« ah!! Te lo regalo io il perizoma!! » si mise in piedi sul letto, lasciandosi cadere i pantaloni, del tutto a suo agio, prendendo a sfilare avanti ed indietro sul materasso « bello il MIO perizoma, vero??» indicò le parole scritte davanti, ammicante « “Here’s stars!”».

Sivade a quel punto soffocò le risate nel cuscino, incapace di darsi una calmata. Con le lacrime agli occhi, guardò Tom fare da modello sentendosi sempre più preda dell’euforia: « Fratellone, tu si che sai cosa desiderano veramente le donne!»

Quello sorrise gaudio, strizzandosi i gioielli di famiglia: « Tomino lo sa! Ja!» esclamò proprio quando Crystal lo afferrava per i rasta, scagliandolo a terra con violenza; lo sguardo spaurito di Tom che si specchiava in quelle acque immote che altro non erano se non le proprie iridi.

« Ah, merda…» borbottò stordito, una mano al cappello, intento a riprendersi dal colpo appena ricevuto dal fratello. Si mise seduto, scuotendo leggermente il capo, Crystal furibondo davanti a lui.

Si mise seduto a gambe incrociate, l’espressione perplessa e confusa come non mai. Allungò una mano per tastare i gioiellini di Crystal, nel tentativo di capacitarsi della realtà dei fatti che, a quanto pareva, gli era sfuggita di mano: « You are the real one!» esclamò dapprima esaltato poi, via via più terrorizzato. Cosciente di aver appena compiuto qualcosa di grave, una situazione irrisolvibile al momento.

« E tra poco tu sarai irreal » rispose infatti, nero, il vampiro.

Sivade soffocò un’altra risata, mettendosi addosso la sua maglia caduta poco distante dal letto: « Quanto sei cattivo Crysantelmo, lui voleva solo darti tutto il suo appoggio…» ridacchiò« …nell’eventualità!». Si alzò, accostandosi al moro con passo tranquillo e per niente imbarazzato. Un po’ d’orgoglio maschile residuo l’aveva ancora, si prese in giro.

« Taci tu » soffiò il moro, iracondo, prendendo per la maglietta il fratello sino a farlo alzare in piedi, le gambe a mezz’aria. Quell’altro che non si muoveva di un millimetro, accondiscendente: « una morte senza pantaloni! » esclamò, due occhioni lucidi a guardare la ragazza « il perizoma te lo lascio, sai?» sorrise, il viso falsamente terrorizzato « se lo indossi, garantisce sesso sicuro! Inoltre promette un orgasmo più duraturo» ghignò malefico « sai com’è… bloccare il tempo nei momenti più opportuni…» si leccò le labbra. Il fratello che spostava le mani dalla maglia al collo, senza pietà.

«…Sono sicuro...no! Sicura…che tuo fratello non ti vuole morto…vero…?» propose la ragazza, portando entrambe le mani su quelle di Crystal, estremamente delicata.

Cercò lo sguardo del vampiro, quello sguardo famelico, nero come una notte senza luna a rischiarare il cielo.

«…Vero…?» chiese ancora, in un flebile sussurro.

« Ti ho detto di tacere! » ringhiò, fulminandola con lo sguardo, sbattendo il fratello al muro e uscendo dalla stanza calciando la porta che finì a terra, in frantumi, quasi fosse stata sbriciolata da una carica di gnu.

Il biondo respirò a fondo, limitandosi a massaggiarsi la nuca, mentre dentro di lui si sentiva terribilmente angosciato e nervoso.

Sivade sospirò a sua volta facendo spallucce: « Comunque lasciarci le mutande a vicenda non è molto romantico…» commentò, chinandosi davanti a Tom, le braccia posate alle ginocchia. Si sentiva in colpa, in quel momento.

Il biondo scosse lentamente il capo, tornando in piedi a fatica, la schiena a pezzi e la testa dolorante: «…si brucerà…» commentò soltanto, il pensiero già rivolto al gemello nonostante il trattamento appena ricevuto.

« E’ fortunato che non me la prendo perchè mi ha detto di stare zitta…» disse cupamente la ragazza, lasciando che il clima fuori s’annuvolasse quanto i suoi pensieri. « Pensa un po’ alla tua salute, ok? ».

« Io sono una roccia! » esclamò Tom palesandosi allegro, andando a raccogliere i jeans che s’affrettò ad indossare, senza bisogno di tante cerimonie. Lo sguardo alla finestra.

« Anche le rocce possono frantumarsi…» disse solo Sivade alzandosi per scostare le tende: fuori, la pioggia cominciava a cadere, fine, quasi impalpabile.

Guardò verso il basso, non vedendo nessuno per le vie del monastero:

«…la terrò per qualche ora…và pure a cercarlo, no?» propose al ragazzo, voltandosi verso di lui.

« Non è il caso » rise Tom, andandosene fuori dalla porta, diretto nuovamente alla sua stanza, lasciando che la pioggia lo bagnasse:

« Arrivederci, principessa Sivade » sorrise amaro, mani in tasca.

La ragazza si fece mesta, sorreggendosi alla tenda che ancora aveva tra le mani:

« Ciao Tom…» rispose solo, sentendosi ancor più responsabile.

 

Se ne stava sotto la pioggia, tranquilla, posata ad uno dei muri di quel luogo sacro. Vomitosamente sacro, per lei. Goito non aveva mai amato restare in luoghi dove tutti puntavano a “purificarsi”.

Quasi non si accorse della prima persona che gli passò davanti.

Quando fu la volta della seconda, aprì gli occhi, fissandoli al terreno con espressione vuota: «…Piccoletto, vuoi un the…?» chiese a Tom, tranquilla.

« Ora come ora potrei rimetterlo » rispose questi, tremendamente sincero, al contrario dell’espressione divertita che, puntualmente, era tornato ad indossare.

« Le cortigiane non dovrebbero stare sotto la pioggia » aggiunse poi ridendo prima di calciare un sasso invisibile a tutti, tranne che a lui.

Goito sospirò, sollevando lo sguardo su di lui: « Sono la prima cortigiana, quindi posso fare quello che voglio…tipo stare attenta che nessuno soffra eccessivamente.» disse pacata, senza far capire di chi stesse parlando. « Se non ti va il the, te lo mando dopo. O te lo porto…» guardò il cielo con aria annoiata «…tanto ho tutto il tempo che voglio…»

« Noioso ‘sto lavoro da prima pupattola » commentò divertito il rasta alzando il viso al cielo, lasciando che l’acqua lo frustasse il minimo necessario per punirlo di ciò che aveva provveduto a causare. Un vero disastro, in tutti i sensi.

« Basti pensare che devo solo farmi usare da chi mi può pagare, fare la carina e poi intascare i soldi.» spiegò breve la rossa, vestita d’un paio di short blu ormai fradici. Nulla provava davanti alla realtà della vita. Era abituata a tutto.

« Non posso pagarti, mi dispiace rifiutare l’invito » rise Tom, scuotendo il capo prima di tornare a guardarla; gocce di pioggia che gli percorrevano il viso ricordando lacrime mai versate. Guardò la porta di camera sua, eloquente.

Goito si voltò per vedere dove stesse guardando, sorridendo appena vedendo l’obbiettivo del ragazzo: « Resto io a bagnarmi, tu và pure. Tanto sei un pessimo cliente…» disse chiudendo gli occhi.

Tom la osservò per un breve istante, per poi fare spallucce, remissivo:

la prese per il polso, trascinandola verso la camera senza indugio « sei una pessima pupattola se non consoli un depresso! » esclamò, aprendo la porta della stanza, del tutto tranquillo. Senza secondi fini.

Lei lo guardò a lungo, direttamente negli occhi. Non che si facesse scrupoli su di lui. Rispetto a certi clienti che le erano capitati, il giovane davanti a lei era una perla tra i porci. Sospirò, divertita dai suoi pensieri: « Pagamento in natura, ok…».

« Ti pagherò una tazza di te » disse l’altro, trascinando la rossa nella stanza, per poi richiudere la porta in completo silenzio « certo che se vuoi prestazioni dal sottoscritto, basta parlare! Ho il perizoma magico» rise, andando a buttarsi sul letto, sconsolato.

Goito si scosse leggermente, una mano che portò ai capelli. Con passo tranquillo, si avvicinò, sedendosi a metà del materasso: « E io non sono umana…» disse, passandogli con un dito il ventre appena scoperto. « Si giocherà ad armi pari, insomma.» la voce ora d’un timbro più basso e sensuale.

«Ma tutto il mio essere protende al magico…» disse di tutta risposta il biondo, un sorrisetto sadico dipinto sulle labbra carnose.

Lei non rispose, accarezzandogli ora una guancia per abituarsi all’idea, a quel corpo e alle emozioni che avrebbe dovuto palesare per rendere tutto più “naturale”. Era la sua prassi personale. Saggiare, prima di tutto. Sembrare realmente innamorata, coinvolta, rapita dal compagno che chiedeva il suo aiuto. Se d’aiuto si doveva proprio parlare.

Si chinò, baciandogli le labbra con sensualità innata, la pelle che andava a riscaldarsi alla stessa temperatura di lui.

« Devo consolare un depresso o sentir parlare un dio del sesso?» sorrise sarcastica.

« Entrambi…?» propose quello, aprendo appena gli occhi ad osservarla, completamente a suo agio in simili situazioni. Una mano che andò a sistemarsi appena il berretto, il frontino ora di lato.

« Allora le tazze di the sono due…» disse lei pacata, la mano ancora sul ventre che s’intrufolò nei pantaloni, sinuosa. « Permesso?».

« Hai dimenticato di bussare! VoglioooTooC TooC!!”» sorrise pacifico, una mano che scivolava ai fianchi di lei, agile e silenziosa.

Una mano tanto più grande se messa a confronto con quella di lei… o con quella del fratello. Sospirò, abbattuto.

A guardarlo, Goito non fece alcun commento. Non era incline a consolare le persone, non più di tanto. Sapeva che per molti il sesso era di per sé una consolazione. Lo era anche per lei.

Portò le labbra all’orecchio sinistro di Tom, i capelli che andarono a stuzzicare il collo di lui: «…Toc...Toc…» sussurrò, soffiando ogni parola.«…Posso farti dimenticare…?» chiese supplicante.

Il biondo salì ad accarezzarle il viso, specchiandosi negli occhi di lei: «…mi affido a lei…Prima Pupattola…» disse, in tutta risposta, lascivo e vulnerabile al contempo.

« Saprò darti ogni cosa tu voglia…che il mio corpo possegga…» proferì lei in tutta risposta, baciandogli quella stessa mano.

Tom la guardò silenzioso, senza più aprir bocca se non per baciare e lasciarsi baciare. Le passò una mano fra i capelli, lo sguardo cupo fisso nel suo mentre la baciava dapprima con calma e delicatezza, poi con foga e disperazione mentre l’attirava a sé, facendo aderire perfettamente i loro corpi.

E lei, perfetta nel suo compito, lo lasciò fare. Lo accolse, continuando a guardarlo come lui sembrava implicitamente chiedere. Gli sfiorò i fianchi, sollevando la maglia fin troppo grande anche per lui. Bagnato, ogni tocco tra loro.

Il ragazzo la mise seduta a carponi su di lui, le mani che andarono a toglierle la maglietta prima di soffermarsi a sfiorare i seni di lei, lo sguardo grigio.

Chiuse gli occhi, lasciando che le proprie mani descrivessero il corpo della rossa in ogni particolare. Lei che lo guardava nella più completa impassibilità.

Studiandolo.

Non nel fisico, che le sue mani avevano già compreso essere piacente. Ma nell’animo. Scoprì chi amava, quanto lo amava, da quando lo amava.

Si ritrovò a sorridere di lui, trovandolo incredibilmente infantile.

Gli tolse la maglia, per poi baciarlo nuovamente sulle labbra, ora a lei essere caparbia e impositiva. Tom che ricambiava con la stessa decisione, tanto era il bisogno di dimenticare gli avvenimenti di poco prima: una mano che le accarezzava le cosce, l’altra ancora immersa fra i capelli di lei. Le catturò il labbro inferiore con il quale si perse a giocare. La sentì gemere appena.

Non avrebbe mai saputo se per recitazione o per reale piacere.

Non era cosa importante.

Lei era lì per essere usata, entrambi lo sapevano.

Goito per prima, conosceva le regole del gioco.

Una mano scese all’inguine di lui, accarezzando le parti più intime. Carica di passione, di brama. Insaziabile in apparenza, come diceva anche il bacino di lei, mosso lentamente, a ritmo, contro il corpo del giovane biondo.

Tom si ritrovò a mugolare, e questo non gli piacque affatto.

Ebbe come un blocco, che lo portò a ribaltare le posizioni di punto in bianco.

Odiava essere passivo, preferiva “l’attività fisica”.

Si lasciò scappare un ghigno divertito quando si piegò a baciare il ventre di lei, la lingua che saettava a suo piacimento dove meglio credeva.

Il respiro pesante, la ragazza accondiscendeva ad ogni movimento di lui. Nulla che la potesse stupire in alcun modo. Attenta a non togliergli il cappello, gli accarezzò i capelli, muovendo ancora il bacino, in modo che seguisse ogni movimento di lui.

Gli aveva fatto pena, dovette ammettere a sé stessa. Crystal aveva un amore ora. Il piccoletto sopra di lei aveva solo Crystal. Perso il fratello, Tom era praticamente demotivato a vivere.

Il biondo sospirò andando a levarle anche gli short; quasi annoiato giunti a quel punto. Senza attendere oltre, le tolse anche gli slip, per nulla attento a ciò che stava facendo. Puro automatismo.

Lei si prodigò a togliergli i pantaloni e i boxer. Non con le mani. Nemmeno con le gambe. I capelli, silenziosi, avevano fatto il tutto. La ragazza si alzò a sedere, per poi chinare le labbra tra le gambe di Tom, con una sorta di movimenti meccanici molto simili a quelli di lui.

Lui affondò entrambe le mani ai capelli di lei, massaggiandole distrattamente la nuca, gli occhi ora chiusi. In attesa.

Sospirò ancora una volta e lei iniziò la sua danza leggera con la lingua; accarezzandogli ogni lembo di pelle per poi avvicinarlo e catturarlo tra le labbra, le mani alle natiche di lui.

Tom mugolò, nuovamente. Ma ora la motivazione era già più accettabile della precedente. Affondò con maggior vigore le mani nei suoi capelli scarlatti prima di gettare la testa all’indietro, desideroso d’aria, boccheggiante.

L’impulso all’abbandono era ormai raggiunto, ma Goito s’interruppe all’improvviso, tornando alle labbra del giovane, umide e semi aperte. Le mani risalirono rapide e gelide la schiena di lui, mirate a farlo rabbrividire.

Tom si raddrizzò, le palme delle mani sulla schiena sinuosa di lei, incapace di trattenere quel senso di vuoto che lo stava catturando assieme alla perdizione che la ragazza gli offriva. Tentando di restare lucido, avvicinò la bocca all’orecchio di lei che prese ad accarezzare con le proprie labbra, gli occhi persi al soffitto. Un sospiro tremante che non riuscì a trattenere, mentre lei catturava tra le labbra un lembo di pelle, in un punto preciso del collo. Spillando il piacere da lui come fosse stato una fonte d’acqua zampillante.

Il giovane biondo si portò una mano al viso, quasi esasperato, incapace di fermare il flusso di sensazioni che lo invasero con dura violenza:

«…vuoi sbrigarti…? Non ho tutta questa pazienza…» sibilò, al limite di sopportazione, gli occhi semichiusi. Normalmente, seguendo i suoi ritmi, fra loro avrebbe dovuto essere tutto finito. Ansimò.

La rossa rise cristallina, le labbra ancora posate sul collo del ragazzo: « Oh, povero!» lo compatì, per nulla seria. Anzi, soddisfatta.

«…Muoviti…» ripeté, alzando il viso di lei verso il suo per baciarla con trasporto, chino verso di lei; un eccitazione evidente fra le sue gambe.

« Prendimi, dio del sesso…» disse ansimante la rossa, baciandolo a sua volta, mordendogli i lati della bocca. I denti che non puntavano a ferire. Solo a provocare. Per due tazze di the, poteva anche divertirsi lei stessa.

Lui la spinse all’indietro, facendole perdere l’equilibrio, a carponi su di lei; le mani che l’accarezzavano pesantemente partendo dai seni fino a giungere ai fianchi.

La bocca impegnata a stuzzicarle i capezzoli mentre lui stesso prendeva a muoversi sopra la ragazza, impartendo un ritmo del tutto nuovo.

Cercò il suo sguardo, carico di bramosia.

Lo trovò immediatamente, scoprendolo tranquillo quanto uno specchio d’acqua. Azzurro e lontano. Abbandonato in pensieri a cui lui non avrebbe mai potuto accedere. A sentimenti che non seguivano il presente. Lì scoprì una Goito diversa.

La vide chiudere gli occhi, sospirando prima di donarsi a lui definitivamente.

Per la prima e forse ultima volta.

 

 

Fine ventunesimo capitolo.

 

 

 

 

Allora…sempre la Yami XD

Grazie a Marianna, mia conoscenza a cui ho fatto venire la febbre da SPN e da Tomi =P

Chissà, sai, sono sicura che questo capitolo ti abbia dato speranza per i tuoi sogni ^.-

Grazie a Miyavi4ever, sei a mia musa ispiratrice al postaggio! Se non pensassi che ci sei tu pronta a commentare, la mia tristezza sarebbe al 90%!

Grazie a Nashan, nuova acquisizione della settimana, di cui presto leggerò tutte le storie! Non hai idea di quanto siamo coscienti dell’indecenza dei primi capitoli, infatti è in cantiere un progetto di trasmutazione alchemica del libro XD

Tutto in prima persona ^.-

Tutto più chiaro…=_=

No, non devo pensarci o modifico tutto di botta…

Buhuuuu….!

 

 

 

BUON NATALE

CMQ!

  
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