Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Kotoko_chan    19/04/2015    7 recensioni
Kuroko Tetsuya è un ragazzo timido e di poche parole, che entra nella squadra di basket del liceo Seirin, dove incontrerà Kagami Taiga, il suo esatto opposto. Tra i due si creerà una certa intesa anche se Kagami non riesce a spiegarsi il motivo per cui Kuroko odia essere toccato. Che sia colpa del suo passato? E qual è il suo legame con la "Generazione dei miracoli"? Cosa unisce questi sei ragazzi straordinari ma così altezzosi? Tra partite di basket e colpi di scena, riuscirà il nostro sesto uomo a liberarsi dei suoi vincoli? Lo scoprirete solo leggendo...
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kiseki No Sedai, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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24. Il ritiro estivo: parte quarta
 
Il suono familiare di centinaia di piedi che camminavano sulle loro teste, desiderosi di vedere giocare le rispettive squadre… il chiacchiericcio incessante dei compagni di squadra.. l’ansia del pre-partita palpabile ovunque...
Loro però non sentivano o provavano nulla di tutto ciò. L’ultima volta che si erano sentiti in quel modo era accaduto solo quando si erano divisi. Ora, che erano di nuovo tutti insieme, nessuno poteva batterli.
Murasakibara era appoggiato sul muro vicino all’ingresso degli spogliatoi intento a gustare delle patatine, mentre leggeva un messaggio sul suo cellulare. Un sorriso innaturale comparve sul suo volto, scomponendo quella maschera di indifferenza che si era costruito negli anni ma, immediatamente chiuse il telefono, concentrandosi sulle patatine, ricomponendosi.
Midorima stava pulendo i suoi occhiali con la maglia della sua divisa. Era molto concentrato su ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, forse era l’unico che prendeva ogni partita sul serio. Strinse una piccola biglia tra le sue mani, l’oggetto fortunato del giorno per poi immergersi nella lettura del suo oroscopo. Quel giorno sarebbe stato il giorno della sua vittoria contro il Seirin.
Aomine aveva occupato per intero una panca: si era sdraiato a braccia conserte per schiacciare un pisolino, utilizzando come cuscino le gambe di Kise, intento a parlare al telefono con il suo manager. Il suo chiacchiericcio stava irritando alcuni senpai che non riuscivano a capire come potessero essere così rilassati. Dopotutto stavano per affrontare il Seirin, la squadra che li aveva battuti in finale durante la Winter Cup, la squadra che aveva battuto tutti i Miracoli nel corso del torneo. Insieme ce l’avrebbero fatta?
Le matricole avevano occupato una parte dello spogliatoio, parlando di altro. Sapevano che il capitano non li avrebbe mai fatti giocare, quindi decisero di rilassarsi.
Akashi era seduto accanto a Momoi, leggendo i dati raccolti da lei sul Seirin. Aveva compilato una scheda per ogni giocatore soffermandosi su alcuni: Hyuuga Junpei, il capitano che, con le sue abilità, aveva raggiunto lo stesso potenziale di Midorima; Kiyoshi Teppei, l’Iron Heart, il generale senza corona, il ragazzo che era la forza motrice dell’intero Seirin, il pilastro che li teneva tutti uniti, colui che poteva essere definito “Miracolo” se solo loro non fossero esistiti; Izuki Shun, l’Occhio dell’Aquila, che gli permetteva di guardare il campo per intero e perciò percepire la presenza dei suoi compagni di squadra, una mina vagante; e infine, tra i più temuti c’era lui, Kagami Taiga, il settimo Miracolo venuto da lontano. La sua elevazione era l’invidia di molti giocatori e poteva entrare in trance agonistica. Il ragazzo che li aveva battuti tutti, insieme alla sua ombra Kuroko Tetsuya.
E, proprio in quel momento, Kuroko stava guardando la scheda di Kagami con foto inclusa, provando una forte fitta al cuore. Si sentiva mancare l’aria tanto era il desiderio di rivederlo, di tornare insieme... anche se lo avrebbe rivisto a breve, doveva essere indifferente, affrontarlo in campo, voltare le spalle ai suoi vecchi amici fingendo di stare bene con il Rakuzan, con Akashi...
Chiuse gli occhi cercando di pensare ad altro, inutilmente. Si sentiva male.
“Tetsuya, tutto ok?” chiese Akashi notandolo.
“Bagno” rispose alzandosi.
Non voleva che lo vedesse in quelle condizioni dopo aver scoperto le sue vere intenzioni.
Lui annuì e riprese a leggere gli appunti con Momoi. Kuroko lo guardò perplesso. In quegli ultimi giorni non lo aveva mai lasciato un attimo da solo, consentendogli di vedere i suoi amici solo agli allenamenti e durante i pasti. Il resto del tempo doveva passarlo in camera sotto sua stretta sorveglianza. Forse un po’ troppa visto che aveva iniziato a dormire nel suo stesso letto. La cosa inizialmente gli era risultata fastidiosa perché, al minimo tocco, tremava non riuscendo a dormire ma, dopo un paio di notti, si era abituato alla sua presenza.
Spesso si svegliava di notte e rimaneva a fissarlo. In quei momenti, con il volto rilassato, gli occhi chiusi e i capelli sparpagliati sul cuscino, diventava il Sei-chan di cui si era innamorato ai tempi delle medie. Poi si riscuoteva dandogli le spalle. Sei-chan non c’era più, sostituito dall’Imperatore e non riusciva a capire il perché gli attribuisse tutte le colpe. Come aveva contribuito alla sua nascita? La prima volta in cui si era manifestato l’Imperatore risaliva verso la fine della seconda media e lui era sicurissimo di non aver influito su questo. Anche perché in quel periodo era sconvolto da altro.
Si riscosse agitato dai suoi pensieri e si alzò dirigendosi verso l’ingresso, seguito immediatamente da Murasakibara.
“Ah, giusto. Il cagnolino dell’Imperatore” pensò intristito.
Gli era sembrato strano che gli concedesse di andare da solo in bagno con il Seirin in giro.
Camminarono in silenzio, indifferenti alla folla di persone che camminava nei corridoi. Evitava qualsiasi contatto fisico visto che, nell’ultimo periodo, la situazione era peggiorata. Negli allenamenti del giorno precedente Aomine gli aveva alzato il pugno in segno di saluto, e lui, dopo aver risposto, si era reso conto che la sua mano tremava. Anche Daiki se n’era accorto, guardandolo con sospetto. Ma, mentre stava per chiedergli qualcosa, Kise gli era saltato addosso facendolo cadere a terra.
 
“Ma cosa diavoli combini? Potevamo farci male!!”
“Scusa, Aominecchi. Stavo recuperando il passaggio di Midorimacchi e non mi sono accorto di te”.
 
Kise era tornato amichevole con Aomine e Kuroko moriva dalla voglia di chiedergli il perché però, con Akashi alle calcagna, al massimo poteva dirgli di passare la palla.
“Non dovevi andare in bagno?” chiese Murasakibara all’improvviso, notando che stavano andando nella direzione opposta.
Kuroko si fermò rendendosi conto che aveva ragione.
“Si...” mormorò facendo dietro front.
Camminava con passo pesante e schiena curva, si sentiva stanco. Attribuiva quella stanchezza ai postumi dell’incidente. E poi c’era qualcosa che lo tormentava. Il giorno dell’incidente era sicuro al 100% che Taiga lo avesse salvato. Anche se non lo vedeva e sentiva da mesi, il suo tocco era inconfondibile, la dolcezza delle sue carezze le sentiva ancora sul suo corpo... però Akashi gli aveva detto che era stato Murasakibara a salvarlo. Non aveva osato contraddirlo, il suo timore era che poi potesse prendersela con Kagami.
Arrivò all’ingresso del bagno fermandosi di fronte alla porta.
“Vuoi seguirmi anche qui?” chiese infastidito.
“No, non mi va di mangiare in bagno” commentò aprendo una barretta di cioccolata.
Kuroko annuì, ringraziando mentalmente la voracità di Murasakibara. Entrò dentro guardando con disinteresse l’ambiente: una serie di lavandini posti sulla destra sovrastati da specchi, una piccola finestra rettangolare sulla parete di fronte e infine, sulla sinistra, le porte che conducevano alle toilette. Le prime due erano occupate, quindi si diresse alla terza. Aveva appena chiuso quando una delle porte chiuse si aprì e una voce famigliare risuonò nella stanza.
“Kiyoshi senpai, hai finito? Se restiamo un altro po’ in bagno la coach ci farà a pezzi”.
Il suo cuore perse diversi battiti e si appoggiò alla porta del bagno per non cadere. Quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille, la voce che l’aveva rassicurato, la voce che gli aveva mormorato sensuali parole nell’orecchio.
Apparteneva a lui.
Kagami Taiga.
“Non ti preoccupare, me ne occupo io” rispose Kiyoshi con voce soffocata.
Sentì il rumore dell’acqua scorrere dal rubinetto coperto poi dallo sciacquone che aveva appena tirato Kiyoshi senpai.
La porta si aprì e sentì che anche il senpai si stava lavando le mani.
“Kagami, come ti senti? Hai delle brutte occhiaie” commentò Kiyoshi.
“Non ho dormito” borbottò Kagami.
A Kuroko gli sfuggì un sorriso. Non era cambiato per niente, continuava a non dormire il giorno prima di una partita.
“Ce l’hai da giorni” replicò il senpai.
Kuroko si allarmò, perché Kagami non stava dormendo?
“Non riesco a dormire” confessò sospirando “non riesco a non pensare a Tetsuya”.
Il suo battito accelerò e si incupì. Kagami, nonostante il suo addio, non l’aveva dimenticato. Lo aveva lasciato in quel modo proprio perché lo odiasse e lo cancellasse dal suo cuore per non metterlo in pericolo, eppure lui continuava a pensarlo.
E poi... il suo nome pronunciato da quelle labbra... da quando non si sentiva così in fermento? Da quando il suo cuore non batteva così forte?
Premette la mano sul petto nella speranza che non lo sentisse.
“Posso solo immaginare cosa stai passando...” disse Kiyoshi asciugandosi le mani “non deve essere stato facile vederlo in quelle condizioni...”
“Quali condizioni?” pensò Kuroko dubbioso.
“Sì... averlo visto in quel modo senza aver avuto la possibilità di parlargli... perché l’ha fatto? Perché si è buttato in mare? Lo sappiamo tutti che non sa nuotare! Perché ha fatto quel gesto sconsiderato??” disse con voce rauca, sul punto di piangere.
Kuroko si inginocchiò a terra incapace di stare in piedi.
Quindi era vero.
Era stato lui a salvarlo. Lui a parlargli e a coccolarlo. Senza Kagami sarebbe morto. Ed ora, per colpa sua, lo stava distruggendo.
Voleva aprire la porta, correre verso di lui, stringerlo forte, piangere insieme raccontandogli tutto. Voleva che lo portasse via da quel posto, un luogo lontano da tutto e soprattutto da Akashi, un posto sicuro solo per loro due. Grosse lacrime iniziarono a rigare il suo viso facendolo balbettare.
“T... T... Ta...” si tappò la bocca per non farsi sentire.
La porta d’ingresso si spalancò facendo un rumore spropositato che fece sobbalzare tutti e tre.
“TEPPEI! KAGAMI! MUOVETEVI A RIENTRARE!!!” urlò Hyuuga Junpei.
“Capitano...” pensò Kuroko continuando a stringere la mano sulla bocca.
“Si, si. Tranquillo, Junpei!” disse Kiyoshi.
Uscirono fuori e, dopo qualche battuta con Murasakibara che come al solito li provocò, andarono via. Il gigante entrò in bagno alla ricerca di Kuroko: non aveva previsto che Kagami potesse andare lì.
“Kuro-chin?” chiamò perplesso non scorgendolo da nessuna parte.
Un conato di vomito proveniente dalla terza porta sulla sinistra lo mise in allarme.
“Kuro-chin!”
Tentò di aprire la porta, invano. Era chiusa dall’interno e Kuroko continuava a vomitare senza sosta.
“Kuro-chin! Arrivo!”
Spazientito tirò talmente forte da scardinare la porta.
“Kuro-chin!” disse nuovamente chinandosi verso di lui.
Posò la mano sulla sua fronte sollevando la testa verso l’alto in modo da farla emergere dal gabinetto. Il suo viso era imperlato di sudore e lacrime e, Murasakibara iniziò a tamponarlo con un po’ di carta igienica. Dopo un paio di minuti terminò, accasciandosi esausto a Murasakibara.
“Come ti senti?” chiese preoccupato.
“Murasakibara-kun” disse alzando il viso tremante per guardarlo, il suo corpo stava reagendo alla sua presenza “non dire ad Akashi-kun di Taiga. Non mi ha visto perché ero nel bagno e sono rimasto nascosto. Non ho parlato con lui. Non ho fatto niente! Quindi ti prego...” tossì ed ebbe nuovamente un conato di vomito ma, questa volta non uscì nulla.
La porta d’ingresso si aprì ed entrarono Kise ed Aomine, nel pieno di un battibecco.
“E che palle Kise! Quanto volte te lo devo dire che stai bene? Non hai neanche un capello fuori posto!”
“Devo essere impeccabile per le mie fan e...” si zittì guardando la scena sorpreso.
Murasakibara stava aiutando un pallido Kuroko a rimettersi in piedi. Tremava tutto e vicino alla bocca c’era qualcosa che colava.
“Tetsu!” disse Aomine scansando Kise e correndogli incontro.
“Dai-chan...” disse accettando volentieri le confortevoli braccia dell’amico.
Il suo corpo smise di tremare, rassicurandosi. Stranamente non stava tremando con lui.
“Grazie al cielo” pensò sollevato.
“Cos’è successo?” chiese con rabbia Aomine rivolgendosi a Murasakibara.
“Niente di che. Non stava bene e l’ho accompagnato qui, poi ha vomitato” spiegò con una alzata di spalle.
“Aominecchi, portalo ai lavandini. Ha bisogno di una ripulita” disse Kise intervenendo.
Aomine annuì aiutando poi Kuroko a lavarsi. L’acqua fredda lo risvegliò dal torpore in cui era caduto. Aveva rivisto Kagami, aveva scoperto che era la causa principale delle sue sofferenze e non poteva fare nulla per aiutarlo e, per il troppo nervosismo, aveva rigettato nel water anche l’anima.
“Riesci a stare in piedi?” chiese Kise gentilmente passandogli dei fazzoletti.
“Sì...” disse tamponandosi il viso.
Provò a staccarsi da Aomine per poi barcollare un secondo dopo. Prima di accasciarsi a terra, Daiki prontamente lo sostenne.
“Avvisa Akashi che tornerò a metà partita. Lo riaccompagno in albergo. Kise chiama un taxi per favore” disse Aomine.
“Non occorre” disse una voce.
Akashi era appena arrivato e guardava la scena infastidito.
“Qui fuori ci sono le mie guardie del corpo che lo riaccompagneranno in albergo. Atsushi tu vai con lui” ordinò.
“Ma...!” protestò Aomine.
“Daiki è una partita importante questa e ho bisogno della tua presenza dall’inizio” disse Akashi penetrandolo con lo sguardo.
“Voglio restare qui” intervenne Kuroko.
Akashi si incupì.
“Non stai bene e non possiamo occuparci di te” disse.
“Sto bene” replicò staccandosi da Aomine.
Barcollò un secondo per poi stabilizzarsi.
“E’ stato solo un momento di nervosismo. È la prima volta che gioco contro la mia vecchia squadra”.
Akashi lo osservò in silenzio. Aveva parlato con una sicurezza che non vedeva da tanto tempo e la cosa era sospetta.
“Ok, torniamo agli spogliatoi” rispose.
Uscirono per primi Aomine, Kuroko e Kise. Daiki stava dando delle pacche sulla testa all’amico dicendogli di non fare più scherzi del genere mentre Kise gli diede una poderosa pacca sulla schiena per farlo riprendere. Ottenne solo una quasi caduta di Kuroko e le urla di Aomine. A Tetsuya però la situazione non gli dispiaceva, ridacchiando di fronte l’espressione dei suoi due amici.
“Cos’è successo?” chiese Akashi a Murasakibara.
“Niente. Appena siamo arrivati ha iniziato a vomitare” rispose prendendo un lecca-lecca dalla tasca.
Akashi annuì e soffermò il suo sguardo su Kuroko. Non era sicuro di ciò che fosse successo ma, il sesto uomo sembrava aver recuperato un po’ di energia persa nell’ultimo periodo.
 
***
 
Il Seirin era già entrato in campo da un pezzo, troppo in fermento per restare negli spogliatoi. Il pubblico li aveva accolti con un’ovazione e c’erano anche alcuni tifosi che avevano creato degli striscioni. La notorietà del Seirin era cresciuta dopo la sua vittoria alla Winter Cup. Tutti avevano imparato ad amare la squadra neonata che non si era arresa di fronte ai Miracoli, regalando speranza a tutti.
Hyuuga parlava più del solito, ripetendo ad alta voce gli schemi alla squadra. La maggior parte dei membri ascoltava nervoso quelle parole, temendo l’incontro con l’intera “Generazione dei Miracoli”. La coach Aida era impegnata a studiare i profili dei Miracoli, guardando nervosamente la squadra. Kiyoshi invece, sorrideva distrattamente ai suoi compagni in pieno panico. Solo Kagami era stranamente silenzioso: seduto all’estremità destra della panchina, guardava il campo con sguardo vuoto, perso nei suoi pensieri. Di lì a poco avrebbe rivisto Kuroko e questa volta sarebbe stato sveglio.
Stava immaginando tutti gli scenari possibili del loro incontro: li avrebbe salutati educatamente? Sarebbe corso da lui chiedendogli di portarlo via dal Rakuzan?
Mentre pensava alle diverse possibilità, il pubblico urlò eccitato indicando la nuova squadra appena arrivata. Il Rakuzan camminava con passo deciso e fiducioso verso la loro panchina. Erano disposti in fila indiana con indosso le divise bianche e azzurre: in testa c’era Kise che salutava calorosamente il pubblico urlante; dietro di lui Aomine camminava sbadigliando, annoiato da quella situazione; Midorima invece emanava elettricità da ogni parte del suo corpo, era in fermento per quella partita deciso a battere il Seirin.
“VAAAAIIII SHIN-CHAAAN!!!” un urlo sovrastò gli altri e Midorima notò il suo amico, Takao Kazunari, sbracciarsi dagli spalti con lo Shutoku al seguito.
Anche loro si erano qualificati e avevano deciso di assistere alla partita. A Midorima sfuggì un sorriso, felice di poter rivedere la sua vecchia squadra.
Murasakibara diede una leggera pacca a Midorima, incitandolo a camminare, visto che si era fermato un attimo per guardare gli spalti. Il gigante guardava con aria annoiata tutto intorno borbottando qualcosa contro Akashi. Il capitano preferì non rispondere lanciando un’occhiata fugace alla squadra avversaria che intanto si era zittita osservando il loro ingresso. L’Imperatore soffermò il suo sguardo su Kagami Taiga, alzatosi in piedi pronto ad entrare in campo.
Vederli così, tutti insieme, era per lui una sfida importante da affrontare. Non sarebbe stato facile e le statistiche era tutte a sfavore del Seirin ma, loro non si sarebbero arresi fino alla fine.
Con un leggero ghigno, Akashi distolse lo sguardo rivolgendo la parola al ragazzo alle sue spalle che annuì in silenzio.
Kuroko Tetsuya camminava a testa alta, gli occhi freddi e determinati, ignorando del tutto la sua vecchia squadra.
“Ma che diavolo!? Almeno un saluto!!!” sbottò Hyuuga.
Riko gli afferrò la mano con decisione.
“Smettila. Non te la devi prendere” disse con tono rassicurante.
Lui sospirò e annuì.
Il Rakuzan aveva raggiunto la sua panchina posando delle borse con acqua e asciugamani. Momoi iniziò a parlare immediatamente insieme al capitano e i ragazzi ascoltavano concentrati. Kuroko era l’unico tra i pochi che non ascoltava. Appena era entrato in palestra non era riuscito a non guardare Kagami, i suoi occhi celesti lo avevano cercato beandosi della sua presenza. Era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto: sembrava più alto e i capelli si erano allungati? E poi aveva notato un particolare, appese al collo c’erano le loro collane.
Avvertì una forte stretta al cuore, trattenendo le lacrime che volevano fuoriuscire. Desiderava ardentemente abbracciarlo dicendogli che tutto era finito ma, non poteva. Si era poi concentrato su Mursakibara che stava borbottando ad Akashi che voleva i dolci, proibiti in campo.
“Tutto chiaro?” chiese Akashi guardandoli.
“Si” dissero in coro.
L’arbitro fischiò invitando le squadre ad entrare in campo. L’intera “Generazione dei Miracoli” si accinse a raggiungere le loro postazioni, seguiti a ruota dal Seirin che li guardavano intimoriti. Emanavano un’aura minacciosa e potente, di persone intoccabili. Era una sensazione che avevano già provato in passato giocando contro di loro singolarmente ma, in quel momento riuniti tutti insieme, sembravano invincibili. L’unico rimasto in panchina era Kuroko che guardava i Miracoli e i suoi ex compagni di squadra fronteggiarsi.
“Bene, bene, bene… BaKagami! Siamo di nuovo rivali” disse Aomine guardando Kagami con un ghigno “l’altra volta mi hai battuto per pura fortuna… questa volta non sarai altrettanto fortunato. L’unico che può battermi, sono io”.
Kagami lo fissò negli occhi tranquillo. Di solito reagiva sempre in modo spropositato alle provocazioni.
“Vedremo” rispose semplicemente infilandosi i ciondoli all’interno della divisa.
Aomine guardò i ciondoli e si incupì, comprendendo che Kagami non si era arreso con Tetsuya e questo lo metteva ancor di più in pericolo.
Kuroko sorrise tristemente. In quei pochi mesi di distanza il suo Taiga era così maturato.
“Chissà se fa ancora quell’espressione da bambino imbronciato” pensò non riuscendo a togliere gli occhi di dosso.
Quella sarebbe stata una delle rare occasioni in cui lo poteva osservare indisturbato e doveva fare il pieno della sua presenza se voleva sopravvivere ad Akashi e al Rakuzan.
La partita iniziò e la palla fu immediatamente recuperata da Kagami. Tutti avevano spalancato la bocca: sapevano della sua elevazione però non pensavano che avesse raggiunto alti livelli. Kagami con un balzo non solo aveva sovrastato Aomine ma, aveva passato la palla a Hyuuga che si mise in posizione di tiro, segnando un canestro da tre punti.
La panchina del Seirin esultò e così buona parte dei tifosi. La panchina del Rakuzan gemette tranne Kuroko, Momoi e il resto dei Miracoli in campo. Si limitarono a guardare il Seirin in modo impassibile come se non fosse successo nulla. Kagami, a differenza dei suoi compagni, non esultò. Sapeva che stavano giocando con il fuoco e tre semplici punti non erano niente contro i Miracoli.
“Akashi… ora che hanno segnato possiamo giocare? Mi annoio” borbottò Aomine.
“Già, è una partita persa in partenza per loro. Perché non chiuderla subito come facciamo di solito?” chiese Kise sbadigliando.
“Come sarebbe??” chiese Hyuuga irritato.
“Volevo divertirmi un altro po’ con loro” rispose Akashi “cosa ne pensate Atsushi? Shintaro?” continuò rivolto agli altri due.
“Sai che non approvo questi giochetti” rispose Midorima togliendosi le bende intorno alla sua mano.
“Aka-chin, ho voglia di muovermi” disse Murasakibara facendo ruotare il pallone su un dito.
“E va bene” sospirò Akashi.
Si voltò verso il Seirin inclinando leggermente il capo.
“Mi dispiace per voi” ghignò.
Hyuuga grugnì infastidito e anche Kagami si arrabbiò. Stringeva forte i pugni e sembrava che non vedesse l’ora di stendere Akashi a terra con un colpo.
“Taiga…” mormorò Kuroko.
Era sul punto di alzarsi, pronto a calmarlo. Momoi gli afferrò un braccio per farlo stare al suo posto.
“Non fare l’idiota” bisbigliò.
Kuroko annuì sentendosi osservato. Alzò lo sguardo e notò che Akashi lo stava guardando intensamente mentre tornava alla sua postazione. Lui deglutì nervoso pregando mentalmente che non avesse notato le sue intenzioni di raggiungere Kagami.
La partita riprese e questa volta i Miracoli non stettero fermi. Nel giro di pochi minuti segnarono moltissimi punti mettendolo letteralmente in ginocchio il Seirin. Ogni tanto, a causa di Akashi, qualche giocatore si ritrovava a terra. Il più resistente era Kagami perché era entrato in trance agonistica però, spesso cadeva generando il sorriso soddisfatto di Akashi e la rabbia di Kuroko.
La partita continuò con quell’andamento e, verso il termine, Murasakibara chiese ad Akashi di andare in panchina.
“Ho fame” borbottò.
Il capitano chiese il time out e le squadre raggiunsero le rispettive panchine. Il tabellone dei punti segnava 35-123 per il Rakuzan.
“Avete giocato bene e non pensavo che fossero migliorati così tanto” commentò Momoi distribuendo asciugamani e bottigliette d’acqua.
“Infatti, soprattutto BaKagami. Che razza di allenamento avrà fatto?” si chiese Aomine asciugandosi il sudore.
“Non importa, mancano cinque minuti al termine e i vincitori siamo noi” disse Kise bagnandosi la testa.
Si passò la mano sui capelli portandoseli indietro, suscitando gridolini eccitati dalle sue fan.
“Piantala” sbottò Aomine tirandogli un pugno.
Kise si massaggiò il braccio contrariato.
“Tetsuya, come ti senti?” chiese Akashi.
“Bene” rispose lui.
“Te la senti di entrare in campo?”
Ci fu un attimo di silenzio in cui rimasero a scrutarsi. La decisione non era semplice: se avesse detto di no avrebbe dimostrato la sua debolezza nei confronti del Seirin e di Kagami; se avesse risposto di sì, avrebbe conquistato la fiducia dell’Imperatore.
“Sì” rispose con forza.
Aomine e Momoi si lanciarono un’occhiata preoccupata mentre Akashi sorrise.
“Torniamo in campo”.
Kuroko si alzò sistemandosi i suoi polsini. Ora doveva entrare in gioco senza insospettire nessuno e soprattutto doveva allontanare definitivamente Kagami da lui.
Si posizionò in campo sentendosi lo sguardo di tutti su di lui. Chiuse gli occhi concentrandosi e sapeva che l’unico modo per vedere i suoi ex compagni di squadra come avversari era solo uno: la trance agonistica.
Al fischio dell’arbitro li riaprì vedendo tutto a rallentatore. Vide un giocatore che fece un balzo enorme per recuperare la palla e una macchia rossa corse verso di lui. Per nulla impressionato si mosse e con un gesto rapido recuperò la palla, passandola a Kise.
Kagami rallentò la sua corsa, rischiando di colpire in pieno Kuroko che lo ignorò, scansandolo e superandolo. Kagami si fermò un attimo, troppo sconvolto per reagire. Essere ignorato da colui che amava era davvero dura, non dopo aver sentito pronunciare il suo nome in spiaggia.
“KAGAMI! MUOVITI!” urlò Hyuuga riscuotendolo.
Kagami si voltò alla ricerca della palla in mano a Kise. Izuki lo pressò riuscendo a rubargli la palla. Kise era troppo stanco e aveva perso il ritmo rispetto all’inizio della partita. Hyuuga intercettò la palla correndo in avanti seguito da Kiyoshi e Kagami. Provò a tirare da fuori area ma, non aveva fatto i conti con Midorima che recuperò la palla preparandosi al tiro.
“MIA!” urlò Kiyoshi stoppandola prima del tiro e la passò a Kagami.
“AAAAHH!!” urlò Kagami correndo verso l’area avversaria.
“Mia” sentì improvvisamente alla sua destra.
Si voltò da quella parte dove vide un fulmine azzurro. Kuroko, con un rapido gesto, passò la palla ad Aomine.
“Tetsuy…” non riuscì a finire di pronunciare il suo nome perché era scomparso alla sua vista.
“Maledizione!!” urlò inseguendo Aomine.
Aomine, con un sorriso beffardo, si preparò a fronteggiarlo. La battaglia fu lunga e la danza tra la pantera e la tigre eccitò il pubblico.
“Daiki” lo ammonì Akashi “10 secondi al termine”.
Aomine annuì e con una finta passò a Kuroko. Hyuuga provò a intercettarla però il sesto uomo fantasma sparì alla sua vista.
“Ancora!?” sbottò Hyuuga.
La palla finì tra le mani di Akashi, da solo di fronte al canestro avversario, l’unico a fronteggiarlo Kiyoshi Teppei.
“So che abbiamo perso ma non ti darò la soddisfazione di quest’ultimo canestro!” disse carico.
Akashi sorrise beffardo mettendosi in posizione di tiro. Fu circondato da Kagami e Hyuuga, pronti a pressarlo ma, con gesto fluido, passò la palla alle sue spalle.
“KUROKO!” urlò Hyuuga troppo tardi.
“Phantom Shot” mormorò.
Kagami, Hyuuga e Kiyoshi saltarono nella speranza di recuperare la palla, invano: il tiro andò a segno.
L’arbitro fischiò decretando la fine della partita e un boato giunse dagli spalti del Rakuzan. Kise alzò le mani in segno di vittoria, salutando il pubblico. Midorima sorrise soddisfatto alzandosi gli occhiali. Akashi guardò Kagami, che stringeva i pugni per la rabbia e non riuscì a trattenere un sorriso. Aomine si congratulò con Kuroko, tornato normale dopo il fischio dell’arbitro. Si sentiva spossato e debole, tanto che Aomine dovette sorreggerlo.
Le due squadre si disposero una di fronte all’altra per il saluto, applauditi dal pubblico. Alla fine si diressero verso le rispettive panchine per recuperare i loro borsoni, tutti tranne Kagami che seguì il Rakuzan.
“Hai bisogno di qualcosa?” chiese Akashi notando l’intruso.
I Miracoli si voltarono verso di lui, raggiunto intanto dalla coach e il capitano.
“Non da te ma da lui” indicò Kuroko con il suo indice.
Kuroko rimase a testa china, appoggiato ad Aomine.
“Ti devo parlare” continuò Kagami.
“Idiota!!!! Vai via!!!” pensò Aomine irritato, purtroppo però non poteva allontanarlo per destare sospetti.
Kise lo guardò allarmato e toccò il braccio di Aomine.
“Non so se l’hai notato…” iniziò Akashi facendo un passo avanti ma, fu interrotto bruscamente.
“Io non ti devo parlare quindi, se non ti dispiace, abbiamo una vittoria da festeggiare” disse Kuroko freddo.
Si liberò dalla presa di Aomine e voltò le spalle a tutti dirigendosi agli spogliatoi.
“Ma…” Kagami fece un passo avanti con l’intenzione di seguirlo.
Immediatamente la coach lo prese per mano e Hyuuga lo afferrò per un braccio. Anche Aomine e Kise si erano mossi superando Akashi.
“E’ stato abbastanza chiaro, BaKagami” disse Aomine gelido.
Kise diede un leggero pugno sul braccio ad Aomine ammonendolo per la sua freddezza.
“Kagamicchi… mi dispiace ma, non vuole più saperne di te” disse con tono triste “quindi, per favore, dimenticalo” poi fece cenno ad Aomine e gli altri Miracoli per andare negli spogliatoi, lasciando Kagami in preda alla rabbia.
Akashi, prima di sparire dalla loro vista, si voltò ghignando soddisfatto quando, Kagami, afferrò con furia il borsone e corse fuori.
Tutto stava andando secondo i suoi piani e mancava poco al compimento definitivo della sua vendetta.
 
 
Angolo della follia @.@
Ciaooooooooo!!! Finalmente ce l’ho fatta!!!! È stato un lavoro lungo e travagliato! È la prima volta che mi sono trovata in difficoltà nella stesura di un capitolo (non che in passato non mi sia capitato ma, questa volta ha raggiunto livelli alti).
Bene questo è il penultimo capitolo relativo a questo arco temporale, il prossimo sarà l’ultimo (ne ho dovuto aggiungere un altro per necessità).
Non sono proprio soddisfatta di come sia uscito e ho ancora tanti dubbi a riguardo però dovevo pur pubblicare, altrimenti non l’avrei più fatto -.-“
Qui troviamo un Kuroko combattuto e i suoi tentativi di allontanare Kagami da lui per salvarlo. Ci riuscirà? Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle ;)
 
Ciao e alla prossima ^^
   
 
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