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Autore: Lissa Bryan    19/04/2015    3 recensioni
Ambientato durante il regno di "Maria la Sanguinaria" Tudor. Bella viene catturata da Edward per crescere sua figlia. Lui le promette di liberarla, un giorno, ma lo farà veramente? Intrighi di corte e pericoli dietro ogni angolo. Potranno, loro e il loro nuovo amore, sopravvivere?
Dal cap. 1
«Non aver paura, Selkie. Non ti farò del male.»
Lei emise un piagnucolio e raddoppiò gli sforzi per trovare la sua pelliccia, le mani che grattavano le rocce, come potessero aprirsi per darle la salvezza.
«Ho io la tua pelliccia», annunciò lui.
Lei si sedette, come se le avessero ceduto le ginocchia. «Ti prego», sussurrò. «Ti prego, ridammela.» I suoi enormi occhi scuri lo imploravano.
«No, non credo.» Lui la studiò per un momento.
«Farò qualunque cosa mi chiederai. Ti prego, però, ridammela.»
Lui scosse la testa e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Ho bisogno di te», disse lui.”
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“THE SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa Bryan e tradotto in italiano da beate

A questo indirizzo potete trovare la versione originale

https://www.fanfiction.net/s/7598322/11/The-Selkie-Wife

 

 

 

 

Capitolo  11

 

La luce della luna luccicava sull’acqua come un letto di diamanti. La testa scura di Bella ruppe la superficie e Edward rilasciò il respiro che stava trattenendo, che uscì come una nebbia nell’aria fredda. Sapeva che non poteva annegare, ma ogni volta che si tuffava lui aspettava con ansia che riapparisse. Era tardo ottobre e c’era brina sull’erba. Edward era meravigliato della tolleranza di Bella per l’acqua fredda, eppure lei non sembrava mai notare il freddo. Durante l’estate, poco dopo l’acquisto della casa, qualche volta lui era andato in acqua con lei, e Bella gli aveva insegnato a nuotare, ma era stato costretto a smettere un mese prima, incapace di sopportare il freddo. Ora restava seduto sulla riva e la aspettava, come sempre, con dei vestiti asciutti e una coperta, che era più per il suo conforto che per quello di lei.

Lei emerse dall’acqua, masticando delle radici di giunco di palude, che lei affermava le piacessero quasi come le alghe. Edward le portò una camicia asciutta che lei infilò dalla testa e poi le avvolse la coperta attorno alle spalle. Silenziosamente, tornarono in punta di piedi verso casa, passando dalla scalata posteriore verso la sicurezza della loro camera senza essere visti.

Edward rabbrividì un po’ mentre si spogliava della sua camicia e andò a scaldarsi davanti al fuoco, tenuto basso per evitare di disturbare Bella che ancora preferiva restare dalla parte opposta della stanza. Si sedette sul letto e cominciò a pettinarsi i lunghi capelli scuri. Edward lasciò il camino, non più così interessato a riscaldarsi, e si mise seduto di fianco a lei. Prese il pettine e continuò lui. Se qualcuno gli avesse detto un anno fa che avrebbe tratto così tanto piacere a pettinare i capelli di una donna, gli avrebbe detto che era matto.

Fece scivolare una mano davanti al corpo di lei, appoggiandola sull’addome leggermente dilatato. «Spero che non farai venire un raffreddore al bambino.»

Lei voltò la testa e gli sorrise. «Non temere, lui è al sicuro e al caldo.»

«Lui?»

Lei fece spallucce. «O lei.»

«Oh», disse dopo un momento. «Pensavo che magari l’avevi scoperto.»

Lei scosse la testa. «Da questo punto di vista siamo uguali alle donne umane. Lo sappiamo quando nasce il bambino.» Mise una mano su quella di lui. «So che se si vuole un maschio, la donna dovrebbe stare lontana dai cibi freschi e umidi come la frutta e la verdura.»

Edward ridacchiò. «Penso che siamo destinati ad avere una figlia, allora.»

«Ti disturberebbe?»

Quello che lo disturbava era il pensiero che lei potesse non restare con lui per sempre, ma almeno avrebbe avuto questa parte di lei, un figlio loro da amare. «Non se somiglia a te», disse lui con leggerezza.

«Penso che mi piacerebbe se nostro figlio ereditasse i tuoi capelli rossi Tudor.»

«Purché abbia i tuoi occhi», rispose lui. «Bella, c’è qualche possibilità che nostro figlio sia selkie?»

Lei scosse la testa. «Solo due selkie possono avere un bambino selkie, Edward.»

«Ricordo che me lo hai detto, ma noi siamo stati nell’acqua …»

«Questo non cambia ciò che sei, così come stare sulla terraferma non cambia ciò che sono io.»

Non sapeva se era sollevato o deluso. Quando lei aveva descritto l’infanzia selkie, sembrava così idilliaca, giocare tra le onde, spensierati e innocenti, assecondati e amati da ogni adulto, non come la sua educazione rigida e fredda, la maggior parte della quale trascorsa seduto a una scrivania a imparare lingue di paesi in cui non sarebbe mai stato, sapendo che sarebbe stato battuto se avesse avuto un rendimento scarso. Tracciò un cuore sulla pancia di lei. Bella aveva cambiato così tanto la sua prospettiva. Lui aveva desiderato una relazione più calda con sua figlia, ma non aveva saputo come fare finché lei non glielo aveva mostrato, finché lei non aveva sciolto il ghiaccio intorno al suo cuore.

Adesso incoraggiava sua figlia, ma non esigeva. Lasciava che giocasse e trovava che questo migliorava i suoi risultati scolastici. E la guida amorevole di Bella rendeva Elizabeth più obbediente rispetto alla paura delle punizioni fisiche. Adesso voleva compiacere suo padre perché lo amava, non perché lo temeva.

Bella aveva aperto tutto un mondo nuovo davanti a lui, un mondo che era sempre stato lì, ma che lui era troppo cieco per vedere.

 

 

La sera dopo, Bella non era tornata per l’ora in cui Edward aveva lasciato la sessione del consiglio in cui si era dibattuto all’infinito la questione del matrimonio della Regina con minimi progressi. Ognuno difendeva i propri candidati e la discussione andava avanti a vuoto finché a Edward venne voglia di sguainare la spada.

Edward era deluso, avendo aspettato con ansia di passare la sera con Bella. Pensava che fosse a casa, dato che a corte gli era stato detto che la Regina era malata e non riceveva visite, quel giorno. In realtà non era falso, la Regina si era preoccupata per problemi di stomaco e palpitazioni.

Una nota gli arrivò con un messaggero poco dopo che era entrato nell’ingresso, mentre passava i suoi guanti da cavallo a un domestico che li portò via per pulirli e passarvi della polvere. Aprì il foglio piegato e sigillato con la cera, trovando la scrittura a malapena leggibile di Bella sul foglio. Scriveva foneticamente, come molti di quei tempi, ma questo combinato con la sua scrittura maldestra rendeva il tutto molto difficile da leggere.

«Edward , duck di Calen

Mio siniore marito, io resto con sua Majesta la Regina, ke prega nela sua capela e desia ke nessuna di noi deva partire fino che a finito. Non più te al momento, mio amato, perke manca tempo, ma vorrei me nelle bracia del mio amore. Scrito in kuesto mercoledì in San Giacomo ale oto. Tua finke dura la mia vita, Bela Calen

Lui sospirò e posò la lettera. Maria stava pregando per la proposta che le era giunta da suo cugino (a cui lei stessa era stata un tempo fidanzata), l’Imperatore Carlo V, di sposare suo figlio, Filippo di Spagna. Per quanto affermasse pudicamente che poteva felicemente vivere vergine la sua vita, dedicata al suo popolo, Maria aveva sempre desiderato un marito e dei figli. Dal punto di vista personale, il problema che presentava questa accoppiata particolare, era che il marito suggerito era di undici anni più giovane della Regina e si diceva che fosse sessualmente promiscuo, avendo generato una scia di figli bastardi. Maria era preoccupata della sua lussuria, anche se cercava di articolare tutto questo con delicatezza. Le discussioni sui ‘doveri coniugali’ di sua madre si erano sempre espresse in termini di sopportazione delle attenzioni di un marito per il bene della nazione, e sebbene sua madre le avesse insegnato che bisognava chiudere gli occhi e ignorare , Maria non voleva un marito che avesse amanti e sue rivali nella sua stessa corte.

Le sue lavandaie divennero ricche, essendo pagate e corrotte da tutti, dai valletti agli ambasciatori, per rivelare se la Regina fosse ancora mestruata e quindi idonea al matrimonio. Perfino Edward e Bella erano stati avvicinati, ma Bella era indifferente alle ‘pietre lucenti’ che le venivano offerte per avere notizie e Edward era indignato che gli fosse richiesto di spiare. Tutti, dalle lavandaie alle domestiche che cambiavano le sue lenzuola ai medici che la avevano in cura, giuravano che avesse ancora i suoi corsi, anche se un po’ irregolari. Anche se questo poteva spiegarsi col fatto che non fosse sposata a un’età così avanzata. Il suo delicato sistema semplicemente non si rassegnava a una vita di castità.

Più Maria pensava al matrimonio, più sembrava piacerle l’idea. Bella osservava sorpresa come diventasse pian piano meno la zitella regale e più una svolazzante e ridacchiante ragazza. Un ritratto di Filippo, del rinomato artista Tiziano, le era stato inviato e lei passava le giornate a gingillarsi e sospirare su di esso. Era mezza innamorata di lui senza mai averlo neanche visto.

In cuor suo, Bella pensava che il principe non fosse così bello come diceva Maria. Stava in piedi davanti a un tavolo coperto di rosso, vestito per metà della sua armatura. La sua carnagione era pallida e aveva una barbetta rada lungo la mandibola, e labbra piene sotto baffi sottili. La sua conchiglia era fallica, sporgeva in alto da sotto il pettorale dell’armatura. Solo su una cosa Bella era d’accordo con Maria: l’uomo aveva delle gambe molto belle sotto la liscia calzamaglia color crema.

Prima di entrare nella cappella, quella sera, Maria aveva chiamato da parte Bella, cacciando tutte le altre dame, anche se tutte si sarebbero di sicuro sforzate di ascoltare. Una volta Bella aveva aperto una porta e una montagna di dame le era caduta addosso, perché erano tutte appoggiate contro la porta con l’orecchio premuto sul legno.

«Bella, posso farti alcune … alcune domande di … be’ … natura personale?» La faccia giallastra della Regina era chiazzata di rosso in modo allarmante. «Tu sei la mia parente femmina più prossima, dopo tutto, a parte Jane Grey, e ovviamente non posso andare a parlare con lei di questo.» Maria torceva il fazzoletto tra le mani.

Bella aspettò.

«È solo che … io … mia madre non ha discusso molto … certi aspetti del matrimonio con me.» La voce di Maria divenne un sussurro.

Bella non riusciva proprio a capire perché gli umani trovassero il sesso un argomento tanto imbarazzante. «Potete contare sulla mia discrezione», le assicurò Bella.

«Non è questo, è solo che … Bella, io sono vecchia. Sono una vecchia zitella prosciugata e lui è un giovane uomo nel fiore degli anni. E se io … gli ripugnassi?»

«Maria, il vostro corpo è ancora quello di una donna giovane», disse Bella con onestà. «Non c’è nulla in esso che potrebbe generare repulsione in un uomo.» Maria era un po’ sottile, in un periodo in cui le donne in carne erano lo stile favorito di bellezza, ma era ancora soda e giovanile quando molte donne della sua età avevano partorito molti figli e le loro figure mostravano il logoramento.

«Lui ha esperienza», sussurrò Maria, come se fosse una tragedia. «È stato già sposato e ci sono anche delle storie che mi sono state riferite.»

«Da quelli che vogliono che sposiate Courtenay?» disse Bella secca. «Sono certa che hanno fatto in modo che ogni brandello di pettegolezzo giungesse alle vostre orecchie, che fosse vero o no.»

La voce di Maria divenne così bassa che Bella doveva sforzarsi per sentirla. «Com’è?» La sua faccia aveva superato lo stadio del rosso ed era adesso porpora quasi quanto la sua veste.

«Con un uomo gentile è una gioia», rispose Bella. «Ma, vostra maestà, non dovete essere timida con lui. Dovete dirgli cosa vi piace, e fare uno sforzo per compiacere anche lui. Se mostrate entusiasmo e propensione a compiacere, è più che probabile che lui vi offrirà lo stesso e troverete una grande delizia nel letto coniugale.»

Maria annuì pensierosa. «L’ambasciatore spagnolo dice che ha una natura buona e gentile.»

Bella pensò che l’ambasciatore spagnolo avrebbe detto a Maria che era centauro se avesse pensato che quello fosse ciò che si voleva sentir dire. Nessun uomo poteva mai essere all’altezza del modello di virtù che lei si era costruita nella sua mente.

«Devo pregare», disse Maria, torcendo di nuovo il suo fazzoletto. Si avviarono verso le porte della cappella, che due valletti aprirono per loro, inchinandosi al passaggio della Regina. Lei si inginocchiò su un cuscino di fronte all’altare e chinò la testa sulle mani giunte. Anche Bella si sistemò su un cuscino, preparandosi mentalmente a una lunga attesa. La preghiera era un’altra cosa che non capiva. Nella religione selkie, il dio del mondo udiva ogni pensiero, e loro non avevano bisogno di fermarsi o assumere posizioni particolari perché lui ascoltasse. Lo veneravano giocando sotto il sole e tra le onde, danzando e facendo l’amore, perché la loro gioia rendeva felice il loro dio. Le funzioni sulla terra le sembravano molto severe al confronto.

Alla fine la Regina sollevò la testa e disse a uno dei domestici di convocare l’ambasciatore spagnolo. Un mormorio attraversò quelli che stavano guardando, che si chiedevano cosa avesse deciso la Regina. Quando questi arrivò, Maria si alzò in piedi e mise una mano sull’altare, davanti al tabernacolo che conteneva le ostie e giurò solennemente che avrebbe sposato Filippo di Spagna.

 

 

A casa, Edward stava preparandosi a mettere a letto sua figlia, avendo deciso che non dovesse aspettare oltre per Bella. Non chiamò Rosalie. Invece fece cenno alla cameriera di mettere a posto i giocattoli e i libri di Elizabeth. Cominciò a svestire la bambina. Elizabeth stava pazientemente con le braccia alzate.

Mentre la spogliava, chiacchierarono della giornata. Elizabeth aveva imparato un’altra canzoncina alla spinetta e Edward le sorrise, orgoglioso che imparasse così in fretta. «Sei una brava bambina.»

«Non sono una brava bambina», disse triste Elizabeth. «Faccio piangere mia madre in cielo.»

Edward era basito. Ma come diamine era venuta fuori con un’idea del genere? «Cosa intendi, Elizabeth?»

«Perché amo la mia nuova mamma Bella. Questo intristisce la mia vera mamma perché io dovrei amare solo lei.» Elizabeth prese il piccolo ritratto in miniatura appuntato sul suo corpetto e lo inclinò così da poter guardare il volto di sua madre. «Mi dispiace, Madre. Non essere triste.»

«Chi ti ha detto questo, amore?»

«Me l’ha detto la balia», disse Elizabeth. «E lei ha detto …» Elizabeth si mise una mano sulla bocca, come se si fosse all’improvviso ricordata che non avrebbe dovuto parlare di questo.

«Cosa?» chiese Edward, mantenendo la voce più gentile possibile, anche se dentro era furioso con Rosalie per quello che aveva fatto. «Puoi dirmi tutto. Lo sai, vero? Non mi arrabbierò con te.»

Queste ultime parole furono come togliere il tappo da un barile. Le parole di Elizabeth vennero fuori così in fretta che inciampavano l’una nell’altra. «Ha detto che anche tu la stai rendendo triste. Perché ami Bella, non ami mia madre e Bella è cattiva per essersi fatta amare al posto suo.»

A Edward era sempre stato detto che gli adulti devono fare un fronte unito con i bambini, senza mai contraddirsi per non indebolire l’autorità l’uno dell’altro, ma riusciva a malapena a contenere la sua furia. «La balia si sbaglia, amore. Tua madre non è triste perché ami la tua nuova madre. Lei vuole che tu sia felice e vuole che Bella si prenda buona cura di te, come farebbe lei se fosse qui.»

Elizabeth lo guardò scettica, ma era stata cresciuta bene e non avrebbe mai messo in discussione le affermazioni di suo padre.

«Io sono stato sposato con tua madre e la conoscevo meglio di chiunque. Rosalie non l’ha mai neanche incontrata

Questo stupì Elizabeth. «La balia non ha mai incontrato mia madre?» ripeté, la confusione in lotta con la speranza. Voleva così tanto credere che le sue emozioni fossero accettabili.

«Elizabeth, ti giuro che tua madre è felice che tu abbia un’altra madre da amare. La balia si sbaglia», disse Edward fermamente e il visetto di Elizabeth si aprì a un enorme sorriso. Buttò le braccia al collo di suo padre.

«Dormi bene, piccola», disse baciandole la guancia paffuta. Alzò le coperte perché Elizabeth si infilasse sotto.

«Verrà B … la madre a raccontarmi una storia?»

«Non stasera. È ancora nella cappella con la Regina, ma sono sicuro che te ne racconterà una domani prima del tuo sonnellino.»

Questo sembrò soddisfare la bambina che si accoccolò sotto le coperte stringendo la sua bambola. Edward la baciò e lasciò la stanza. Il suo corpo tremava per lo sforzo di trattenere la rabbia. Chiuse piano la porta della camera di sua figlia e si diresse verso Rosalie che sedeva nel corridoio, ricamando alla luce di una candela. «Sei congedata dai servizi per mia figlia», disse secco. «Ti voglio fuori entro domattina.»

Lei non alzò neanche lo sguardo. «Non posso andarmene, vostra grazia.» Un piccolo ghigno apparve sulle sue labbra e lui combatté l’urgenza di strapparglielo dalla faccia.

«Ti darò il tuo stipendi per tutto l’anno», ribatté Edward. «Ne avrai abbastanza per prenderti un carro che ti porti a casa dei tuoi.»

«No, vostra grazia. Io porto l’erede di vostro fratello. Intendiamo sposarci appena otterrà il permesso della Regina.»

 

 

Edward trovò Emmett nel salone, seduto davanti al camino con i piedi appoggiati sulla grata. Edward fece un gesto verso una delle savonarole lungo il muro e un domestico corse a sistemarne una vicino a suo fratello. Edward si sedette pesantemente mentre il domestico di ritirava accanto al muro. «Ho appena parlato con Rosalie», disse.

«Te l’ha detto, allora?» Emmett prese un sorso dalla bottiglia di brandy francese che aveva in mano.

«In nome di Dio, Emmett. Rosalie

Emmett fece spallucce. «Ero ubriaco e lei era disposta. È venuta nella mia camera poco dopo che ci siamo trasferiti in questa casa.»

«Chi va a letto ubriaco non può generare che una femmina » recitò Edward. «Perché mai al mondo vorresti sposarla?»

«Sto cercando di fare ciò che è giusto, come tu mi hai sempre detto di fare. Ho deflorato una vergine di buona famiglia e l’ho messa incinta. È solo giusto che la prenda per moglie.»

Edward si strofinò la faccia. «Hai parlato con la Regina?»

Emmett trasalì. «Ieri. Non era proprio compiaciuta.»

«Immagino di no. Ha dato il suo permesso?»

«Sì. Ci sposeremo la prossima settimana. Rosalie non ci è molto inferiore. Suo nonno era un conte, e sua madre era una dama di corte di Jane Seymour.»

Edward sospirò. «E quando pensavi di dirmelo?»

«A cose fatte.»

«E il Conte di Hale?»

«Gli ho scritto di chiudere con le negoziazioni. Non dovrebbe avere problemi a trovare un altro marito per sua figlia.»

«Se porterà via Alice da Bella, le spezzerà il cuore», disse Edward.

«Questo doveva succedere presto comunque.» Emmett posò la bottiglia vuota sul pavimento vicino alla seggiola. «Ho sentito che hanno trovato un marito per lei, il Barone Tyler.»

Edward rabbrividì. «Povera ragazza.» Il Barone Tyler aveva già avuto tre mogli, tutte morte entro un anno dal matrimonio, la prima di parto, la seconda si febbre e la terza in uno strano incidente a cavallo. E si diceva che tutte e tre fossero state felici di morire per sfuggirgli, perché era un uomo rozzo e malvagio, che picchiava i domestici, i cani e i cavalli quasi di frequente quanto picchiava le sue mogli.

«Sei certo che questo è quello che vuoi?» chiese Edward.

«No», rispose Emmett. «Ma è quello che devo fare.»

«Allora ti auguro il meglio, fratello,» disse Edward. «Ma non voglio che si prenda più cura di Elizabeth. Ha riempito la testa della bambina di stupidaggini su …» si interruppe, incapace di dire il nome di sua moglie in presenza di suo fratello. «Le ha detto che sua madre piangeva in cielo perché Elizabeth ama Bella.»

«Quando sarà mia moglie, farò in modo che tenga la lingua sotto controllo, te lo assicuro», promise Emmett.

Sentì un rumore e si voltò, vedendo che i domestici aprivano la porta a Bella. Lei scese nella sala togliendosi i guanti mentre una cameriera le toglieva il mantello. Alice la seguì dentro e prese il mantello, portandolo in camera di Bella per sistemarlo. «Mi dispiace di essere arrivata così tardi», disse Bella a Edward mentre lui si avvicinava per un bacio.

Il domestico che aveva preso la sedia per Edward ne prese un’altra per Bella, che sorrise e annuì in ringraziamento. Vide i tizzoni ardenti nel camino e tirò un po’ più indietro la sua seggiola. «La Regina è finalmente arrivata a una decisione», disse Bella a Edward. «Ha giurato di fronte all’ostia che sposerà Filippo di Spagna.»

«Ci sarà un altro matrimonio», disse Edward. «Emmett e Rosalie si sposeranno la prossima settimana.»

«Oh.» Bella sbatté gli occhi. «Congratulazioni?» A giudicare dalla smorfia sulla faccia dei due uomini non era sicura che fosse la cosa giusta da dire.

Emmett annuì. «Grazie.»

Edward decise di non dire a Bella del barone Tyler, non finché non l’avesse saputo Alice stessa. Lascia che le due si godano il tempo che è rimasto loro da passare insieme senza nuvole all’orizzonte. D’altra parte la negoziazione del contratto poteva anche naufragare, specialmente se il Barone Tyler si fosse imbattuto nella prospettiva di una dote maggiore.

«Rosalie è stata congedata dal nostro servizio», disse Edward a sua moglie. «Ha detto a Elizabeth che amare te faceva piangere sua madre in cielo.»

Bella boccheggiò. «Quella povera bambina. Mi chiedevo perché mi chiamasse per nome invece che ‘madre’.»

«La Regina si è offerta di prenderla come dama di compagnia», disse Emmett. «E a me ha dato un incarico nel Consiglio di Greencloth, anche se credo che sia più per tenerci sott’occhio che per onorarci.»

«Non posso immaginare perché», disse Edward secco. «Comunque sia, desidero la tua felicità, Emmett.» Si alzò e tese la mano a Bella per farla alzare.

Emmett abbaiò una risata senza allegria. «Felicità», disse scuotendo la testa. «Non la merito né me la aspetto.»

 

 

 

 

 

Note storiche

-          Bulrushes (giunco di palude) è quello che gli americani chiamano cattails (tifa). Le loro radici e la parte bassa dello stelo sono commestibili, e anche piuttosto buone, mi hanno detto.

-          L’ortografia della lettera di Bella viene direttamente dalle lettere trascritte di Elisabetta I, Anna Bolena, Kathryn Howard, Enrico VIII e Maria I. Le lettere “i” e “j” erano intercambiabili. Tradotto in ortografia moderna, la lettera di Bella dice, “ Mio signor marito, rimango con sua maestà la Regina che sta pregando nella sua cappella. Non sono con voi, al momento, mio amato, per mancanza di tempo, ma io desidero me stessa nelle braccia del mio tesoro. Scritto in St.James alle 8.” E sì, “duck” (anatra) era l’ortografia usata per “duke” (duca), che ci crediate o no. Guardate il ritratto di Henry FitzRoy, il figlio illegittimo di Enrico VIII. Dipinte sullo sfondo ci sono le parole “ The Duck off (sic) Richemod (sic)”. I Tudor non incontrarono mai una parola che non potevano pronunciare in modo strano. Ma un aspetto interessante di questo è che ci dà delle preziose informazioni su come venivano pronunciate le parole ( ad esempio “am” faceva evidentemente rima con “tame”) e come erano posti gli accenti in quel tempo. Come ha detto uno studioso dei Tudor, probabilmente sarebbero suonati parecchio come un gruppo di burini che provavano a fingere un accento inglese.

-          Il Consiglio di Greencloth era sostanzialmente l’ufficio finanziario della Regina e prendeva il nome dal drappo verde che tradizionalmente ricopriva il tavolo su cui lavoravano. Esiste ancora oggi come parte della casa reale e si incontrano ancora a un tavolo coperto di verde.

 

 

  
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