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Autore: Vavyfoxy    26/12/2008    3 recensioni
vi immaginate se aster si fosse consegnato nelle mani delle terre libere e avesse dimenticato il suo piano di conquista? e se avesse una figlia adottiva di cui sennar si innamora? leggete e commentate ^^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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ricordi Aster si muoveva velocemente per i corridoi della rocca. Quel passo svelto tradiva la sua preoccupazione. Al suo fianco avanzava a passo slanciato Vavy, con la coda tesa. Ogni tanto scuoteva il corpo quasi cercasse di togliersi di dosso quel profondo silenzio che c’era tra lei e il tiranno. Lui sembrava non avvertire presenza del leopardo, stranamente. Di solito appoggiava la mano sul suo dorso quando pensava, accarezzava quel manto grigiastro, lo stringeva tra le dita aggrappandosene come se fosse l’unico mezzo per uscire dai suoi problemi. Il suo sguardo era disperso, lontano dal mondo emerso, tanto lontano che nemmeno Vavy poteva raggiungerlo.
Sbucarono nella sala del trono. Vavy trotterellò fino ad esso e rivolse ad Aster uno sguardo carico di comprensione, anche se lui si sentì ancora più triste.
Il mezzelfo si sedette sul trono e socchiuse gli occhi. Ora che stava per fuggire, per lasciare il suo sogno per sempre, pensava a tutti gli anni passati lì dentro, in quella grande sala. Ricordò amaramente il progetto per la rocca, quanto lo aveva meravigliato quella struttura. E poi tutto ciò che aveva passato tra quelle mura… ma c’era un ricordo che lo colpiva mortalmente, un ricordo felice ma che lo faceva piangere ogni volta. Forse erano lacrime di felicità, ma erano pur sempre le uniche lacrime che aveva ancora da versare.

Semeion entra nella sala del trono. Aster è la, seduto che attende notizie sulla battaglia. Il guerriero si inginocchia a terra. Aster lo nota subito e gli torna alla mente il giorno in cui prese con se Semeion e Dameion. Tra le braccia di Semeion, contro l’armatura, c’è un fagotto grande meno di un braccio. Il guerriero guarda aster negli occhi ma il mezzelfo evita il suo sguardo, ha solo attenzione per ciò che tiene in braccio il soldato.
Con un cenno del capo aster indica il fagotto. Semeion lo allunga verso il padrone, come se fosse un dono di cui si vuole sbarazzare.
Con un misto di incertezza e delicatezza aster lo osserva e infine scosta il tessuto blu  scoprendo un esile visino.
-è una femmina- dice Semeion, rigido, spettrale e glaciale. – la porto nei laboratori?-
Aster non risponde, si è perso nel guardare gli occhi dell’esile creatura. Sono neri come la notte, come i fini capelli che ha sul capo. Le orecchie sono leggermente appuntite, non quanto quelle dei mezz’elfi ma nemmeno come quelle umane.
Scuote leggermente la testa.
    -me ne occuperò io.- sussurra.
Sente lo sguardo incredulo si Semeion su di sé, ma non si scompone, se non per tenere meglio la neonata.

Gli anni passano e ciò che era quella neonata si risveglia, fiorisce come un fiore selvatico, proprio come la sua personalità. I capelli fini diventano lunghi, scendono sui fianchi come il manto nero della notte ricopre la terra.
Le sopracciglia si infoltiscono e le labbra diventano morbide e rosee. All’età di undici anni il seno si ingrossa e la magia affiora nelle vene della ragazza. Inizia a compiere piccoli incantesimi. Aster è l’unico che se ne accorge e scopre cose che non avrebbe mai potuto immaginare.
La giovane possiede la magia di un elemento naturale, che si prostra al suo volere, o meglio gioca con lei, ci danza assieme e la culla ogni volta che fa qualche incantesimo. Questo elemento è il ghiaccio. Aster sa bene cosa significa questo.
Significa che da qualche parte nel mondo c’è un uovo di drago destinato alla ragazza. Ma non uno qualsiasi. Un uovo che nasce una volta ogni quattrocento anni. Un uovo di drago elementare, un drago che domina il ghiaccio come il suo cavaliere. E aster sa che prima o poi la ragazza raggiungerà l’uovo o l’uovo raggiungerà la ragazza. E da quel momento il mondo emerso non potrà più opporre resistenza al suo esercito, perché la giovane scatenerà per lui il suo immenso potere contro le terre libere non dandoli via di scampo.
Ma per ora aster deve solo aspettare pazientemente che questo avvenga.

Passano pochi mesi quando l’uovo giunge alla rocca. È lungo due spanne e alto una quindicina di centimetri, di un nero tendente al blu con venature azzurre qua e là. È stato trovato in una foresta non lontano dalla rocca, sotto un albero dimenticato da qualcuno.
Aster non perde tempo a chiedersi da chi, lo porta subito alla giovane che attende con ansia questo momento.
Quando l’uovo si schiude Vavy ha tredici anni, e sa già utilizzare i suoi poteri perfettamente. Genera creature di ghiaccio che ingrossano le file dell’esercito di aster, si specializza sui cavalli, suoi animali preferiti. Aster gliene dona uno, nero come la notte. Insieme gli regala anche vari abiti, tutti neri e blu scuri. Tra i tanti doni che aster gli ha fatto c’è pure una volpe nera, parlante. Vavy lo chiama Ismitrion, è un esemplare maschio, e lo porta sempre con se. Aster glielo ha donato quando aveva appena cinque anni, i due sono cresciuti insieme e si fidano ciecamente l’uno dell’altra.
Dall’uovo esce un drago nero con decorazioni azzurre sul corpo, sembrano fosforescenti e si illuminano quando Vavy usa la magia. La ragazza chiama il drago Strhuikan, e parla con lui mentalmente. Gli ordini importanti glieli da in elfico, una lingua che sa parlare meglio di aster. Perlopiù la giovane riesce a far uscire da sé il suo spirito animale, un leopardo delle nevi, e si trasforma in felino quando lo desidera.
Aster è orgoglioso di lei più di ogni altra cosa, la considera sua figlia prediletta.
Lei, per parte sua, lo considera un padre, lo stima e si inchina al suo cospetto ma ci parla come una figlia, gli chiede consigli e ci discute assieme senza usare un linguaggio formale. Vavy e aster diventano come padre e figlia, come drago e cavaliere, come folletto e padre della foresta. Si campiscono con semplici occhiate. Aster la invita in camera sua la sera, gli racconta del mondo emerso, dei mezz’elfi e del suo magnifico piano, dove solo lui e i suoi cari si salveranno. Gli promette grandi regni e razze di animali fantastici, sirene nelle fontane del suo futuro palazzo e cavalli alati nelle sue scuderie. La lascia senza fiato con le sue parole suadenti, che sembrano poesie, cantate dai menestrelli migliori che riescono ad animare le creature davanti agli occhi degli ascoltatori. Lui le vuole bene, morirebbe per lei, perché non è solo la cosa più importante che ha, Vavy è molto di più, è la sua essenza di vita, è un dono dagli dei.


  
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