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Autore: Didone24    26/12/2008    5 recensioni
- Io… io ti interesso?
Ginny rise, amara. Gli si avvicinò fino a quando non si trovò a un passo dal suo viso.
- Secondo te?
Posò le labbra sulle sue, arrabbiata, risoluta, sicura che non si sarebbe sottratto a quella dolce tortura. Lo baciò con trasporto, spingendolo con forza contro l’armadio. Harry rispose al bacio, attraendola a sé e affondando le mani nei suoi lunghi capelli…
Ginny giocherellò con i bottoni della sua camicia, tormentando ogni asola prima di sfilargliela del tutto. Fece per togliersi la maglietta, ma Harry la bloccò, stringendole il braccio con forza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok... si è capito che non vado molto d'accordo con la concezione di postare velocemente... perdonatemi! :( Spero che il capitolo vi piaccia comunque. Lasciate tante recensioni, mi raccomando! Ci rivedremo presto (spero) col prossimo capitolo! Bacissimi!

***

 

Ginny si accasciò alla parete del piccolo stanzino, il viso tra le mani. Desiderava disperatamente nascondere a sé stessa quelle lacrime senza senso. Non si preoccupò di trovarsi in un negozio affollato e tantomeno del fatto che decine di ragazze si stessero domandando come mai quel camerino non si liberava. Se pensava che attimo prima c’era Harry a stringerla forte tra le sue braccia, il dolore si faceva troppo forte de sopportare. Ma era la rabbia che le pulsava dappertutto. L’unico pensiero razionale era che avrebbe voluto strangolarlo, ma non riusciva nemmeno ad alzarsi. Improvvisamente si ricordò di Dean; lui non le avrebbe mai fatto una cosa del genere…

Ancora una volta si infuriò con sé stessa per essere stata così meschina con un ragazzo che avrebbe dato tutto pur di renderla felice. Si sentiva sporca e arrabbiata, lontana mille miglia dalla Ginny che conosceva: lei non si sarebbe mai ridotta a piangere in un camerino, meno che mai per uno stupido, insignificante ragazzo.

Il ricordo del bacio di Harry le bruciò in gola e in qualche modo le diede la forza di rialzarsi. Si tolse rapidamente il bel vestito che aveva addosso, si rivestì, e un attimo dopo uscì dallo stanzino con una teatrale indifferenza nei confronti di un gruppetto di petulanti Serpeverde che la fissavano di sottecchi, maligne. Abbandonò il vestito su uno scaffale qualunque e uscì in fretta dal negozio, sbattendosi la porta alle spalle.

La temperatura era scesa parecchio e l’aria congelata le pizzicava fastidiosamente il viso. Fu grata che le carrozze non distassero molto da lì e saltò su quella che era già stata occupata da Lavanda Brown e Calì Patil. In quel momento era quasi felice di averle incontrate; il loro fitto chiacchiericcio e la loro spensieratezza trascinarono via almeno in parte quei suoi cattivi pensieri.

 

-          Ginny! Cosa ti è successo? – esclamò subito Calì. Ah, già. Doveva avere un aspetto orribile.

-          Non preoccuparti, sto bene. – disse solo.

-          Sul serio? Senza offesa, ma non hai una bella cera…

 

Ginny non rispose. Si limitò a un’alzata di spalle e le due amiche tornarono a bisbigliare fra loro.

 

Era già buio quando la carrozza accostò al limitare del parco. Ginny scese per ultima e, nonostante il freddo pungente, camminò piano per attraversare il giardino fino alla Sala Grande. Non voleva vedere Harry o Dean, ma il suo stomaco protestò e alla fine si diresse stancamente al suo solito posto al tavolo dei Grifondoro.

Si guardò intorno circospetta, decisa ad evitarli entrambi. Poco dopo si accorse stupita che Harry non c’era. Un moto di rabbia e frustrazione si impadronì di lei; infondo una parte remota del suo cuore aveva sperato di vederlo.

 

Nello stesso istante in cui quelle considerazioni sconvolgevano i suoi pensieri due braccia le cinsero la vita e la strinsero delicatamente, facendo rabbrividire ogni sua terminazione nervosa.  Un attimo dopo Dean, raggiante, la voltava verso di sé dandole un innocuo bacio sulla fronte.

 

-          Amore, finalmente! – amore… - Non ti vedo da un paio d’ore e già mi manchi!

-          Oh. Ciao, Dean.

 

Il sorriso scomparve dalle labbra di lui.

 

-          Qualcosa non va? Sei stanca? – disse allarmato.

-          E’ tutto a posto, devo essere solo un po’ stanca, si – le sue parole suonavano false anche a sé stessa. Dato che Dean non rispondeva, continuò:

-          Sai, ho provato un mucchio di vestiti per il ballo di Natale, e quando sono uscita dal negozio devo aver preso freddo… - e ho baciato Harry Potter nel camerino, contento? Questo però non lo disse.

-          E non ne hai trovato neanche uno? – si, e me l’ha allacciato Harry. E’ stato molto gentile da parte sua.

-          No. Non ho saputo scegliere, magari la prossima volta mi consiglierai tu, che ne dici? – Ipocrita.

-          Dici davvero? Oh, Gin… - la sollevò dolcemente da terra. – Adesso è meglio che mangi qualcosa e vai a dormire, prima che ti venga un raffreddore.

 

Ginny annuì, odiandosi profondamente per la gentilezza del tutto immeritata che quel ragazzo le riservava. Mangiò in fretta delle uova strapazzate e del purè, evitando accuratamente lo sguardo dispiaciuto di Hermione. Probabilmente si sentiva in colpa per averla lasciata sola, ma di certo non sapeva il resto. E Ginny non aveva intenzione di condividere quella follia con nessuno, non adesso.

Appena finito salutò Dean con un bacio sulla guancia e si diresse in fretta verso la Torre di Grifondoro, ma non ebbe il coraggio di guardare in faccia Ron e Hermione. L’unica colpevole della situazione era lei… e quell’ idiota di Harry, certo.

 

Per la seconda volta in due giorni non potè fare a meno di essere arrabbiata con Harry. Tutto la infastidiva di quel suo sfuggirle ogni volta; si rese conto di non aver ancora riflettuto sul perché l’avesse baciata.

Non aveva senso.

 

Varcò il buco nel ritratto. Fu tentata di restarsene al calduccio accanto al camino in Sala Comune, ma il bisogno di schiaffeggiare Harry Potter era di gran lunga più influente. Si diresse verso la sua camera da Prefetto; se Harry non ci fosse stato, avrebbe aspettato fuori fino al suo ritorno.

 

Non appena le nocche toccarono debolmente il legno massiccio della porta, un odioso rossore le inondò le guance, ma non ci badò. Voleva andare fino in fondo, voleva delle spiegazioni. O forse voleva solo sfogarsi, prenderlo a pugni e…

 

-          Ginny? – Harry, inaspettatamente, era lì, in pantaloncini del pigiama e maglietta bianca, un sopracciglio alzato che gli conferiva un’aria divertita e angosciata allo stesso tempo. Lo sguardo di Ginny andò a finire sui muscoli ben scolpiti del suo braccio; si sorprese a pensare a quanto ogni dettaglio di lui la attraesse come una forza magnetica, e questo la irritò ancora di più.

-          Mi fai entrare o c’è bisogno di un biglietto? – disse, sarcastica.

-          Entra pure.

 

Era stata altre volte in quella camera, ma mai tutto quel rosso e oro dei fieri stendardi di Grifondoro che ricoprivano allegramente le pareti l’avevano infastidita così tanto. Le davano alla testa, come ogni cosa lì dentro, d’altronde. Tutto odorava di Harry.

 

-          Ginny, io…

-          Fa parlare me, signor bambino sopravvissuto. – disse, fissandolo dritto negli occhi. Sospirò.

-          Senti, credo proprio che tu mi debba delle spiegazioni. Prima hai Schiantato Dean, non mi hai rivolto la parola per giorni e poi, improvvisamente, hai deciso di incasinarmi la vita entrando nel mio camerino e baciandomi. Vedi, io vorrei solo che… che la smettessi di evitarmi, vorrei che tra noi ci fosse un rapporto civile e…

-          Evitarti? – Harry rise amaramente. - Magari potessi riuscirci.

 

Ginny smise di respirare. – C-come scusa? Tu…

 

-          Ginny… cavolo, mi sembra evidente. Vuoi proprio sapere perché mi sono comportato in quel modo con Dean?

 

Tacque un secondo, lo sguardo straripante di pensieri.

 

-          Perché ero geloso. Mi dava sui nervi che stesse con te. Lo sono ancora, in effetti. Sto provando a non farci caso. Ma se tu piombi in camera mia, o se ti incontro in un negozio con un vestito slacciato addosso, non credo di poter riuscire a ignorarti ancora per molto. Per questo ti ho baciata. Sono stato un idiota, non avrei dovuto. Noi due non possiamo stare insieme, io ho mille nemici che mi vogliono morto là fuori, capisci?

-          E se non mi importasse? – lo interruppe, acida. – E’ troppo tardi, Harry.

-          Non… non sei arrabbiata con me?

-          Lo sono eccome, ma non cambiare discorso.

-          Noi due non abbiamo niente da dirci. Non dovresti stare qui, Ginny. Io non ho niente da offrirti, a parte il pericolo. Tu hai già un ragazzo, e lui ti ama. Non merita questo.

-          Ma senti da che pulpito viene la predica!

-          Hai… hai la possibilità di scegliere, Ginny. Hai decine di ragazzi hai tuoi piedi.

-          Non mi interessa.

-          Io… io ti interesso?

 

Ginny rise, amara. Gli si avvicinò fino a quando non si trovò a un passo dal suo viso.

 

-          Secondo te?

 

Posò le labbra sulle sue, arrabbiata, risoluta, sicura che non si sarebbe sottratto a quella dolce tortura. Lo baciò con trasporto, spingendolo con forza contro l’armadio. Harry rispose al bacio, attraendola a sé e affondando le mani nei suoi lunghi capelli…

Ginny giocherellò con i bottoni della sua camicia, tormentando ogni asola prima di sfilargliela del tutto. Fece per togliersi la maglietta, ma Harry la bloccò, stringendole il braccio con forza.

 

-          Smettila, Ginny.

 

Lo fissò di rimando, offesa.

 

-          Non sono abituata a essere rifiutata. A che serve che mi fermi? – disse, sprezzante e maliziosa. Si liberò dalla stretta e in un attimo la maglietta fu a terra accanto alla camicia di Harry. Attenta a non incrociare il suo sguardo riprese a baciarlo con veemenza, accarezzandogli il torace. Si soffermò a stuzzicargli il collo per poi tormentargli il lobo dell’orecchio.

Dopo quella che parve un’eternità, Harry la scostò da sé, mutilato dalla sofferenza provocata dalla rottura di quel contatto.

 

-          Non è giusto. – disse. – Hai idea di come potrebbe sentirsi Dean?

-          Non c’è bisogno che tu me lo faccia notare. Ma non voglio fingere di non essere attratta da te, anche se non te lo meriti.

 

Si rivestì, rossa in viso, e fece per andarsene.

 

-          Aspetta.

 

La abbracciò, bloccandola contro la porta.

 

-          Scusa, è più forte di me…

 

Catturò le sue labbra in un bacio che le tolse il fiato. Le sue mani scivolarono inesorabili sotto la maglietta, e lei lo lasciò fare.

 

-          Lo…lo vuoi fare? – sussurrò Ginny, arrossendo violentemente.

 

Harry si fermò, prendendo le distanze.

 

-          Non sai quanto.

 

Un’ondata di eccitazione, stupore, adrenalina la inondò. Riuscì a non muoversi da dove si trovava; non voleva essere lei a doversi fermare.

 

-          Ma non puoi.

-          Già.

-          Bè, non c’è che dire, sei insopportabile. – Trasse un sospiro. – Harry, io ti piaccio?

-          Troppo. – rispose, senza esitazione.

-          Bene. – disse compiaciuta. – Sono disposta a lasciare Dean, anzi, credo che lo farò di sicuro.

-          Ginny…

-          Non cercare di fermarmi, l’avrei fatto comunque. E poi te l’ho detto, è tardi per tornare indietro.

-          Ti metterei in pericolo, lo sai.

-          Non pretendo di stare con te. – lo guardò dritto negli occhi, decisa. – Ma non ho intenzione di starti lontana.

-          Cos’è, una minaccia?

-          Pensala come ti pare.

-          Posso anche… tirarmi indietro, vero?

-          Non ti facevo così codardo, Harry Potter. Te l’ho detto, fai come vuoi. Ma l’unico che ci perde, a non stare con me, sei tu.

-          Sei molto arrabbiata, eh?

-          Più che altro direi aggressiva.

-          Uhm, direi che mi piace.

-          Io direi che a me piace questo casino. E’… eccitante. Ciao, Harry.

 

Uscì, sbattendosi la porta alle spalle, senza dire un’altra parola. Già, era un bel casino. Ma almeno aveva scoperto un paio di cose interessanti…

 

  
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