Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: _Mikan_    20/04/2015    1 recensioni
Capelli neri come la pece ed occhi azzurri come il ghiaccio. Questo caratterizza Margaret, oltre ad una passione smisurata per la natura. Ed è proprio in mezzo al verde che questa drammatica storia si apre, ricordando i bei momenti passati col padre defunto, accanto al proprio cane Calzino.
*Dal testo*
Mamma si avvicinò alla scura scrivania "da lavoro" o così la definivo io.
Era ancora in disordine con mille fogli sparsi un po' dappertutto.
Delicatamente sfiorò dei disegni con le dita.
Si soffermò su uno in particolare: raffigurava una donna seduta su una grande pietra.
Lo sfondo era un meraviglioso giardino con rose di ogni tipo. C'era perfino una fontana.
Ma le vere protagoniste erano delle ali bianche con piume candide e morbide.
Mamma prese il foglio e lo avvicinò per osservarlo meglio.
Ciò che più la ammutolì furono dei bellissimi capelli lunghi, lisci come la seta e di un nero come il carbone.
Si portò la mano alla bocca.
"Non è possibile."-Disse perplessa-"Non può averlo scoperto."
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
||Angolino di Mikan||
Inutile dire che sono passati secoli dall'ultimo capitolo. Magari vi eravate pure dimenticati dell'esistenza di questa storia (cosa probabile).
No tranquilli, non soffrite di perdita di memoria. E' colpa mia. Per di più questo capitolo inizia praticamente come continuazione al vecchio ... quindi 
se non ve lo ricordate... (mi dispiace per questo, davvero!) dovete rileggerlo :(
Siccome ho già perso troppo tempo (tra un capitolo e l'altro passano ere) mi riduco ai minimi termini.
Ci tengo ad avvisare che questo capitolo sarà pieno di descrizioni. Già. (Mi sa che non la legge più nessuno :'D) Mi dispiace. Spero non siano troppo noiose
e pesanti, anzi. Speriamo in bene! Vi lascio alla lettura, Ciaaaaao. ♥
---


"Avanti ... fate pace."-Disse Clarence.
Allungai insicura la mano destra e notai che anche Luv ci stava provando.
Questo mi donò sicurezza. 
La sua mano strinse la mia. O forse era la mia che strinse quella di Luv? 
Mi piaceva invece pensare che tutte e due le mani contemporaneamente si donassero calore a vicenda.

"E ora chiedetevi scusa."-Continuò con un tono di rimprovero.
"Ma io cosa ho fatto? Semmai è lei che si deve scusare!"-Gridai protestando.
Luv ritirò il braccio. 
Sentivo ancora il calore nel palmo. Strinsi il pugno per non disperderlo, per conservarlo ancora un po'.

"Lo sapevo! Con questa qui non si può fare pace!"-Gridò altrettanto Luv. 
"Cosa? "Questa qui" ha un nome e soprattutto non sono io che non voglio fare pace."-Ribattei.
"E allora perché non ti vuoi scusare?"-Mi chiese Clarence.
"E' solo che non penso di aver fatto nulla di male."
"Pensaci bene."-Disse la principessa.
"Già, mettiti una mano nella coscienza e riflettici su."

Lo feci. Mi portai la mano destra al petto, nella posizione del cuore.
Ripensai a tutto lo scenario, come i minuti di un vecchio film che trascorrevano nella mia mente.
"Però Luv, anche tu hai di che scusarti."-Le dissi.
"Questo lo so. E infatti ero pronta a farlo. Ma se proprio tu non vuoi ..."

Possibile che l'avessi veramente offesa con "oca"? 
Magari sotto sotto era una ragazza sensibile. 
O forse era soltanto infastidita dalla mia maleducazione nei suoi confronti.
Dopotutto era la principessa.
No ... non era questo. C'era qualcosa di più.

"Allora?"-Chiese impaziente Clarence.
L'orgoglio faceva dubitare sia me che Luv.
E in effetti ci comportavamo da bambine, come ripeteva sempre Clarence.
Forse perché tutte e due non avevamo vissuto la nostra infanzia giustamente.
Eravamo diventate grandi troppo presto. Non fisicamente, ma mentalmente.
Io lo ero diventata pensando ai vecchi ricordi del babbo e sorreggendo con una maschera di sorrisi mia mamma.
Luv si era lasciata l'infanzia alle spalle con la morte dei genitori e con un popolo affamato pronto ad inseguirla.

Così, abbiamo sviluppato una mentalità matura e delle personalità forti, troppo forti per la nostra età.
Ma nel profondo i nostri cuori rimanevano fragili e desideravamo veramente comportarci come gli altri.
Volevamo piangere per attirare le attenzioni. Volevamo litigare per piccole cose banali. Volevamo ridere con leggerezza.
Volevamo poter perdere le staffe per qualche minuto. Volevamo giocare senza preoccuparci di nessuno. Volevamo non sorreggere niente.
Volevamo goderci la nostra personalità infantile finché potevamo. Non volevamo avere responsabilità fino alla fase più adulta, come chiunque altro. 
Ma noi non potemmo goderci tutto ciò.
Io ero perfino diventata una dea. Ormai non avevo più alcuna chance di godermi un pizzico di libertà. 

"Sai Luv, vedendo la situazione di mia mamma, mi sono sempre detta che pensare a cose come "vorrei poter fare questo e questo" fosse egoistico."-Dissi.
Luv mi guardò perplessa. Non riusciva a comprendere.
Di certo non aveva il potere di leggermi nella mente.
Ma piano piano anche lei capì. Non ci vollero chissà quante parole. 
"Però ho desiderato tante volte potermi sfogare. Ma così avrei fatto preoccupare di più la mamma."-Continuai.
"E sai la cosa più buffa? Mentre io notavo gli occhi rossi e gonfi per le lacrime che la mamma cercava di nascondere col trucco... lei notava i miei."
"E quando li vedeva, mi accarezzava la testa e sorridendo mi diceva: << Non potrei desiderare una figlia migliore di te. >>"

Alzai il capo e sorrisi.
"Grazie."-Dissi.
"Grazie?"-Ripeterono Luv e Clarence insieme.
"Sì. Esattamente."-Confermai-"Grazie per aver litigato con me."
Già, proprio così. Ringraziai Luv per quel litigio perché mi donò un pizzico di infantilità. Mi donò un pezzettino di infanzia. 
Riallungai la mano.
Luv la strinse forte. 
"Grazie."-Disse allora lei. 
E sorridemmo. 
Anche la principessa capì. 
Da cosa lo notai?
Finalmente, dopo tanto tempo, delle lacrime leggerissime scesero via velocemente, accompagnate da uno splendido sorriso.
Un sorriso sincero, non forzato come quelli che mostravo a mia mamma.

"Finalmente."-Sospirò esausta Clarence.
Era sorpresa dalle nostre lacrime, ma felice allo stesso tempo.

"S-sei così buffa."-Mi disse Luv ridendo e asciugandosi le guance. 
"Anche tu."-Ribattei sorridendo allo stesso modo. 

"Ed ora..."-Disse Clarence, voltandosi verso di me-"Che ne dici di dirle anche quell'altra cosa?"
"Hai promesso che ci avresti aiutato. Inizia con il confidarlo anche a lei."-Concluse.
Luv mi scrutò dubbiosa. 
"Cos'è che mi devi confidare?"-Chiese con il tono di chi vorrebbe smascherare un criminale. 

Non me n'ero dimenticata.
Lo avevo ben stampato nella mente. E' solo che ero così felice per la questione del litigio che, per una volta, mi scordai delle mie responsabilità.
Poco importava. Sapevo che quella gioia non poteva durare in eterno; anche se lo desiderai profondamente.

Raccontai alla principessa ogni cosa: su come diventai la dea, sulle mie preoccupazioni al riguardo e che alla
fine mi decisi ad aiutare il regno.

Strinsi le mani al petto, aspettandomi una sgridata per  il mio comportamento.
Ma dopo interminabili minuti alzai il capo e con grande stupore vidi gli occhi adulti di Luv rilassarsi.
Il suo viso era un misto di felicità, stupore e sollievo.

"Davvero? Non stai scherzando, vero?"-Mi domandò eccitata come una bambina.
Poi tossì, si sistemò i capelli e si ricompose. 
"Bene. Clarence dobbiamo subito andarci a preparare."-Disse seria.
"Per cosa?"-Chiesi io. 
"E me lo chiedi?! Sei la dea! E' una notizia splendida, dobbiamo organizzare un'enorme banchetto e presentarti
al regno!"-Gridò Luv di nuovo entusiasta. 
Tossì una seconda volta.
Mi divertiva vedere come cercasse in tutti i modi di non scomporsi.
"Forza, andiamo."-Disse e mi afferrò per un braccio per trascinarmi fino ad una
gigantesca porta dorata. Clarence ci seguì felice. 

Luv non bussò, ovviamente. Si limitò a ad aprirla con non-chalance.
Mi liberai dalla presa della principessa e senza aspettare il suo permesso entrai
nell'enorme stanza presa dalla curiosità e... meraviglia!
Centinaia di cameriere che camminavano con passo frettoloso da un lato
all'altro della stanza. Alcune con cumuli di stoffe in mano, altre con gioielli, scarpe e tante altre cose.
All'improvviso tutte le domestiche si fermarono e guardarono sorprese nella nostra direzione.

Luv portò le sue mani sopra la testa e con eleganza fece rimbombare nella stanza due battiti di mani.
A quel gesto tutte capirono e interruppero immediatamente qualsiasi lavoro per fare un lieve inchino.
Fu davvero sorprendente, e un po' anche inquietante, come riuscirono ad inchinarsi tutte contemporaneamente.
"Cosa desiderate vostra altezza?"-Parlò una donna avvicinandosi a noi. Era robusta con un viso rugoso. 
Era chiaramente la più anziana e a giudicare dagli sguardi delle più giovani, veniva rispettata molto.

"Preparate due vestiti per questa signorina."-Disse indicandomi-"Stessa cosa per me."
"Immediatamente."-Rispose la signora inchinandosi.
Non fece domande. Si limitò solamente ad obbedire. Trovai questa cosa un po' ... scorretta.
"Perché due l'uno?"-Chiesi.
"Uno per la parata, l'altro per la festa a palazzo di stasera."
"P-PARATA?!!"-Gridai sconvolta.
"Sì, allora?"-Chiese Luv guardandomi scioccata.
"Allora?! Io non so cosa si fa! E poi non voglio! Tutta quella gente ad osservarmi! No!"-Le urlai contro.

"Prima di tutto: calmati. Non è poi così difficile. Devi soltanto passare con una carrozza aperta salutando e sorridendo.
E non sarai sola."-Spiegò-"Forse l'unica difficoltà sarà scendere dalla carrozza senza umiliarti davanti a tutti. Tipico di te."
Avrei voluto sputarle in faccia! Non-so-no-co-sì-mal-de-stra!

All'improvviso due cameriere mi afferrarono per le braccia, trascinandomi davanti ad uno specchio.
Dozzine di ragazze mi appoggiavano, senza aspettare il loro turno, tantissime stoffe di vari colori, tanto che stavo andando in tilt.
Poi iniziarono a prendermi le misure col metro e le mie risate rimbombarono nella stanza. 
Non resistevo più e muovendomi freneticamente dal solletico appoggiai il piede in un pezzo di stoffa e scivolai cadendo con i glutei su...
qualcosa... no! Qualcuno! Alzai la testa e vidi tante domestiche a terra, cadute per l'effetto domino, tutte doloranti. 
Ok ... forse un po' maldestra lo ero per davvero!

Luv mi porse la mano trattenendo a stento una grossa risata. 
"Non c'è niente da ridere."-Sbuffai imbronciata.
"Ah, davvero? Perché io sto scoppiando!"-Disse e la sua valvola esplose. 
Era rossa e si prendeva gioco di me, piegandosi dalle risate.
"Ah, ah. Molto divertente!"
"Lo so! Era da tantissimo tempo che non mi sbellicavo così!"-Disse Luv.
"E da quanto esattamente?"-Assunsi un'aria più seria.
"Non saprei, dall'età di sei anni?"-Rispose sua altezza sempre sghignazzando.
Sgranai gli occhi. Era seria?
In realtà la cosa che più mi sorprese fu che anch'io in fondo ... non ebbi molte occasioni per ridere così. 

"Bene."-Disse Luv asciugandosi una lacrima-"Ritorniamo al tuo vestito, ok? Prima quello della parata."
Tutte le cameriere si erano già alzate da tempo, ma io non le notai. Ero troppo impegnata a prendermela con la principessa.
Quest'ultima mi osservò a lungo, e ciò era molto imbarazzante, e alla fine domandò ad alta voce: 
"Abbiamo ancora il vestito della vecchia dea?"
Una minuta ragazza rispose di sì e lo prese con cura da un armadio di legno bianco.
"Ecco a voi."-Disse riponendolo delicatamente nelle mani di Luv, poi fece un inchino e un passo indietro.
Io guardai estasiata il vestito: lungo fino ai piedi, con un tessuto molto leggero e plissettato, era di un bianco panna.
Non aveva le maniche, ma spalline larghe che terminavano con una profonda scollatura a v. Aderente fino in vita, 
si staccava dall'elegante gonna con le balze, che donavano volume e movimento all'abito, grazie ad un cinturino oro.

Un'altra domestica portò anche dei meravigliosi gioielli: un bracciale per l'avambraccio; molto semplice: era un
filo d'oro bianco con delle farfalline, dello stesso materiale, che avrebbero dovuto girarmi intorno al braccio. Poi due altri
bracciali per il polso, sempre oro, ma senza decorazioni. 
La cameriera li porse ancora a Luv.

"Che ne dici di provare il vestito?"-Mi chiese quest'ultima.
Io ero scioccata ed emozionatissima.
Io in quel vestito? Ma proprio io? Non era uno scherzo vero?
Vedendo la mia espressione sorpresa, Luv mi riportò alla vita ultraterrena con uno schiocco di dita.
"Avanti, provalo."-Disse.
Mi guardai intorno, cercando invano qualche porticina nascosta per cambiarmi.
Luv capì la situazione.
"Siamo tutte donne, no? Che aspetti?."

Effettivamente aveva ragione, ma era imbarazzante cambiarsi con centomila occhi puntati addosso!
La principessa era abituata a tutto ciò, ma io no! 
Alla fine mi arresi. Abbassai la testa durante l'atto per nascondere il mio rossore.
Fatto. Il vestito era messo. Forse ero ridicola, ma non potevo vedermi.

Iniziarono tutte quante a scrutarmi come degli avvoltoi che studiano la propria preda.
Stavo cominciando ad arrabbiarmi sul serio.
"Posso vedermi o no?!"-Gridai esasperata.
"Calma, calma."-Sentì alle mie spalle.
Era la signora di prima che mi accompagnò davanti allo specchio.
Rimasi a bocca aperta, letteralmente. Non per dire.

Luv mi aiutò ad indossare i bracciali e poi mi portò degli orecchini lunghi, molto belli.
"Manca qualcosa."-Disse lei-"Il tocco finale."
Mi spostò i capelli lateralmente per mettermi una splendida collana.
Toccai affascinata il rubino incastonato proprio al centro di essa. Per qualche motivo non era un pugno
in un occhio con i miei occhi color ghiaccio e i capelli carbone. Anzi. Ero molto felice per questo.

"Che ne dici Clarence?"-Domandò Luv.
Clarence? Era sempre stata lì per tutto quel tempo? 
Avanzò verso di me sorridendo.
"Sei mozzafiato."
Ricambiai il sorriso, anche se mi sentivo piuttosto insicura.
Io ero abituata ai jeans, alle mie logore scarpe e alle magliette per rotolarmi nell'erba.

La "capo-domestica" si avvicinò ancora una volta a me.
Prese degli spilli ed iniziò ad applicarli nella stoffa nel vestito, pungendomi di volta in volta.
"Ahi, fa attenzione!"-Le dissi.
"Scusa, se solo avessi QUALCHE misura in più!"-Mi rispose a tono.
A Clarence scappò un sorrisetto, ma per fortuna nulla di più. Lei si che ci teneva a me.
Luv, al contrario, se la rideva di gusto.
Ero diventata rossa come il rubino che portavo al collo, se non di più!
"Non ridere troppo "principessina"! O dovrei chiamarti Principe? Io vedo una bella tavola piatta lì!"-E mi misi a ridere.

Nessuno fiatò più. Silenzio di tomba.
Forse l'avevo combinata grossa.
Il viso di Luv sembrava calmo e inespressivo. E se dentro stava pianificando un piano per uccidermi?
Lentamente e dolorosamente. Ero terrorizzata.

Intanto la signora-spilli finì il suo lavoro e mi fece cenno di togliermi il vestito. E così feci. 
"In quanto sarà pronto?"-Chiese Luv.
"E' una modifica di poco conto. L'abito sarà terminato a breve."
"Bene. Intanto noi scegliamo l'abito per stasera, va bene?"-Chiese la principessa girandosi verso di me.
Feci cenno di sì con la testa. 
Non mi rivestì nemmeno, dato che avrei dovuto provare centomila abiti. 

Alla fine scelsero (io non potevo parlare, solo provare!) un bel vestito devo dire. Anch'esso lungo,ma con 
il corpetto a cuore di colore bianco, decorato con tante piccole pietre azzurrine, una vicina all'altra, che formavano
il disegno di una farfalla. Lo adoravo!
Poi partiva la lunga e leggera stoffa blu che, andando verso il basso, continuava a schiarirsi fino al bianco. 
Mi provai degli accessori, quando ci avvisarono che il vestito per la parata era pronto.

Lo indossai, senza farmelo ripetere due volte, ed infilai le scarpe.
Il tacco. Il tacco! Era altissimo! Non potevo farcela a camminare su quei trampoli!
Poi mi acconciarono i capelli con una semplice treccia laterale, fissando qua e là dei fiorellini nei miei capelli.
Essendo neri, i fiori bianchi risaltavano molto e ciò non mi dispiaceva.

"Pronta!"-Disse Luv, che intanto si era agghindata come me.
"Andiamo!"-Ripetè in coro con Clarence.
E contro la mia volontà mi trascinarono fuori dal paradiso delle cameriere.
(paradiso si fa per dire)

"Non sono affatto pronta!"-Gridai in preda al panico.
"Non ti preoccupare! Abbiamo un po' di tempo. Ti spiegherò cosa devi fare."-Mi chiarì Luv.
"E non sarai sola."-Mi incoraggiò, invece, Clarence facendomi l'occhiolino.
Le sorrisi e la ringraziai mentalmente.

"Ce la posso fare."-Mi ripetevo. 
Poi scivolai grazie al tacco.
"Non ce la posso fare!"-Urlai.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: _Mikan_