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Autore: KiarettaScrittrice92    21/04/2015    7 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Eccomi qua col nuovo capitolo. 
Questo capitolo sarà parecchio lungo, perché possiamo dire che conclude il ciclo di avvenimenti collegati con la trama di Gosho (o almeno in parte) e ne apre un'altro.
Sono sicura che piacerà a molti di voi sotto certi aspetti, e magari su altri farà storcere un po' il naso. 
Di una cosa però sono certa, non vi deluderà. Da questo capitolo finalmente iniziamo a ritornare alla storia di base e pian pianino ci avviciniamo sempre di più alla vicenda che collegherà Shinichi e Ran a Kaito e Kiaretta.
Ringrazio come al solito tutti i miei lettori, in particolare shinichi e ran amore che anche se coi suoi tempi non manca mai una recensione, anche a costo di leggere cinque o sei capitolo in un giorno solo.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



La verità verso il rifugio
 

I due finirono la cena silenziosamente. Shinichi era scocciato, non avrebbe voluto che quella sera fosse andata in quel modo. Subito dopo aver pagato il conto, andarono in macchina. Il ragazzo infilò la chiave nel cruscotto e la stava per girare quando Ran gli afferrò il polso.
«Mi devi un po’ di spiegazioni!»
Lui fece un sorrisetto. Ran notò subito che non era un sorriso dei suoi, uno di quelli da ragazzo sicuro di sé e con la risposta sempre pronta, ma era uno nervoso e tirato, che aveva visto poche volte sul suo volto. Shinichi mise in moto e partirono.
«Ok, ti racconterò tutto... – disse quando si immisero sulla strada – ma per darti tutte le spiegazioni che vuoi devo partire da molto prima e devo riprendere il discorso che stavamo facendo a cena.» aggiunse, continuando a guardare la strada.
«Come vuoi tu, basta che mi spieghi tutto!»
«Ti ricordi... quando siamo andati al Tropical Land?»
«Come posso dimenticarlo? Quel giorno sei sparito!»
Il solito masso che a Shinichi sembrava vorticasse dentro il suo corpo si posò con tutto il suo peso sul cuore, facendolo sentire in colpa e, in fondo, doveva sentirsi così: se non avesse seguito Vodka quel giorno, tutto quello non sarebbe successo.
«Già, – continuò poi ad alta voce – quel giorno sono iniziati tutti i miei problemi. Da quel giorno ho... – non finì la frase che il cellulare squillò, strappandogli uno sbuffo di dissenso mentre afferrava l’apparecchio dalla tasca e rispondeva, con tono innervosito – Pronto...»
«Kudo... come stai?»
«Chi sei?» chiese il ragazzo che aveva solo capito che dall’altro capo del telefono c’era una donna.
«Mi chiamo Cognac... guarda dietro!»
Ran vide il ragazzo irrigidirsi con uno sguardo più che terrorizzato, poi lo vide spostare quello stesso sguardo sullo specchietto retrovisore. Anche lei guardò e vide una Porche nera vecchio stile, alla guida c’era una donna con i lunghi capelli scuri che salutava il ragazzo.
«Cazzo!» imprecò Shinichi chiudendo la telefonata e lanciando il cellulare sul cruscotto, per poi premere sull’acceleratore
«Cosa succede?» chiese Ran preoccupata girandosi verso la macchina nera che li seguiva.
«Quel giorno sono iniziati i miei problemi che continuano a torturarmi anche ora... Ran ti dispiace se deviamo? Ti riaccompagno a casa più tardi!»
«Va bene... ma è tutto apposto?» chiese lei, vedendo le mani di Shinichi tramare sul volante.
«No... vorrei lo fosse, ma non lo è... Doveva essere una serata importante e speciale e invece sembra che come al solito debba capitare tutto nei momenti sbagliati, e si è trasformata in uno schifo!»
«Non è vero! – rispose lei dolcemente, con uno dei suoi soliti sorrisi – Davanti a me ho una rosa stupenda, ho sentito la canzone più dolce che abbia mai ascoltato e l’hai tradotta apposta per me. Ho cenato con una vista stupenda, ho visto la tua espressione quando hai un caso in pugno e... – arrossì un po’ – ...e sono vicino al ragazzo più importante della mia vita!» concluse, strappandogli un sorriso.
«Grazie Ran, sei davvero un angelo!» fece, stringendole la mano.
Lei si accorse che tremava ancora e la strinse più forte, mentre la Spider continuava a sfrecciare sull’asfalto, seguita dalla Porche.
«Ma perché non si arrende? – disse Shinichi prendendo il cellulare e digitando un numero – Ai, ho un problema!»
«Sarebbe?»
«Tu dove sei?»
«Sono quasi arrivata a casa, perché?»
«È possibile che ce ne sia sfuggito uno?»
«Di cosa?»
«Dell’organizzazione... ho la Porche di Gin con una donna al volante alle calcagna!»
«Che cosa?» urlò lei.
«Già... potrebbe essere uno scherzo, ma non ne sono tanto sicuro mi segue ormai da più di venti minuti.»
«Ok, vieni a casa mia, sarai al sicuro!»
«Sì certo... e Ran?»
«Portala qui con te e poi troviamo una soluzione.»
«Va bene, ci vediamo tra un po’!» rispose, chiudendo poi la chiamata.
«Allora?» domandò Ran.
«Scusami per tutto questo casino, ora andiamo a casa della ragazza che c’era al ristorante, ma ti prometto che in un modo o nell’altro ti riporterò a casa.»
«Ok tranquillo, non preoccuparti!» gli rispose lei, stringendogli nuovamente la mano tremante sul cambio.
«Stavamo dicendo, – riprese Shinichi dopo qualche minuto di silenzio – quel giorno sono iniziati i miei problemi... Ti ricordi i due uomini al treno dei misteri?»
«Sì...» disse Ran che era soprappensiero, cercando di capire cosa stava succedendo, riprendendosi proprio quando il ragazzo cominciò a parlare.
«Mi avevano scoperto a spiarli e mi volevano far fuori. Così dopo avermi dato un colpo alla testa mi hanno fatto ingerire un veleno... ma ha avuto un effetto diverso...»
«Cioè?» le sembrava uno dei casi che risolveva sempre il ragazzo e allo stesso tempo pensava a che brutta esperienza avesse dovuto affrontare quel giorno.
Shinichi però rimase zitto per un po', non sapeva davvero come dirglielo. Era vero che prima o poi l’avrebbe dovuto confessare, ma aveva anche una paura folle della sua razione.
«Tutto il corpo, dal cuore ai muscoli, tranne il cervello si è... – si bloccò e strinse più forte il volante – ...si è regredito allo stato infantile... e sono diventato un bambino.» disse e, subito dopo, nella macchina, calò il silenzio.
«Dimmi che non è vero, ti prego!» fece Ran, iniziando a non riuscire più a trattenere le lacrime.
«Mi dispiace...»
«Avresti potuto dirmelo, lo sai che ti potevi fidare di me.»
«Certo che lo so!» rispose lui afflitto.
«E allora perché non l'hai fatto?» urlò la ragazza irritata.
«È stato bruttissimo tenerti tutto nascosto, ma non potevo rischiare che quegli uomini ti prendessero per arrivare a me.»
«Avresti potuto dirmelo lo stesso...» disse asciugandosi le lacrime.
«Avrei messo a rischio la tua vita? Ripeto, mi dispiace, soprattutto è stato orribile vederti piangere per me e non poterti consolare. Non sai quante volte stavo per cedere e te lo volevo raccontare.»
«E dire che lo sapevo, che un sacco di volte ho pensato che Conan era Shinichi, ma poi...»
«Ma poi ti sviavo le idee, perdonami.»
Rimasero zitti per un po’, poi Ran si asciugò le lacrime e tirando su col naso per trattenere le altre, riprese a parlare.
«Non importa, so che non è colpa tua, l’importante e che ora sono qui vicino a te!» fece, facendolo sorridere appena, un sorriso che però durò poco.
«Sì, con quella ancora alle calcagna...» disse irritato, indicando con un cenno di testa lo specchietto retrovisore.
«Mi prometti che da questa sera in poi mi dirai tutto?» domandò Ran.
«Te lo prometto!»

  
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