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Autore: sbabibubu    21/04/2015    2 recensioni
Non avrebbero mai provato i brividi dell’amore, l’uno tra le braccia dell’altra. Tuttavia, si sarebbero completati a vicenda come meglio potevano, avrebbero riversato in quel gesto la rabbia verso colui che li aveva feriti così profondamente, avrebbero finalmente trovato qualcuno che li capisse fino in fondo. Sembrava quasi vendicativamente giusto, che le due persone che più avevano amato Justin fossero anche coloro che lo odiavano con più rancore.
//Questo è un missing moment collocato tra Just Breathe e Outlines. Credo possa essere anche letto da solo, comunque.
©sbabibubu
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TOGLIAMOCI I VESTITI, MA TENIAMOCI LE MASCHERE


When it all falls, when it all falls down

I’ll be your fire when the lights go out

When there’s no one, no one else around

We’ll be two souls in a ghost town

Madonna – Ghost town

Le tende chiare sventolavano pigramente, scosse da un leggero vento primaverile. I raggi del sole ne illuminavano la trama sottile, penetravano il filato elegante e ricadevano sul parquet in lunghe scie dorate. L’aria di maggio, che invadeva la stanza attraverso la finestra aperta, profumava di alberi in fiore e pane caldo. La strada era deserta, neanche il traffico lontano disturbava la quiete di quel pomeriggio.
Solo i respiri di Matt ed Allison, rilassati e regolari, spezzavano il silenzio in una carezza che si confondeva con la brezza fresca. La pace che i due amici cercavano, però, non poteva saziarsi di primavera. Loro non avevano bisogno di gioire, ma di dimenticare.
Stesi sul letto di Matt, in quella stanza che da studio del padre di Eric era diventata la sua camera, guardavano il soffitto bianco con aria assorta. Le loro braccia si sfioravano appena, il calore si irradiava dalla loro pelle a quella dell’altro, come a dire: ehi, non sei solo. Il braccio destro di Allison e quello sinistro di Matt, invece, penzolavano sul bordo del materasso spoglio con una bottiglia di birra stretta tra le dita. Le coperte erano ammassate sul fondo del letto in un mucchio morbido e informe; “sistemarle è inutile”, diceva Matt, “tanto tra qualche ora torneranno come prima”.
Si erano appartati lì almeno un’ora prima per sfuggire alla coppietta dell’anno: Zac e Hilary. Occupavano ogni giorno il salone con le loro smancerie e i loro sorrisi innamorati, invadendo lo spazio di chi non apprezzava quel clima di cuori e unicorni. Non avevano ancora detto una parola: si limitavano a condividere il proprio silenzio e attendere che la birra facesse perdere loro la concezione del tempo.
L’immobilità venne rotta da Matt, che alzò il braccio per portare la bottiglia alla bocca. Allison lo osservò con la coda dell’occhio, scrutando il suo profilo familiare e confortante. I capelli mossi schiacciati sul cuscino, la fronte liscia, i penetranti occhi celesti leggermente socchiusi, il naso morbido, le labbra arrossate premute sul vetro verdognolo. E poi il pomo d’Adamo appena accennato che si abbassava mentre beveva, il torso coperto da una delle sue T-shirt sgualcite, i pantaloni neri e i piedi nudi. Quando la sua figura sobbalzò, lei rialzò lo sguardo per scoprire una pioggia di gocce cadutegli sulla maglietta. Soffocò una risata, mentre l’amico si asciugava la bocca col dorso della mano.
<< Fanculo >>, ridacchiò piano, strattonando il tessuto bianco per ispezionare il danno.
Porse la bottiglia alla ragazza e si sollevò per liberarsi di quell’indumento macchiato, che gettò sul pavimento. In quella posizione ricurva, il suo ventre si piegò in un’accennata morbidezza che Allison non potè fare a meno di notare con divertimento. Quando ricadde sul materasso, punzecchiò il suo addome ormai nuovamente piatto.
<< Qualcuno ha smesso di andare in palestra >>, lo derise.
<< Non è vero >>, si difese lui, ritraendosi dalle sue dita fredde. Riprese la bottiglia e ne bevve un altro sorso.
<< Forse ci vai solo per rimorchiare >>.
Matt, offeso nella virilità che si ostinava ad enfatizzare, le afferrò la mano e la portò sul suo stomaco.
<< Ho degli addominali di ferro >>.
<< Certo, come vuoi >>, rise lei.
Sospirarono insieme, stanchi nell’inattività e vagamente su di giri. Dopo qualche minuto, Matt ruppe nuovamente il silenzio.
<< Come stai? >>, mormorò, schiacciando la guancia morbida sul cuscino per guardarla.
Il suo respiro accarezzò lo zigomo di Allison, con quell’aroma rassicurante di tabacco che era abituata ad incontrare.
<< Sto bene >>.
Quella breve e meccanica menzogna cominciava quasi a parerle verità. Lui la osservò ancora per alcuni secondi, poi si voltò nuovamente.
<< Stai uno schifo, altroché >>.
Presero un altro sorso di birra. Allison non ebbe la forza di ribattere.
<< Te lo si legge in faccia >>, continuò. << Sei più brutta del solito >>.
Lei gli lanciò un’occhiataccia, le labbra schiuse in un divertito stupore. Matt adorava prenderla in giro, così come faceva con tutti, ma non era in grado di sostenere i suoi scherzi. Era così candido ed altruista, così buono nel suo animo ferito, che si sarebbe sentito infinitamente colpevole se non avesse chiesto subito perdono. Infatti, le sorrise e portò un braccio sotto al suo collo per avvicinarla a sé. Spinse la testa dell’amica contro il suo viso e le baciò la tempia, chiedendole scusa a modo suo.
Così, ricominciarono a fissare quel soffitto pallido, come se su di esso avessero potuto trovare le risposte alle loro domande. Allison riposava sulla spalla di quel ragazzo che mai avrebbe immaginato di poter amare. Un leggero sorriso illuminò le sue labbra, quando ripensò a come quella loro strana amicizia era nata: colui che le aveva puntato una pistola alla testa, pronto a liberarsi di lei senza alcun rimorso, era diventato la sua unica ancora in quella vita di tempesta. Coprì quel sorriso con la bottiglia, per lasciar scorrere il liquido fresco e amarognolo nella gola secca.
<< Non è andata bene con i miei genitori >>.
Allison smise di respirare, credendo quasi di essersi solo immaginata quel mormorio confuso. Matt era tornato dall’Irlanda due settimane prima e ancora non aveva accennato a quella sua visita che l’aveva reso tanto nervoso nei mesi precedenti. I suoi amici sapevano che qualunque tentativo di forzarlo a parlare l’avrebbe chiuso ancor di più in sé stesso, quindi l’avevano lasciato rincasare in silenzio e avevano finto che lui non se ne fosse mai andato. Anche in quel momento di apparente verità, lei era certa che non avrebbe ricevuto altro che frammenti di ciò che in realtà Matt avrebbe tenuto dentro di sé per sempre. Perciò attese, in un silenzio che non aveva alcuna pretesa né aspettativa.
<< Hanno detto che sarei potuto restare per qualche giorno, ma poi avrei dovuto trovare un’altra sistemazione >>, borbottò. << Mi hanno rinfacciato di averli dimenticati e di essere un figlio ingrato. Penso che mio padre sospetti ciò che faccio. Mi ha detto di tornarmene qui, dove non avrei messo in pericolo la sua famiglia >>.
Allison sbatté più volte le palpebre, trattenendo l’emozione che quelle parole strascicate avevano provocato in lei. Come sapeva, non ebbe neanche il tempo di reagire perché Matt rindossò la veste che si era cucito addosso per molti anni.
<< Mia sorella era felicissima, comunque >>, esclamò. << Ma non mi ha voluto presentare alle sue amiche, perché dice che hanno tutte una cotta per il ragazzo delle foto che in camera >>.
I capelli biondi dell’amica vennero scossi dalla sua risata sincera.
<< Che sarei io >>, chiarì, un sorriso sulle labbra umide.
Entrambi finirono la birra fino all’ultimo goccio, poi lasciarono le bottiglie vuote a terra. Era lì, la sensazione che avevano cercato: quella pace astratta, che avvolgeva le loro menti confuse dall’alcool e rendeva pesanti le loro membra. Erano completamente immersi nel torpore dell’inconsapevolezza, del vuoto emozionale, della dimenticanza. Stretti l’uno nella compagnia dell’altro, potevano fingere che nient’altro esistesse al di fuori di quella stanza. Potevano godere dei loro minuti di gloria, dell’amicizia che li univa nel più intimo dei sentimenti: il dolore. E c’erano riusciti.
Allison si voltò lentamente sul fianco sinistro, raccogliendo le gambe intorpidite contro quelle dell’amico e posando la guancia sinistra sulla sua spalla calda e nuda. Inspirò l’odore confortante delle coperte di Matt e del suo corpo accanto al suo, intaccato dal leggero aroma della birra che seguiva il suo respiro. Si concentrò solo sulla sua presenza immobile, lì accanto a lei, dove era sempre stato, e osservò la pelle del suo petto scoperto. Il riflesso del sole riluceva sui tatuaggi scuri che lo coprivano, e che lei percorse con la punta dell’indice destro. Matt chiuse gli occhi e sospirò, per poi mangiucchiare le sue parole assonnate.
<< Non riesco a credere che Justin mi abbia abbandonato in un momento simile >>.
Allison deglutì a vuoto. Non lo nominavano spesso, anzi, non lo facevano mai. Ci era voluto un po’ di tempo perché lei imparasse ad entrare in quella casa senza sentire la sua presenza aleggiarle sulla pelle. Si sentiva ormai parte di quella famiglia improvvisata e stare lì le dava sicurezza. Era legata anche più del lecito a quella semplice casa, come se la sua esistenza le confermasse che non si era sognata tutto, come se in realtà il vago ricordo di Justin potesse dopotutto darle il conforto che cercava. Se inconsciamente cercava ancora una cura in lui, nella vita preferiva però fingere che lui non avesse mai incrociato la sua strada.
Matt si voltò verso di lei, fino a sfiorarle il naso con le labbra.
<< Scusa >>, mugolò, le palpebre ancora abbassate.
Lei scosse appena la testa, stringendosi ancora di più al suo fianco.
Fu un movimento innocente e casuale, con la lentezza della marea quieta e la leggerezza di un battito d’ali. Mentre entrambi respiravano l’odore familiare dell’altro, resi inconsapevoli e pigri dall’alcool, i loro volti si avvicinavano. Poco alla volta, come spinti dal contatto consolante della loro pelle e da nessuna intenzione conscia. Mentre il viso di Matt si abbassava e quello di Allison si alzava, le loro labbra si sfiorarono piano. Un contatto umido e privo di malizia, lo schiudersi delle une sulle altre, colmo di un affetto che li legava come fratelli. Il timido contatto terminò in un istante. Tennero gli occhi chiusi, coi loro respiri ancora intrecciati e i ricci di Matt che solleticavano la fronte di lei.
A riconferma di quella profonda comprensione reciproca che li univa, reagirono allo stesso modo: dopo qualche attimo di pigra presa di coscienza di ciò che era accaduto, scoppiarono a ridere. Le loro risate sommesse si unirono, diventarono più intense, esplosero come una consapevole derisione dell’assurdità di ciò che avevano appena condiviso.
<< Ti è piaciuto? >>, latrò Matt, sghignazzando a pochi centimetri dalle labbra dell’amica.
<< Cristo, che schifo >>, rise, << Baci come un tredicenne >>.
<< Tu baci come una tredicenne >>, grugnì con più veemenza.
Lei scosse la testa.
<< Come un chierichetto >>, sghignazzò. << Anzi, come un mocio per il pavimento >>.
<< Posso fare di meglio se- >>.
<< E’ così che fai innamorare di te le tue conquiste? >>, lo interruppe, col fiato corto.
Matt la osservò con le sopracciglia aggrottate, lo sguardo offeso di chi era troppo orgoglioso e troppo confuso dall’alcool per condividere le sue risate.
Nel più breve degli istanti, le sue labbra premettero nuovamente su quelle di lei, con la foga del suo dimostrarle ciò che non aveva potuto. Afferrò la sua nuca con la mano e non la lasciò scappare, anche se lei non ne aveva alcuna intenzione. Nei mesi precedenti non era ricaduta nelle sue vecchie abitudini: il contatto della sua pelle con quella di qualcun altro era un dolore bruciante, una ferita che si riapriva. Non poteva evitare di desiderare l’unico e il solo che non l’aveva fatta sentire sporca con le sue mani calde sul suo corpo. Aveva a quel punto dimenticato quanto quell’intimità rude la facesse sentire più viva, meno sola.
E mentre il tocco di Matt si faceva più delicato e la sua lingua sconosciuta varcava le sue labbra, l’adrenalina la fece respirare nuovamente. Quando lui si separò da lei, col respiro spezzato e l’espressione ancora imbronciata, non potè fare a meno di volerne di più.
<< No, così >>, sussurrò maliziosamente, in risposta alla domanda retorica che Allison si era anche dimenticata di aver posto.
I loro occhi si incontrarono, lucidi di eccitazione e confusione. Le loro labbra ancora si sfioravano, arrossate e gonfie, fino a respirare affannosamente l’uno contro l’altro. Non si mossero perché, ancora una volta, gli stessi pensieri vagavano nelle loro menti. Era calmante e liberatorio, riversare la propria foga su qualcun altro. Se poi l’altro era qualcuno che condivideva lo stesso dolore, e soprattutto era qualcuno che li avrebbe fatti sentire veramente meno soli, allora quella sembrava la soluzione giusta alla loro agonia. Non avrebbero mai provato i brividi dell’amore, l’uno tra le braccia dell’altra. Tuttavia, si sarebbero completati a vicenda come meglio potevano, avrebbero riversato in quel gesto la rabbia verso colui che li aveva feriti così profondamente, avrebbero finalmente trovato qualcuno che li capisse fino in fondo. Sembrava quasi vendicativamente giusto, che le due persone che più avevano amato Justin fossero anche coloro che lo odiavano con più rancore.
Mentre il loro sguardo leggeva in quello dell’altro la stessa confusione, la loro presa si strinse. Si baciarono con rabbia, con rimorso, come se la violenza dei loro gesti potesse fargli dimenticare ciò che stavano facendo. Allison si aggrappò alla schiena nuda di Matt e vi affondò piano le unghie, desiderando di poter approfondire ancora quella commistione di emozioni. Le loro labbra impararono a riconoscersi, a darsi conforto. Esploravano la bocca dell’altro e assumevano sempre più confidenza con quel respiro che già li aveva rassicurati in precedenza.
Era bizzarro toccare in quel modo il corpo di Matt, desiderare la sua carne calda, gemere contro di lui fino a coprire il rumore dei propri pensieri; tuttavia, Allison imparò che poteva volerlo anche con quell’intensità, con quell’errore. Matt strinse tra le dita i capelli chiari che tante volte aveva accarezzato per consolarla, sfiorò quel seno che prima non avrebbe neanche osato guardare. E volle il possesso di quel corpo, di quell’anima che doveva proteggere, in qualunque modo fosse necessario. La loro connessione divenne piacevole e familiare, il contatto dei loro corpi nudi riscaldò il gelo che li consumava.
In quel pomeriggio silenzioso e assolato, su quel letto sfatto coperto dai loro vestiti, scoprirono un’unione che non avrebbe potuto fare altro che rinforzare ancor di più il loro legame. E quella fu la prima di tante altre occasioni in cui tentarono inutilmente di completarsi, di chiudere quella ferita che non avrebbero rimarginato.

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Ma quanto siete fortunate! Ce l'avevo pronto da un pò e pensavo di pubblicarlo più avanti, ma non ho resistito. E poi mi sembrate piuttosto restie alla coppia Allison - Matt (non che sia una vera coppia) quindi chissà che questo missing moment non vi faccia cambiare idea.
Dunque, come avrete capito, questo è il primo contatto "intimo" tra loro due. Come si capisce, la loro amicizia si è stretta nei mesi in cui Justin è sparito (lui se n'è andato a dicembre, qui siamo a maggio); sono diventati quasi fratelli. Allison non si è ancora irrigidita nella freddezza di Outlines, è nel mezzo, con un piede nel passato e uno nel futuro che ancora non ha accettato. Matt è andato in Irlanda ma non è andata bene, Justin (sottolineo che tra loro due c'è sempre stata un'amicizia speciale rispetto a quella con gli altri ragazzi, è stato più volte chiaro in Just Breathe) ha abbandonato anche lui. Perciò, insieme, cercano la cura a ciò che provano. Un pò di consolazione, un pò di vendetta. Ho deciso di pubblicare per mostrarvi come il loro legame non sia superficiale, come finora si è visto in Outlines. Avrete modo di vedere che non stanno solo sc.... beh avete capito.
Ci tengo a questo breve missing moment, ci ho lavorato su per dare esattamente l'atmosfera che volevo trasmettervi, perciò mi farebbe davvero piacere se mi diceste cosa ne pensate. E ringrazio per il banner parolecomemarchi, che è stata disponibile e bravissima! Ci vediamo al prossimo capitolo di Outlines, un bacio

  
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