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Autore: Giada in the universe    22/04/2015    0 recensioni
Poteva strizzare gli occhi; poteva scuotere la testa; poteva darsi un pizzicotto per capire se stava sognando.
Ma alla fine doveva ammettere che quel che stava vivendo era reale. Paesaggi, edifici, abitanti e stili di vita, di cui nessuno scienziato era a conoscenza, le scorrevano davanti agli occhi.
Così questa era diventata la sua avventura, non riusciva ancora a crederci. Ma quella ragazza che volava da un pianeta all'altro, o che si difendeva da nemici con poteri soprannaturali, era proprio lei
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella sua stanza c'era un mobile a cui era particolarmente affezionata: l'armadio color crema, sistemato esattamente davanti al letto; era sempre stato lì, fin che ne aveva memoria. La guardava quando, spaventata, scrutava il buio intorno a lei, vedendo mostri ad ogni angolo; quando si rigirava agitata nel suo letto, per il primo giorno di scuola,  per una verifica; quando fissava il muro con un sorriso sulle labbra, perché il pensiero di lui la teneva sveglia; quando affondava la testa nel cuscino e lo stringeva, singhiozzando a dirotto per il divorzio dei suoi genitori; o quando chiudeva gli occhi e dormiva tranquilla, perché l'indomani Tiziana e Naomi la aspettavano per fare un giro in centro.
In tutto quello che le poteva succedere, lei sapeva che quell'armadio ci sarebbe sempre stato. Ma stavolta c'era anche qualcun'altro: Naomi e Tiziana che la fissavano sorridendo.
Si tirò su "che è successo?"
Tiziana si sedette sul letto "ieri notte sei svenuta all'improvviso"
"All'improvviso..." si ripetè e le tornò in mente l'immagine della ragazza che piangeva. Si risvegliò dai suoi pensieri  e vide che le sue amiche la guardavano intensamente. "che ore sono?" Giada guardò  la sveglia: sette e mezza "oddio è tardissimo!" buttò via le coperte e fece per alzarsi "no!" la fermò Tiziana "non per te!" "ricordati che ieri notte sei svenuta e hai sbattuto la testa. Quindi ora riposi" aggiunse Naomi. La salutarono e se ne andarono, raccomandandole di riposarsi.
Giada rimase col sorriso sulle labbra finché non se ne andarono; appena sentì la porta chiudersi si buttò sdraiata sul letto.
Aveva tentato di ignorare il problema, ma questo non faceva che peggiorare. Cosa poteva fare, ora che i sogni la perseguitavano anche da sveglia? Non poteva neanche definirli sogni se non dormiva; cos'erano, quindi? Apparizioni? Visioni? Un momento, ma quindi aveva le visioni??  La situazione degenerava, stava davvero impazzendo.
Ma perché proprio lei? E perché proprio quella ragazza?
Sentì una fitta alla testa, tutte quelle paure e preoccupazioni le frullavano in testa, facendole male.
Chiuse gli occhi per riposarsi, ma non ci riuscì. Una forza maggiore la chiamava e le diceva di aprire gli occhi.
Ubbidì e vide una sagoma seduta sul bordo del suo letto, prima ancora che potesse agitarsi riconobbe la lunga coda castana che rivedeva ondeggiare in ogni suo sogno, accompagnata dal suono degli stivaletti.
Si tirò su "tu?".
"Che bello rivederti" rispose solo, la sagoma.
Giada fissò per qualche secondo il viso sorridente della ragazza dei sogni. Era confusa, non le erano accadute già abbastanza stranezze? Questo era il sogno giornaliero o era solo un'extra? Quella sera ce ne sarebbe stato un altro? 
Però questa volta era diverso.
Si guardò intorno. Non era in quella strana sala del trono, ma era nella sua stanza.
Quindi non era un sogno? Senti la mano  della ragazza che le accarezza i capelli.
"Povera Giada!" le parlava con voce serena "Spaventata da tutte queste visoni! Da questi sogni strani!ti confondono, vero?".
Le parole, però, non suonavano premurose. Le carezze della ragazza diventavano sempre più fastidiose e opprimenti. Tentò di sottrarsi, ma prima che potesse accorgersene si trovò avvolta tra le braccia della ragazza e il corpo stretto contro il suo "povera piccola Giada! Vieni qui! Ci penso io a tirarti su"
Ora, Giada mal sopportava il contatto umano, soprattutto se così appiccicoso e soffocante, iniziò, quindi, a dimenarsi nel tentativo di riconquistare il suo spazio personale.
Intanto che lottava, la sua mente macchinava.
Per qualche motivo quello che la ragazza aveva detto continuava a riecheggiarle in testa.
Qualcosa si nascondeva dietro a quelle frasi, ma gran parte dell'energia che le serviva per riflettere e capire era impegnata a fermare quelle manifestazioni affettive indesiderate.
Eppure, in un angolo del suo cervello, qualcosa lavorava.
Quei pezzi che si stavano accumulando andavano ad incastrarsi tra loro.
E la ragazza castana era il cardine attorno a cui tutto ruotava; era la protagonista di quei sogni che la perseguitavano, era a conoscenza delle visioni e ora si era materializzata in camera sua.
Ci mise poco a trovare la soluzione "ehi! Ma questi sogni assurdi sono colpa tua per caso??!!"
La sua morsa non si allentò nemmeno mentre rispondeva "uuumh.... Beeeeh..... Eccoooo..... Sí"
"Cosa?" si liberó con uno scatto, ma venne subito riacciuffata, e si ritrovò con la guancia pressata contro quella dell'altra.
"Vuoi lascharmi adessho?" riuscì a dire.
La ragazza, forse per pena, decise di lasciarla andare. Non senza nascondere un moto di delusione "male, male Giada! Se avessi saputo che eri così fredda non ti avrei scelta" Giada si massaggió il collo, dolorante; ma non poté fare a meno di ascoltare. Quando una parola attirò la sua attenzione "scelta...?" ripetè.
La ragazza si giró verso di lei, guardandola divertita "pensi che tutto questo ti stia accadendo per caso?"
Provò una forte emozione, che si allargava sul suo petto. Più questo cresceva, più il suo respiro si faceva pesante.
Non poteva staccare gli occhi da quelli che aveva davanti. La ipnotizzavano. Sapeva che da qualche parte, fra quegli occhi marroni, c' erano le risposte che cercava da settimane.
"Giada, fra tutti gli abitanti di questa terra, io ho scelto te per la mia missione".
Non riusciva a parlare. Aveva ottenuto la sua risposta, eppure non era ancora abbastanza.
Come poteva quel vago accumulo di parole placare tutti i suoi dubbi?
Incominciava ad odiare la ragazza castana, parlava con enigmi e appariva a qualsiasi ora, giorno o notte, solo per scombussolarle la vita.
E poi, quando pensava di averla tormentato abbastanza, spariva.
Lasciandola con le sue domande, la sua paura e tutta la sua confusione.
E anche adesso, la ragazza misteriosa vedeva come la testa le scoppiasse, sovraffollata di pensieri confusi. Ma invece di aiutarla a far chiarezza, piano,si alzava.
"Di quale missione stai parlando?" mormorò Giada, nel tentativo di ottenere le sue risposte.
"È ancora presto per parlarne" la ragazza le rivolse un sorriso; e di fronte ai grandi occhi che la fissavano incantati, pronunciò la sua frase d'uscita "alla prossima, Giada"
E Giada si svegliò.
La luce del sole si stiracchiava sulle pareti della stanza, sfruttando la portafinestra spalancata per entrare. I lunghi capelli di Giada erano sparpagliati sul suo viso.
Fra le ciocche castane, i suoi occhi erano, però, ben aperti.
Riusciva a vedere la sua camera. Ancora tanto familiare, ma che non era più una certezza.
Si era appena svegliata da quella che credeva fosse la realtà; ed erano stati proprio quei cari mobili ad ingannarla.
Si tirò su a fatica, abbandonare il letto era sempre una dura scelta.
Andò in bagno piena di preoccupazioni. Quei sogni peggioravano; diventavano sempre più reali e sempre più frequenti. Si piastrò i capelli, fissando lo specchio.
Era stress, era ovviamente solo stress.
Notò un cesto pieno di biancheria appena lavata sopra la lavatrice, con un biglietto. Suo padre le chiedeva di stendere i panni. Sospirò, le sarebbe piaciuto fare la malata (e se lo meritava, dato che era svenuta) e poltrire tutto il giorno, ma in fondo aveva voglia di un po' d'aria fresca. Prese i panni e uscì in giardino.
Il cesto pesava, già solo percorrere lo spazio che separava il bagno dal giardino le aveva causato il fiatone.
Appena aprì la portafinestra sentì un leggero tepore. Era una calda mattina di settembre, anche se a tratti tirava un vento lieve che alzava le foglie secche.
Ma in lontananza scorse qualcosa di strano; sotto l'albero del suo giardino c'era qualcosa di grande... Un accumulo di stracci portati dal vento? Si avvicinò e vide brillare qualcosa simile all'argento.
Dopo pochi passi riconobbe la ragazza della visione svenuta sul suo prato e la cesta le cadde di mano.
Nemmeno lei saprebbe spiegare come riuscì a sollevare la ragazza e portarla in camera,forse la ragazza era molto leggera. Ma grazie a questo o a quel motivo, ora Giada poteva guardare la ragazza dalla chioma argentea, che riposava nel suo letto.
Una ragazza si era appena materializzata nel suo giardino, eppure lei non si sentiva spaventata o agitata. Probabilmente si stava abituando alle novità, oppure era il viso della ragazza, così rilassato, che le faceva dimenticare sogni, visioni e apparizioni.
Riusciva a mettere da parte tutto questo e vedere solo una ragazza priva di sensi, che aveva bisogno di cure e attenzioni. 
E magari anche una gitarella in ospedale, ma in quelle condizioni era fuori discussione. 
Non poteva raccontare ai medici che la ragazza era caduta dal cielo, d'altronde non pensava neanche che questa strana apparizione dai capelli argento avesse dei documenti con se.
Guardò ancora la figura stesa placidamente sul letto, il suo petto che si alzava e si abbassava piano. 
Aveva tirato le tende, lasciando filtrare solo qualche raggio di luce soffusa.
Guardò un'altra volta la sua visione, reale e viva davanti a lei; e facendo scivolare lo sguardo tra le morbide linee del viso, incorniciate da ciocche argentate, sentì qualcosa che la disturbava. Turbava la quiete in cui era immersa.
Era come un allarme che suona senza un motivo, oppure con un significato che hai dimenticato. Ti ricorda qualcosa che dovevi fare...
Si tirò in piedi di scatto "i panni!!" e corse fuori.
Di solito odiava fare lavori in casa, ma, anche se odiava ammetterlo, questa volta la avevano aiutata.
Concentrarsi su gesti ripetitivi le aveva liberato la mente, aveva potuto staccare la spina da tutte le preoccupazioni che la sommergevano. Si sentiva un po' più tranquilla.
La potenza del vento era aumentata, non era più una leggera brezza. Percuoteva le lenzuola e tentava di farle cadere. 
Puntò lo sguardo verso la portafinestra della sua camera, dove una sconosciuta giaceva sul suo letto, svenuta.
Era l'ennesima stranezza, la manifestazione di cosa stavano diventando quelli che all'inizio erano solo sogni. Ma l'aveva capito, il cambiamento non era dentro di lei, era fuori, in tutto quello che la circondava.
Il vento soffiava sempre più forte, scompigliandole i capelli. Urlandole nelle orecchie.
Poi Giada si girò di scatto: aveva sentito qualcosa oltre al suono del vento.
Era come un grido, lontano e a bassissima voce.
Eppure sentiva come una presenza che si avvicinava. Guardò dietro sé, ma vide solo il suo caro albero,la siepe e il solito giardino. 
Sentiva ancora quella strana sensazione. Percepiva che stava arrivando qualcosa, ma non capiva cosa, o da dove. 
Alzò lo sguardo e la risposta arrivò.
Con le sembianze di una nana, alta poco più di dieci centimetri, che cozzò contro la sua faccia.
Giada cadde sul sedere, stordita. In pochi secondi si riprese e alzò lo sguardo.
Davanti a lei c'era una ragazza minuscola che fluttuava...
Una ragazza.
Minuscola. 
Che fluttuava

Una ragazza............................................................



Minuscola............................................................



Che......................................................................................



FLUTTUAVA!
   
 
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