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Autore: Zola_Vi    22/04/2015    4 recensioni
“So perché hai paura di parlarmi. O guardarmi. O toccarmi.”
Aggrottò le sopracciglia, forse infastidita. 
“Il tuo cuore sa benissimo che torneresti da me, se solo tu lo facessi.” 
“Io ascolto la mia testa, Harry. Il mio cuore non c’é più, ormai.” 
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“Ti detesto.” 
Lui rise. 
“Davvero, Harry.” 
I suoi occhi brillavano di una luce strana, che ultimamente non aveva visto. 
Mi soffermai ad osservarli. 
Era da tempo che non lo facevo, che non lo guardavo attentamente. 
“Ti sei incantata?” 
Scrollai la testa, alzandogli ben in vista il mio dito medio sulla faccia, con un sorrisetto beffardo disegnato sul viso. 
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Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 
Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 
Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 
Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 
Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 
“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 
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Voleva la guerra? 
“E guerra sia.” pensai. 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 8

 

“Perché prepari una torta?” 

Scrollai le spalle, sorridendo. 

“Mi piace farlo.” 

Vidi il suo sguardo inquadrarsi sul cioccolato fondente, rimanendovi. 

“Louis, non ci pensare nemmeno. Mi serve.” 

Rise, forse prendendola come una sfida. 

“Ti ammazzo se ci provi.” 

“Tremo.” 

Alzai gli occhi al cielo, mentre presi la farina da uno scaffale della cucina e la rovesciai in un grande contenitore. 

“E’ anche per te questa squisita…” non mi fece finire la frase. 

“Magari é immangiabile.” 

Presi un mestolo di legno e lo strinsi con la massima forza. 

“Lo vedi questo?” 

Annuì, sghignazzando. 

“Ti arriva in testa se non la finisci.” 

“Non c’é molto da distruggere qui dentro.” ammise indicandosi il capo. 

“Se lo dice da solo?” pensai, non sapendo più che dire. 

“Hai bisogno che faccia qualcosa per te?” 

Aggrottai le sopracciglia, non sapendo a cosa si riferisse. 

“Tipo?” 

“Non so. Ingredienti mancanti che devo andare a comprare, per esempio.” 

Sorrisi. 

Era incredibile come cambiasse da un momento all’altro: il secondo prima era un deficiente, quello dopo invece era ‘super’ serio. 

“No, grazie.” 

Si sedette, allora. 

E mi fissò, per svariato tempo. 

Alla fine, alzai la testa per chiedergli perché lo stesse facendo. 

“Non so cosa fare e mi diverte vederti impegnata.” spiegò. 

Nell’ultimo periodo stava molto con me. 

Forse faceva parte del piano. 

Ma, sinceramente, non mi importava. 

L’anno prima, sull’isola, avevo avuto la possibilità di conoscerlo bene, ma adesso tutto stava diventando qualcosa di più. 

Era l’unico con il quale mi divertivo davvero, come ai vecchi tempi, o quasi. 

Era l’unico che non mi ricordava di essere cambiata. 

“Sai che Arya viene nel pomeriggio, no?” chiese. 

“Perché questa domanda?” corrugai la fronte, continuando a cucinare. 

“Perché ti vedo piuttosto tranquilla.” 

“E non posso esserlo?” 

“Si, ma ieri…” 

Lo fermai solo guardandolo. 

“Vuoi davvero parlarne?” sbuffai. 

“Dipende.” 

“Da cosa?” 

Sorrise, guardando qualcosa vicino alle mie mani. 

“Dammi uno di quelli e ti lascio perdere per un po’ con questa storia.” 

Fiorellini di zucchero. 

Sorrisi. 

Solo lui era in grado di contraccambiare qualcosa di serio con qualcosa di così effimero. 

“Ci sto.” 

Gliene lanciai uno e subito se lo mise in bocca, masticandolo in tre secondi. 

“Contento?” 

“Molto.” 

 

“Ploon.”

Sorridente, gentile, bella come sempre, comparve davanti al mio corpo. 

Era ancora come la ricordavo. 

Estremamente rossa ed estremamente magra. 

Se non per… la pancia: non enorme, ma nemmeno totalmente piatta. 

Focalizzai il mio sguardo sul suo grembo. Lei lo toccò, notando la mia attenzione. 

Sebbene volessi salutarla anch’io, pronunciare il suo nome con altrettanta gentilezza, non lo feci. 

Era la prima volta che la rivedevo dopo mesi e già troppe cose erano cambiate. 

Mi presi solo alcuni secondi, alla fine, per rimuginare il tutto. 

“Ciao, Arya.” dissi, accennandole un sorriso. 

“Come ti senti?” 

Feci un passo verso di lei, per scambiarle i convenevoli. 

“Emozionata.” sospirò, forse stanca del lungo viaggio appena fatto, ma facendo apparire la propria felicità.

“Anch’io lo sarei al tuo posto.” pronunciai sinceramente. 

C’era qualcosa di estremamente magnifico in lei. 

Sapere che dentro quella pancia ci fosse una creatura, provocò in me una strana sensazione. 

Doveva essere straordinario sentire che, lentamente, dentro di te, il tuo bambino cresceva.

Ad interrompere i miei pensieri fu un rumore di passi frenetici, dietro il mio corpo, che veniva verso di noi. 

Non feci in tempo a voltarmi, che lo vidi

Con estrema velocità era corso verso… la rossa. Senza degnarmi di un solo sguardo. 

Con delicatezza le toccò il ventre, e sorrise. 

Dilatai gli occhi, rendendoli in apparenza meno duri, ammirando quella scena. 

Arya lo salutò, dandogli un semplice bacio sulla guancia. 

Sembravano così… uniti, adesso. 

Una vera famiglia. 

Era così bello vederne una… felice. 

All’improvviso, però, senza preavviso, mi toccai lo stomaco, di fretta. 

Mi girai dalla loro parte opposta, per non farmi notare troppo. 

Una insopportabile fitta pervase il mio corpo. 

Emisi tre respiri, profondi e lunghi. 

Chiusi gli occhi. 

“Calma, Ploon.”  

Questa piccola vocina, dentro la mia testa, continuava a rimbombare da tutte le parti. 

Era come un ordine. A cui, in realtà, non potevo obbedire. 

Sentii una mano poggiarmisi sulla spalla. 

Scattai verso la direzione della persona che aveva appena commesso quel gesto. 

Preoccupata fosse Harry, cercai nella mia testa una scusa plausibile ad una simile scena. 

Mi rasserenai quando notai fosse semplicemente Zayn. 

Annuì, sorridendomi. 

“Ce la puoi fare.” sussurrò. 

Mi ricomposi, drizzando le spalle. 

Poi mi girai nuovamente.

“Certo che si.” gli dissi, a bassa voce. 

“Vado a prepararti una tazza di thé, Arya.” 

 

“Come ti sembra?” 

“Chi?” 

Louis alzò gli occhi al cielo, indicandomi con impazienza la rossa, nel soggiorno. 

“Come sempre.” 

“Uhmm.” 

Aspettò alcuni istanti, riguardandola con attenzione e serietà. 

“E’ ingrassata.” 

Mi venne voglia di sbattere la testa contro il tavolo, in quel momento.

Ma poi pensai: “In fondo, lui come può sapere che il suo migliore amico l’ha messa incinta, se nessuno gliene ha parlato?”

Almeno questa era la risposta alle mie domande.

Solo Niall sapeva tutta la storia, oltre me. 

“Adesso sei più bella tu.” 

Gli tirai una gomitata, ridendo. 

“Vorrebbe dire che prima preferivi lei?” 

Semplicemente, mi guardò, estremamente divertito. 

“Sei una merda, lo sai?” 

“Beh, dai. Tu punti sulla simpatia.” 

Lo fissai ancora più male, se possibile. 

“Ah, scusa. Neanche su quella… Mi spieghi allora qual era il tuo trucco?” 

Accigliai lo sguardo. 

“Era?” 

“Beh, adesso sei diventata una suora zitella. Sbaglio o hai detto basta ad ogni qualsiasi relazione?”

“Detta così sembro…” 

“Una pazza?” 

Non potei fare a meno di ridere, e questa volta di gusto. 

“Si.” ammisi. 

 

Narra: Harry. 

 

Si stava divertendo. E anche parecchio, a quanto pareva. 

Mi girai per guardarla. 

Era con Louis, seduta vicino al tavolo della cucina. 

Piegata dal ridere, come non la vedevo da tempo, piangeva quasi. 

Corrugai la fronte, infastidito. 

Perché lui riusciva sempre a tirarla su di morale mentre io…

“Ehi, mi stai ascoltando?”

Mi voltai verso Arya, un’altra volta. 

Era da tutto il pomeriggio che parlavamo. 

Sospirai, stanco.

“Vuoi raggiungere quei due?”

Scossi il capo, abbassandolo e tenendolo fisso sul pavimento con estrema durezza. 

“Smetterebbe di ridere entro pochi secondi, o sbaglio?”

Quella frase punzecchiò i miei occhi. 

“Intendo, Ploon.” 

Annuii, fissando i suoi occhi color grigio topo. 

“Non dovresti pensare a quello che è successo.” 

Me lo stava dicendo sul serio?

Sospirò. 

“Voglio dire, non trattarla come un giocattolo rotto. Fai come Louis, comportarti normalmente. Come faresti con tutti.” 

“Lei non é tutti.” bisbigliai. 

Lei mi sentì, e sorrise dolcemente. 

“Beh, per riconquistarla devi fare come se lo fosse. Smettila di darle tutte quelle attenzioni, così dolci e apprensive, restituiscile un po’ di…” 

“Fuoco.” 

“Si, esatto.” 

Arya aveva ragione. 

Tutto quello che non voleva Ploon, adesso, era una persona che la trattasse come qualcosa da dover proteggere. 

Lei si sentiva forte e voleva dimostrare di esserlo. 

D’ora in poi, dovevo comportarmi come mai in realtà mi ero comportato con lei in tutta la mia vita. 

Pensai a cosa poter fare. 

Finché… non mi venne in mente un gioco, pericoloso quanto divertente… per me. 

 

“Dov’é il mio libro?” 

Urlava da mezz’ora, ormai. 

Come una pazza, cercava disperatamente Peter Pan, in ogni angolo della casa.

Tutti la stavano aiutando, anche se per ora senza successo. 

Ma nonostante tutto continuava ad incolpare chiunque le capitasse a tiro. 

“Harry!” 

Posai il biscotto di cioccolato che avevo fra i denti, con estrema calma. 

“Aiutami!” 

Poi, con tranquillità, le chiesi: “Perché?” 

Corrugò la fronte, fermandosi davanti al mio corpo. 

“Sai che ci tengo!” 

“Beh, non é un motivo abbastanza valido.” 

Strinse lo sguardo, facendo diventare i suoi occhi due piccole fessure. 

Mi fissò per ancora circa un minuto, stando zitta. 

“Posso andare?” sghignazzai.

“No.” mi serrò il passaggio. 

Studiò il mio viso, piegando leggermente verso destra il suo, per concentrarsi. 

“C’é qualcosa che vuoi dirmi?” 

Scosse il capo, allontanandosi dal mio corpo, definitivamente. 

Mi girò le spalle quando, immediatamente dopo, le rivolsi nuovamente la parola. 

“Io so dove si trova.” 

Si voltò di scatto.

Il suo viso si rilassò, quasi sorridendomi. 

“Dove?” 

“E’ un segreto… per ora.” 

 Mi avvicinai alla porta della cucina, subito dietro di lei, e la chiusi, molto lentamente, come se stessi per confidarle un importantissimo segreto. 

Vidi accigliò lo sguardo. 

“Cosa vorrebbe dire questo?” 

“E’ mio adesso.” 

Le fissai il volto, curioso di vedere la sua reazione alla mia affermazione. 

Probabilmente sarebbe diventato rosso fuoco. 

Incredula, non disse nulla per un po’. 

Poi si decise a contestare, com’era prevedibile facesse. 

“No.” 

“No?”

“No!” 

Alzò il tono di voce e io, sorridendo, le feci segno di abbassarla di nuovo. 

“Io credo di si, invece.”

“Dimmi immediatamente dove si trova.” scandì bene le parole, come per intimorirmi. 

Ma io non mi scomposi. 

“Cosa speri di ottenere così? Farmi tornare da te? Non é il metodo più adatto questo.” alla fine disse, cercando di colpire il mio punto debole. 

Sorrisi, ancora, in modo beffardo. 

“Non é la mia intenzione.” 

Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 

Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 

Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 

Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 

Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 

“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 


Ehi ragazze C: 
Salve a tutte!! Come state?
Non avete idea, davvero, di quello che mi é venuta in mente per il prossimo capitolo *0* 
Ho già iniziato a scriverlo ed é molto... uhmm, diverso ;) 
Scommetto di vi piacerà, proprio perché e' un po' particolare e "scottante" :3 
Spero di avermi messo curiosità AHAH. 
Recensite in tante belle, magari vi do anche qualche anticipazione :) 
Bacini, 
-Zola. 

 

   
 
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