Serie TV > The Musketeers
Segui la storia  |       
Autore: AnyaTheThief    23/04/2015    2 recensioni
Viktoria è una ragazza giovane e bella. Abita a Vienna ed ogni giorno deve avere a che fare con gli orrori della guerra. Cos'ha a che fare tutto questo con i Moschettieri? Beh, vi dico solo che capisco che è una storia particolare e che non possa piacere a tutti, ma vi consiglio di concederle qualche capitolo prima di cassarmela! Spero che poi la troverete avvincente.
Attenzione agli spoiler, la fiction si colloca dopo l'episodio 8 della seconda stagione.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aramis, Queen Anne
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Assurdo. Era tutto completamente assurdo. Non aveva mai pensato nemmeno di striscio ad una possibilità del genere, ma a tratti non le pareva poi così tanto improbabile. Poi però scuoteva il capo e ricacciava l'idea come una tentazione a cui doveva resistere.

Ammettere una cosa del genere significava tradire la sua religione, la sua fede, tutto quello in cui credeva. Ma non ammetterlo significava schierarsi dalla parte opposta a quella di Ben, andare contro un'idea della quale andava tanto fiero. Voleva vederci più chiaro.

Mentre camminava per le strade del centro, con la solita andatura sicura e senza guardare in faccia a nessuno, si ripromise di fare un salto in biblioteca per cercare qualcosa sull'argomento. I libri non potevano tradirla, i libri raccontavano favole o verità, e lei era in grado di distinguere un genere dall'altro.

Fu soltanto quando ormai era troppo vicino che si accorse che una persona la stava fiancheggiando. Trasalì quando intravide con la coda dell'occhio l'uniforme da soldato, e fermandosi realizzò che si trattava dello stesso soldato che l'aveva fermata pochi giorni prima.

“Buongiorno.” le si rivolse imperturbabile, la voce ferma ed autorevole.

“B- Buongiorno.” rispose Viktoria colta alla sprovvista. Doveva ricomporsi il più velocemente possibile.

“Posso chiederle di mostrarmi i suoi documenti?” domandò l'uomo, squadrandola dalla testa ai piedi. Doveva avere ancora i capelli arruffati, poiché non aveva avuto modo di sistemarseli per bene, e si accorse che anche i suoi vestiti erano leggermente sgualciti. La sua fortuna risiedeva nel fatto che gli uomini di solito non notano quelle cose quando guardano una bella ragazza. Beh, quasi tutti. Mentre Viktoria estraeva il suo portadocumenti, sentì lo sguardo insistente del soldato su di sé. Avrebbe anche voluto chiedergli se la stesse prendendo in giro, visto che le aveva chiesto i documenti qualche giorno prima ed era sicura che nemmeno lui si sia dimenticato. Difatti non diede che una veloce occhiata alla sua carta d'identità, per poi tornare ad inquisirla.

“Dove sta andando?”

“Torno a casa. Sono andata alla fabbrica per lasciare in ufficio un documento... Per il socio di mio padre.”

Più parlava, più il soldato le sembrava poco convinto. Aveva forse visto qualcosa che a lei sfuggiva? Un dettaglio che gli rivelasse la grandissima bugia che aveva appena detto? O semplicemente l'aveva tenuta d'occhio e si era accorto di non averla vista passare quella mattina, per andare in fabbrica come asseriva?

“La Haas&Pohl...” continuò, cercando di acquistare più credibilità. “Mio padre... è il signor...”

“Può andare.” la interruppe il biondissimo uomo, restituendole la sua carta d'identità. Viktoria non si scompose e si limitò a mormorare un “Arrivederci...” perplesso.

Non le aveva fatto paura come la prima volta, anche se avrebbe dovuto visto il potere che aveva di smontare la sua bugia con un semplice controllo.

Ma aveva ben altro a cui pensare, quindi l'accaduto passò semplicemente in secondo piano. Adesso doveva soltanto sperare che suo padre non si fosse accorto della sua assenza e che non l'avessero ancora chiamato per comunicargli dell'omicidio avvenuto proprio nel cortile della fabbrica, a cui Viktoria e Ben avevano assistito involontariamente.

Allungò il passo: ormai aveva superato la “zona calda”, ovvero il punto in cui di solito si appostavano i tedeschi. Salì le scale del condominio a due a due, ma cercò di fare sempre più piano man mano che giungeva in prossimità del suo appartamento; dopodiché abbassò lentamente la maniglia, cercando di fare meno rumore possibile. Con sollievo, la porta si aprì: Eva era stata al gioco e si era svegliata presto per girare la chiave nella toppa.

A quell'ora di solito si svegliava soltanto sua nonna, ma non sarebbe stata un problema. Era un po' triste approfittarsi della sua malattia in quel modo, ma in alcuni casi diventava un vantaggio. In punta di piedi Viktoria si avviò verso la sua stanza, superando la stanza della nonna, in cui ancora Eva dormiva, e quella del padre dalla quale proveniva il suo russare profondo.

Entrata in camera tirò un sospiro mentre richiudeva la porta. Ma quando si voltò verso il suo letto, sobbalzò.

Sua nonna era lì seduta a fare a maglia e le sorrise.

“Ciao, Vicky!”

Cosa ci faceva lì? Non entrava mai in camera sua. Aveva forse scoperto la sua fuga notturna? Viktoria rabbrividì: suo padre non doveva sentirle parlare.

“Nonna...” bisbigliò, avvicinandosi. “Aspetta, non fare rumore...” la pregò con una gestualità quasi teatrale, mentre si spogliava dei vestiti che indossava il più velocemente possibile e si infilava la camicia da notte. Sua nonna obbedì, continuando a sferruzzare tutta soddisfatta.

“Vieni, andiamo di là.” cercò di aiutarla ad alzarsi dal letto, prendendola sottobraccio, ma l'anziana donna non si mosse e Viktoria non insistette. Dopo un lungo sguardo, ripiegò la testa sul suo lavoro e continuò a muovere l'uncinetto rapidamente. La ragazza sospirò rassegnata e si sedette accanto a lei.

“Non so che fare, nonna. Non ci capisco più niente.” iniziò a raccontare. Sapeva che non avrebbe mai avuto una risposta sensata, ma era appunto per questo l'unica persona alla quale potesse parlare liberamente. Si passo le mani sul volto stanco.

“E' tutto sul diario.”

Viktoria sollevò il capo di scatto.

“Cos'hai detto?” chiese, incredula.

“Il diario.” rispose la nonna, come se avesse appena detto la cosa più ovvia del mondo. La ragazza si guardò attorno, persa nella sua stessa camera, finché non scorse un oggetto che non apparteneva alla sua stanza. Anzi, che non aveva mai visto prima d'allora. Era un piccolo libricino dalla copertina di cuoio appoggiato sul suo cuscino: le pagine gonfie ed ingiallite le sembrarono sgualcite ancor prima che lo sfogliasse. Con sommo fascino lo prese tra le mani come una reliquia ed iniziò a sfogliarlo. Non si trattava che di poche pagine, scritte in una grafia ordinatissima e datate meticolosamente.

Quando Viktoria iniziò a leggere, non poteva credere ai suoi occhi.

 

“2 settembre 1885.

Inizio a scrivere questo diario, perché sto per dare una svolta definitiva al caso del sogno misterioso che faccio sin da quando ho memoria. Lo riporterò qui di seguito.

Quel ragazzo di cui sono tanto innamorata, mi mette tra le mani qualcosa e mi promette di tornare, poi si allontana a cavallo con altre persone vestite come lui. E' senza dubbio un soldato e quando se ne va sento una gran tristezza nel mio cuore, come un brutto presentimento. Difatti l'ansia cresce sempre di più, finché non mi ritrovo a pregare e piangere su una tomba, stringendo tra le mani un ciondolo, probabilmente lo stesso che mi era stato affidato dal giovane prima di partire. Ma io so che quel ciondolo non mi appartiene. Sento di aver sofferto tanto e di aver perso molte persone a me care e tutte le mie sofferenze sono racchiuse in quella catenella che tengo in mano. D'improvviso mi ritrovo vecchia. Devo dire che ho mantenuto un certo decoro, una certa caparbietà nei miei modi che mi rende orgogliosa di come abbia affrontato la vita, che forse sta per giungere al termine. Sono in pace con me stessa mentre scavo una buca ai piedi di un grande olmo campestre e vi seppellisco quell'oggetto. Poi guardo verso la città: sono sicura che non sia Vienna.

 

Ho indagato molto, ho passato ore in biblioteca e finalmente ho capito che nel mio sogno è ambientato tra il XVII e il XVIII secolo. Ancora non capisco in quale città mi trovi, però. Sto sfogliando diversi libri di mode del passato per trovare un vestito simile a quello che indosso nel sogno.

 

5 dicembre 1885.

Ci sono, l'ho trovato finalmente! Parigi. Ero totalmente fuori pista, mi concentravo sul dettaglio sbagliato! Quando ho realizzato finalmente che dovevo analizzare l'abbigliamento di lui – del mio amato – e non il mio, ci sono arrivata praticamente subito. Paris, la cara, vecchia, romantica Paris! E' tutto così affascinante che se anche alla fine la mia ricerca terminasse nel nulla, mi lascerebbe comunque questo senso di magico e misterioso che nessun'altra ragazza della mia età può dire di aver provato! Ora so dove cercare, so cosa devo fare.”

 

“N- Nonna, non dirmi che...” iniziò Viktoria, ma l'anziana donna con un gesto della mano le fece cenno di continuare. La ragazza pensò che se avesse sgranato gli occhi più di così, le sarebbero usciti dalle orbite, e non le restò altro da fare che proseguire la sua lettura. Girò pagina.

 

 

“13 giugno 1886.

Sono passati sei mesi dall'ultimo aggiornamento, ma nel frattempo ho deciso di partire: andrò a Parigi! Mia cugina Sophia andrà lì con suo marito per le vacanze e mi ha proposto di unirmi a loro! E' stata davvero un angelo, non potrò mai dimenticarlo... Negli ultimi mesi mi sono concentrata a migliorare il mio francese: adesso posso salutare come una vera mademoiselle! Non vedo l'ora di partire.

 

17 luglio 1886.

E' senza dubbio una città magica e per i primi giorni me la sono goduta pienamente, ma ho quel conto in sospeso... Devo scoprire assolutamente se è successo sul serio o se si tratta solo di una mia fantasia e di puro caso. Sono andata in una biblioteca. Quando seppellivo il ciondolo, mi trovavo fuori dalla città, ma da allora si è allargata parecchio, quindi quel cimitero potrebbe non esistere più o essere stato inglobato nei confini. Ho fatto una lista di cimiteri ed oggi inizio la mia ricerca!

 

18 luglio 1886.

Non ci posso credere, sono successe così tante cose che nessuna di esse mi sembra vera... Tra le mie mani, ora, tengo... Sì, è proprio lui! E' un crocefisso argentato con delle pietruzze rosse. Sembra essere anche molto prezioso, ma non è questo ciò che importa! Non era soltanto un'invenzione, è tutto reale! Il cimitero esiste ancora, anche se non ho ritrovato la tomba sulla quale pregavo, è tutto molto diverso... Ma quando ho visto quel grande olmo, quasi mi è preso un infarto... Tanto che il giovane custode è venuto a chiedermi se mi sentivo bene!

Poverino, sembrava così terrorizzato all'idea che potessi sentirmi male che ha voluto accompagnarmi a tutti i costi. Ma poi mi ha persino concesso di scavare una buca, nonostante non fossi riuscita a spiegarmi bene, in preda all'agitazione. Alla fine quando mi ha vista tirare fuori quel ciondolo ha farfugliato tante di quelle cose che non ho capito quasi nulla! Era così buffo che mi ha fatta ridere.

Poi è diventato tutto strano. Quel tipetto così impacciato... Nell'istante in cui ha toccato il crocefisso... Non so proprio spiegarlo, ma è come se fosse diventato un'altra persona. Non è stato pauroso, anzi, mi è parso... Di conoscerlo da sempre. E anche se poco prima riuscivamo a farci capire l'uno dall'altro a malapena, da quell'istante non mi sono persa una parola di tutto ciò che ha detto, e lui sembrava capire perfettamente il mio francese stentato. Mi ha detto di non raccontare a nessuno di quello che era successo. E poi, mentre me ne stavo andando, mi ha detto che avrebbe voluto rivedermi!

E' un ragazzo tanto affascinante e tanto dolce. Si chiama Jerome.”

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Musketeers / Vai alla pagina dell'autore: AnyaTheThief