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Autore: Madam Morgana    23/04/2015    4 recensioni
In una generazione all'avanguardia, il futuro dipende solo dalla tecnologia, ed alla famiglia Walker è appena arrivata la Scatola.
Quella che attendevano da tempo, quella che rivoluzionerà la loro vita.
Tutti sono entusiasti, eccetto la loro primogenita: Amira.
Perchè a lei, Ottocentodiciannove, non piace proprio, ed il fatto che i suoi fratelli abbiano deciso di dargli un nome diverso non l'entusiasma affatto.
I suoi occhi sono azzurri, la sua pelle perfettamente bianca, i capelli troppo biondi.
Non vuole avercelo per casa. Non osa immaginarsi la vita, da ora in poi, con lui tra i piedi.
Non osa immaginarsi la vita, d'ora in avanti, con un robot in giro per casa.
Dal testo:
«E' bellissimo papà!» esclama Edward, aggrappandosi alla gamba dell'androide.
«E' spaventoso» è l'unica cosa che riesce a dire Amira, guardando l'umanoide davanti a lei. Certo, è bello e questo non lo può escludere, ma la somiglianza ad un vero essere umano la spaventa tantissimo. Con quei capelli finti e biondi, le palpebre chiuse ed il bottoncino rosso sul lato sinistro del petto.
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Problemi.





 
Ad Amira non sono mai piaciute le giornate piovose, mai.
Odia dover abbandonare il suo letto caldo e confortevole per recarsi a scuola. Non che sia una di quelle ragazze che preferiscono poltrire senza far nulla, ma è pur sempre una diciassettenne dall'animo sognante, ansiosa di scoprire il mondo da ogni possibile angolazione, senza imporsi limiti.
E' così Amira, che non sta mai ferma un secondo, iperattiva e piena di vita, si tuffa a capofitto in qualsiasi avventura, propensa a fare nuove conoscenze e, dunque, avere nuovi amici.
La nuova Amira, sarebbe meglio dire, considerando che prima i mostri dell'amore le hanno divorato l'anima, logorandola ogni giorno sempre più. Poi è arrivato Josh, e l'ha conquistata.
E' bastato poco per cadere ai suoi piedi, ed Amira non sa se sia una cosa positiva o meno, catalogandosi come ragazza dai sentimenti facili. L'ha conosciuto nella mensa scolastica, scoprendo poi che si apprestava a fare volontariato insieme alla sua comunità. Davano hot – dog ai poveri, augurandogli un Buon Natale, ed era successo quell'Inverno.
Per Amira era stato una benedizione Josh, anche lui pieno di vita e positivo fino al midollo. Poi qualcosa era cambiata, ed ora erano... diversi.
Dunque il circolo vizioso torna a girare. Di nuovo.
Perché Josh ha smesso di chiamare Amira, ha smesso di farle complimenti come faceva un tempo, ha smesso di baciarla dolcemente, di andare al cinema, al parco o in qualsiasi posto che a lei piacesse. Si limitano a dello squallido sesso a fine settimana, niente più, niente meno. Per lei quella nemmeno si chiama “relazione” ma le va bene così, perché s'è l'unico modo per tenersi stretto il suo ragazzo, l'accetta. Solo quello, solo sesso a fine settimana. Semplicemente solo sesso.
I suoi pensieri si arrestano nel momento in cui lascia scivolare fuori dalle coperte il braccio destro; afferra la sveglia e, svogliatamente, guarda l'ora.
Sono le sette del mattino e tra un'ora esatta dovrà già essere seduta tra i banchi di scuola. Che casino! pensa, forse troppo pigra per abbandonare il letto.
In fondo a chi non piace rimanersene tra le coperte? Abbracciando lenzuola e pensieri? A tutti. E lei, di certo, non è da meno
Tuttavia abbandona il suo giaciglio, strisciando i piedi riesce ad arrivare alla porta che poi spalanca, e quasi non le viene un infarto quando, ce l'ha davanti.
«Ma sei impazzito? Dovresti bussare prima, stupido coso!» lui la guarda, sbatte le palpebre due volte e poi accenna un sorriso, mentre inclina di poco la testa lasciando udire cigolii metallici.
«Buongiorno, miss» ma ad Amira, Ottocentodiciannove, continua a non piacerle. Incrocia le braccia al petto e poi si appoggia allo stipite della porta, osservandolo.
«Devi smetterla di apparire così, intesi? Soprattutto dietro la porta di camera mia! Stupido!» lui annuisce, indietreggia un po' e poi s'inchina formalmente.
«Mi perdoni, miss. Comunque sua madre mi ha mandato per – »
«Lo so per cosa ti ha mandato, ma come vedi sono già sveglia e stavo già scendendo a fare colazione, dunque se permetti» e dicendo così lo sorpassa, lui si volta a guardarla ancora e poi la nota, mentre scende le scale per recarsi al piano inferiore.

«Mamma devi smetterla di mandarmi Ottocentodiciannove in camera, chiaro?» Tyson aggrotta le sopracciglia, mentre lascia il cucchiaio dentro la scodella colma di latte e cereali, assottiglia lo sguardo, infuriato.
«Ehi, non chiamarlo così! Un nome lo ha anche lui! Si chiama Luke!» Amira soffoca una risata, mentre scuote il capo.
Non sa se esserne spaventata oppure sbigottita, incredula, dal comportamento di suo fratello. Probabilmente ha qualche rotella fuori posto!
Ma Edward lo asseconda, a bocca piena gracchia un “ha ragione, è nostro amico!” ed allora Amira è conscia di aver perso i suoi due fratelli, quel coso gli ha fottuto completamente la ragione ed il buon senso, nonostante a quella tenera età si ragioni ben poco.
«Mamma ma li senti? Si sono bevuti il cervello, completamente!» ringhia lei, roteando il cucchiaio dentro la sua tazza, senza mandar giù nulla, quasi certamente priva di ogni appetito a causa della situazione.
Dal canto di sua madre, Eleonor, sospira alzando le spalle senza smettere di lavare i piatti. Che forse dare tutti i servizi a Luke, l'annoierebbe.
«Amira, tesoro, perché non provi ad accettarlo? Ha già potato tutte le aiuole, lavato i panni, stirato le camice di tuo padre, riparato la porta e porterà anche Edward e Tyson a scuola, oggi» ha già fatto tutto questo? Ma sono solo le sette del mattino, pensa Amira.
«Sono matti, gli hanno dato un nome mamma! Un nome da umano! Lui non lo è affatto!»
«Adesso basta Amira, l'offendi!» Scott, nonché capo famiglia, approda nella stanza. Ripiega il giornale posizionandolo sotto l'ascella e poi si siede accanto ai suoi figli, non prima di aver dato loro un'amorevole pacca in testa.
Ed Amira lo guarda, suo padre, che probabilmente ha perso anche lui la ragione. Come può, un essere – che nonostante non si veda è pur sempre pieno di ingranaggi e metallo – privo di vita, avere un nome da umano? E' inammissibile.
«Non ha sentimenti papà, non può offendersi» tecnicamente è così, perché non ha un cuore ed è solo programmato per alleviare gli affanni della vita. Sbrigare faccende, intrattenere, occuparsi dei lavori più pesanti, riparare. Insomma tutto può fare, tranne che offendersi, diavolo!
Amira vorrebbe spiegarlo ulteriormente, ma si blocca nel momento in cui l'osserva scendere le scale, con le braccia piene di vestiti sporchi.
E più lo guarda più lo detesta, lei, consapevole che i suoi genitori gli stiano dando troppe attenzioni. Ad un coso privo di vita, poi, uno stupido ammasso di ingranaggi.
«Oh, ehi Luke vieni un po' qua!» lo richiama Scott. E questi annuisce, nonostante abbia le braccia piene di roba sporca da lavare.
«Mi piacerebbe tu accompagnassi anche Amira, a scuola, se per te non – »
«Cosa? Papà ma tu sei fuori! Non penserai che mi lasci accompagnare da un robot! E' assurdo è la risposta è NO!» urla. Si alza dalla tavola senza aver ultimato la sua colazione, oramai la fame è passata già da un pezzo.
Percorre nuovamente le scale, abbandonando la famiglia al dolce ozio mattutino, e poi si rifugia nella sua stanza, almeno per quei dieci minuti restanti prima di andarsene a scuola.
Si veste, sistema la tracolla – infilando i libri della giornata – si guarda allo specchio sistemandosi approssimativamente i capelli scuri e poi mette un filo di lucidalabbra sulle sue mezzelune piccole.
Soddisfatta, ripercorre le scale, dove tutti stanno ancora consumando la colazione.
«Sto andando a scuola» ringhia.
«Tesoro fatti accompagnare da – »
«No, mamma, no!» esclama lei, totalmente frustrata. Issa meglio la tracolla e poi, con occhi furenti, da un'ultima occhiata alla famiglia.
Luke è sempre sorridente, che la guarda con i suoi immensi occhi azzurri più del mare.
«Buona giornata, miss!»
«Va' al diavolo!» sbotta, sbattendosi la porta dietro le spalle.

La giornata fuori da casa potrebbe anche essere accettabile.
Gli uccelli cantano sugli alberi, le macchine popolano la strada, i negozi sono aperti, i saldi affissi ai vetri, ed un via vai sconsiderato di gente che pensa ai fatti suoi. Tutto nella norma, se non fosse per Josh che, ancora, non la chiama.
Amira fissa il cellulare che tanto ormai non vibra, né squilla più. Se ne sta impalata alla fermata del bus in attesa di quest'ultimo per andare a scuola, ed è strano come, ormai, la situazione sia degenerata.
Prima il suo desiderio era quello che il bus saltasse le corse, un po' per rimanere incollata alla cornetta del cellulare, a parlare con Josh, ed un po' perché a lei la scuola non piace. In entrambi i casi il suo ragazzo prevaleva comunque.
Ora invece è diverso, con la solitudine che si moltiplica nel petto, sul cellulare che non squilla, e nella città di Sydney completamente affollata da gente che pensa per sé.
Intasca nuovamente l'aggeggio attendendo il mezzo che, per sua fortuna – o sfortuna – arriva dopo una ventina di minuti.
A scuola è un vero caos, con via vai di ragazzini del nuovo anno e puttanelle che sfoggiano gambe lunghe come colli di giraffa.
Amira si avvicina al suo armadietto, posa i libri al suo interno e, subito dopo, due mani le si parano davanti, tappandole gli occhi.
«Indovina un po' chi è?» sospira, lei, 'ché probabilmente riconoscerebbe quella voce anche in mezzo ad una marea di gente che urla.
Sfila delicatamente le mani dal suo viso e poi si volta, accennando un sorriso.
Calum Hood, nonché suo migliore amico, sorride smagliante. Quella dentatura perfetta e quei occhi ridotti a due piccole fessure che luccicano più di stelle.
Amira gli allaccia le braccia al collo, e lui affonda il viso tra i suoi capelli, inspirando a pieni polmoni il suo buon profumo.
«Cal, che bello vederti» esprime. Probabilmente l'unica cosa positiva della giornata, il ragazzo.
E non appena l'abbraccio cessa, Calum si concede qualche istante per perdersi negli occhi color cioccolato di Amira, sempre così piena di vita, ma non ultimamente. 'Ché lui conosce Josh e ciò che sta succedendo, ma di dirglielo ancora proprio non ha voglia. La vede già stressata di suo, aspetterà qualche giorno, o forse due.
«Ehi, come stai?» chiede, sistemando poi i propri libri nell'armadietto accanto a quello di Amira.
Questa sospira, poggiandosi al metallo dello stipo, incrocia le braccia e sbuffa.
«Domanda di riserva?»D'altronde come dovrebbe andare? Già quello è il peggio.
«Non credo ce ne sia una, allora?»
«Non so cosa succeda tra me e Josh, dico davvero. Insomma non ho fatto nulla per suscitare in lui questo strano comportamento, visto che sei amico di Josh, potresti spiegarmi che gli prende?» il moro serra la mascella, stringe i pugni e cammina spedito per recarsi alla stanza delle lezioni.
«Io e Josh non siamo più, amici» spiega, cercando di reprimere rabbia e disprezzo.
A quelle parole, Amira storce il naso perché Josh e Calum sono sempre stati amici, sono sempre stati migliori amici il che è diverso.
«Che cosa? E come mai?» chiede, perché in fondo a lei importa del suo amico, ci tiene davvero a Calum considerando ch'è un'ancora forte a cui aggrapparsi. Un' appiglio che difficilmente si smuove, nonostante il vento delle delusioni soffia impetuoso sulla sua vita.
«Non è più il Josh di prima, è cambiato e a me... non piace più» le parole di lui, le fanno capire che Josh non è cambiato solo con lei, che c'è qualcosa di losco, nascosto nei meandri della sua persona. E lei si chiede perché non confidarsi con amici e fidanzata, potrebbero almeno provare ad aiutarlo.
«Mh, lo so bene. Mi manca quello che eravamo, Cal, mi manca tanto» e Calum lo sa. Del sesso a fine settimana, dell'amore che sbiadisce come una vecchia foto ingiallita dal tempo, sa dei sentimenti forti di Amira e quelli di Josh, che purtroppo si stanno affievolendo, spegnendo come un fiammifero giunto alla fine. Calum sa tutto, perché Amira ormai gli racconta ogni cosa, e ad ogni modo lei è un libro aperto per lui, che sa leggere bene le pagine di vita della ragazza.
Non gli sfugge nulla, bella o brutta cosa che sia.
Una volta arrivati nella stanza della lezione – che si rivela filosofia – si siedono insieme, Amira sfila il cellulare e da una rapida occhiata allo schermo che non accenna nessuna novità.
«Smettila di guardare lo schermo Ammy, tanto non ti chiamerà» e lei sospira, perché forse un po' lo sa, ma la speranza è l'ultima a morire.
«Vorrei sapere cosa succede, dove ho sbagliato e cosa devo fare per farmi amare come un tempo»
«Semplicemente molte cose non rimangono belle per sempre, lo sai» dice lui, stringendo i pugni.
«Già, lo so. Ti va di passare a casa mia oggi? Magari facciamo i compiti insieme» perché tanto lo sa che con Josh non uscirà, e probabilmente nemmeno si sentiranno. Calum è l'unica certezza, l'unica cosa bella in un mondo di sbagli e pregiudizi.
E lui sorride, perché mai volterebbe le spalle ad Amira, forse troppo affezionato. Le da una lieve pacca sulla spalla e poi annuisce.
E va bene così, poi tornano al silenzio non appena la Smith entra in classe per spiegare la lezione giornaliera.
Con la sua voce gracchiante e con la stupida filosofia che tanto nessuno ricorderà nella vita, una volta usciti da quelle quattro mura infernali. Nemmeno Amira, che di filosofia nella sua vita ne ha davvero bisogno.
Alle undici, finalmente, la campanella trilla forte rimbombando nei timpani degli studenti. E' un attimo ed Amira, Calum e tutti gli altri ragazzi della classe si precipitano fuori, andando al bar per fare uno spuntino. Più che altro non è tanto per la fame, quanto per distrarsi sia dalla scuola che da Josh, almeno per Amira.
«Prendiamo un frappè, che dici?» chiede il moro, facendosi largo nell'orda di studenti. Amira annuisce, lo segue e sospira. Perché oggi, almeno per lei, la giornata non è delle migliori.
Si appartano, poi, in un tavolino del bar scolastico, e finalmente sorseggiano il loro frappè alla fragola.
«Mi aiuti oggi con biologia? Non ho capito alcuni capitoli» Amira gira e rigira più volte la cannuccia trasparente dentro il bicchiere lungo di vetro, gli occhi vacui di chi non si preoccupa realmente dell'andazzo scolastico, non in quel momento, almeno.
«E me lo chiedi? Certo che sì, scema» lei è grata a Calum, molto. L'ha sempre aiutata, e non solo scolasticamente parlando.
Poggia una mano pallida nel braccio di lui, carezzandolo dolcemente, abbozzando un lieve sorriso smorto. Ma tutto finisce nel momento in cui Josh entra nel bar, seguito dalla sua cerchia di amici tra cui c'è anche Michael, lo spocchioso riccone figlio di papà. A lei proprio non va giù, come una pillola senza film.
«Ammy, tesoro!» Josh afferra il resto di un caffè appena pagato, lo intasca e poi si dirige verso loro, «Guarda, c'è pure Hood, che piacevole sorpresa» quanto sia piacevole, poi, questo ancora non si sa.
Calum stringe i pugni, ormai Josh è cambiato troppo con il suo fare altezzoso di chi non si abbassa alla plebe, frena l'istinto di picchiarlo e lo fa solo per la sua migliore amica.
«Josh...» sospira, lei, con pupille che si dilatano alla vista del proprio amato. Il cuore palpita forte.
«Che stavi facendo?» Josh guarda Calum con fare sprezzante, perché prima erano amici mentre adesso Hood ha deciso di darci un taglio con la sua comitiva, non appena ha saputo quella cosa.
«In realtà stavamo rientrando, vieni Ammy» il moro afferra da un braccio Amira, che ormai non capisce più quello che passa nella testa del suo amico. Guarda il suo ragazzo ridere, forse di lei o magari di Calum: continua a non capirlo.
«No, aspetta Calum io devo – »
«No, Amira, andiamo. E' meglio» il meglio di Calum, è strano. E' una cosa da fuggitivi.
Il moro l'ha portata in una stanza vuota, una classe vecchia e quasi certamente dimenticata. Il tanfo di polvere e muffa pizzica le narici di Amira, che intanto si stringe nelle spalle guardandosi intorno.
«Che ti è preso Calum? Me lo spieghi?»
«Ascolta, un giorno mi ringrazierai. Certo non so fino a quanto, ma mi ringrazierai, credimi. Amira lo sai anche tu che Josh non fa per te, non più. Ma quando ti decidi a lasciarlo? Quando?» stringe i pugni, Calum, lottando contro se stesso per frenare l'istinto di dirle la verità, quello che Josh nasconde. E lo fa solo per lei, per il sorriso che ormai non vede più sulle sue labbra, per quei occhi tristi e vuoti come il fondo di una bottiglia. Lo fa solo per lei, che il suo bene va oltre i limiti. Solo per lei.
«Magari è solo un periodo. Ma io non voglio lasciarlo, Calum, lo amo!»
«E tu sei sicura che lui ami te?!» sbotta lui, le unghie che si conficcano nei palmi, le nocche sbiancate del tutto.
Gli occhi di Amira s'accendono di luce propria, gemme che imperlano il suo pallore del viso.
«C – Che stai dicendo? Certo che mi ama!»
«Andiamo, vieni, prendiamo le nostre cose e poi andiamo a fare geometria analitica, non parliamone più» che forse è meglio, vorrebbe aggiungere. Ma non lo fa. Perché è già abbastanza doloroso vederla in quello stato, anche solo provando ad accennare la verità gli occhi di Amira si sono fatti smeraldini, rugiada pronta a bagnare la pelle. E forse non è ancora pronta, probabilmente no.
Cercherà di farla ridere un po', almeno ci proverà quel pomeriggio.
 
SBAAAAAAAAAM

Bimbi miei belli, eccomi! ç__ç
Come vi pare la storia? Io, tecnicamente, mi ci sto impegnando tanto. Anche
perché non ho mai valutato le science-fiction e dunque è la prima volta, però
ci provo, ecco! E spero a voi possa piacere. Diciamo che questo capitolo è
un po' così, di passaggio. Perché ci tenevo a farvi conoscere un po' la vita
di Amira, tra casa e scuola. E poi qui conosciamo Calum, che è il suo
migliore amico. u.u Lui ad Amira ci tiene tantissimo, che carino ç__ç
Purtroppo Ottocent - Luke (Altrimenti Edward e Tyson mi spennano
come una gallina u.u) non appare tantissimo in questo capitolo, ma prometto
che i seguiti saranno più movimentati grazie al nostro bel robottino ;)
Fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo tantissimo al parere dei lettori!
Grazie per essere arrivati sin qui! Un bacione ed alla prossima.


Madam Morgana.
   
 
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