Whow! Due recensioni nella stessa giornata! Grazie, CDM, grazie
Melisanna. E' bello poter contare sul vostro incoraggiamento.
Anche a me il personaggio di Cornelia piace molto. L'ho sempre trovato uno dei più profondi, nel fumetto, anche se non sempre ha un atteggiamento simpatico. Elyon... mi affascina per le sue contraddizioni, che non sono dovute tanto alla sua personalità, quanto alla sua storia a cavallo tra due mondi. |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Dopo un incontro misterioso con la Luce di Meridian, Vera ha convinto le Gocce a impadronirsi del Cuore di Kandrakar e a sostituirsi ad Elyon a Meridian, impersonando la regina e le guardiane. Carol si è opposta, ed è stata costretta con l'ipnosi. Vera e Wanda hanno sottratto il Cuore di Kandrakar a Will, usando l'ipnosi. Il giorno dopo, ritrovatesi davanti allo specchio magico della libreria, le W.I.T.C.H. assistono alla trasformazione delle loro gocce in copie delle guardiane e della regina, ed alla loro partenza per Meridian, in contemporanea all'arrivo di Elyon. A Meridian, la controfigura di Elyon e le finte guardiane esiliano Miriadel e Alborn, mentre Caleb sfugge alla cattura; pur avendo assunto il potere, si rendono conto di non essere del tutto convincenti, e inventano la storia che le guardiane sono a palazzo per proteggere la Luce di Meridian da un complotto. A Heatherfield, rifugiatasi con i genitori nella sua vecchia casa, Elyon spiega che quella che si sta realizzando è una sua profezia, contnuta in disegni e frasi casuali, la cui interpretazione fino a quel punto era ambigua; a priori, si poteva pensare che sarebbero state le stesse Elyon e le Witch a instaurare una tirannia nel metamondo, per motivi difficilmente immaginabili. Inoltre, la profezia prevede che la tirannia duri un anno, che a Meridian dura diciotto mesi. Elyon è decisa a non tentare niente prima di questa scadenza, ma Will non si rassegna. |
Cap. 37
Ombre di ricordi
Midgale, soggiorno delle gocce
Questo è il suo momento.
Sono giorni che la stanza è immersa nell’oscurità, che
non risuona più alcuna voce umana, che i pavimenti non vibrano più
di passi e che gli angoli nascosti non vengono più spazzati dagli
innaturali scintillii che hanno fatto strage delle sue opere non ancora
completate.
Il ragno tasta la sua meravigliosa seta, tesa sotto il grande tavolo
del soggiorno. Era il suo sogno da tempo. Sì, questo è il
momento di costruire il suo mondo.
O forse no…
Un lampo crudele squarcia quell’oscurità amica e rassicurante.
Quando la luce intensa della dislocazione svanisce, nell’ambiente regna
nuovamente la penombra.
Tutte le tende e le saracinesche sono serrate, come può volere
un vampiro che odia la luce del giorno, o un gruppo di streghe che vuole
nascondere segreti ad ogni sguardo indiscreto.
A momenti, un baluginio di ovali iridescenti riflette la poca luce
della notte che filtra attraverso un tendone, disegnando sagome come di
ali di farfalle. Tre figure umane si fanno strada a tentoni.
La sedia che si rovescia è come uno scoppio nel silenzio della
notte. Uno, due, tre rimbalzi, e un’imprecazione soffocata.
“Irma, se avessimo voluto annunciarci, avremmo…”, fa l’ombra con la
voce di Cornelia.
“Colpa mia. Sono stata io”, risponde a denti stretti la voce di Will,
sofferente.
“Irma non è neanche venuta con noi”, fa presente la sagoma di
Hay Lin.
“Scusate, un riflesso condizionato”, ammette la prima voce.
“Che male! Se fosse venuta anche Taranee, ora…”.
“Faremo senza di lei”.
Un piccolo bagliore verde esplora la parete, finché non illumina
il riquadro di un interruttore. Con uno scatto, la luce di una plafoniera
inonda la stanza e le guardiane dai costumi sgargianti.
“Cornelia, sei in vena di prodezze, oggi”, fa Will, massaggiandosi
un ginocchio.
Le tre osservano il soggiorno. Sulla destra, il tavolone circolare
e sette sedie, tra dritte e rovesciate, una credenza e un grande dipinto
con un albero tentacolare stagliato contro un tramonto di fuoco. Sulla
sinistra, divani bassi e lineari, mensole con libri, un grande televisore
al plasma, ed alcuni quadri astratti alle pareti. Davanti a loro, la porta
verso il corridoio e la cucina ancora in ombra.
Hay Lin fa un cenno di approvazione. “Bella casa. Si trattavano bene”.
Will ha adocchiato subito un testimone promettente. Si rivolge con voce
suadente al grande televisore.
“Buon giorno. Che bello schermo che hai!”.
Una voce stereofonica le risponde: “Semmai buonanotte, signorina. Lo
sa che ora è?!”.
Si comincia bene. “Come sei preciso! Come ti posso chiamare? Non hai
un nome?”.
“Grund, per gli amici”.
“Grund, che splendido nome!”
“Grunding, per voi, prego”.
“… Ma noi siamo amiche! Siamo venute a cercare le nostre care gemelle.
Puoi dirci qualcosa di loro?”.
“Se ne sono andate”. L’apparecchio emette una serie di scariche di
rumore bianco, come colpetti di tosse. “A dire il vero, ho qualche dubbio
che loro si considerino vostre amiche”.
“Ma nooo, Grund. Siamo venute per chiarire un malinteso”. Sorrisone
mielato. “Non ci aiuteresti a trovarle?”.
“Le signorine si sono trasferite in un albergo proprio per non farsi
trovare. Altro non so”.
Il televisore smette di parlare. Will riesce quasi ad immaginarlo con
le braccia conserte e le gambe incrociate. Eppure l’apparecchio non ha
mosso un dito.
“Sembra molto deciso”, commenta Hay Lin.
“Che gli schiattino tutti i transistor!”, sbotta Will. “Diamo
un’occhiata in giro”, dice, raddrizzando la sedia caduta.
Hay Lin cerca qualunque cosa sia in grado di emettere suoni. Uno strumento
musicale, un CD… Niente! Era chiaramente pretendere troppo.
La sua attenzione viene attirata dalle sedie. Chissà se…
Ne prende una per la spalliera, trascinandola sul pavimento.
“Che fai?”, la apostrofa Cornelia. “Vuoi svegliare gli inquilini del
piano di sotto? Se devi proprio, almeno trascina delle catene, così
daranno la colpa ad un fantasma!”.
“Taci! Le vedo!”. Hay Lin, assorta, torna a muovere la sedia. Si immedesima,
ad occhi chiusi, in sensazioni che può percepire solo lei.
Dopo una breve attesa, recita ispirata: “Erano tutte sedute qui attorno.
Vera ha fatto una rivelazione che le ha sconvolte”.
“Che cosa ha detto?”.
“Non distinguo le parole. Intuisco sorpresa, sconforto, poi una decisione
disperata”. Riapre gli occhi, e indica. “Vera sedeva lì, e la goccia
di Cornelia qui accanto… Andando per esclusione, questa era la sedia della
goccia di Irma”.
“Irene”, puntualizza Cornelia.
Hay Lin si sposta due posti a sinistra, e trascina un’altra sedia.
“La mia goccia! Pao Chai! Spaventata, disorientata…”. I suoi occhi ancora
serrati si volgono a destra. “Hanno fatto qualcosa alla biondona”.
“A Carol? Anche io vorrei!”, bofonchia Cornelia.
“Aveva gli occhi vuoti. Come ipnotizzata”. Hay Lin inizia a trascinare
un’altra sedia, cercando di distinguere storie diverse dietro rumori che
sembrano uguali.
Delle voci oltre la porta d’ingresso catturano la loro attenzione.
Spente le luci, si accostano all’uscio, sbirciando dallo spioncino.
Sul pianerottolo, un’anziana signora in vestaglia e bigodini sta fronteggiando,
pugni sui fianchi, una ragazza in costume che ha tutta l’aria di una Irma
disorientata.
“Speravo che non fosse necessario ricordarglielo. E’ notte fonda, e la buona educazione vieta gli schiamazzi notturni!”. “Schia… schiamazzi?”, fa Irma, stretta in un angolo accanto alla porta. “Trascinare sedie! Rovesciarle! Parlare ad alta voce alle due di notte!”. “Anche lei sta parlando ad…”. “Non mi interrompa, prego. E cos’era quel lampo nell’atrio a basso? E questo indecente costume con le alette, alle due di notte? Mi risponda, signorina Lane!”. “Lane?!? Ma… lei sta prendendo lucciole per lanterne!”. “Si è vestita da lucciola? Non faccia l’innocente, per una volta!”. “Lucciola?”, fa Irma sempre più disorientata. “Ma, signora, che dice?”. “Non mi dirà che è un costume da lanterna!”. |
Cornelia si decide, reprimendo un ghigno. Si passa una ciocca di capelli
lunghi davanti al viso, fa alle altre il gesto di stare indietro, e apre
la porta. “Irene, vieni dentro! Non perdere tempo!”.
“Irene?”, fa stupita l’altra, mentre viene trascinata dentro per un
braccio.
“Signorina Hair!”, esclama l’anziana. “Saprà che…”.
“Si, lo so, signora. Non si preoccupi, la festa è finita. Ah,
vuole entrare a farsi una pista di neve? No? Buona notte, allora!”.
Quando la porta le si richiude in faccia, la signora Priest sembra
una statua di cera, congelata con la bocca aperta e con il dito ancora
sollevato.
“Ma… chi è quella megera?”, chiede Irma disorientata. “Cosa le
ho fatto?”.
Hay Lin è l’immagine della vergogna. “Che figura orribile!”.
Will è stralunata. “Ma Cornelia? Sei pazza? Che ti è
saltato in mente?”.
Cornelia, le fa segno di tacere, ed indica la porta. “Niente nomi”,
bisbiglia. “Quella donna è ancora lì. Per fortuna ci ha scambiate
per loro, se no avrebbe chiamato la polizia. Ma le sarebbe bastata una
seconda occhiata per capire il suo errore”.
“Ma era necessario…”, fa Hay Lin, ancora col viso coperto per
la vergogna.
Il ghigno di Cornelia la fa rabbrividire: “Questo non ha ancora pareggiato
il mio conto con Carol”.
“…”.
“Ma Irma, che facevi fuori dalla porta?”, chiede Will sottovoce.
“Ho solo fatto come mi hai detto tu al telefono”, risponde incerta.
“Ho mandato indietro la memoria del portale fino a vedere Elyon qui, poi
mi sono trasferita… ma sono apparsa nell’atrio a basso, con un lampo che
ha illuminato mezzo cortile”. Riprende in tono sdegnato: “Non è
colpa mia se quell’affare funziona male anche quando è in garanzia!”.
“E la tipa….”.
“Quando ho salito le scale leggendo i nomi sui campanelli, quella è
uscita e mi è venuta dietro”. Ora le guarda sarcastica. “Ne avete
fatto di chiasso, eh? Non sono certo stata io a giocare con le sedie!”.
“E Taranee?”, cambia discorso Will, accigliata.
“Non l’ho vista", rispnde Irma con noncuranza. "Starà dormendo
della grossa”.
Cornelia le sorride mielosamente. “Forse avrebbe fatto bene anche a
te, cara”.
“A questo punto, speriamo che non venga”, sospira Will, fingendo di
non vedere le linguacce che le due si scambiano. “Ve l’immaginate se apparisse
nel salotto della signora?”. Poi, si rivolge ad Hay Lin per riprendere
il filo dell’indagine. “Hai scoperto qualcos' altro?”.
La cinesina annuisce. “Mi sono fatta un’idea inquietante. Ciò
che ho percepito era diretto più contro di noi che contro Elyon”.
“Cosa?”. “… di noi?”. “Ma perché?”.
“Paura... risentimento...”, risponde la Guardiana dell'Aria con un
gesto vago.
“Così all’improvviso?”, insiste Will. “Dopo che Vera ha parlato
loro?”.
“Vi meraviglia?”, chiede la Guardiana dell’Acqua. “Ce le ha messe contro
con qualche balla cosmica”.
“Ma perché?”, chiede Hay Lin.
Irma le risponde con un sorrisino da ‘quanto se ingenua’: “Per diventare
regina di Meridian. Non ti basta?”.
Hay Lin, non convinta, chiude gli occhi e torna a muovere la sedia
di Vera. Quando li riapre, ha un quesito per le amiche: “Voi come immaginereste
una che mente alle compagne? Che ruba il trono a chi la ha creata?”.
Will ci pensa un attimo. “Ambiziosa. Spregiudicata. Calcolatrice”.
Hay Lin scuote piano il viso. “Cerchiamo la sua camera da letto”.
Alla luce, la stanza appare in disordine, con il letto disfatto. Armadi
e cassetti sono aperti, ma il loro contenuto è quasi tutto ancora
dentro.
“Sembra che siano scappate in fretta”. commenta Will guardandosi attorno.
Luce a parte, non c’è alcun apparecchio elettrico nella stanza.
“Però non ha lasciato testimoni scomodi”.
“Hay, potresti cominciare dal cuscino”, fa Irma.
“Sì. Vediamo… che rumore può fare un cuscino?”.
“Adesso ti mostro…”. Irma lo afferra e, a sorpresa, tira una cucinata
in testa a Cornelia.
“CERVELLO D’ACQUA!”, ruggisce la bionda. “NON SAI CHE SONO ALLERGICA…”.
La frase finisce in uno scoppio di tosse. Cornelia esce dalla stanza, sempre
tossicchiando.
Will gratifica Irma con un'occhiata poco indulgente. “Complimenti.
Cosa faremmo senza di te?”.
“Vi annoiereste a morte”, risponde convinta l’altra.
Hay Lin, compunta, comincia a strofinare il cuscino, poi lo sbatte
sul materasso. “Così non va bene”, conclude scuotendo il viso.
“Sono contenta che te ne sei accorta”, fa Cornelia, ancora dal corridoio.
“Una cosa l’ho scoperta io: è un cuscino d’oca”.
Will la guarda sorpresa. La Guardiana della Terra è tornata
al suo aspetto normale, con un’elegante loden ed una borsetta blu.
“Ma… perché ti…”.
“Perchè, quando mi trasformo in guardiana, la borsetta sparisce”,
risponde lei, riponendovi qualcosa di simile ad un inalatore.
“Non è paradossale?”, fa Irma dalla camera. “la Guardiana della
Terra è allergica alla polvere!”.
“E la…”.
“BASTA FARE CHIASSO!”.
Ammutolite le due, Will torna ad osservare Hay Lin.
Distesa sul letto, la cinesina appoggia la testa sul cuscino e vi passa
sotto la mano. “Così”. Aggrotta gi occhi chiusi, come cercando di
focalizzare pensieri incomprensibili.
Dopo molti tentativi, si rialza. “Questo cuscino riporta molti ricordi,
ma non combaciano tra loro”. Si mette a sedere sul letto, e riflette. “Secondo
me, la decisione è stata presa dalla sera alla mattina, dopo avere
parlato con Elyon”.
“E lei dice di non essersi accorta di niente…”, riflette Will.
“Forse qualcuno ha semplicemente scambiato i cuscini”, azzarda Irma.
“Possono essere ricordi di due persone diverse”.
“Forse”, ammette Hay Lin.
La stanchezza di una giornata troppo lunga piomba addosso, quasi improvvisa,
alla ex guardiana del Cuore. Si siede sul letto. “Cosa può voler
dire ciò?”.
“Che Elyon non è così sveglia come crede”. Irma, dopo
emesso il suo verdetto, rivolge la sua attenzione fuori dalla finestra,
sbirciando da sotto le saracinesche. Il bel giardino è illuminato
ad arte, e gli alberi…
Resta un attimo impietrita. Attraverso i rami del filare si intravedono
luci lampeggianti blu e rosse.
Dopo qualche secondo, il sospetto diventa certezza. Due agenti stanno
percorrendo il vialetto verso la palazzina.
“Ragazze, temo che stia arrivando la polizia”.
“Cosa? Proprio adesso?”, fa Will.
Irma sorride sarcastica. “Corny, complimenti per la tua geniata sulle
piste di neve. Ora sono venuti a sciare”.
Gli occhi dell’altra lampeggiano di sdegno. “Sei tu che continui a
parlare forte, come se fossi in piazza!”.
“Basta!”, le interrompe Will. “Per ora dobbiamo ritirarci, ma torneremo.
Domani, poi, Elyon avrà ancora delle cose da chiarirci”. O da confonderci
ancora di più, pensa, mentre un lampo cancella l’immagine della
camera attorno a loro.
Heatherfield, casa Vandom-Collins, undici ore dopo
Uscendo dalla doccia con un asciugamano in testa, Will si guarda nello
specchio appannato dal vapore. La sua immagine è del tutto offuscata,
ma lei immagina come apparirebbe. Due giorni convulsi e due notti quasi
insonni le pesano addosso, le segnano il viso, le rallentano i pensieri
ed i movimenti.
Torna piano verso la camera, e si siede sul letto, guardandosi nel
lungo specchio a piantana.
Incontra gli occhi riflessi della grande rana di peluche, che la guarda
dall’alto di una mensola.
Che c’è, ranocchione? Sono così mal messa da meritare
la tua compassione? Forse sì. Non sono di ferro, sai. Oggi
ho dovuto supplicare mia mamma per restare a casa.
Questa stanza mi sembra un po’ più estranea, ora. Ci sono
entrate due ladre, e tu lo sai. I tuoi inutili occhi di vetro hanno visto
tutto. Mi hai lasciata derubare senza un grido d’allarme. E ora sono qui,
distrutta e sfiduciata, a pensare di parlare con uno stupido pupazzo di
pezza.
Prima che lo stupido pupazzo possa risponderle per le rime e precipitarla
ancora di più nello sconforto, lo scatto della serratura la
fa sobbalzare.
“Will, sei in casa?”, fa la voce di Collins.
“Dean, già di ritorno?”, chiede sorpresa.
Prima che lei possa alzarsi, lui è già sulla porta della
camera. “Come ogni giorno all’una e venti”.
Will, confusa, guarda l’orologio. L’una e venti… ma come è sparito
il tempo questa mattina?
La guarda indagatore. “Tu, piuttosto, come ti senti?”.
“Bene…. Ssi, bene…”, cerca di convincerlo, senza troppo successo.
“Da quando hai perso quel ciondolo che ti ha regalato Matt, sei fuori
di te”.
Will annuisce, nascondendo lo sguardo. Questa è stata la scusa
ufficiale per le sue stranezze.
Ha anche avvertito Matt di tenerle su il gioco, venendone tempestata
delle stesse domande alle quali sta disperatamente cercando risposta.
La voce del baffone le arriva dalla cucina: “Non hai messo su niente
per il pranzo?”.
“No. Scusa, sono in pallone…”. Lo raggiunge in cucina, e si affloscia
apatica su una sedia.
Mentre scalda qualcosa nel forno a microonde, Dean le racconta, un
po’ imbarazzato: “Oggi ho interrogato la tua amica Hale, e le ho messo
una D”.
“Cosa?”, fa lei incredula. “Un simile buco a Cornelia? Come mai?”.
DLIN-DLONN
“Il campanello. Chi può essere?”, si chiede Dean, senza perdere
di vista il timer del forno a microonde. “Will…”.
“Vado”, risponde lei, cercando di assumere un contegno. L’asciugamano
sui capelli e le pantofole raniformi non la aiutano in questo.
Toc, toc.
Chiunque sia, è già alla porta.
Apre.
“Oh… ciao!”. Davanti a lei ci sono due amiche, ancora con gli zaini
in spalla.
“Ciao, Will. Batti la fiacca?”, la saluta Irma; il suo largo sorriso
fa a pugni con lo sguardo assonnato.
“Volevamo sapere come stai”, rilancia Taranee, anche lei non proprio
vispa.
“Bene…”, mente Will. “E tu?”.
“Insomma… vorrei giustificarmi. Stanotte mio padre…”.
“Non importa”, la interrompe Will. “Non c’è problema”.
“Se ci offri il pranzo, ti racconto di come ho fregato Collins”, cinguetta
Irma sognante. “Il mio primo A in storia!”.
Will lampeggia con gli occhi, poi si gira verso dietro. “Dean, abbiamo
qualcosa da offrire per pranzo?”.
Irma si fa piccola e contrita. “Oops…”.
“Lasagne di ieri”, risponde la voce dalla cucina. “Le scaldo?”.
“Non disturbatevi, grazie”, risponde Taranee. “Siamo solo di passaggio”.
Collins arriva alla porta. “Ehilà, ragazze”.
“Ehilà”, ripete Irma imbarazzata. “Buongiorno, prof. Stavamo
andandocene… non insista, grazie”.
Taranee sorride compunta. “Volevamo solo dire una cosa a Will…”.
“Prego!”. L’uomo torna discretamente in cucina.
Taranee abbassa la voce. “Will, noi tutte passeremo da Elyon alle tre,
questo pomeriggio. Vieni anche tu?”.
Le guarda accigliata. Sono solo due giorni che le è stato sottratto
il talismano che faceva di lei il capo del gruppo, e le sue compagne la
mettono già davanti a decisioni prese in sua assenza?
Heatherfield. vicino a casa Portrait
Ore tre meno cinque, molti caffè dopo. Mentre sta per svoltare
per Valley Forge Street, la via di casa Portrait, la ex Guardiana del Cuore
si sente chiamare alle spalle. “Will!”.
Si volta tentando un sorriso. “Ciao, Cornelia”.
L’amica la raggiunge a passo lungo. “Hai una falcata… anche con le
gambe più lunghe, ho faticato non poco a raggiungerti”.
“A proposito… Dean mi ha…”.
“Oh, no, speravo che non lo spifferasse in giro”, si vergogna Cornelia.
“Le altre non lo sanno”.
Will annuisce grave. “E tua madre?”.
Cornelia scuote piano il viso. “Neanche lei, altrimenti non potrei
essere qui, ora”.
“Non puoi tenerglielo nascosto a lungo”.
“Glielo dirò stasera”. Storce le bocca. “Non potrai contare
su di me per i prossimi giorni”.
Will si acciglia. “Neanche per il museo d’arte moderna, domani pomeriggio?”.
“Quello sì, visto che è per una ricerca scolastica”.
Ormai sono quasi a casa di Elyon.
Irma, Taranee e Hay Lin stanno arrivando dalla parte opposta, e le
salutano sbracciandosi.
“Ricorda! Non una parola su quello!”, sussurra Cornelia tra i denti.
Elyon fa capolino sorridente dai grossi stipiti del cortile. “Ehilà,
ragazze, che puntualità!”.
“Ciao Ellie”. “Ciao”. “E che vista a raggi X”.
“Non hai scrupolo a farti vedere dai vicini?”, le chiede Taranee. “Ieri
tuo padre si è trasformato in un bambino, solo per mettere il naso
fuori di casa”.
“Nessun problema”, fa Elyon. “Ho già chiarito tempo fa con il
sergente Lair”.
“Ah, ecco…”, risponde dubbiosa la figlia. “Mi piacerebbe sapere come”.
“Non potresti venire a chiarire una cosa anche con il professor Collins?”,
chiede speranzosa Cornelia. “O magari con mia madre”, si corregge, dopo
aver notato l’occhiata storta di Will.
“Ma certo, Corny! Entrate, entrate…”.
Fa strada sul vialetto. L’erba del giardino è accuratamente
rasata, e la casa ha perso ogni traccia di tetraggine ed abbandono. Questo
cambiamento appare innaturale, in meno di ventiquattr’ore.
Sulla porta le accoglie Eleanor Portrait, di nuovo sorridente nei panni
della casalinga semifelice. “Accomodatevi, ragazze! Venite a collaudare
la mia nuova ricetta!”.
Fa strada, con nuovo orgoglio, verso il soggiorno pulito e luminoso.
Sul tavolino, tra le poltrone ed il divano, le aspettano sei fette di torta
che profumano di mele e cannella, e un bricco di tè fumante.
Appena le ragazze hanno preso posto, la signora porge loro i piattini
del dolce, per poi appoggiarsi sulla spalliera della poltrona di
Elyon, osservandole con occhi attenti ed un sorriso gentile.
“Allora, siete state nella casa di Midgale?”, chiede la Luce di Meridian,
che sembra scoppiare di curiosità.
“Stanotte”, conferma Will, mentre scosta con cortesia il gomito
di Cornelia, seduta sul bracciolo. Fa fatica a inquadrare il buon umore
dei Portrait.
“Si vede”, ridacchia Elyon, a cui non sono sfuggiti gli occhietti assonnati
delle altre. “E che informazioni ne avete tratto?”.
Hay Lin è seduta sul divano con Irma e Taranee. Guarda verso
Will, ricevendone un cenno d’assenso, e racconta: “Ecco, io ho intuito
che le gocce ce l’avessero più con noi che con te. Forse per qualcosa
che gli ha raccontato Vera quella stessa mattina”.
“Queglia gran bujjarda!”, asserisce convinta Irma, a bocca piena.
Will la gratifica con un’occhiata di rimprovero che non la scalfisce.
Avrebbe dovuto raccomandarle ancora di non suggerire le risposte alla loro
ospite, ma a volte Irma Lair è la personificazione della caparbietà.
Elyon cerca di sembrare rilassata. “Era scontato che la cosa sia partita
da Vera. E di lei, cosa mi dite?”.
Hay Lin riflette un attimo. “Che sembra cambiata dalla sera alla mattina…
forse dopo avere parlato con te”.
La reginetta si muove a disagio sulla poltrona. “Non mi ero accorta
di nulla nel momento in cui l’ho incontrata. Avevamo anche scambiato le
memorie…”.
Mandato giù il boccone, Irma le risponde: “Forse questo metodo
non è infallibile come credi. Qualche volta, l’intelligenza può
più della telepatia!”.
Elyon alza le spalle, scettica. “Se lo dici tu…”.
Will cerca con cura le parole. “Se le hai detto qualcosa che possa
spiegare tutto ciò, ora sarebbe il caso di raccontarcelo”. Studia
attentamente, in attesa di una risposta, gli occhi della ragazza seduta
di fronte.
Elyon si morde le labbra, poi comincia a giocare con le trecce. “Potrei
portare tre ipotesi, ma io stessa le trovo poco convincenti. La prima l’ho
già detta: Vera ha lasciato tracce dietro di sé , e io ho
avuto la premonizione che qualcuno le ha scoperte”.
“Potrebbe…”.
“Non credo. Avevano altri modi per sviare un’indagine”. Continua a
torcersi le trecce sempre più nervosamente. “Poi, c’erano tensioni
interne al gruppo. Vera perdeva colpi. Io avevo passato uno dei suoi incarichi
a Carol. Era molto in gamba, ed eravamo in confidenza. Questo infastidiva
Vera, che la considerava un’arrampicatrice”.
‘Infastidiva anche me’, sembra dire l’occhiata di Cornelia.
Irma gongola. “Ambizione! Gelosia! Invidia! Proprio come dicevo io…ahi!”.
Un pizzicotto anonimo la zittisce, facendole rimpiangere di essersi stretta
sul divano tra Hay Lin e Taranee.
Cornelia storce il viso, senza commentare, e continua a sbocconcellare
piano il suo dolce.
“Hai ancora un’ipotesi, Elyon?”, chiede Will.
“Sì. Qualche giorno fa, a Meridian, mamma…”. Alza gli occhi
verso la donna sopra di lei, con i gomiti appoggiati sulla spalliera.
“…cioè il capitano Miriadel, mi aveva rimproverato che ho creato
l’unica persona che potrebbe aspirare a sostituirmi sul trono. E’ vero
ma’?”.
“Vero, Ellie”, annuisce. “E chi aveva ragione?”.
“Tu, mà”, ammette riluttante. “Beh, quel pomeriggio ci ho rimuginato.
Poi, quando ho scambiato le memorie con lei, forse questo ricordo è
stato frainteso”.
“Tu temevi ciò davvero?”, le chiede Will.
“No. A parte che avevo fiducia, avevo preso una precauzione in più:
lei non è in grado di usare il teletrasporto tra la Terra e il Metamondo”.
“Alla faccia della fiducia!”, sfugge a Taranee.
Per Will questa informazione è nuova. “Allora il Cuore di Kandrakar
è stato rubato per servire come un biglietto d’andata!”.
Elyon annuisce. “Credo di sì. Mi dispiace per te, Will, che
non lo meritavi”.
“E per la gente di Meridian…”, le ricorda Eleanor. “Incluso qualcuno
presente?”.
“Certo, mà. E mi dispiace anche per le ragazze. Io non avevo
nessuna intenzione contro Vera. La considero come una sorella, anche adesso”
.
“Bel pasticcio, Elyon!”, commenta Irma. “E per fortuna hai sentito
solo il bisogno di fabbricarti una sorella. Pensa se avessi voluto un fratello!”.
Cornelia le lancia l’ennesimo sguardo obliquo. “O, peggio, pensa se
fosse venuta come Irma Lair!”.
Note:
Il potere che Hay Lin utilizza in questo capitolo è stato
visto all'opera, se ben ricordo, nei n. 4 e 10 di W.I.T.C.H.
L'allergia di Cornelia per gli acari della polvere è citata,
mi pare, in WITCH n.16 e in una storia breve più recente. Io la
ho un po' amplificata.
Il chiarimento con il sergente Lair a cui accenna Elyon è
stato narrato, ricorderete, in Profezie, cap.10.
Nel disegno, il costume di Irma è quello dei numeri iniziali
di Witch. Nella settima serie hanno cambiato i costumi, ma io preferisco
rifarmi ai numeri più vecchi, precedenti al 63 quando ho cominciato
a scrivere Profezie.