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Autore: _eri_05_    25/04/2015    1 recensioni
Ciao a tutti! questa è la mia prima storia, spero che vi piaccia!
è principalmente una Jortini, ma ci saranno anche altre coppie che scoprirete più in là.
-parla di una ragazza abbastanza ribelle, di nome Martina, che è costretta dai genitori ad andare in un collegio, pur volendo frequentare un'accademia musicale. subito pensa che si annoierà, ma lì troverà i suoi più grandi amici, e anche l'amore, ed entrerà a far parte del loro gruppo. dentro quel gruppo tutti hanno un passato difficile, sono ribelli, ma soprattutto hanno la passione per la musica. ed è quella la cosa che gli accomuna di più.-
questo è il prologo della storia, anche se capirete tutto meglio quando inizierete a leggere i capitoli.
spero di avervi incuriosito con questa breve presentazione!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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–bene! Allora sarai la prima ad ascoltare la nostra nuova canzone, abbiamo quasi finito di comporla e ci abbiamo lavorato parecchio!- disse Ruggero a dir poco entusiasta. Si posizionarono tutti e poi iniziarono a suonare e cantare. Wow erano davvero bravissimi! Il testo della canzone era molto bello, parlava della solidarietà e dell’ uguaglianza. Non ci sono né migliori né peggiori. Quando smisero di suonare io applaudii entusiasta – è bellissima questa canzone!- dissi. –grazie Tini, ma è ancora da finire!- mi disse Mechi. –che ne dite? Ci mettiamo a lavoro? Ora abbiamo una mente in più, sarà sicuramente più facile!- disse Jorge. Così avvicinammo quelle poltroncine in modo da formare un cerchio, e iniziammo a pensare a come terminare quella canzone. –le avete già dato un titolo?- chiesi. –no, non ci è venuto in mente niente…- mi rispose Nicolas. –se per voi va bene io dico che si potrebbe chiamare “ser mejor”, in fondo questa canzone dice che non ci sono né migliori, né peggiori, e credo che il suo significato sia proprio “essere migliori”, impegnandosi e lavorando duro per conquistare quello che si vuole- dissi io, sorprendendomi di me stessa per quello che avevo appena detto. –SIII mi piace “ser mejor”, suona bene! Tini sei proprio un genio- mi disse Ruggero, facendo scoppiare a ridere tutti per il tono eccitato che aveva usato. –ahah si anche io ahah sono d’ accordo con ahah Ruggero ahahah!- disse Jorge, che non la smetteva più di ridere. La sua risata era contagiosa, e infatti appena smise di parlare tutti scoppiarono nuovamente a ridere, più forte di prima, tranne Ruggero che, poverino, non capiva il motivo per cui stavamo ridendo. Dopo tante risate e chiaccherate varie, riuscimmo finalmente a terminare la canzone. Ormai si era fatto tardi, ed era già ora di pranzo. Così uscimmo dalla NOSTRA sala(che bello poter dire che quella stanza era un po’ anche mia) e ci incamminammo verso la mensa della scuola. Arrivammo lì tutti in gruppo, urlando e ridendo, per poi entrare in mensa e trovare un silenzio di tomba. Si sentiva solo il rumore delle posate sul piatto e qualche bisbiglio. Ma come facevano a parlare a voce così bassa! pensavo talmente tanto ai possibili modi di rimanere così in silenzio, che non mi resi conto che tutti gli occhi erano puntati su di me. –allora ragazzi, lei è la vostra nuova compagna, che vedo, con mio disappunto, che si è già fatta condizionare da quel gruppetto di ragazzini maleducati e ribelli, che sanno solo strimpellare e cantare da mattina a sera…- disse la preside guardandoci quasi con disprezzo. – senta un po’ signora preside. Non è certo lei che mi dice cosa devo fare, quindi se io voglio far parte del loro gruppo, ne farò parte. Lei non sa quello che abbiamo passato prima di venire qui. Lei non sa quanto per noi sia importante la musica. Forse non si rende conto che la musica per noi è la nostra unica salvezza, che senza di essa forse ora non saremmo qui. Lei non sa niente di noi. Quindi non le consiglio di giudicare le persone senza conoscerle. E ora con permesso…- dissi queste cose tutto d’ un fiato, per poi andarmi a sedere all’ unico tavolo vuoto, dove poco dopo mi raggiunsero i miei nuovi amici, ancora sorpresi delle mie parole. mi aveva fatto talmente arrabbiare quello che aveva detto quella strega… ma davvero tenevo già così tanto ai miei nuovi amici? Si, forse si. Solo in una mattinata ho conosciuto un gruppo di amici che mi ha fatto ridere. Da quanto tempo non ridevo così? Da troppo tempo ormai. Loro invece mi fanno dimenticare tutti i problemi, forse perché so che in fondo siamo tutti un po’ uguali. Tutti abbiamo sofferto, e questo mi fa stare un po’ meglio. Fatto sta che avevo il dovere di difenderli. In fondo sono miei amici, no? – Tini che hai?- mi disse Jorge con tono premuroso (aww che carino!) – niente non preoccuparti, è che non sto molto bene…- dissi. Infatti mi era venuto un po’ di mal di testa, non so neanche io il perché – se vuoi ti accompagno in stanza, si vede che non stai bene, sei pallidissima!- mi rispose lui.. –ok va bene, con un po’ di riposo magari mi sentirò meglio- e come potevo dirgli do no? - ragazzi! Io accompagno Martina in stanza, non si sente molto bene. Tra poco torno!- disse lui rivolgendosi agli altri, che mi guardavano con una faccia preoccupata. – ok Jorge. Tini riprenditi, poi tra poco arriviamo anche io e Mechi!- mi disse Lodo. Così andammo ai dormitori parlando del più e del meno. Quando eravamo praticamente arrivati, ebbi un capogiro più forte degli altri, ma che cavolo avevo? Forse ero solo stanca per il viaggio… fatto sta che mi ritrovai fra le SUE braccia, e quando riaprii gli occhi, incontrai i suoi… sarei voluta restare così per ore, ma mi limitai a dire un semplice “grazie” e a rimettermi in piedi, con il suo aiuto –di niente, dai, tieniti a me, che se no cadi di nuovo- mi disse lui sorridendo. Ricambiai il sorriso e lui mi circondò la vita con il suo braccio, mentre io avevo entrambe le mani appoggiate sulla sua spalla. Così arrivammo nella mia camera. Mi ero appena seduta sul letto. Lui invece rimaneva in piedi. Ad un certo punto gli si illuminarono gli occhi, e si avvicinò al comodino. Si fermò davanti e prese un libro. Ma non uno qualunque. Il mio libro. Me lo regalò mia zia quando avevo circa 9 anni, e da quella volta non mene sono più separata. Lui passò le mani sopra la copertina del libro. Ne sembrava quasi stregato. Poi si girò di scatto. –dove lo hai preso?- mi chiese stupito. – me lo ha regalato mia zia, quando avevo circa nove anni. ma perché me lo chiedi?- gli risposi io. – questo libro… lo ha scritto… mio fratello. Lo pubblicò circa dieci anni fa. Lui amava scrivere, era la sua passione. Ma pultroppo i miei non erano d’ accordo, soprattutto mio padre. Dicevano che scrivere era una perdita di tempo, e che se voleva fare qualcosa nella vita non doveva fare lo scrittore. Ma mio fratello… non gli diede retta. Pubblicò questo libro, e quando mio padre lo scoprì lo cacciò via di casa. Io avevo undici anni, e il mio fratellone mi mancava tantissimo, avevamo fatto tante cose insieme. Eravamo davvero inseparabili, facevamo tutto insieme… ma purtoppo non lo rividi mai più. Seppi qualche anno dopo che si era suicidato. I suoi amici hanno cercato di fermarlo ma… non ce l’hanno fatta. Ci dissero che era stanco di vivere, e, il giorno del funerale, il suo migliore amico si avvicinò a me, e mi diede una lettera, dicendomi di averla trovata sul tavolo della sua casa. Quando tornai a casa, fra le lacrime, lessi l’ unica cosa che mi rimaneva di lui, quella lettera. La ho letta talmente tante volte che la ho imparata a memoria. Da quel giorno, dopo che la lessi, qualcosa in me cambiò. Ero diventato incontrollabile e irascibile. Non volevo più avere a che fare con nessuno. I miei genitori non mi capivano più, e decisero di mandarmi qua. Ora sono in questo collegio da circa un anno. Per fortuna ho trovato dei grandi amici. Ma mi capita ancora di pensare a mio fratello ogni tanto, per questo il libro mi ha colpito in questo modo.- disse tutto con uno sguardo triste, e amareggiato. Teneva i pugni chiusi, segno che fosse anche arrabbiato. Si vedeva che non mi aveva raccontato tutto, ma mi sembrò ovvio visto che ci conoscevamo da neanche un giorno. Ora è seduto sul letto, con le mani nella faccia. Cosa faccio? Lo abbraccio? Ma si… così lo abbracciai. Lui alzò lo sguardo e mi sorrise tristemente, poi ricambiò l’ abbraccio. Non so perché, ma sentivo una specie di piacevole scossa elettrica, un brivido che mi percorre tutta la spina dorsale. Si sta davvero bene tra le sue braccia… siamo stati così per un po’, senza parlare. In questi casi le parole non servono. Ad un certo punto si aprì la porta, ed entrarono Mechi, Lodo e Cande. Come ci videro, si bloccarono sulla porta. Io allora sciolsi l’ abbraccio. Jorge mi guardò confuso, ma poi anche lui vide le ragazze. –io tolgo il disturbo. Ciao ragazze! Tini mi raccomando, riprenditi!- disse lui. Gli rivolsi un timido sorriso, lui ricambiò e poi uscì dalla porta. Le ragazze mi guardarono con fare sospetto, già sapevo che mi avrebbero fatto l’ interrogatorio. –mi sono fidanzata con Ruggero!- Cande mi salvò dicendo quella frase… aspetta… ODDIO CANDE SI E’ FIDANZATA CON RUGGERO! In meno di un secondo eravamo tutte addosso a lei, abbracciandola, ridendo e congratulandoci. Ma davvero queste ragazze le conosco solo da poche ore? A me sembra di conoscerle da una vita! - vogliamo sapere tutti i dettagli!- disse Mechi. Così ci sedemmo sul letto, e Cande iniziò a raccontare. note autore: ed eccoci qui. terzo capitolo! sono abbastanza felice di come sta andando la storia, anche se questo capitolo non mi convince in particolar modo. comunque c' è stato un pezzo un po' Jortinoso, dove Jorge ha raccontato un po' del suo passato a Tini... chissà cosa diceva quella lettera... e poi... BUM colpo di scena! prima coppietta! Ruggelaria! nel prossimo capitolo si sapranno tutti i dettagli. allora, vi sta piacendo la storia? mi raccomando, recensite in tanti! bye bye!!
   
 
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