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Autore: Curleyswife3    25/04/2015    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.]Variazione sul tema della puntata "Eyes of the Skull", con al posto del teschio di cristallo una statuetta di Lilith, la peccaminosa prima signora Adamo. Le conseguenze imprevedibili di un'asta al rialzo metteranno a repentaglio la salute di alcuni personaggi. E la virtù di altri.
Ci saranno: fantasy a volontà, rituali di esorcismo, un bel po' di gelosia e le improbabili mises notturne dei nostri eroi.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dunque, amici lettori, nel caso che a qualcuno interessi chiedo scusa per il ritardo nell’aggiornamento ma sono stata impegnata a scrivere la voce dedicata a M.A.S.K. su nonciclopedia. Anzi, se vi va magari dateci un’occhiata e ditemi che ve ne pare. 

Capitolo terzo

Una brutta  sorpresa


Dagger lasciò cadere goffamente il sacco di tela grezza quasi sull’orlo del basso tavolino; l’involto oscillò per un istante e per poco non rovinò sul pavimento.
“Sta’ attento, idiota!” ringhiò Rax.
Poi si piegò in avanti e con cura aprì il legaccio che chiudeva il pacco, sollevando la stoffa e rivelandone così il contenuto: sul modesto mobiletto di legno chiaro adesso scintillava, attraversata dalla scialba luce dei neon che pioveva dal soffitto, l’immortale Agrat bat Mahhat in tutta la sua inquietante bellezza.
“E così, questa è la famosa Lilith” esclamò Dagger.
L’agente col pizzetto non la degnò di un’occhiata, afferrò il quotidiano che, entrando, aveva gettato sul divano e si stravaccò sui cuscini aprendo davanti a sé il giornale.
Un ex socio di Mayhem aveva messo loro a disposizione quella lercia topaia, chiaramente disabitata da mesi, per il lavoro che avevano da fare a San Francisco e ora che erano riusciti - a dire il vero senza troppe difficoltà - a rubare la statuetta non restava altro da fare che aspettare che il capo decidesse come muoversi.
Però la prospettiva di rimanere bloccati ore - o magari giorni - in quel postaccio non gli piaceva per niente.
Vanessa invece sgranò gli occhi e si avvicinò di più alla statuina, fissandola come incantata.
“Accidenti… è stupenda” mormorò tra i denti.
“Sbaglio o è la prima volta che ti interessi tanto a un affare del genere?!” la prese in giro Rax, sollevando appena lo sguardo dal giornale.
Lei distolse gli occhi e si sollevò, quasi in imbarazzo per essere stata colta in fallo.
“Beh” replicò seccamente “Mayhem dice che vale una fortuna”.
“In effetti” sogghignò Rax fissando prima la collega e poi alla statuetta “bisogna dire che c’è una certa somiglianza tra di voi...”.
Lei sbuffò, preparandosi a lanciargli contro una delle sue solite frecciatine velenose, quando la voce tonante del capo di Veleno la bloccò.
“Fate silenzio!” esclamò Mayhem, autoritario.
L’uomo entrò nella stanza e fissò la scultura con aria soddisfatta. 
“Il tizio con cui ho appena finito di parlare al telefono è disposto a pagare una fortuna pur di avere questa bambolina nelle sue mani… anche se sinceramente non capisco proprio cosa possa mai trovarci di tanto interessante”.
Girò intorno alla statuina scintillante, osservandola per la prima volta con attenzione.
“Lilith è una specie di regina dei demoni” disse, come se stesse pensando ad alta voce “e forse quel tipo eccentrico è convinto che la sua immagine abbia qualche potere misterioso”.
“Magari, visto che ci tiene tanto ad averla, pagherà anche se gli chiediamo il doppio di quanto pattuito”.
“Capo” brontolò Dagger “mi mette un po’ a disagio avere a che fare con la regina dei demoni”.
“Non essere ridicolo, cervello di gallina, sono tutte superstizioni!” replicò brusco Mayhem.
“Accidenti!” esclamò a quel punto Rax indicando col mento il giornale che aveva davanti a sé “Qui si parla di noi: all’asta che abbiamo interrotto c’erano vari ricconi pronti a svenarsi per questo ninnolo”.
Continuò a declamare ad alta voce.
“Lilith era la moglie di Adamo prima di Eva, ma lo piantò perché non voleva stare sempre lei sotto e volò via dal Paradiso, diventando così immortale. Secondo la leggenda vaga ancora sulla terra circondata da un corteo di diavoletti chiamati Jinn o Lilin e, durante le notti di luna piena, si diverte a disturbare il sonno degli uomini”.
“Disturbare?” domandò a quel punto Dagger  “In che senso?”.
Rax ridacchiò, fece una smorfia, socchiuse gli occhi e, agitando le mani, rispose: “Li seduce, succhia loro... ehm... avete capito cosa, fino a ucciderli”.
“Oh” esclamò l’uomo tutto muscoli con aria sgomenta.
“E in questi giorni c’è la luna piena!” ammiccò Vanessa con un sorrisetto malizioso.
“Piantatela tutti!” tuonò allora Mayhem.
“Rax, sei un idiota come Dagger” disse sbrigativo, uscendo dalla stanza.
“Hai sentito, Rax?” fece il culturista “sei idiota come me!”.
“Io non credo proprio” ribatté l’altro, seccato dal paragone “L’idea più brillante che potrebbe venirti in mente sarebbe quella di levarti dai piedi una volta per tutte”.
Vanessa lo guardò con aria di commiserazione senza trattenere un sorrisetto ironico.
Sly gettò da parte il giornale, si alzò e a sua volta si avvicinò al piccolo idolo.
“Secondo me una certa somiglianza è innegabile” disse sarcastico, ricominciando a punzecchiarla  “insomma, Lilith ha lunghi capelli rossi, è immortale e le piace stare sopra”.
Vanessa si strinse nelle spalle.
 “Beh, due su tre non è male” concluse l’uomo, beffardo.
“Come se tu ne sapessi qualcosa!” ribatté lei e, con aria di superiorità, infilò a sua volta la porta. 

***

Alcune ore più tardi, nelle ombre del piccolo salotto di un modesto appartamento  alla periferia di San Francisco, nessuna delle persone che lo occupavano, profondamente addormentate, vide addensarsi quel che sembrava un’esile traccia ondeggiante che, a dispetto del suo aspetto come di sottile filo di fumo, era invece vibrante e pulsante come una cosa viva.
Non aveva ancora colori, era una semplice forma di luce, ma attimo dopo attimo diveniva sempre più densa e concreta.
Se nella stanza ci fosse stato qualcuno, si sarebbe certamente accorto che adesso era sopraggiunta una nuova entità, la cui vicinanza avrebbe potuto più percepire che vedere distintamente.
Intanto, la presenza stava diventando una trasparente forma femminile sempre più chiaramente definita, di incantevole bellezza.
Aveva capelli straordinariamente lunghi, intrecciati in modo bizzarro, e il suo sorriso era una curva minaccia, diabolicamente seducente tanto quanto i suoi alteri lineamenti esotici.
Ora all’apparenza di carne e di sangue, Lilith sollevò la testa e si guardò intorno con un gesto elegante.
Baali…” sospirò dolcemente.
Silenziosa come una pantera e altrettanto letale, attraversò la stanza e uscì.
Percorse il breve corridoio sul quale si affacciavano le camere da letto: ne oltrepassò una dalla quale proveniva un basso russare regolare e si fermò davanti a un’altra piccola stanza la cui porta era appena socchiusa, incuriosita da un gemito che proveniva da dentro.
Su una brandina un po’ sgangherata Vanessa Warfield si rigirava in preda a un sonno molto inquieto: Lilith e si avvicinò e la fissò, la lunga chioma scarmigliata come una macchia scarlatta sul candido cuscino, la fronte leggermente in sudore, le labbra semiaperte.
La ragazza si agitò ancora e mormorò qualcosa con rabbia, senza tuttavia svegliarsi.
La Regina delle notti di luna piena invece sorrise e le posò una mano sulla testa.
Poi mormorò con tenerezza: “Ardat Lilî”.
Quasi avesse avvertito quel tocco e quella voce delicata, Vanessa parve di colpo rilassarsi, il suo respiro si calmò  e i suoi lineamenti si distesero in un sorriso.
Lilith la guardò ancora una volta e senza smettere di sorridere uscì.
Raggiunse infine la camera in fondo al corridoio, aprì la porta e sgattaiolò dentro senza far rumore.
La stanza era rischiarata solo dalla tenue luce della luna che filtrava tra le tapparelle semi abbassate e si udiva un respiro regolare provenire dal letto vicino alla finestra.
La Figlia della Danzatrice scivolò leggera sul pavimento coperto da un lacero tappeto bordeaux e si fermò accanto all’uomo che dormiva, coperto dal lenzuolo, il volto verso la parete.
Lilith gli si avvicinò ancora di più, lo sfiorò e sussurrò con voce flautata: “Baali”.
A quel punto, senza destarsi, lui si girò verso di lei gettando da parte le lenzuola.
Davanti alla Regina di Zemargad, Miles Mayhem russava ora sonoramente, la bocca aperta e i grigi baffi arruffati; dall’ampia maglietta che aveva addosso occhieggiava un gatto con l’aria di un consumato serial killer e sotto la scritta “KEEP CALM AND HATE  EVERYONE”.
Lilith indietreggiò di un passo, si portò una mano alla bocca e lanciò un grido di orrore che squassò il palazzo.
Mayhem fu svegliato di soprassalto, sobbalzò, spalancò gli occhi e a sua volta urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
La porta venne spalancata con violenza quando Rax e Dagger, richiamati dalle grida, si precipitarono dentro la stanza; quest’ultimo pareva perfettamente sveglio, inguainato in una canotta rossa scollatissima con su scritto a lettere gotiche TRAIN LIKE A BEAST, EAT LIKE A HORSE, SLEE LIKE A BABY, mentre Sly aveva i capelli tutti scompigliati e gli occhi cisposi.
Su boxer bianchi con i cuoricini rosa aveva messo una t-shirt verde militare con la faccia di Che Guevara e sotto la scritta I HAVE NO IDEA WHO THIS GUY IS.
L’anziano mercenario tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che quegli imbecilli dei suoi uomini per una volta erano stati all’altezza della situazione e avevano afferrato le loro maschere prima di correre da lui.
Lilith però era furibonda: gli occhi lampeggiavano come tizzoni d’inferno e il bellissimo volto sovrumano era deformato in una smorfia di rabbia implacabile.
Chi siete voi?” ruggì, avvicinandosi a Mayhem e levando il pugno contro di lui.
“Dov’è il mio Baali?”.
Mayhem lanciò uno sguardo a Rax, il quale subito indossò la sua maschera e fece fuoco.
“Stiletto!” esclamò e una pioggia di dardi acuminati furono immediatamente scagliati contro la creatura demoniaca.
Ma prima che potessero solo sfiorarla, lei lesta come un fulmine sollevò la mano destra e fece un cenno, solo un cenno; ciò bastò perché le frecce metalliche si trasformassero in una frazione di secondo in altrettanti serpenti che caddero, contorcendosi, sul pavimento e sul letto.
Mayhem lanciò un altro grido, mentre Dagger a sua volta entrò in azione.
“Torcia!” urlò.
Piccoli globi fiammeggianti attraversarono la stanza verso Lilith.
Lei però, con un sorriso gelido, divenne d’un tratto trasparente tanto che le sfere di fuoco le passarono attraverso finendo sulle tende e sul tappeto che subito iniziarono a bruciare.
Dov’è Baali?” ripeté minacciosa la creatura, fissando il suo sguardo demoniaco sui tre uomini che la osservavano senza parole.
Avrebbero voluto muoversi, reagire ancora, ma le pupille ardenti di quell’essere ultraterreno li tenevano come incatenati.
Rivoglio il mio Baali” disse.
La sua voce era fredda e spaventosa come l’alito di una cripta.
Vi avverto, riportatemi da lui altrimenti conoscerete la collera di Lilith, la Regina dei Lilin! Riportatemi da lui, oppure vi giuro che conoscerete la Casa della Morte Infelice!”.
Rimase ancora qualche secondo a fissare i tre e poi svanì davanti ai loro occhi, repentinamente come era apparsa.
Mayhem deglutì e, come liberato da un incantesimo occulto che lo aveva paralizzato, si accasciò sul letto; d’improvviso, sembrava solo un povero vecchio terrorizzato.
“Ehi! Cos’è questo casino?” la voce di Vanessa, ancora un po’ impastata di sonno, li fece sobbalzare tutti e tre.
La ragazza si appoggiò alla cornice della porta e sbadigliò, le palpebre socchiuse.
Il movimento scoprì una spalla tornita, facendo scivolare la bretella dell’ampia canotta color grigio perla su cui campeggiava la frase SON GIA’ FIGA…NON POTEVO ESSERE PURE SIMPATICA. 
“Perché mi avete svegliata?” disse, stiracchiandosi con voluttà “Erano anni che non dormivo tanto bene, da quella volta che…”.
Si interruppe d’un tratto, guardandosi intorno allibita.
La camera era devastata e piena di fumo, mentre sul pavimento si contorcevano ancora parecchi serpenti verdastri.
Mayhem, chiaramente sotto shock, fissava il pavimento come inebetito mentre Dagger tentava di spegnere gli ultimi resti del falò che aveva carbonizzato il tappeto e Rax scacciava a calci un paio di rettili che avevano cercato di salirgli su una gamba.
“Ma…ma…” esclamò stupefatta, improvvisamente del tutto sveglia “che diavolo è successo?”.


 
Note&Credits: non so voi a leggere, ma io mi sono divertita assai  a scrivere questo capitolo, sia per le improbabili toilettes notturne dei nostri eroi che per il disappunto della povera Lilith… in effetti, chi di noi non avrebbe rischiato un coccolone se, immaginando di trovarsi Matt nel letto, si fosse invece vista davanti il buon Mayhem in tutto il suo splendore?!
Poi mi divertiva l’idea di immaginare un certo…come dire? riconoscimento reciproco tra Lilith e Vanessa, consapevole del fatto che di certo gli autori del cartone - schiavi dei luoghi comuni - avessero voluto regalare a Vanessa quell’aspetto e quel carattere proprio tenendo conto delle superstizioni sulle donne dai lunghi capelli rossi, seducenti e pericolose, di cui magari Lilith è stata la capostipite e l’esponente più “autorevole”.
Infatti, Ardat Lili vuol dire "figlia di Lilith".
 

   
 
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