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Autore: Ambaraba    26/04/2015    1 recensioni
[Constantine]
Chas era la cosa più simile a una famiglia che avesse mai avuto. Se “famiglia” significava sostegno, calore e fiducia assoluta, allora Chas era la sua famiglia. Senza quel gigante taciturno, che molto spesso si esprimeva a monosillabi quando non addirittura a grugniti, la sua vita sarebbe stata uno schifo.
(John/Chas)
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chastantine 2

   Quando finalmente spezzarono i limiti, non fu una sorpresa per nessuno dei due.
   John aveva le mani che tremavano e la camicia inzuppata di sangue di demone. Era stanco, esaurito. Si sentiva le gambe deboli, perciò non provò nemmeno ad alzarsi. Restò seduto sull'erba accanto a Chas, vegliandolo, in attesa che le sue ferite si rimarginassero e che tornasse in vita. Si era fatto uccidere, di nuovo, per salvarlo, per dargli il tempo di portare a termine l'incantesimo. Una volta abbattuto il demone, John aveva preso Chas e l'aveva trascinato di peso in un angolo più riparato – non senza qualche difficoltà, - si era tolto l'impermeabile e lo aveva appallottolato per farne un cuscino, gliel'aveva sistemato con cura sotto la testa ignorando la fitta che lo tormentava da qualche parte nel petto. Quella era la parte che odiava. Sapeva che prima o poi le vite a disposizione di Chas si sarebbero esaurite, e temeva quel momento con ogni cellula del proprio essere. Odiava vederlo morire tutte le volte, la sensazione di perdita che lo prendeva mentre gli sedeva accanto, in attesa. Avrebbe dovuto convincerlo a tirarsi fuori da quella situazione, prima o poi. Una volta o l'altra, sarebbe arrivato il momento in cui Chas non avrebbe più potuto permettersi di rischiare la vita senza sapere se sarebbe tornato oppure no... E John non voleva spingersi oltre il limite. Avrebbe dovuto lasciarlo andare, avrebbe dovuto impedirgli di venire con lui, di farsi coinvolgere. Avrebbe dovuto fare a meno di lui, e impedirgli di morire – per l'ultimissima volta - per salvare il culo di un esorcista ingrato. Non era questo che John voleva per lui.
Era l'ultima persona che avrebbe voluto avere sulla coscienza.
   Lo guardò. Teneva ancora gli occhi aperti fissi verso il cielo. I primi tempi era inquietante: in quel momento, era solo normale routine.
   John cercò a tastoni un pacchetto di Silk Cut nella tasca posteriore dei pantaloni, lo trovò, ma poi lasciò stare. Nelle condizioni in cui era, sarebbe morto soffocato, se si fosse acceso una sigaretta. Si avvicinò di più a Chas. Ancora nessun movimento. Era ancora andato.
   «Svegliati,» sussurrò, accarezzandogli i capelli. Gli sollevò un lembo della camicia per controllare la ferita che, fino a pochi minuti prima, si apriva al di sotto, sul fianco. Era del tutto chiusa, e ne restava soltanto una cicatrice rosea e lucida. Stava guarendo. John lasciò andare un sospiro di sollievo, anche se tremava ancora leggermente. Desiderava con tutta l'anima che quello spilungone si svegliasse. Perché aveva preso una decisione. Non voleva sprecare più neanche un minuto del tempo che condividevano. E doveva fare quel passo, dimostrare coraggio e prendersi anche i rischi.
   Aveva bisogno di Chas, un bisogno devastante. Aveva bisogno dei suoi modi rassicuranti, della sua lealtà, della sua presenza. L'unica sicurezza cui aggrapparsi in un mondo caotico.
   John era impaziente e teso, voleva solo che riaprisse gli occhi al più presto per poterlo stritolare in un abbraccio e dirgli quello che doveva dirgli.
   Un rumore soffocato annunciò che il suo desiderio era stato realizzato. Chas annaspò, cercando di riprendere a respirare, sbattendo le palpebre mentre rimetteva a fuoco gli oggetti. Ogni volta che tornava in vita era un piccolo trauma, il cuore batteva come un martello pneumatico e si sentiva profondamente disorientato. La prima cosa che distinse chiaramente fu John; lo sentì stringerlo forte, più del necessario, mormorando parole che il suo udito ancora non riusciva ad afferrare.
   «Stupido,» disse John, abbracciandolo più forte che poteva. Il sollievo gli scorreva dentro come sciolto nelle vene, unito alla profonda tenerezza che provava per Chas e che lo portò a ricoprirlo di baci in un modo insolito, che risultava strano eppure allo stesso tempo normalissimo per entrambi.
Appena fu tornato pienamente in sé, Chas gli posò le mani attorno alla vita e lo allontanò leggermente.
   «John? Stai bene?»
   Era resuscitato da meno di un minuto, eppure la sua preoccupazione era già tutta per John, così nervoso ed eccezionalmente espansivo; così disperato, anche, con l'aria allucinata e un tremore insistente sottopelle.
Chas lo tirò verso di sé, posandogli una mano sulla guancia per obbligarlo a guardarlo in faccia. John era pallido e provato, e questo non andava affatto bene. Avrebbe dovuto portarlo subito a casa e costringerlo a riposare, e--
   Non pensò più nulla, nel momento in cui John gli mise le braccia attorno alle spalle e si chinò a baciarlo. Non fu uno shock: non era la prima volta che succedeva. Ma quasi sempre, era successo quando non erano in grado di controllarsi. Non così, perfettamente svegli e padroni di sé stessi. La prima reazione di Chas fu prenderlo di peso e sistemarselo il più vicino possibile. Non gli era passato per la testa neanche per un attimo di allontanarlo, e non si chiese perché. Sentiva le mani di John sulle guance, ed era una bella sensazione. Sarebbe morto anche altre trecento volte di seguito, se poi ad ogni risveglio avesse potuto avere questo.
   John lo baciò a lungo, con calma, senza fretta. Lo aveva voluto così tanto che, ora che poteva farlo, non ne aveva mai abbastanza. Si prese tutto il tempo che gli serviva. I primi secondi furono tesi, perché non sapeva come Chas avrebbe reagito, una volta ripresosi dalla sorpresa. Ma quando si accorse che non gli dispiaceva, anzi, che lo aveva stretto a sé e aveva ricambiato, l'ansia svanì e John provò soltanto piacere nel fare quello che stava facendo.
Sembrò passare un tempo infinito, prima che si staccassero. Chas continuò a tenere le braccia attorno alla vita di John, che non smetteva di accarezzarlo.
Gli rivolse uno sguardo dubbioso.
   «John-- Non sei...?». Si interruppe a metà, riconoscendo che la domanda che stava per porgergli era stupida – se John fosse stato posseduto, si sarebbe comportato in ben altro modo, - ma era così stordito dagli avvenimenti degli ultimi minuti che pensare gli riusciva difficile.
   «Sono io,» rispose John, sbrigativo, con un sorriso stanco appena accennato, eppure pieno di calore. «Felice di vedere che stai bene.»
   Chas aggottò le sopracciglia. Sentiva ancora un formicolio diffuso, - come tutte le volte che
ritornava, - ma era sopportabile. Si sentiva soltanto confuso, ma quello non aveva a che fare con la recente resurrezione. Aveva a che fare con John, con quel bacio stranissimo che in quel momento, se Chas non avesse avuto le mani ancora saldamente strette all'esorcista, avrebbe potuto giurare di essersi sognato ad occhi aperti. Ma era vero, era successo veramente, e, ora che lo stava realizzando, non sapeva cosa fare.
Lo lasciò andare all'improvviso, staccandosi da lui con un milione di pensieri che gli si sovrapponevano nella testa.
   «Chas--»
Guardandolo in faccia, John si pentì di ciò che aveva fatto. Chas era impallidito di colpo, e sembrava essere andato nel panico. Non lo aveva mai visto così.
John lo afferrò per un lembo del giubbotto, impedendogli di alzarsi.
   «Chas,» ripeté. E poi, con una sfumatura di incertezza: «... Chas?». Avrebbe voluto prendersi a martellate sulle dita, se questo gli avesse consentito di tornare indietro e trattenersi, invece di assalirlo così. Ma forse non doveva tornare indietro, forse doveva solo insistere. Per la miseria, non si era affatto tirato indietro, quando lo aveva baciato! Non doveva permettergli di farsi domande, non doveva lasciargliene tempo. Perciò, lo strattonò con più decisione e lo baciò di nuovo, giusto per mettere le cose in chiaro. Lo sentì trasalire di sorpresa, percepì il suo battito accelerato sotto le dita mentre gli sfiorava il collo; ma, quando ebbe insistito abbastanza a lungo, sentì la mano di Chas salirgli dietro la nuca, e capì che l'attimo di smarrimento era passato.
   Il secondo bacio che si scambiarono fu, se possibile, anche migliore del precedente. John sentì le mani grandi di Chas addosso, e si stupì di quanto sapesse essere delicato. Era un bel contrasto, qualcosa che lo aveva sempre riempito di curiosità e attrazione. Chas aveva il passo leggero e silenzioso, una discrezione e una dolcezza d'animo e di modi che stonavano con la sua taglia. Quel suo modo di preparare la colazione, la mattina, riuscendo a non produrre il minimo rumore, per non svegliarlo; o la levità con cui riusciva a posare una coperta sulle spalle di John quando si addormentava sul divano:
quella era la vera magia.
E John sapeva di esserne dipendente.
   Aveva bisogno di quella leggerezza, nella sua vita. Perché era l'unica cosa che riusciva a renderlo sereno, renderlo felice.


   Chas si era sentito mancare la terra sotto i piedi, quando si era reso conto del salto che avevano compiuto – o meglio, che John aveva deciso di compiere, - e per un attimo aveva fatto tilt. Non sapeva se restare dov'era o scappare via, se restare in silenzio o balbettare qualcosa. Era da quando aveva dieci fottuti anni che non si sentiva così: imbarazzato, incerto, con le mani che tremavano e il cuore in gola. Probabilmente era anche arrossito – sperava che John non se ne fosse accorto-, e si augurò che la barba avesse nascosto sufficientemente quel suo eccesso di emotività. Lo desiderava da così tanto che, nel momento in cui il bacio aveva trovato compimento, si era sentito-- Scombussolato? Qualsiasi parola sarebbe stata un eufemismo. Era stato come se il mondo si fosse ribaltato all'improvviso; come se, per un attimo, non avesse più avuto terra su cui poggiare, più nulla a cui aggrapparsi: e si era spaventato, semplicemente.
   Ma poi c'era stato di nuovo John, che aveva preso in mano la situazione e lo aveva costretto ad affrontarla, John che non gli avrebbe mai permesso di scappare via; e Chas non avrebbe mai avuto parole adatte per dirgli quanto gli era grato per aver deciso al posto suo, per averlo messo di fronte all'evidenza, cancellando tutte le paure.
Poteva davvero esserci qualcosa di semplice, per una volta. John lo voleva e lui voleva John.
Si calmò, si lasciò andare; passò le dita tra i capelli di John per sentirlo più vicino, per fargli capire che aveva scelto, che poteva farlo.
   Da quanto tempo voleva farlo.


  
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