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Autore: _f r a n c y_    26/04/2015    0 recensioni
Al momento non ci sarà un "Oltre la neve-parte II". Vorrei provare a trasformare questa fanfic in un'originale e per farlo dovrò mettere tutto in discussione, dal primo capitolo. Grazie a chiunque mi abbia seguito fino a qui. Spero di ritrovarvi in un futuro non troppo lontano.
*Riassunti della storia all'inizio dei capp. 18 e 37*
Un'amazzone residente nelle Terre del Nord ed un ninja proveniente dalla Terra del Fuoco. Due mondi distanti e diversi che si scontrano inaspettatamente. Due persone che non si cercavano, ma che iniziano a rincorrersi, finendo per divenire indispensabili l'una per l'altra.
Il suo odore era diverso. Depurato dalle fragranze dell'incendio, della fuga, dei pasti divorati davanti ad un fuoco mai abbastanza caldo, delle notti mute trascorse al buio con nient'altro che il respiro dell'altra a colmare ogni timore.
Neji emanava un odore nuovo per Tenten, eppure quello, proprio quello, era il suo autentico. Aveva familiarizzato con Neji Hyuuga in circostanze straordinarie; soltanto adesso lo vedeva nel suo ambiente. Un ambiente a cui lei non era mai appartenuta.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ricapitolando: Tenten è un'Amazzone che vive nelle Terre del Nord, tra le montagne innevate. Qui le donne gestiscono una locanda, nascondendo a turno la propria femminilità con un travestimento maschile. Il mondo in cui ci troviamo, infatti, è dominato esclusivamente da Uomini, e alle donne non è concesso di dedicarsi ad altro rispetto all'allevamento dei figli. L'esistenza delle Amazzoni deve rimanere un segreto.
Tenten ama la sua Famiglia e, anche a causa di una violenza di gruppo subìta in passato, odia gli Uomini. Un giorno, però, si ritrova suo malgrado a salvare da morte certa un ninja. Lo porta con sé alla locanda e la Madre, la capofamiglia, le ordina di prendersene cura fino a quando non sarà guarito.
Presto, Tenten comincia a conoscere la storia del ninja. Viene dal villaggio di Konoha, nellla Terra del Fuoco, centinaia di chilometri a sud rispetto alle Terre del Nord. Si chiama Neji Hyuga ed era stato aggredito dai suoi stessi consanguinei. Il clan a cui appartiene è infatti suddiviso in due casate, in un rapporto che rasenta la schiavitù. Neji appartiene alla seconda, ma è un guerriero abile e non accetta la sottomissione. Temendo che guidi l'intero ramo cadetto in una ribellione, i capoclan ne avevano così ordinato l'omicidio. Il tutto all'oscuro dell'Hokage, il leader del villaggio.
Misteriosamente, il clan Hyuga scopre che Neji è sopravvissuto ed invia nuovamente i propri uomini migliori per terminare il lavoro. Una delle Sorelle di Tenten viene uccisa per ottenere delle informazioni, ma il segreto delle Amazzoni resta al sicuro.
Di nascosto dalle Amazzoni, Tenten e Neji combattono fianco a fianco per uccidere gli Hyuga. Quella stessa notte l'Amazzone scopre che il ninja ha da tempo scoperto il loro segreto grazie al Byakugan (qui Vista). Secondo le regole della Famiglia, Tenten dovrebbe uccidere Neji, ma decide di fidarsi di lui. E' diverso dagli altri Uomini. E' simile a lei.
Nel frattempo, il consiglio delle Amazzoni delibera che il ninja sarà addormentato e riconsegnato al suo clan, per evitare che altre di loro muoiano. Non sanno che gli ultimi Hyuga giunti nelle Terre del Nord sono stati uccisi. Sango, la Sorella e amica più cara di Tenten, si offre di aiutarla a portare avanti un piccolo inganno: si travestirà da Hyuga e fingerà di prendere in consegna Neji. Lui, al risveglio, potrà fare ritorno a Konoha da uomo libero e portare avanti la propria battaglia.
Purtroppo però, Sango viene costretta a lasciare la locanda, di fatto cacciata dalla Madre e dalle sue Fedelissime. Tenten si ritrova sola, ma intende realizzare ugualmente la missione.
E' ignara del fatto che Girin, una delle Sorelle minori, abbia appena origliato una conversazione tra lei e Neji. Ha scoperto che il ninja conosce il loro segreto e che Tenten intende coprirlo.




Tempesta di neve







 - Se non ti conoscessi bene, direi che sei nervosa, Sorella Tenten. -
Il commento di Kaname risuonò distintamente nel silenzio della foresta. Le tre Amazzoni designate per la missione erano in viaggio da appena mezz'ora, nei panni dei rispettivi alter ego. Tenten camminava in testa, vigile al minimo segnale di allarme proveniente dagli abeti. Kaname procedeva dietro di lei, Neji Hyuga caricato sulle ampie spalle. Infine c'era Hitomi, così intimorita dalla prospettiva di scontrarsi con dei ninja, da sobbalzare ogni volta che la neve scivolava dai rami.
Il vento di ghiaccio schiaffeggiava i loro volti arrossati. Solamente Tenten ne traeva un silenzioso giovamento: era un anestetico naturale contro il bruciore dei graffi, ricordi del pettine della notte precedente.
Talvolta, senza preavviso alcuno, il vento rinnovava la propria intensità e soffocava il respiro con una mano invisibile. A quanto sembrava, tuttavia, non abbastanza da scoraggiare la vena derisoria di Kaname.
 - Se non ti conoscessi bene, - ribatté Tenten, - direi che hai il fiato corto perché l'Uomo pesa più di quanto tu non voglia ammettere. -
Con un grugnito, Kaname spostò il ninja, snello ma muscoloso, sull'altra spalla.
 - Ho il fiato corto perché la scorsa notte ho bruciato molte energie. Tu questo non puoi capirlo, ovviamente... -
La mora si fermò troppo tardi. Era una delle poche Amazzoni a conoscere il passato di Tenten.
 - ... Ti chiedo scusa. - sussurrò rauca.
La quiete tornò sovrana. Il vento riprese a mormorare tra i rami come una cantilena sussurrata, a tratti inquietante.
Tenten era troppo assorta nelle proprie riflessioni per curarsi della mancanza di tatto della Sorella. La Madre e le altre Amazzoni erano convinte che i parenti di Neji Hyuga avrebbero fatto ritorno nel luogo in cui lo avevano sepolto. Entrambi i fronti avevano subìto perdite ed avevano interesse a porre fine a quella guerra "mordi e fuggi". L'unico posto in tutte le Terre del Nord in cui avrebbero potuto trattare era quello in cui tutto aveva avuto inizio.
Soltanto Tenten conosceva la verità: gli ultimi Hyuga rimasti tra le montagne erano stati uccisi da lei e da Neji stesso, due notti prima. Nessuno avrebbe preso in consegna il cadetto marchiato.
Tenten strizzò gli occhi e serrò i denti, per ammutolire l'angoscia che le rammolliva le gambe. Mancavano due ore all'arrivo a destinazione e lei brancolava ancora nell'incertezza sul da farsi.
Avrebbe dovuto sottrarre Neji Hyuga al controllo delle Sorelle. Portarlo lontano, in un luogo riparato, dove avrebbe smaltito l'effetto del sonnifero e dove nessun bandito lo avrebbe importunato. Al suo risveglio, la mappa che lei aveva nascosto in una tasca interna del cappotto lo avrebbe guidato fuori dalla foresta, di nuovo verso la Terra del fuoco.
Il primo passo sarebbe stato guadagnare tempo con Kaname e Hitomi. Allontanarsi con Neji, senza che loro potessero fermarla. Nel corso della camminata, Tenten meditò a fondo su un modo pacifico per realizzare il piano. Quando giunsero sulla soglia della Grotta Alta, un'apertura nella roccia della montagna, non vi era riuscita.
D'istinto si volse verso la foresta e sorvolò con lo sguardo sul terreno sottostante. Ravvisò all'istante l'abete all'ombra del quale, dieci giorni prima, aveva rinvenuto Neji Hyuga. Le tornò alla mente l'immagine del volto diafano incorniciato dai capelli d'ebano, quasi cristallizzato nella neve. Lo spettro, come le era parso inizialmente. Poi, inaspettatamente, rivide se stessa in piedi di fronte alle lapidi dei due Hyuga, Neji di fianco a lei.
Sussultò quando Kaname depose il ninja con un verso di disapprovazione.
 - Maledizione. Speravo li avremmo incontrati lungo il tragitto o che li avremmo trovati qui ad aspettarci. Potremmo accamparci per giorni, nell'attesa! -
 - Non ti preoccupare, Sorella. - aggiunse Hitomi con un gran sorriso, - Ci sono qui io per questo. Ho portato scorte di cibo per un'intera settimana. -
 - Avremmo dovuto ucciderlo con le nostre mani. - proseguì Kaname, ignorandola, - Portarlo qui e abbandonare il suo cadavere. Dopotutto, i ninja lo vogliono morto, no? Non accetto di trascorrere una settimana al gelo per un Uomo. -
Le iridi olivastre di Hitomi cercarono la complicità di Tenten, che finalmente mise piede nella caverna.
 - Sono certa che non dovremo aspettare tanto. Sono ninja, sono abituati a questi schemi. Poiché hanno difficoltà ad orientarsi nelle nostre Terre e a trovare il nostro rifugio, anche loro faranno ritorno qui. -
 - Hai combattuto un ninja una sola volta e adesso saresti diventata un'esperta? -
 - Il mio è solo buon senso. -
 - Vorresti insinuare che io non abbia buon senso? Sai cosa penso, invece? - Kaname si avvicinò, - Penso che tu e questo avanzo d'Uomo abbiate fatto delle lunghe chiacchierate. Non ti sarai affezionata, per caso? -
Tenten si raddrizzò e puntò gli occhi terrigni in quelli ambrati:
 - Ora sei tu ad insinuare qualcosa. -
 - Sorelle, per favore... -
 - Oh, nient'affatto. - replicò Kaname, - Io ne sono certa. Avanti, colpiscilo. Non si sveglierà comunque, lo sai. Tiragli un calcio. E' un lurido Uomo, come tutti gli altri. -
Tenten la fissò per alcuni secondi. Infine le diede le spalle ed aiutò la cuoca ad allestire un piccolo focolare. Le avrebbe protette dal freddo, ma soprattutto rese ben visibili.
 - Sorella Ayako ha detto che è stato lui a sfregiarti il viso in quel modo, quando hai cercato di sedarlo. Vendicati. Tiragli un calcio, avanti. -
 - Scordatelo. Sarebbe da vigliacchi. -
- Come immaginavo. -
Tenten fece per scattare in piedi, ma Hitomi la afferrò per il cappotto e la trascinò di nuovo giù.
 - Vogliamo accendere questo benedetto fuoco? Kaname, procuraci della legna. -
Hitomi aveva un carattere solitamente mite e conciliante. Udirla alzare la voce fungeva sempre da segnale di allarme per le Sorelle. Senza aggiungere una parola, Tenten e Kaname aiutarono la cuoca. Dopo qualche minuto, sedevano tutte e tre intorno al fuoco. Le fiamme, forza distruttrice e purificatrice insieme, danzavano con elegante violenza. Quello spettacolo primordiale esercitò un effetto catartico sugli animi delle spettatrici.
Davanti a quelle lingue di fuoco, Tenten capì che era giunto il momento di agire. Il suo piano era rischioso, forse disperato, ma riflettere ulteriormente non la avrebbe soccorsa. Non aveva alternative.
Avrebbe attirato Kaname nel cuore della foresta, fingendo di essere stata attaccata da un bandito di montagna. Poi sarebbe tornata alla grotta ed avrebbe aggredito Hitomi. Avrebbe preso Neji e sarebbe corsa via il più rapidamente possibile. Poteva soltanto sperare che i finissimi sensi di guerriera di Kaname non la avrebbero intercettata nella fuga.
Assicurò i rotoli alla cintola e si offrì volontaria per una perlustrazione nell'area circostante:
- Meglio evitare che qualcuno interferisca con la missione. -
Tenten si allontanò generosamente dal rifugio, le gambe che le tremavano per l'agitazione. Stava deliberatamente agendo contro le proprie Sorelle. Le avrebbe ingannate, le avrebbe colpite come fossero sue nemiche.
Dopo mezz'ora di camminata celere, si fermò. Aveva il fiato corto, ma non certo per la fatica. Sfilò il cappello di pelliccia e passò una mano tra le ciocche della parrucca fulva.
 - Che cosa sto facendo? -
Era incatenata corpo e mente in una situazione paradossale. Dieci giorni prima, in quello stesso luogo, aveva rinnovato la propria fedeltà alle Amazzoni. Per compiacere la Madre e per rinnovarle la profonda riconoscenza che nutriva nei suoi confronti, aveva portato alla locanda un Uomo, quasi fosse un oggetto, un trofeo da sfoggiare. Adesso, per proteggere quello stesso Uomo, stava infangando sette anni di sorellanza.
Un'oscura angoscia le strizzò le viscere. Come una notte senza luna. La realtà intorno a lei, i pilastri sui quali si ergeva la sua vita, i fili finemente intrecciati con le altre Sorelle... Tutto si stava sgretolando.
Con un gesto repentino, Tenten sfilò il pugnale dal fodero e si ferì ad un braccio. Soltanto il dolore fisico poteva zittire la sua mente e la sua esitazione.
Chiamò Kaname a gran voce, con urgenza. Smosse la neve intorno a sé e scalfì la corteccia di un abete. Quando la Sorella arrivò sul posto trafelata, catturò la scena con un unico sguardo. Tenten trattenne il respiro, la mano stretta intorno al taglio. Dopo anni, le tornò alla mente quando, per un breve periodo, Kaname si era occupata del suo addestramento. Era stata l'insegnante più severa ed esigente che avesse mai avuto. Vantava una precisione millimetrica nel correggere i suoi errori.
Kaname puntò le iridi di ambra in quelle terrigne, enormi ed immobili.
Tenten era impietrita. Le parole scivolarono tra le sue labbra sospinte dal puro istinto.
 - Mi dispiace... -
 - Stai bene? -
 - Come...? -
 - Stai bene, Tenten? -
In sette anni, quella era la prima volta che Kaname le parlava come una sorella.
Sollievo, stupore e senso di colpa si torsero al centro del suo petto, mentre annuiva.
 - Un bandito di montagna. Abbiamo ucciso alcuni suoi compagni, mesi fa. Mi ha riconosciuta. -
 - Merda. - ringhiò l'altra, - E' andato a chiamare il resto della banda per vendicarsi. Me ne occupo io. Tu torna alla Grotta Alta, dobbiamo difenderla. -
Tenten annuì.
 - E' andato in quella direzione. E' molto esperto, lascia poche impronte. -
 - Lo troverò, stai pur tranquilla. -
Kaname sparì tra gli abeti fitti, agile e possente al tempo stesso.
Tenten serrò le palpebre e inghiottì l'amaro sapore del vile tradimento. Scattò in una corsa fulminea verso il rifugio: doveva agire prima che Kaname tornasse. Sfilò un rotolo dalla cintura e vi tracciò due segni con il dito nudo. Tra le sue mani si materializzarono una bomba fumogena narcotizzante ed una maschera antigas.
Hitomi era sulla soglia della caverna, il bastone saldo tra le mani e lo sguardo traboccante di apprensione. Tenten si acquattò tra le fronde pungenti, il respiro flebile e impercettibile. Indossò la maschera e sollevò il braccio tremante, quando una voce inaspettata cavalcò il vento gelido.
 - Lo avete capito, alla fine. E' da giorni che vi aspettiamo. Consegnami il ragazzo e chiudiamo questa guerra. -
A qualche albero di distanza da Tenten, un uomo avanzava tra i rami innevati. Lei non poteva scorgerlo, ma Hitomi lo vedeva distintamente. Rinsaldò il bastone tra le mani.
 - Chi mi assicura che non ci attaccherete di nuovo? -
 - Non è mai stato un attacco diretto a voi, bensì a... quello. - indicò col mento, sprezzante, Neji, - Noi ninja abbiamo un codice, non uccidiamo indiscriminatamente. Consegnami il ragazzo e sarà tutto finito. -
 - Vorrei che fosse finito molto prima... - mormorò Hitomi. Arretrò senza spezzare il contatto visivo. Afferrò Neji per il colletto del cappotto e lo trascinò all'esterno della grotta.
Tenten era bloccata. Ora non poteva più scagliare la bomba fingendo di essere uno Hyuga.
 - Che cosa aspetti? - lo incalzò Hitomi, - Vieni a riprendertelo. -
 - Prima allontanati da lui. Una decina di metri. -
 - E perché mai? -
 - Ehi, sei tu quello con l'arma sfoderata, non io. Dieci metri. -
Hitomi arretrò con cautela, lasciando Neji riverso sulla nuda roccia. Abbandonato a se stesso, inerme sotto l'inclemenza del vento. Completamente ignaro di quanto stesse accadendo.
 - Aspetta! -
Tenten controevocò le armi e con un balzo fu davanti a Neji. Lo Hyuga arrestò di colpo la sua discesa dall'albero, mettendosi sulla difensiva.
 - Sore... Takumi! Che cosa stai facendo? - strillò Hitomi in preda al panico.
 - Sono l'unico ad aver visto uno Hyuga, ricordi? Solo io posso riconoscerli. -
Quello, infatti, non somigliava affatto ai ninja in cui si era imbattuta. Indossava un largo soprabito scuro e parte del viso era celata sotto un pesante cappuccio. Forse il clan aveva assoldato un sicario per portare a termine la missione fallita dai propri membri.
 - Ma... Hai sentito cosa ha detto? Chi altri potrebbe sapere cos'è successo in questi giorni? Su, spostati! -
 - Considera almeno per un istante cosa accadrebbe se lo consegnassimo nelle mani sbagliate. - sussurrò Tenten, senza sganciare lo sguardo dall'Uomo di fronte a lei, - Non sarebbe affatto la fine della guerra. -
Hitomi si portò alle sue spalle e mormorò:
 - Sorella, hai visto soltanto uno di questi Hyuga. Come puoi escludere a priori che questo non lo sia? -
 - Voglio solo qualche garanzia. C'è troppo in gioco. -
Hitomi scrutò il profilo della Sorella: i suoi occhi profondi ardevano di determinata passione.
 - Sembra che tu non desideri la conclusione di questa vicenda quanto noi... -
Lo stupore e l'amarezza insite in quel bisbiglio sfiorarono il collo di Tenten come una lama ghiacciata.
 - Questo... Come puoi anche solo pensarlo? Forse siete voi due, piuttosto, a desiderarla così tanto da essere avventate. -
 - So-Sorella! - sibilò Hitomi, allibita, - Sono più anziana di te, non dovresti parlarmi in questo modo! -
Lo Hyuga rise dinanzi a quel battibecco sussurrato.
 - Un altro ragazzino... Ma questo sembra uno spirito irrequieto, una fiamma indomabile. -
Tenten fu folgorata da quelle ultime parole. Dovette trattenersi dal chiedergli di ripeterle, poiché non poteva credere alle sue orecchie. No, il turbinare del vento non le aveva distorte. Erano le medesime parole che le aveva detto Sango la sera precedente.
All'improvviso, la figura che si ergeva di fronte a lei iniziò a raccontarle la propria storia. Il lungo mantello le disse di essere stato sottratto al corpo di un bandito delle montagne, più alto e certamente più corpulento dell'attuale indossatore.
 - Dunque? - proseguì il fantomatico Hyuga, - Qual è il tuo verdetto, piccolo guerriero? -
Il morbido cappuccio confessò a Tenten di essere stato ben stretto intorno al capo per impedire al vento di svelare ciocche fiammeggianti.
L'inflessione della voce non tradiva una proposta di sfida, ma una sottile richiesta di fiducia.
Tenten morse un labbro per impedirsi di sorridere in presenza di Hitomi. Davanti a lei c'era sua sorella. Sango era tornata sui propri passi per aiutarla, per l'ultima volta.
 - Perdonami. - bisbigliò alla cuoca, - Hai ragione tu. Su tutto. Non so cosa mi sia preso... -
Hitomi scorse l'emozione tremare sul suo volto, allagare le iridi scure. Le posò una mano sulla spalla, con ritrovata dolcezza.
 - Non preoccuparti. Sono stati giorni pesanti per tutte. Anzi, scusami se ho alzato la voce. -
 - E' lui l'Uomo che stavamo aspettando. -
 - Sì. E' finita. - sospirò l'altra.
Si allontanarono entrambe da Neji. Il capo chino, Sango si avvicinò e lo caricò in spalla. Rapida, tornò sull'abete e si voltò a guardare le Sorelle.
 - Ebbene... Addio. -
 - Addio. - rispose Hitomi senza sentimento.
Tenten non poteva fidarsi a sufficienza del proprio autocontrollo e preferì non aprire bocca. Si limitò a guardare il cappuccio marrone, nel vano tentativo di raggiungere le iridi smeraldine. Le stavano sorridendo come avevano fatto poche ore prima, lo sapeva.




  
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