Capitolo
dedicato ancora ai due
consorti Furi-iki, ma non disperate, si tornerà prestissimo
al NejiTen ^o^
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SAVED
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“Non
sei
obbligata a farlo.” Ryoku rimproverò Xiu-Juan,
prendendo il cesto della
biancheria dalle piccole mani della donna.
Dopo
averle
permesso di vivere con lui, da poco meno di tre settimane in
realtà, lo shinobi
non era più sorpreso di vederla alzata a quell’ora
del mattino. Anche se la
differenza di orario tra il suo villaggio e quello della Foglia era
decisamente
alta, Xiu-Juan si era abituata senza nessuno sforzo.
Pur
essendo
principessa di una terra straniera, non le dispiaceva contribuire con
la sua
giusta parte di lavoro. Non era che Ryoku la credesse
un’incapace; infatti
aveva visto che la donna sapeva cavarsela benissimo sia con lui a casa
sia in
missione. Ad ogni modo, il ninja sentiva che non era appropriato per
una
persona del suo stato lavorare così tanto; era una
principessa, per amor di
Dio! Eppure, eccola lì, molto prima dello spuntar del sole,
già affaccendata.
“È
il minimo
che possa fare.” Replicò dolcemente lei,
riprendendo il cestino del bucato
pulito dalla presa di Ryoku, bilanciandone il peso contro i fianchi
sottili.
“Non
ti ho
portata qui perché diventassi la mia domestica.”
Ryoku riprese possesso della
cesta.
“Oh?”
l’interruppe un uomo muscoloso che osservava la coppietta dal
divano. “E allora
perché lo hai fatto?” domandò con un
sorriso furbo sulle labbra.
“Ffh.”
Grugnì
l’altro, guardando male l’intruso e lasciando il
bucato nelle mani della donna.
“Non
mi dà
fastidio.” Xiu-Juan sorrise allo shinobi.
Irrigidendosi,
Ryoku rimproverò se stesso. Aveva quasi sorriso di rimando,
prima di riuscire a
trattenersi; semplicemente non era il tipo da sorrisi, e in particolare
non quel giorno.
“Lascia
che
la ragazza si senta utile, Ryo-san.”
“Grazie
Oushi-san.” Xiu-Juan si rivolse allegramente
all’uomo sul divano.
“Quando
vuoi,
Xiu-san” Oushi sorrise alla giovane donna.
“Comunque, se posso aggiungere,
sembri ancora più carina del solito questa
mattina.” Lei lo ringraziò,
arrossendo timidamente.
“Oi.”
Gridò
Ryoku al suo mentore, con la rabbia appena udibile nella voce.
“Sei venuto per
una ragione, senpai?” domandò guardando di
traverso lo shinobi più grande, “O
sei venuto solo per flirtare?” mormorò a voce
più bassa.
“Non
posso
fare entrambe le cose?” chiese innocentemente
l’altro con un largo sorriso,
prima di afferrare gentilmente la mano di Xiu-Juan e posarvi un bacio
galante.
“Oushi-san…”
la ragazza ridacchiò, riportando la mano sul cesto di
vestiti prima che cadesse,
e uscì dalla porta in vetro che
dava sul
giardino posteriore, con la cesta precariamente bilanciata fra
l’addome e la
sua presa.
“Non
pensi di
essere un po’ troppo vecchio per lei senpai?” lo
rimproverò stizzosamente Ryoku
dall’altro lato della stanza, essendosi mosso verso il divano
dopo aver visto
l’ANBU andare verso Xiu-Juan.
“Ti
da
fastidio?” Oushi ghignò, avvicinandosi a dove
sedeva il kohai.
“Hn.”
Grugnì
quest’ultimo, portando l’attenzione alla sua
sinistra, dove poteva facilmente
vedere la ragazza appendere la biancheria bagnata allo stenditoio.
“Ad
ogni
modo” continuò Oushi sedendosi di fronte
all’altro uomo, “ho solo tre anni in
più di te”
“che
ti rende
sette anni più vecchio di lei” ribattè
Ryoku, anche se non minacciosamente come
poco prima.
“…”
Voltandosi per seguire lo sguardo dello shinobi, Oushi sorrise
consapevole,
mentre lo vedeva osservare la donna al lavoro.
“Non
che mi
importi.” Negò Ryoku, sentendosi gli occhi
dell’altro addosso. “Ma non penso
che dovresti infastidirla così tanto.” Aggiunse in
tono imperioso, prima di
voltarsi per guardarlo in faccia.
“Mi
sembra…”
Oushi sorrise, “Che tu sia l’unico ad esserne
infastidito.” Ryoku s’irrigidì,
riluttante a mostrare al superiore alcuna traccia d’emozione.
“Ai,
ai”
l’ANBU rise, muovendo una mano avanti e indietro,
“Povera ragazza.” Cominciò in
modo canzonatorio, “Sopravvivere a quello che è
successo, solo per dover vivere
incollata ad un antipatico come Ryo-san.” Scosse la testa
scherzosamente.
“…”
Ryoku
ringhiò piano.
Anche
dopo
tutti gli anni da cui si conoscevano, Ryoku non riusciva a capire come
quell’uomo potesse essere così diverso nella vita
di tutti i giorni, da com’era
durante le missioni. Sul campo, Oushi era riconosciuto come uno degli
individui
più seri del mondo degli shinobi. Era forte e meticoloso,
non perdeva mai di
vista il suo obiettivo, riuscendo comunque a proteggere le persone che
gli
stavano a fianco. Durante i combattimenti, la sua espressione era
indecifrabile, come se ogni traccia di pensieri o emozioni fosse
sparita dal
suo animo, rendendolo niente più che un soldato creato per
la guerra.
Ma
poi c’era
quest’altro lato di lui. Quando non era in missione, Oushi
regrediva a quello
stato che molti definivano uno ‘sciocco, tenero,
bambino’. Non esisteva davvero
un altro modo per definirlo. Rideva, scherzava e punzecchiava
costantemente.
Come la differenza fra notte e giorno: un momento prima era serio e
micidiale,
subito dopo sorridente e giocoso. Ryoku non sapeva ancora il
perché; ma
malgrado tutto, sapeva che quell’uomo meritava tutta la sua
fiducia e
ammirazione.
“Non
posso
ancora crederci,” Oushi si massaggiò il mento
pensieroso, “Tu, di tutte le
persone, rinunceresti ad una missione per salvare quella povera
ragazzina.” Si
voltò brevemente verso Xiu-Juan, mentre lei continuava ad
appendere la
biancheria. “Devi aver pensato che fosse davvero carina,
ne?” riportò lo
sguardo sul suo sbalordito kohai con un sorriso canzonatorio sul volto.
“Cosa?” esclamò
Ryoku. “N-Non è così.” Negò,
agitando le mani
freneticamente, prima di realizzare quanto sembrasse strano, per poi
tornare a
comportarsi nel solito modo stoico.
“Oh?” Oushi
ridacchiò. “Com’è
allora?”
“Te l’ho già
ditto.” L’altro
espirò, rilassando i muscoli
tesi nella poltrona. “Stava per essere
uccisa e-”
“-
e ti ha
fatto pietà, e senza pensarci l’hai
salvata.” Oushi recitò le parole che Ryoku
gli aveva detto nella foresta, settimane prima. “E poi hai
lasciato che ti seguisse
fino a casa. Si lo so, questa versione l’ho già
sentita.”
“Hmph,” grugnì
Ryoku. “Lo dici come se fosse un
cagnolino.” Affermò,
ignorando l’ultima parte del discorso del suo mentore.
“No.” Oushi negò
innocentemente. “Più come…”
riflettè
un attimo, “… un dolce piccolo gattino!”
Ryoku guardò interrogative l’uomo.
“Non sei d’accordo?”
“…”
lo
shinobi si voltò dall’altra parte, irritato
dall’infantilità del suo senpai.
“Beh,
indipendentemente dalla storia,” Oushi riprese il discorso,
in tono più serio.
“Lei è una tua responsabilità
adesso.” Abbassò la voce, enfatizzando la
serietà
di quelle parole. “Siamo in un tempo di grande agitazione, e
portare una
straniera al villaggio…” si fermò.
“Non è stata una delle mosse migliori, non
è
vero?” rise, essendo tornato alla parte meno seria di se
stesso.
“Ne
sono
consapevole.” Replicò Ryoku.
“…”
Oushi
osservò l’amico, i lineamenti si fecero seri di
nuovo per un momento. “Davvero?”
“…”
Non
accadeva così spesso che l’ANBU facesse avanti e
indietro fra i suoi due
estremi, ma questo non sorprese completamente Ryoku. Oushi era il tipo
di
persona che preferiva tenere le cose in equilibrio; questa era la
ragione della
sua dualità. Ryoku capì che in quel momento, il
senpai sentiva il bisogno di
parlare leggero, anche se l’argomento era più che
serio. Era semplicemente il suo modo di fare.
“Beh, tu sei un mio amico.”
Sospirò
Oushi. “E mi
fido del tuo giudizio.” Sorrise gentilmente
allo shinobi più giovane.
“Grazie.” Replicò
l’altro con sincerità.
“Oltretutto,” l’ANBU sorrise
malizioso “È bello avere una
gattina carina attorno con cui poter giocare.”
“Smettila
di
dire queste cose!” gridò Ryoku.
“Ah,”
Oushi
lo additò, canzonatorio, “Quindi ti dà
fastidio?” gli rinfacciò, ridendo alla sua
reazione.
“Hn.”
L’altro
sbuffò, sprofondando indietro nella poltrona.
“Oushi-san”
Xiu-Juan richiamò l’attenzione dello shinobi
mentre rientrava nella stanza,
chiudendosi la porta in vetro alle spalle. “Ti unirai a noi
per colazione?”
“Huh?”
Oushi
rimase senza parole per un attimo, toccato dalla premurosità
e gentilezza della
ragazza. “Oh. No,no, grazie.” Sorrise
“Sono passato solo per chiacchierare un
po’ con Ryo-san.” Ricordandosi di qualcosa,
tirò fuori da sotto la giacca una
busta in carta di canapa. “Oh, giusto, ecco quello che ti
avevo promesso.” Disse
sottovoce, prima di passare la busta a
Ryoku. “Allora vi vedrò più tardi,
ciao!” salutando con una mano, Oushi
percorse il corridoio che portava all’uscita.
“Più
tardi?” ripeté
Xiu-Juan, voltandosi verso Ryoku. “C’è
qualcosa più tardi?” domandò.
“No.”
ringhiò
severamente l’uomo, anche se Xiu-Juan sembrava non averlo
notato, o essersi
offesa. “Non è niente.”
Ripetè più gentilmente, “solo il senpai
essendo il
senpai.”
“Ok.”
Xiu-Juan annuì comprensiva. “Allora preparo la
colazione per noi.” Si mosse verso
la cucina.
“Ti
aiuto.”
Ryoku la seguì.
‘Huh’ Oushi si fermò
un momento sulla
porta, riflettendo su quello che aveva sentito dall’altra
stanza. ‘Mi chiedo
se…’ sentendo i due trafficare
in cucina,
aprì la porta e uscì,
lasciando che si godessero la loro mattinata.
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Era
passato
già un mese dal massacro del clan. Non vi era stato un
funerale appropriato per
via dei vari combattimenti in corso fra le diverse regioni; non
c’erano a
disposizione abbastanza uomini forti per poter prendere una pausa. In
tempi
come quelli, pochi shinobi erano onorati con un vero funerale, ma non
importava
un gran che: venivano ancora ricordati, e i loro nomi erano
eventualmente
incisi nella pietra commemorativa del villaggio.
La
differenza
era che di solito non era un intero clan ad essere sterminato. Mentre
il
villaggio riteneva che gli abitanti, shinobi o civili, fossero
un’unica
famiglia, c’erano alcuni clan che possedevano una
considerazione più alta, la
cui perdita non lasciava impassibile neanche un cittadino. Anche se vi
erano
diversi clan importanti e prestigiosi, ce n’erano sempre
stati cinque, a parte
il clan Senju della foresta, che erano considerati i più
riguardevoli
all’interno del villaggio (1).
Tra
le cinque
famiglie, la più potente era quella degli Uchiha, che aveva
aiutato il clan
Senju a fondare Konoha. I secondi più influenti, anche se
primi per nobiltà e
aristocrazia, erano gli Hyuga, da cui molti credevano discendessero gli
Uchiha.
Vi era anche il clan Nara, conosciuto per
l’abilità in medicina e
l’insuperabile intelligenza. Poi esisteva il misterioso clan
Raiden, di cui era
noto ben poco, dato che vivevano nell’angolo più
estremo di Konoha, nella loro
parte di bosco, al confine con la foresta dei Nara. Per ultimi, i
Furi-iki,
conosciuti fra le nazioni come i più grandi maestri
d’armi di tutti i tempi e
di furbizia; possedevano il miglior e più vasto arsenale di
armi conosciuto al
mondo degli shinobi .
Attraverso
gli anni, i cinque clan nobili, avevano cominciato a diminuire di
numero, ma il
loro status all’interno del villaggio continuava a crescere.
Perduravano, non
solo per la loro posizione sociale, o per il contributo che davano al
villaggio, ma anche come esempio per il resto degli abitanti. E anche
se erano
l’ELITE, facevano ancora parte della grande famiglia di
Konoha, e vedere uno
dei clan più potenti fatto fuori in un tragico
attacco… sembrava sbagliato non
onorarli con una funzione adeguata. Quindi era stato deciso, con o
senza il
permesso di Ryoku, che il villaggio avrebbe partecipato alla cerimonia
funebre,
per commemorare la scomparsa di uno dei clan nobili.
“…
E quelli
di noi che adesso sono qui, amici, vicini, compagni, studenti,
mestri;” il
Terzo Hokage rallentò il discorso. “Quelli di noi
che hanno condiviso risate,
gioia, dolore, tristezza; quelli di noi abbastanza fortunati da
ricordare
qualcuno di questo clan nobile; dobbiamo sempre ricordare, che non sono
davvero
scomparsi. Per quanto possa farci male dire addio alle persone a noi
più care,
non dobbiamo scordare che siamo tutti uniti come famiglia della Foglia;
e
attraverso di noi, attraverso i loro figli sopravvissuti, la memoria
del clan
Furi-iki, i grandi maestri d’armi del nostro villaggio,
vivrà per sempre.”
Vi
fu un
momento di silenzio, un tributo del rispetto del villaggio, seguito
poco dopo
da una processione alla nuova pietra memoriale al centro del cimitero
per i
clan scomparsi. Uno per uno, tutti quelli che avevano partecipato alla
celebrazione appoggiarono un’arma con l’emblema dei
Furi-iki sulla lama, segno
che erano state costruite da questi ultimi.
Lentamente,
l’assemblea cominciò a sfoltirsi, esprimendo
condoglianze e auguri a Ryoku.
Dopo che quasi tutti se ne furono andati, Ryoku si ritrovò
davanti alla tomba
dei suoi genitori. Non aveva visitato quel luogo da dopo la sepoltura.
Stando
lì, tutte le emozioni che aveva imbottigliato dentro se
stesso sembrava che
volessero uscire all’improvviso. Ma lui non voleva perdere il
controllo, non
voleva piangere. Sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe
stato capace di
salvarsi dal tormento, si sarebbe perso completamente. Se non fosse
stato per
la mano forte che gli aveva afferrato la spalla, Ryoku era certo che
sarebbe
successo.
Era
grato al
suo mentore per l’appoggio. Quell’uomo era davvero
come un fratello maggiore
per lui, Ryoku si sentiva a suo agio in sua presenza. Dopo pochi
secondi, lo
shinobi in lutto sentì il senpai stringergli la spalla per
rassicurarlo, prima
di allontanarsi inaspettatamente. Era stato tentato di voltarsi, non
avendo previsto
che Oushi se ne andasse così presto. Ma prima che Ryoku
potesse voltarsi per
capire la ragione della sua partenza, Xiu-Juan lo affiancò,
inginocchiandosi
davanti alla tomba dei suoi genitori.
Giungendo le piccole mani assieme e chiudendo gli occhi,
cominciò a
pregare.
Forse
perché
si era abituato ad averla sempre attorno, o forse perché
istintivamente sapeva
che non era un pericolo per lui, per
qualche ragione Ryoku non aveva notato la sua presenza. Era sorpreso
nel
vederla partecipare alla cerimonia, anche se dentro, una parte di lui
gli
diceva che non avrebbe dovuto esserlo. Un dubbio gli fece pensare che
fosse
stato Oushi a portala.
Ryoku
non
aveva voluto chiederglielo; aveva già sofferto
così tanto. Completamente
altruista, ecco il tipo di ragazza che era. Lui aveva temuto che il
memoriale
le avrebbe ricordato della perdita della sua famiglia. Per quel motivo
non le
aveva detto niente. Ma ora, vederla lì, a supportalo, gli
aveva fatto capire
che non avrebbe dovuto preoccuparsi.
A
dispetto
del suo fisico minuto, era estremamente forte, determinata e operosa.
Era una
ragazza affascinante, delicata e dolce, ma anche coraggiosa e con
ottime
capacità di ripresa.
Anche
se,
ammettendo di non essere sicuro del perché
l’avesse presa con sé quella notte,
quando l’aveva vista la prima volta dietro il separé,
era stato preso da un’incontrollabile impulso di
proteggerla, di portarla in salvo. Ora, osservando la sua figura
silenziosa
inginocchiata davanti alla tomba dei suoi genitori, in tranquilla
preghiera,
Ryoku realizzò che non era stato lui che l’aveva
salvata: era lei che stava
salvando lui.
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“Oushi-san.” L’uomo
in abito bianco chiamò lo shinobi di
fianco a sè.
“Hokage-sama?”
Oushi staccò lo sguardo dalla coppia in lontananza per
voltarsi verso il
Sandaime.
“Chi è quella
ragazzina?”
“Lei?”
l’ANBU
accennò alla coppia. “Xiu-san.” Sorrise,
“La futura sposa di Ryo-san.” Affermò sicuro.
“Capisco…”
l’Hokage sorrise compiaciuto. “Quindi
il clan
Furi-iki può essere salvato.”
“Hai.”
Oushi
annuì. “Salvato…
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TBC…
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(1)Per
quelli che non lo sanno, il clan Senju della foresta è il
clan del primo e del
secondo Hokage nel manga. In poche parole, è anche il clan
di Tsunade.
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Celiane4ever’s space ---
Wooooooooooooo
sono tornata!!! In
occasione dell’avvicinamente della fatidica puntata della
prigione acquatica ho
deciso di aggiornare Wind and Dragon.
Sono anche
felice di annunciare che il
prossimo capitolo vedrà di nuovo protagonisti Neji e Tenten
(era oraaaa) anche
se ammetto che la storia dei due coniugi Furi-iki mi ha commossa un
sacco ç.ç
Cosa posso
aggiungere? Amate il NejiTen
sopra ogni altro pairing ^o^
Grazie a tutte
le anime buone che hanno
recensito lo scorso capitolo: annasukasuperfan,
itachina, Fullmetal Manga Lover, June_L, Amaranth93, hinata93,
BrideOfTheWind,
Hana Turner, Obito Uchiha.
Prossimo
aggiornamento: One Shot
NejiTen.
E probabilmente
prima comincerò una
nuova longfic che può interessare le Black Panthers, essendo
una bellissima
SasuSaku!
Alla prossima ^-^
Valentina