Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: RoxyDowney    26/04/2015    2 recensioni
"Essere a Parigi per la premiere di questo film è un sogno. Un sogno che “sogno” oramai da troppo tempo. Mancano poche ore e lui arriverà, questo cielo coperto di nuvole non potrà influenzare il mio stato d’animo perché lui illuminerà con la sua energia questo posto e dentro di me sarà come se splendesse il sole." ... "E’ il mio compleanno tra qualche mese, vista la precarietà in cui vivo, visto che nessun regalo potrebbe essere più grande di questa giornata (in cui lo vedrò), ho deciso di regalarmi la possibilità di sorridergli, scattare qualche foto e farmi autografare la raccolta delle mie fan fiction da colui che mi ha ispirata."
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Non è possibile. Deve essere un fottutissimo incubo. Non posso stare senza di te! Piccola irriverente, hai voluto aver ragione per forza. Io ho mantenuto la mia promessa ma adesso non puoi lasciarmi qui, così.
-Robert…
Mi volto verso la porta della camera ardente dove Susan aspetta che trovi il coraggio di lasciarti andare. Al suo fianco Marcel i cui occhi trasudano l’amore che non ti ha potuto dare. Mi sento vuoto, fermo, come se nulla di tutto quello che ho detto o pensato ora abbia senso.
Sento i suoi passi nel silenzio che si avvicinano e si fermano. La mano leggera che si posa sulla mia spalla
-Robert? E’ il momento. Vieni con noi.
Mi sollevo e le mie gambe non hanno intenzione di allontanarsi, penso agli ultimi istanti in cui ti ho tenuta tra le mie braccia ed ora? Cosa sarà di me senza poter guardare il tuo sorriso? Il tuo viso? I tuoi occhi…
Mi lascio trascinare da Susan fino alla sala qui affianco. Una tua foto in cui sorridi spensierata è posta accanto a un grande mazzo di tulipani bianchi e rosa ed alcune persone sono sedute ed ascoltano dei tuoi amici mentre ricordano te. Mi siedo e non ascolto una parola di quella lingua sconosciuta. La mia mente sta cercando conforto nelle immagini di noi di quando eravamo a Los Angeles e tu, non mi avevi detto nulla per non essere compatita, per essere te stessa e per un istante, restando con gli occhi chiusi nascosti dagli occhiali scuri ho creduto di essere ancora la, ma poi, la tua voce soffoca il silenzio mi ha riportato alla realtà. Apro gli occhi e Marcel è accanto alla fotografia ed ora vorrei sapere cosa stai dicendo nella tua lingua e vorrei sapere quando hai inciso queste parole sapendo che sarebbero state ascoltate oggi. Questo pensiero mi trafigge ma il suono della tua voce mi fa sentire meno solo.
Vedo le lacrime scorrere sulle guance dei presenti e non so, chiederò a Marcel.
D’un tratto il messaggio si ferma e inizi a parlare in inglese e comprendo che questo messaggio lo hai inciso dopo che ci siamo conosciuti ed amati. Questo messaggio è per me, per noi.
“Il cancro è una malattia gentile, poco invadente, mi ha comunicato la sua presenza con garbo, quasi con lucida incoscienza. Si è sistemato lì accanto a me, spesso ha taciuto, è stato un compagno muto, tanto rispettoso da farmi credere che non esistesse. Solo in alcuni momenti, quando sono stata spensierata, quando ho sorriso alla vita, mi ha fatto capire che c’era, che era lì con me, che non era andato via nonostante i tentativi, nonostante le cure. È allora che lucidamente l’ho accettato, mentendo, cercando di ingannarlo come lui ha ingannato me. In fondo è stata una buona malattia, mi ha permesso di rendermi conto, di prendere coscienza, quanto mi sono illusa troppo mi ha richiamata alla realtà.
Piano piano mi ha portata ad abbandonare la speranza ma non con cattiveria. In fondo si è preso solo lo spazio che gli serviva. Non mi ha uccisa velocemente, non come altre malattie, ha permesso a chi resta di spalmare il dolore nel tempo, mi ha sottratto l’amore con delicatezza, con mano leggera. In fondo, mi ha fatto capire il come e anche il quando. È stato così generoso da non lasciarvi persi nello sconforto puro ma si preso quel che gli spettava un pezzettino alla volta, in un continuo rincorrersi di piccoli avvenimenti. In fondo ha fatto solamente il suo lavoro: mi ha sottratto alla vita con leggera paura e tanta malinconia. Vivete la vostra vita piena d’amore e felicità in ogni istante che vi viene donato, per voi e anche per me.”
La verità è che mi manchi già da impazzire. Non so davvero come farò.
La gente si saluta e inizia ad andarsene. Oramai siamo solo io, Susan e Marcel ad attendere che termini la cremazione.
S-Torno subito…
Susan si allontana un attimo, i suoi occhi rossi mi fanno capire che ha bisogno di prendere un attimo di respiro dalla mia sofferenza e restiamo noi. I suoi due uomini ad attenderla.
Marcel mi porge il registratore vocale che ti avevo regalato
-Ci sono altri vocali per te.
-Grazie.
-Era felice Robert, non devi rimproverarti niente.
-Voleva vivere serenamente i suoi ultimi mesi ed io l’ho obbligata a provare quella terapia e come le ho fatto vivere questi mesi? Nel dolore, soffrendo
-Non dire altro! Rose non si sarebbe fatta convincere se non avesse voluto provarci davvero! Era felice di tentare questa terapia, perché voleva tentare qualsiasi cosa per riuscire a passare più tempo possibile con te. Mentre era a Los Angeles, nonostante la terapia era felice, come lo è stata fino all’ultimo istante. Il solo averti al suo fianco l’ha resa felice. Non rammaricarti. So che non è possibile, che non ti riuscirà facilmente, ma l’hai sentita, devi essere felice anche per lei.
Sorrido come solo un attore sa fare.
Essere felice. Non potrò mai più essere felice, ma è inutile cercare di spiegarglielo. Sorride e mi dà una leggera pacca sulla spalla, felice di avermi a suo giudizio, dato sollievo.
Tornare a casa, restare solo tra queste mura senza il tuo sguardo che mi segue mi fa stare male. Saluto Susan che ha riordinato un po’ casa e mi ha pregato di restare ma l’ho convinta che non ne ho bisogno ed ora torna in albergo, mi sento solo ma non voglio nessuno tra i piedi che mi obblighi a parlare, mangiare, vivere. Tutte quelle parole… tutto inutile. Voglio solo restarmene qui, in silenzio, chiudere gli occhi e percepire la tua presenza.
-Robert io allora vado. Sei sicuro che non hai bisogno di niente?
-Sì sono sicuro.
-Domani il volo per Parigi è alle 11.00. Passo a prenderti alle 10.00 ok?
La guardo perplesso come se stesse parlando un'altra lingua.
-Sus… io non torno con te.
-Come scusa?
-Non voglio andarmene. Ho tante cose da fare qui, voglio… ho bisogno di riordinare le idee e…
-Ok allora posticipo il ritorno a Los Angeles, ti do una mano qui e poi torniamo a casa insieme.
Mi alzo e l’abbraccio, è così dolce.
-Non c’è bisogno che tu resti qui per farmi da balia. Dammi qualche giorno e poi ti raggiungerò a casa. Ho bisogno di restare ma restare da solo. Capisci vero?
Mi guarda un po’ impaurita, probabilmente teme che possa compiere qualche sciocchezza.
-Ti chiamerò tutti i giorni, promesso.
Annuisce e dopo avermi baciato lascia la stanza e finalmente sento la porta chiudersi dietro di lei.
Siamo soli amore mio. Soli, io e l’assenza di te.
Svuoto le tasche sul comodino, chiudo le persiane e mi sdraio sul nostro letto e chiudo gli occhi mentre respiro il tuo profumo le lacrime iniziano a scendere senza che io possa e voglia fare qualcosa per fermarle. Ora posso piangere, posso disperarmi perché i tuoi occhi non possono vedermi.
 
Mi sveglio e sta albeggiando, gli occhi mi fanno male, non so per quanto tempo ho continuato a piangere, so solo che alla fine esausto devo essere crollato.
Recupero il telefono e vedo un paio di messaggi, Susan mi chiede come va, di scriverle se mi fa sentire meglio. L’altro messaggio è di Marcel che mi domanda se ho bisogno di aiuto per sistemare le tue cose. Rispondo a monosillabi ad entrambi e lascio il telefono sul comodino. Solo ora rivedo il registratore che mi ha dato Marcel ieri. “Ci sono altri file audio per te…” ripenso alle sue parole e non posso che azionarlo subito. Il file zero è quello che abbiamo sentito ieri. Aziono il tasto che mi porterà alla prima traccia e alzo il volume.
-Ehy Downey hai smesso di piangere? Lo sai come la penso. Le lacrime non servono in questo momento, devi solo respirare e come mi hai insegnato tu, cercare il lato positivo delle cose. Ora mi dirai, ma quale lato positivo può esserci nel fatto che io non sia più lì con te? Incredibile ma c’è. Ora hai libero accesso ai file del mio pc… “ride” non ridere mi raccomando! Li ho fatti tradurre ed ora potrai finalmente leggere ciò a cui stavo lavorando. So che la tua tentazione sarà di ascoltare tutti i file insieme ma ti chiedo di ascoltarne solo uno al giorno per permettermi di starti vicina ancora per un po’. Penso che ti darò il tormento e ti obbligherò a fare delle cose per me in questi giorni. Il compito di oggi è aprire l’armadio e sbarazzarti del contenuto. Per tua fortuna non sono mai stata un accumulatrice seriale quindi sarà un compito abbastanza facile, Devi solo raccogliere tutti i vestiti e la biancheria e riporla nei sacchi. Marcel si occuperà di farla recapitare all’istituto che si occupa dei senza tetto.
Sopra l’armadio ci sono delle scatole ripiegate le puoi utilizzare per inserirci i miei effetti personali che vuoi conservare, ci sono album fotografici che potrai guardare solo dopo aver finito di svuotare l’armadio ed i cassetti ok?
Ora ti lascio lavorare e vorrei che ti ricordassi un paio di cose: la prima è “devi mangiare” quindi colazione, pranzo e cena. La seconda è… che ti amo. In ogni caso, in qualsiasi luogo io mi trovi ora devi ricordarti che ti amo e se fai qualche cazzata ti vedrò! Lo sai che sono brava a darti il tormento! “ride” Ci sentiamo domani tesoro mio. Ciao.
Se prima stavo male ora sto anche peggio. Ha passato il suo tempo ad incidere dei messaggi sapendo che quando li avrei ascoltati lei non ci sarebbe stata.
Spengo il registratore e mi metto al lavoro. Mi faccio una doccia, indosso tuta e t-shirt e mi cucino due uova. Finito il caffè recupero i sacchi di cui mi ha parlato ed inizio a liberare l’armadio.
Questo lavoro devo dire che mi è servito. Ha tenuto la mia mente occupata fino ad ora. Penso sia primo pomeriggio, recupero il telefono e rispondo alle chiamate perse. Non ho fame ma ripenso all’ammonimento di Rose e mi preparo un tramezzino che mangio mentre porto i sacchi all’ingresso. Mando un messaggio a Marcel per glissare il suo invito a cena. Non ho proprio voglia di vedere nessuno. Continuo a lavorare e metto da parte gli album fotografici, li guarderò più tardi. Una busta in fondo all’armadio richiama la mia attenzione, contiene una stampa penso sia una copia del libro che Rose aveva ceduto a me alla premiere a Parigi ma subito noto che il titolo non è lo stesso. Anche questa busta la metto da parte e con questa ho finito di svuotare l’armadio.
Mi siedo sul divano e apro la finestra che dà sul mare, per un po’ resto così incantato a guardare quel panorama per memorizzarne ogni centimetro e poi penso a te, a chissà quante volte ti sei persa con lo sguardo in quel blu. Ho la testa vuota. L’unica cosa a cui penso è che ci sono così tante cose che non ti ho chiesto. Tante risposte che potrò solo immaginare. Avevamo bisogno di più tempo.
Chiudo le tende e mi metto a letto. Voglio solo che questa giornata finisca. Voglio risentire la tua voce.
 
Ho dormito senza svegliarmi nemmeno una volta. Ti sentivo al mio fianco. Sono sicuro tu fossi qui. Quando ho aperto gli occhi il mio primo pensiero è stato il registratore.
Lo accendo mentre aspetto che il caffè sia pronto e le uova si cuociano.
-“Oggi il tuo compito sarà accettare l’invito di Marcel per pranzo. Sono sicura che hai già glissato la sua richiesta di vedervi per cena. E’ ora di uscire e respirare Downey. Pensa che la fuori c’è tanta gente che ha bisogno del nostro aiuto e che il nostro progetto sia pronto il prima possibile. Vestiti e vai a cammina senza meta attraverso la mia città. Nel mio comodino c’è una mappa della città con i luoghi che, a mio insindacabile giudizio tu devi vedere. Ti ci avrei portato io se avessi potuto. Ti lascerai guidare attraverso i luoghi che mi hanno vista crescere?”
Bevo il caffè e recupero mappa e cellulare. Il messaggio di Marcel è già nella miei messaggi in arrivo. Lo guardo per un po’ poi digito in fretta “con molto piacere, ci vediamo lì” prima di cambiare idea.
Rispondo al messaggio di Susan dicendole che pranzo con Marcel e che tra pochi giorni tornerò a casa. Il tempo di vedere i progetti per la casa e tornerò.
Mi preparo ed esco di casa, il sole è accecante e tiepido. Una bella sensazione tutto sommato. Inizio a seguire la linea rossa che mi porta luogo dopo luogo. È tutto così irreale, le tue note a margine che mi dicono dove guardare, i luoghi che per te sono stati importanti di cui mi hai scritto appiccicando dei post-it a margine mi sento tenuto per mano in questa esplorazione del tuo mondo. Mi ritrovo in una piazzetta e mi sento chiamare
-Robert!
Alzo lo sguardo dalla mia mappa e vedo Marcel che si alza da un tavolo e mi fa cenno di raggiungerlo. Non avevo proprio più pensato al suo invito. Mi chiedo se sono in ritardo. Lo raggiungo e per la prima volta mi saluta abbracciandomi di sua iniziativa, se Rose fosse qui riderebbe di questo. Dopo tanto imbarazzo ora si sente libero di salutarmi come fossimo vecchi amici.
-Sono in ritardo?
-No. Sono arrivato da poco, ho calcolato più o meno quanto ci avresti messo ad arrivare.
Lancia un occhiata alla mappa piegata che ho appoggiato sul tavolino. Ovviamente lui era al corrente anche di questo, di cosa mi stupisco. Deve averle procurato lui ciò che le serviva per organizzare questa gita.
-Come va?
-Come può andare?
Marcel mi sorride si aspettava questa risposta ma è motivato a tenermi impegnato e mi mostra il progetto di un architetto per la ristrutturazione della casa così che diventi più funzionale per ciò che diventerà.
Infine inizia a parlarmi dei costi, del fatto che se mi sembra un prezzo troppo alto possono provare a limare i costi e si giustifica
-Marcel, non ha davvero importanza. Facciamo che questo sogno diventi reale il prima possibile. Il resto non conta. Ti farò mandare da Susan l’email a cui inviare il tutto, penseranno dallo studio ad effettuare tutti i pagamenti. Se c’è una cosa di cui non dovete preoccuparvi è proprio il denaro.
-Allora pensiamo al pranzo. Non ti dispiace vero? Ho ordinato per tutti e due.
Sorride, so che anche questa è un idea tua e non posso che esserne felice anche io. Ti stai prendendo cura tu di me ora.
Passiamo qualche ora insieme, mentre beviamo il caffè estrae una busta dalla sua borsa e la appoggia sul tavolo porgendomela.
-È da parte sua.
Abbassa lo sguardo e percepisco che forse avrebbe voluto essere lui a ricevere quella busta il cui contenuto è un segreto solo per me. Ricordo solo ora le tue parole “è l’unico progetto a cui non sono disposta a rinunciare”.
-Il Segreto di Rose… Mi ha parlato di questo momento. Di che si tratta?
-E’ il “regalo” di Rose… Apri la busta e dagli un occhiata. 

   
 
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