Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: DoctorFez1988    26/04/2015    1 recensioni
La storia che state per leggere non è solo una rivisitazione del capolavoro originale di R.L. Stevenson (lo Strano del Dottor Jekyll e del Signor Hyde), ma anche della recente versione fumettistica creata dai maestri del settimanale Topolino (Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e Mister Hyde), insomma è quasi un insieme delle due versioni, ma con la mia aggiunta personale e i personaggi sono tutti provenienti dai più famosi classici film Disney, a cominciare da Frozen - Il regno di Ghiaccio, la Bella e La Bestia, Tarzan, Rapunzel e tanti altri. Il bello è che sarà quasi tutto al femminile, come noterete leggendo il racconto, quindi non meravigliatevi troppo se nell'epoca vittoriana di londra troverete giovani, romantiche e intriganti donne che fanno mestieri come quelo di medico, naturalista, avvocato e persino... poliziotto. Spero che questo racconto vi faccia emozionare e vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Alla Ricerca della Signora Hyde
 
Da quel momento in poi, la signora Utterson iniziò a sorvegliare quell’uscio famigerato, sperduto nel mare dei lindi fabbricati. Si poteva scorgere in quel quartiere la presenza della sua elegante persona il mattino prima dell’orario d’ufficio, sul mezzogiorno quando il lavoro ferveva e il tempo disponibile era come un contagocce, di notte sotto gli occhi velati della luna. Con ogni luce possibile, a tutte le ore che si possano concedere, di trambusto e di quiete, anche con il vento, la pioggia, la nebbia e le tenebre, la donna rimase a sentinella di quella porta del ricatto. Per mantenere la segretezza di quelle sue uscite, Belle aveva spiegato ai suoi domestici che doveva recarsi da un possibile cliente che richiedeva la massima riservatezza. Altre volte invece Belle lo faceva di nascosto, all’insaputa degli altri. Solo Rapunzel sospettava su dove andasse sua cugina, ma non volle approfondire o fargli domande, avendo in lei grande fiducia. Anche se non gli piaceva dover nascondere la verità in quel modo, l’avvocata sapeva che la situazione lo esigeva. Alla fine, dopo quasi una settimana, giunse la ricompensa per la sua paziente attesa.
 
La via era invasa da una foschia grigia che si avvinghiava come edera in ogni angolo del quartiere, la luna era malinconicamente opaca, l’aria frizzante e i lampioni faticavano a illuminare gli edifici. Pareva una notte stregata. Verso le dieci, quando negozi e botteghe erano già chiuse, gli ultimi echi di vita quotidiana si percepivano appena. Si trattava di suoni circa familiari, come una massaia che finisce di rimettere a posto il suo regno di pentole e mestoli, un bimbo che si fa leggere una novella dalla madre, i versi degli animali, che fossero cani o gatti, domestici o randagi, e i passi dei viandanti notturni. La strada, in cui si trovava il tetro fabbricato, si faceva deserta e silenziosa, nonostante quei lievi suoni famigliari. La signora Utterson faceva la guardia da qualche minuto appena era arrivata, quando avvertì dei passi insoliti che si avvicinarono. Durante le sue perlustrazioni notturne aveva reso il suo udito più acuto di quanto lei stessa potesse immaginare, capace di percepire i passi di una persona singola che spiccavano all’improvviso, per quanto ancora distanti, sul possente ansimo e frastuono della città. Si ritrasse dietro l’angolo d’accesso del cortile del decrepito fabbricato con il chiaro e istintivo presentimento che quella fosse la fatidica occasione che aspettava.
 
I passi che la signora Utterson aveva udito erano simili a quelli descritti da sua cugina: il loro incedere, per quanto il suono fosse basso, avevano una funebre solennità tale da zittire ogni altro rumore o bisbiglio. Era come se il tempo si fosse bloccato di colpo. Passi regolari, privi di qualsiasi incertezza, da renderli persino inquietanti. I passi si stavano avvicinando con elegante rapidità e all’improvviso, appena imboccata la via, echeggiarono con più fredda solennità. Belle allora si sentì di colpo investita da un freddo pungente, come se fosse stata morsa da una vipera di ghiaccio e notò che la nebbia si era fatta ancora più intensa di poco fa. Come se quei passi avessero qualcosa di malefico. Sporgendosi dal cantone, l’avvocata poteva ormai rendersi conto con che genere di persona aveva a che fare. Senza ombra di dubbio, era la donna descritta da sua cugina. Bellissima come il ghiaccio, alta e statuaria, abiti scuri che avvolgevano la sua elegante sagoma, teneva in mano il bastone con l’argentata testa di lupo, e il suo volto era quasi nascosto dal copricapo a tese larghe e una sciarpa che la avvolgeva quasi con gelida tenerezza, anche se si poteva scorgere il cantore della sua pelle, che era persino più luminoso dei lampioni quasi soffocati dalla nebbia. Nel vedere quella donna, Belle sentì un nuovo gelo, ancora più spaventosamente intenso di prima, schiacciargli il cuore. La nuova venuta si stava avvicinando senza indugi al decadente edificio, quando si bloccò improvvisamente, proprio davanti all’entrata del cortile, senza però lasciarsi trasparire ansietà o nervosismo nella sua persona. Il suo respiro, quasi impercettibile, non aveva sussulti o esitazioni, e continuava ad essere cupamente regolare.
 
Belle pensò per un agghiacciante attimo di essere stata scoperta, poi però si accorse che la signora Hyde aveva girato la testa dalla parte opposta del suo nascondiglio dietro l’angolo dell’edificio. L’avvocata, sollevata, tirò un silenzioso sospiro e allora percepì altri due paia di passi si avvicinarono verso la signora Hyde, proprio dalla direzione in cui guardava quest’ultima. Passi dal suono furtivo e ambiguo. A causa della nebbia e della tensione del momento, la signora Utterson non s’è ne era accorta. Fu allora che vide due figure nere, che avevano imboccato la via e sembrava che si dirigessero proprio verso la gelida donna. Da prima erano solo due sagome indistinte, una era alta e magra, l’altra bassa e rotonda, poi quando si fecero più avanti verso la signora Hyde, la loro natura si fece evidente. Erano due uomini, che sembravano essere usciti da una canna fumaria. Uno di loro era altissimo e magro, con un lungo naso che ricordava il becco di un corvo, quasi calvo di capelli neri, con occhi e ghigno dalla gentilezza ambigua e sospetta. L’altro uomo era notevolmente più basso e tozzo del primo, anch’egli con pochissimi capelli neri in testa. Aveva anch'esso un naso a becco, leggermente più corto dell’altro uomo e uno sguardo un po’ più goffo e ingenuo. Entrambi i due uomini avevano in testa dei berretti scuri schiacciati e indossavano abiti neri, vecchi, rattoppati e lerci. Essi si avvicinavano entrambi come avvoltoi verso la fredda donna, che sembrava indifferente della loro presenza e non si vedeva alcuna emozione nei suoi meravigliosi e gelidi tratti sul suo viso. Ognuno di quegli uomini teneva le proprie mani sprofondate nelle tasche, come se volessero celare nelle loro sporche dita oscuri segreti, e si fermarono a un paio di passi dalla signora Hyde.
 
“Buona sera, graziosa dama, i miei più rispettabili ossequi!” Si fece avanti lo spilungone, levandosi il berretto e facendo una profonda riverenza davanti alla signora Hyde, e con una voce così educata e gentile da essere sospetta. La donna continuò a osservare i due loschi figuri, senza mai tradire alcun segno di timore o nervosismo.
 
“Altrettanto, se la cosa vi fa piacere… che cosa desiderate, distinti signori?” La voce della donna fece gelare l’animo di Belle. Dura, solenne, inflessibile e seducente allo stesso tempo. Persino i due loschi figuri rimassero impressionati all'udire quella voce così fredda. Ciò nonostante, mentre si rimetteva il cappello in testa, il più alto dei due fece un passo avanti verso la signora Hyde e gli disse, con una cordialità nella voce da sembrare melensa e sospetta:
 
“Vede, mia cara signora, io e il mio compare qui accanto pensavano che una graziosa dama come voi non dovrebbe passeggiare di notte per la città di Londra! Persino in quartieri benestanti come questi ci sono tanti delinquenti in giro, pronti ad attendare alla vostra borsa e alla vostra persona, non è forse così, mio vecchio Orazio, eh?” Il losco spilungone diete allora una vigorosa pacca sulla schiena del povero Orazio, che quasi rischiò di cadere a terra a faccia in giù.
 
“Si… Si… Gaspare ha proprio ragione, un sacco di lestofanti, malintenzionati, canaglie, mascalzoni…” Disse il baffuto ometto, mentre si riprendeva dalla pacca di Gaspare che gli aveva quasi scassato la schiena, e aveva inizio a elencare tutti i titoli che si potevano attribuire a un criminale, contandoli con le dita delle mani.
 
“Ora non esagerare razza di Idiot… ehm, mio caro amico!” Esclamò Gaspare, quasi sul punto di perdere la calma, ma si trattene, limitandosi a dare un bel calcione al sedere del suo compare. Mentre Orazio si massaggiava il suo fondoschiena dolorante, Gaspare continuò, rivolgendosi alla signora Hyde con un distorto sorriso di losca cordialità:
 
“Perciò, ecco, Orazio ed io ci chiedevamo se per lei, cara e soave dama, fosse un piacere che noi due la scortassimo diligentemente alla sua sicura dimora.” Mentre Gaspare diceva questo, la signora Hyde si era intanto sfilata i guanti con cupa eleganza, rivelando due mani dal gelido e delicato cantore, e li infilò poi in una tasca delle sue vesti.
 
“Sono molto onorata della vostra proposta, siete così gentili…” Cominciò a dire la signora Hyde, senza mai tradire esitazioni ed emozioni nella voce e nel suo sguardo.
 
“… ma vedete, io sono già davanti alla mia dimora, quindi non ho bisogno della vostra scorta… buona notte signori…” Allora Elsa Hyde diete le spalle dei due uomini e si diresse senza esitazione perso il cortile, ma improvvisamente una mano nodosa e rapace la afferrò per il braccio, nella cui mano stringeva il bastone, anche se la donna non ebbe turbamenti o sussulti in volto e nel corpo, nemmeno quando si ritrovò una lama di coltello a un centimetro dal suo collo.
 
“Allora non le dispiacerà se lei ci invita in casa sua… sa, giusto per fargli compagnia…” Diceva Gaspare, con un tono di voce feroce e uno sguardo cattivo, stringendo con più forza il polso della donna, che quest’ultima però sembrasse non provare dolore o fastidio.
 
“Un modo elegante per dire o la borsa o la vita, non è forse così?” Disse Elsa Hyde, con una voce priva di qualsiasi terrore o disperazione, come se non si preoccupasse della sua vita in pericolo. L’avvocata, dal suo nascondiglio, era scioccata per la scena che si presentava davanti ai suoi occhi e non sapeva se intervenire o chiedere aiuto alla polizia, per paura che quei due loschi uomini potessero far del male alla loro vittima o peggio! Elsa Hyde continuava, però, a non mostrare paura e disperazione, come se il suo volto fosse duro come ghiaccio. A quel punto, la gelida signora, con l’altra mano ancora libera, afferrò di scatto quella del farabutto che stringeva il manico del coltello e fu questione di un attimo, anche meno. Un gelo devastante, più spietato dell’inverno della Scandinavia, invase corpo, mente e anima del furfante, che sembrò divenire debole, pallido e più rigido di una statua. La signora Hyde riuscì così a liberarsi della presa di Gaspare, disarmandolo del coltello e gettandolo a terra senza pietà come un lurido straccio.
 
“Come potete costatare io non ho bisogno di alcuna scorta! So benissimo difendermi con le mie sole forze!” Disse Elsa Hyde, mentre osservava impassibile il povero Gaspare, ancora stretto da quell’orribile e spettrale freddo, mentre cercava a gran fatica di rialzarsi. Belle vide però che Orazio aveva estratto anche lui un coltellaccio, la cui lama riluceva alla fioca luce dei lampioni e si avventò come una furia alle spalle di Elsa Hyde. Per un attimo la signora Utterson era sul punto di uscire dal suo nascondiglio e avvisare la signora Hyde del vile attacco, ma sembrava che quest’ultima avesse gli occhi dietro la testa. Infatti, senza voltarsi, Elsa Hyde si scansò da un lato e Orazio mancò in pieno il suo bersaglio. Con il bastone poi, l’inespressiva donna fece inciampare e rotolare per terra il suo aggressore.
 
“Dannata strega… ora ti sistemo io…” Imprecò Gaspare, rialzandosi in piedi anche se con grande sforzo, con il coltello nuovamente in mano, pronto a scagliarsi contro la signora Hyde, mentre quest’ultima sfoderò dal suo bastone una lunga lama, più sottile e lucente dei coltellacci dei due aggressori. Belle sentì come un nuovo freddo, più spietato che mai, come se tutto il gelo del mondo si concentrasse nell’elegante lama di Elsa Hyde. Con abile e agile mossa degna di un maestro spadaccino, la gelida dama ferì il dorso della mano di Gaspare con la quale stringeva il pugnale, che gli scivolò per l’immane e gelido dolore. Una fitta tale da far gridare Orazio in modo straziante e l’uomo si ritrovò in ginocchio davanti a piedi della signora Hyde, mentre Orazio stava tremando come una foglia, disteso con la faccia per terra e le mani sulla testa, senza mai osare rivolgere lo sguardo verso colei che sarebbe dovuta essere la loro preda, e invece si era rivelata una predatrice priva d’indulgenza. Bella era sbalordita nel vedere come la signora Hyde era riuscita a sistemare i suoi aggressori con raffinata spietatezza. Allora, puntando la lunga lama lucente verso i due uomini impotenti, Elsa Hyde si rivolse a loro con un nuovo tono nella voce.  Una fredda e intensa rabbia, eppure elegante e controllata allo stesso tempo:
 
“Ora statemi bene a sentirmi sciacalli che non siete altro! Non ho tempo da perdere per due fuligginosi scarafaggi come voi, tanto meno di consegnarvi alla polizia di Scotland Yard, perciò vi offro questa alternativa… voi ora vi leverete dai piedi e giurate sulla vostra misera esistenza di non farvi più vedere in questo quartiere… in caso contrario, sarò io stessa, personalmente, a farvi sparire…” A quel punto, Elsa Hyde ferì con la lama del suo bastone animato la guancia sinistra di Gaspare, facendo gemete terrorizzato quell’uomo dal nuovo gelido dolore che pungeva fino alle ossa. Uno sottile goccia vermiglia cade da quella ferita sulla strada, così rossa e accesa in contrasto con il grigio della pietra.
 
“Certo… mia gentile signora… tutto quello che volete… servi vostri… il mio compare ed io c’è ne andiamo via subito…” Gemeva con voce rotta Gaspare mentre si rialzava tremante in piedi e scappò via gridando come se inseguito da una tigre siberiana, mentre il suo compare, Orazio, lo tallonava impaurito a ruota libera, rischiando più volte di inciampare, e i due loschi uomini sparirono nella nebbia, come se inghiotti da essa. Dopo aver ripulito la sua lama con un fazzoletto e ringuainato nel bastone nero, Elsa Hyde si ricompose subito nella sua silente e fredda solennità, come se non fosse successo nulla, si rimesse i guanti e si diresse verso il grigio e spoglio cortile. Belle si chiese con terrore se quella donna avrebbe davvero avuto la volontà di far sparire quei due malandrini se non se ne fossero andati via... era un terribile pensiero per l’avvocata e in parte poteva confermare i timori di sua cugina Enfield. La gelida rabbia in quell’enigmatica donna poi, trattenuta con cupa eleganza e severità, la rendeva ancora più inquietante, cose se nascondesse qualcosa di orribile e innominabile nella sua fredda anima. La signora Utterson pensò persino che quella creatura, di umano, ne avesse solo l’aspetto.
  
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