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Autore: Arwen297    26/04/2015    3 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Capitolo 7: Rombo di moto

Haruka rimase qualche minuto fermo a fissare il pavimento, era stato stupido a chiudersi così nei confronti di Sets, alla fine lei non poteva immaginare ciò che quegli indumenti rappresentavano per lui. In fin dei conti non le aveva mai parlato della sua passione per il pianoforte, per paura di riaprire ferite troppo grandi. Prima o poi dovrò parlargliene, così forse capisce perché mi sono chiuso così all'improvviso. Pensò. Poi rivolse l'attenzione ai tre scatoloni di vestiti che aveva ancora da mettere a posto, e si fece prendere dallo sconforto: non aveva voglia, quei lavori non gli erano mai piaciuti molto.  Sarebbe stato bello se Usagi gli avesse dato una mano, lei era bravissima in quelle cose. Lui invece non era molto tagliato, più che altro non aveva la minima idea di come sistemarli al meglio per ottimizzare lo spazio e non sprecarlo.
Devo chiamarla per sentire come sta.
Dalla sera prima, non si erano più sentiti, il che era strano perché sua sorella quando non era scuola scriveva sempre se non erano insieme. Se l'è presa veramente tanto. Pensò dispiaciuto.
Afferrò il cellulare che aveva abbandonato sul letto,  e fece scorrere la rubrica fino alla comparsa del nome della sorella. Infine toccò con il dito la cornetta.
Dopo qualche istante di silenzio il cellulare iniziò a squillare, il silenzio attorno a lui era quasi innaturale. E si accorse  di quanto fosse importante che la sorella gli rispondesse, improvvisamente quella chiamata era diventata il fulcro della sua esistenza. E se fosse andata negativamente, era certo che quella giornata iniziata già male si sarebbe conclusa di merda.
Dopo qualche squillo i rumori nella cornetta cambiarono, virando in un rumore più veloce. Segno inconfondibile che Usagi aveva respinto la chiamata di proposito.
Vaffanculo.
Guardò l'orario, e decise di chiamare sua madre che era certo non essere ancora andata al lavoro, nel tentativo di farsi passare la sorella. Doveva chiarire con lei, doveva farle capire che il loro rapporto non sarebbe cambiato per nulla al mondo. Lei era la sua sorellina, niente li avrebbe mai separati.
Compose il numero di sua madre, non riponendo tuttavia molte speranze in lei. La conosceva troppo bene, e mentre sua sorella almeno respingeva la chiamata, la donna che lo aveva messo al mondo era solita non fare nemmeno quello ma chiudersi in un mutismo assoluto fino a quando l'altra persona non gli chiedeva scusa. Solo che lui, quella volta,  non era intenzionato a porgerle le sue scuse: non aveva fatto niente di male.
“Vaffanculo anche a te” urlò nella stanza vuota spegnendo la chiamata, buttando il cellulare sul letto con rabbia. Si alzò furente, i vestiti li avrebbe continuati a sistemare qualche altro giorno. Per il momento si sarebbe solamente limitato ad appendere il sacco da box per tirare qualche pugno. Ne aveva estremamente bisogno, altrimenti era cosciente che le parole sarebbero volate non appena sua madre avesse deciso di richiamarlo.


***

Aveva appena finito la sua lezione di musica, Seiya al contrario delle loro abitudini quel mattino non si era fermato ad ascoltare la lezione teorica, avendo iniziato dopo, l'insegnante aveva diviso la lezione in un'ora di solfeggio e in una di pratica. La voglia di uscire con il moro le era passata durante quelle due ore, aveva piuttosto il desiderio di iniziare a fare i compiti delle vacanze. Era un'abitudine radicata la sua, li aveva sempre iniziati a fare in anticipo in modo da poterli fare con calma senza ridursi all'ultimo e conservare magari 15-20 giorni di relax prima dell'inizio vero e proprio delle lezioni. Quel mattino le lezioni si erano svolte in giardino, per dare modo alla cameriera di preparare la tavola in tutta tranquillità. Il maestro le aveva dato un nuovo brano di musica classica da studiare, ne aveva studiati e svolti parecchi di Paganini ma quello almeno a prima vista le sembrava più difficile degli altri. O forse era solo il suo stato d'animo che le impediva di concentrarsi, rendendo il tutto poco immediato da capire e memorizzare.
“ Signorina allora ci vediamo tra 10 giorni in quanto vado in ferie con la scuola e quindi non tengo lezioni private, come lei ben sa” le disse l'uomo.
“Si certo non si preoccupi; e si rilassi anche per me...” rispose la ragazza, aveva confidenza con lui, e anche se continuavano a darsi del lei per una forma di rispetto reciproco, sapeva che ormai egli era quasi come un amico, per quello si era permessa di augurargli di rilassarsi per due.
“ Michiru non si preoccupi, non mancherò” le rispose l'anziano signore facendole l'occhiolino. Fece scattare poi la ventiquattro ore dove custodiva gli spartiti musicali, eppoi prese la giacca. “ Le raccomando di esercitarsi sul Paganini, spero che quando ci si rivedrà per la prossima lezione lei lo sappia fare al meglio.”
“Non si preoccupi studierò sicuramente” sorrise la ragazza.
“Vado che mia moglie mi sta aspettando per il pranzo, buona giornata Michiru”
“Buona giornata anche a lei” rispose la violinista.
Una volta visto il maestro salire in macchina, raccolse il materiale che le aveva lasciato e rientrò in casa. Trovò Seiya sul divano della sala che guardava la televisione.
“Ho finito lezione, vado a posare le cose in camera mia eppoi mangiamo” gli disse lei, anche se dubitava che l'avesse sentita.
“ Si fai pure, intanto io guardo il telegiornale non c'è nessun problema” le mormorò lui senza staccare lo sguardo dallo schermo.

Una decina di minuti più tardi Michiru fece nuovamente il suo ingresso in sala, un rumore di protesta si alzò dal suo stomaco abbastanza vuoto. La sera prima a causa del temporale non aveva mangiato poi molto. Trovò il ragazzo gia seduto a tavola, i primi erano già stati serviti e nella stanza si era espanso il profumo del sugo di pomodoro fresco col basilico. Si sedette al tavolo, di fronte al moro.
“Buon appetito” si sentì dire da lui.
“Grazie, ascolta... riguardo a oggi, non mi va molto di andare in giro mi sento stanca..stanotte a causa del temporale non è che ho dormito benissimo...magari potremmo uscire insieme un'altra volta...se per te non è un problema...”  rispose lei.
“ Come vuoi, io lo dicevo per farti uscire..ma se preferisci riposarti ok..io però esco lo stesso ho bisogno di prendere un po' d'aria.”
Fu lieta del fatto che lui non avesse insistito per portarla fuori a tutti i costi, ma che al contrario l'avesse assecondata e capita.
“Grazie” mormorò raccogliendo l'ultima forchettata di pasta dal piatto. Dopo qualche minuto la cameriera fece ingresso con il secondo, portando una bella insalata accompagnata da degli involtini primavera. La donna poggiò anche una piccola scodella con della salsa di soia agrodolce, accanto al piatto più grosso da cui i due ragazzi si servirono. Mangiarono il secondo in silenzio,  nella stanza risuonava solo il tintinnio delle posate.
Fuori in giardino, il giardiniere dava l'acqua alle piante dopo aver  tagliato i rami che facevano perdere la forma ai muretti di cespugli. Un lavoro che avrebbe benissimo potuto fare suo padre, se non avesse sempre l'esigenza di fare lo snob.
In realtà una mansione qualsiasi poteva essere svolta senza avere una servitù pronta a servirli e riverirli, e infatti solitamente quando i suoi in casa non erano presenti, lei cercava di cavarsela da sola. Le piaceva svolgere quei piccoli servizi che la facevano sentire una ragazza normale come, ad esempio, lavare i piatti o pulire la sua stanza. Ma anche farsi da cucinare, aveva più volte cucinato insieme alla cameriera, e mangiato con lei e l'autista in assenza dei genitori. E la semplicità di quelle persone così umili e diverse da quelle da cui era sempre circondata la facevano sentire a suo agio.
In cuor suo sperava di trovare un ragazzo normale, che non appartenesse a quell'ambiente; ma sapeva anche che tutto ciò sarebbe stato impossibile poiché i suoi genitori non le avrebbero mai permesso di mischiare il suo sangue con un cittadino comune e “rovinare”, a loro dire, il puro e regale sangue dei Kaioh. Sospirò.
La verità e che si sentiva costantemente in una gabbia.
Tipo gli animali del circo, costretti a uscirne solamente per esibirsi in cambio di qualche boccone.
“Qualcosa non va?” le chiese lui, al quale non era affatto sfuggito il suo triste sospiro e la malinconia che le si era dipinta in volto.
“No figurati non c'è niente che non vada bene, sono solo stanca” mormorò, ingoiando l'ultima forchettata di insalata che le era rimasta nel piatto.
“Sarà...” si limitò a commentare lui, eppure quella risposta da parte di lei non lo convinceva affatto. E' triste per qualcosa, potessi capire cosa. Mai mi era capitata una ragazza così difficile, solitamente le altre cadono ai miei piedi come niente fosse, anche se non è mia intenzione farcele cadere. Lei invece no. Eppure sto facendo il diavolo a quattro per cercare di conquistarla un po'.
Il fatto di non riuscire a cambiare il modo in cui lei lo vedeva, lo intristì molto. Avrebbe voluto che il loro rapporto fosse diverso, nonostante il bacio che c'era stato e che lo aveva fatto ben sperare in un eventuale apertura nei suoi confronti; tutto ciò non era arrivato. Ma anzi forse i piccoli cenni di apertura si erano vanificati, perché la violinista si era chiusa nuovamente nel suo guscio da cui era uscita a farla affacciare un minimo.
“Signorina tutto a posto? Posso togliere i piatti?” la voce della cameriera interruppe i pensieri di entrambi.
“ Si certo faccia pure” rispose la ragazza, avrebbe voluto darle del tu, ma non erano sole. E non poteva, altrimenti se i suoi genitori lo avessero saputo l'avrebbero ripresa. E non era ancora sicura che si potesse fidare di Seiya. Ragion per cui preferì non rivolgersi alla donna in modo amichevole.

***

Finì di passare l'asciugamano sui suoi corti capelli biondi, essersi sfogato contro il sacco da box lo aveva aiutato a distendere i nervi, lavoro che aveva poi concluso la tiepida acqua della doccia. La casa era molto silenziosa, era ormai pomeriggio inoltrato, ma egli aveva deciso che era arrivato il momento opportuno per iniziare seriamente a svolgere le sue ricerche,  era già passato qualche volta dopo il concerto nella zona vicino al mare. Ma non aveva ancora iniziato una ricerca sistematica, e quindi il suo girovagare si era rivelato piuttosto inutile.
Mentre era sotto la doccia aveva infatti pensato a come rintracciare la Kaioh nel più breve tempo possibile, i suoi pensieri infatti erano sempre rivolti a lei. E nemmeno il litigio con sua madre e con sua sorella lo avevano distratto dalla bellissima violinista.
Una volta trovata la villa su Google sarebbe stato un gioco da ragazzi pattugliare la zona per cercare di scontrarla casualmente. Hotaru gli aveva giustamente fatto notare che una ragazza come Michiru difficilmente si sarebbe abbassata a fare un giro da sola, magari senza scorta. Ma che al contrario sarebbe sempre stata circondata da qualcuno, amici o guardie non era importante, perché tanto il risultato per lui sarebbe stato sempre lo stesso: non avrebbe potuto avvicinarla. Sospirò preso dalla frustrazione che gli provocarono quei pensieri che all'apparenza non avevano via di uscita per riuscire nel suo intento.
Sei idiota? Ti poni i problemi ancor prima che si presentino, cerca la casa prima.
Pensò in compagnia di se stesso mentre finiva di vestirsi,  in fin dei conti era la cosa più importante da fare, prese la giacca di pelle, il casco e le chiavi che gli erano necessarie. Poi cerco su internet dal cellulare dove era localizzata Villa  Kaioh, ci vuole qualche minuto per dare modo al telefono di caricare quanto gli era stato richiesto.
Non è poi così lontana dal teatro la tua casa Michiru.
Pensò prima di chiudere la porta di casa e dirigersi verso il garage dove aveva parcheggiate sia la moto che la sua macchina. La seconda decapottabile.
L'occhio gli cadde su un po' di polvere presente sul fanale della quattro ruote e si inchinò a lucidarlo un po' con la manica del giubotto che indossava.
Poco dopo poi prese il casco, allacciò il cinturino sotto il mento e sali a cavallo della sua moto.
Un ruggito rabbioso si levo dal mezzo nel momento in cui la chiave girò nell'accensione, facendosi più acuto e potente quando il biondo diede gas in attesa che la saracinesca del garage fosse abbastanza alzata per permettergli di uscire.
Un minuto più tardi l'aria gli sfrecciava intorno al corpo, donandogli una di quelle sensazioni per cui amava correre. In sella alla sua bambina era libero, senza costrizioni di nessun genere, poteva passare in mezzo alle macchine ferme in coda, o sorpassarle come  e quando voleva. Poteva girare nelle arterie della città pulsante, passando in una decina di minuti da un organo all'altro di quell'enorme creatura.
Una ventina di minuti più tardi svoltò a sinistra, trovandosi a quel punto sul lungo mare cittadino, avrebbe dovuto percorrerlo tutto prima di arrivare a destinazione, sperava a quel punto di riuscire a incontrarla. In tal caso avendo il giorno dopo libero, sarebbe sicuramente tornato, magari dal pomeriggio presto. In modo da avere poi più tempo a disposizione.
Rallentò quando davanti ai suoi occhi comparve la Villa che stava cercando, dal poco che si poteva vedere dal cancello sembrava molto moderna, e non aveva niente a che vedere con le case tradizionali giapponesi.
Strano però, i Kaioh sono una delle casate più antiche della città oltre a essere molto conosciuti.
Avevano sicuramente svolto ruoli importanti nella storia recente, gli faceva per tanto strano che una famiglia che teoricamente doveva essere molto legata alle tradizioni del Giappone, avesse in realtà una casa così all'ultima tendenza.
Parcheggiò la moto poco distante eppoi scese per dare un'occhiata. Non sperava sicuramente di trovarla immediatamente, li in giardino. E anche se fosse non avrebbe saputo come attirarne l'attenzione. Sempre che lei lo avesse degnato di uno sguardo. Dall'esterno osservare l'interno della villa non era per niente semplice, una cospicua superficie di giardino allontanava l'edificio dalla ringhiera, e svariati cespugli ben tenuti formavano dei muretti lungo il ciglio dei sentieri che lo attraversavano togliendo in parte la visuale.
Impossibile riuscirla a scorgere in queste condizioni. Pensò stizzito. Potrei però provare a vedere se riesco a farla affacciare, facendo rumore con la moto come se nulla fosse. Fu il pensierò che venne a galla pochi istanti dopo.
Si diresse così verso il mezzo e gli saltò nuovamente in groppa, prima di girare la chiave e iniziare a sgasare. Quel rumore di motore a giri altissimi gli infondeva una scarica di adrenalina che in pochi erano riusciti a suscitargli.
Speriamo che si affacci.

***

Aprì gli occhi assonnati, che le restituirono una visione annebbiata della sua stanza, si era ritirata li dopo pranzo, nel tentativo di recuperare un po' di sonno arretrato.
Sbadigliò sonoramente.
In realtà aveva ancora sonno sebbene avesse dormito molte ore quel pomeriggio, le riuscì molto difficile capire il motivo per il quale Morfeo aveva deciso di abbandonarla, in fondo non era nemmeno ora di cena, e anche se lo fosse stato non aveva fame.
Aveva solo voglia di tornare a dormire, se non fosse per le sue sensibili orecchie che erano raggiunte e tormentate da un ruggito da leone che probabilmente apparteneva a una moto.
Eppure non le sembrava proprio che li fuori ci fosse coda, in fin dei conti quello era l'unico rumore che sentiva, mentre quando la strada era congestionata non si riusciva più a distinguere un rumore dall'altro. E a dire che era un orecchio esperto, il suo.
Ci mancava solamente sto scemo con la moto. Giuro su me stessa che non frequenterò mai e poi mai una persona così stupida.
Si alzò per andare in bagno e rendersi almeno presentabile, poi controllò il cellulare. Nessuna chiamata. In fin dei conti la sua normalità era quella. Nessuno la cercava se non aveva bisogno di qualcosa, solo per il piacere di fare due chiacchiere. Ma al contrario era un continuo chiedere favori.  I suoi genitori erano troppo impegnati a svolgere le loro faccende per degnarla anche della minima attenzione.
Sospirò.
Quel giorno non aveva nemmeno voglia di passare il suo tempo con Seiya, e fu grata al moro quando scoprì che non era stato in casa per lei, ma che al contrario era uscito per farsi un giro e prendere un po' di aria come era giusto che fosse. Si spostò in sala dove trovò la cameriera intenta a spolverare il mobile sul quale era poggiata il televisore HD di ultima generazione.
“Michiru non sei uscita?” fu la domanda che le rivolse la donna, libera dall'etichetta perché si trovavano sole in casa.
“Non avevo particolarmente voglia di uscire oggi...scusa ma sto rumore di moto continuo cos'è? C'è qualche manifestazione sul lungo mare di cui ero all'oscuro?” chiese la ragazza.
“No tesoro, abbiamo già controllato, sembra essere un motociclista maleducato che si diverte a sprecare benzina qui davanti. Probabilmente starà facendo qualche gara con gli amici.” le rispose la donna.
“Spero di non dover mai avere a che fare con persone di questo genere” fu il commento della violinista.
La cameriera si lasciò andare in una risata “ Michi sai meglio di me che tu non incontrerai mai gente di quel calibro, anche perché i tuoi genitori in caso contrario ti diseredano”
Quella frase fece rabbuiare la ragazza, aveva detto la pura verità. Se si fosse innamorata di qualcuno che ai suoi non andava bene, sarebbero stati capaci di toglierle l'eredità per il disonore arrecato al loro cognome. E se lei era innamorata di questa persona a loro non gliene sarebbe importato nulla.

***
Era più di mezz'ora che dava gas alla moto senza ottenere nessun risultato, si era avvicinato incuriosito al cancello solo un membro della servitù, o così gli sembrava. Iniziava a dubitare che miss Kaioh  fosse in casa.
Quando si dice essere sfigati.
Sbuffò spazientito, mentre teneva sott'occhio il livello della benzina in modo tale da averne una quantità che gli permettesse di tornare a casa o quanto meno di raggiungere un distributore.
Tanto cara la mia violinista, non sarà oggi ma primo o poi le nostre strade si incroceranno, vedrai.
La sua attenzione si posò su un ragazzo che probabilmente era poco più grande di lui che passeggiava verso il cancello della villa, lo guardava con una sorta di fastidio sul volto. Probabilmente per il troppo rumore che stava facendo. Era moro, ben piazzato per la palestra ma niente di particolarmente preoccupante. Arrivato alla Villa suonò, e poco dopo il cancello si aprì.
E quel tizio chi sarebbe? Si ritrovò a pensare poco dopo, mentre una punta di fastidio si faceva largo dentro di lui. Non poteva di certo essere il fidanzato di quella dolce creatura, insieme non li vedeva proprio. Era più forte di lui. Quel tipo per quanto egli non lo conoscesse era spocchioso e arrogante. E non gli avrebbe mai permesso, una volta conosciuta la violinista di starle troppo attorno.
Stanco di stare li immobile, decise di dirigersi verso casa, sarebbe tornato il giorno seguente e quelli dopo ancora nei pressi della Villa, sperando che presto arrivasse il suo giorno fortunato.

Note dell'autrice: Ecco a voi il nuovo capitolo, molto corto, ma anche qui se lo univo al prossimo diventava troppo lungo, vi faccio una piccola anticipazione, riguardo al prossimo capitolo, tutti quelli che aspettavano l'incontro tra Haruka e Michiru hanno finito di aspettare. Spero di non deludere le vostre aspettative.
   
 
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