Buona
domenica a tutti! Spero abbiate passato un felicissimo Natale!
Questo
è uno dei miei capitoli preferiti, c’è una particolare aria di spensieratezza
tra le righe e poi c’è qualche gesto
particolare tra Deb ed Andrea… Detto tra noi, li adoro…! :-D
Vi rinnovo l’invito a leggere a mia fan
fic su Twilight ^^
Detto
ciò grazie mille a:
_Just_Me_: Ma grazie, mi fai sempre arrossire! Sei troppo gentile!
Spero che valga lo stesso per questo cap!
New_Moon_: Si, Silvia è uno dei personaggi che stupirà sempre di
più fino a diventare, strano ma vero… Materna! Ho aggiornato il più presto
possibile, spero ti piacerà questo cap!
Penso
che aggiornerà venerdì, pertanto… Buon Ano anticipato a tutti voi!
La
vostra milly92.
Capitolo 28
Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora
Presi
posto vicino a Max, su una delle sedie
del giardino che non mi era mai sembrata così fredda. Poggiai la macchina
fotografica sul tavolo più vicino, e lo scrutai con comprensione mentre si
copriva il volto con una mano, fingendo di sbadigliare per giustificare i suoi
occhi lucidi.
“Cosa…
cosa le hai detto?” chiesi, continuandolo ad osservare, ma questa volta con più
dolcezza.
“La
verità” rispose, guardando un punto imprecisato nel vuoto.
“Cioè?”
chiesi. “Non mi hai mai detto cosa è successo veramente, hai… beh, parlato in
generale” precisai.
“La
verità?” fece, lanciandomi un’occhiata penetrante. “Le cose stanno così: al
CPM, dopo le mie prove, Rossella mi ha raggiunto” iniziò a spiegare, corrugando
la fronte. “Ha iniziato a parlare e… beh, a provarci spudoratamente, iniziando
a sbottonarsi la camicetta. Le ho chiesto cosa stava facendo, ma lei… mi ha
zittito baciandomi. Alla fine mi sono staccato e me ne sono andato, ma la cosa
più brutta è… è stata che una parte di me si è allontanata controvoglia,
ritenendola bellissima in quel momento”.
Terminò
il racconto con la voce bassissima, e compresi che ovviamente gli faceva male
raccontarmi tutto.
“Ma
è normale, scusa, tu sei pur sempre un uomo! Se fossi stato un altro saresti…
andato fino in fondo!” mormorai.
“Tu
al posto di Beatrice cosa avresti fatto?” mi chiese improvvisamente.
“Io…”
ci riflettei un attimo, prima di dire: “Beh, ovviamente sarei già stata
preoccupata dal momento in cui saresti partito, per la presenza di belle
ragazze che per di più condividono la tua stessa passione… Ma… penso che ci
rifletterei, ma non manderai subito il matrimonio all’aria”. Mi bloccai,
ricordandomi che non mi aveva ancora detto la decisione della donna. “Cosa ha
deciso lei?” chiesi subito.
“Lei…”
Max inghiottì prima di rispondere: “Mi ha mollato un ceffone prima di chiamarmi
stronzo e dirmi che non se l’aspettava e… che ci deve pensare”
Mi
coprii la mano con la bocca e abbassai lo sguardo, prima di appoggiare una mano
sulla sua spalla. “Sono sicura che capirà, anzi, convincerò Rossella a parlarci
martedì, così saprà che hai detto la verità!” esclamai.
Lui
scrollò le spalle. “Mi crede, su questo non ha dubbi… E’ il resto che al
momento mi preoccupa, io la amo e non esiterei a dire il fatidico “si”
sull’altare nonostante tutto questo!” rivelò afflitto. “Sono uno stupido…”
“Non
sei stupido! Capito?!” dichiarai. “Un altro uomo non se ne sarebbe fregato al
tuo posto!”
Max
non rispose, immerso nei suoi pensieri.
“Credo
che… che andrò di là, ti ho disturbato fin troppo” mi scusai, rendendomi conto
di quanto ero stata pesante chiedendogli tutte quelle cose. “A dopo” lo
salutai,prendendo la macchina fotografica mentre lui abbozzava un sorriso e
muoveva la mano in segno di saluto.
Ma
le sue condizioni non migliorarono con il passare dei giorni, lo vedevamo in
giro giusto a pranzo e a cena e al CPM e Rossella non faceva altro che sentirsi
in colpa.
Nel
frattempo mi dissi che dovevo dare una piccola mano a Cristina con l’operazione
“Cupido”. Passai all’azione il giovedì
mattina, quando andai a colazione e beccai Daniele solo soletto, intento nel
mangiare un toast. Sembrava ancora assonnato, con i capelli scompigliati e la
camicia abbottonata cn un’asola in meno.
“Buongiorno”
lo salutai, sorridendo e avvicinandomi al frigorifero, dove presi la confezione
di succo di frutta ad ACE prima di versarmene un bicchiere.
“Oh,
buongiorno” rispose sussultando.
“Tutto
ok? Hai un’aria sbattuta” notai, prendendo posto vicino a lui.
Mi
guardò scrollando le spalle, prima di dire: “Ormai la sera andiamo a letto alle
tre, il mio gruppo cambia sempre arrangiamento per colpa di Claudio che non si
trova…”.
“Cavoli,
c’è sempre lui in mezzo” borbottai. “Non mi starà mai simpatico quel tipo”
aggiunsi, alzandomi e riponendo la confezione nuovamente nel frigo.
“Nemmeno
a me ad essere onesti, ma cosa posso mai farci? Se penso che non avevo nessuna
speranza di entrare a Music’s Planet…” borbottò, arrossendo un po’. “Comunque,
è una cosa strana il fatto che stiamo nella stessa scuola e che qui non abbiamo
legato” .
“Se
non avessi fatto lo scemo…!” lo rimbeccai un po’ freddamente. Notai il suo
sguardo cambiare, così mi affrettai ad aggiungere con più calore: “Cioè, ci
sono state delle situazioni particolari, non abbiamo colpe”.
“Allora
spererò che prima o poi diventeremo più… amici” dichiarò Daniele con un mezzo
sorriso.
Annuii,
preferendo non rispondere. Come cavoli facevo a parlarli di Cristina?
“Allora,
Daniele, ehm… Mi racconti un po’ com’è andata a scuola dopo che io sono
ritornata qui, prima che tu partissi?” chiesi speranzosa, confidando nella
fortuna.
“E’
stato un bel periodo, lo devo ammettere” rispose, chiudendo il barattolo di
Nutella e la confezione di Pan Carrè. “Ho anche fatto amicizia con alcune tue
amiche…”
Bingo!
“Ah
si? E con chi?” domandai curiosamente.
“Allora…
Quella bionda che è venuta anche martedì a salutarti…”
Tombola!
“Cristina
vorrai dire, quella riccia?”
“Si,
si, lei… poi anche quell’altra bionda che le sta sempre dietro, mi pare si
chiami Giusy…”
“Si”
Proseguì
l’elenco mentre io cercavo invano un modo per accennargli Cristina nuovamente.
Alla fine mi dissi che dovevo essere sincera.
“Senti
Daniele, il fatto è che… Vedi, tu piaci a Cristina” buttai fuori in un baleno,
con le dita incrociate sotto il tavolo.
“Quindi volevo sapere… se, insomma, aveva qualche speranza con te, se ti
andrebbe di uscire con lei al ritorno”.
“Cristina?”.
Daniele ci rifletté un secondo. “Si dai, si potrebbe fare, è carina e
simpatica…” disse infine.
“Oh,
bravo!” approvai entusiasta, schiacciando il cinque.
Così,
con la questione “Cupido” apparentemente risolta per il momento, ritornai nella
mia stanza più allegra del solito e mi preparai per le prove. L’inedito di Niko
era stato modificato, e quel giorno lo provò per intero con l’accompagnamento
musicale di Sandro. Io me ne stavo tra Maria,Rossella e Dario ad ascoltare,
attenta.
“Bravo,
va bene” acconsentì Maria con un mezzo applauso. Sembrava più giovane con una
maglietta lilla a mezze maniche e il trucco abbinato. “Ora direi di provare i
due brani di questa settimana, ok?”
“Ok…”
rispose Niko, mentre Sandro metteva la base.
“Partiamo
dal brano inglese che quello italiano lo sai meglio!” annunciò lui, mettendo il
cd.
Niko
annuì e mi lanciò mezzo sguardo, intercettandolo dopo molto tempo. Le nostre
occhiate complici mi mancavano molto…
“Debora,
i fogli!” esclamò quando vide che io non feci nulla.
“Eh?
Cosa?” chiesi sobbalzando, persa in quei pensieri.
“I
fogli del testo” ripeté. “Li avevo dati a te” aggiunse scocciato.
Subito
glieli diedi, dicendomi che ormai era quasi tutto perso e che non saremmo mai
stati amici.
“Oddio, basta! Non ce la faccio più, ho la
testa piena di”A te”, che noia!”
sbottò Giuseppe all’uscita, mentre ritornavamo nel loft con un pullmino.
“Canterete
“A te” di Jovanotti?” chiesi, voltandomi verso di lui ed Andrea seduti dietro
di me e Lara.
“Si”
dissero all’unisono. “Ma ci immagini noi che cantiamo una canzone sdolcinata?”
fece Andrea scettico.
“No
onestamente, insomma, voi che cantate una canzone d’amore… No!” sbottai
ridendo.
“Invece
sarà fico, mostrerò il latin lover che è in me” si introdusse Francesco, mentre
gli altri due più Dante facevano un verso scettico.
“Vabbè,
che volete farci! Su, la prossima volta canterete qualcosa di meglio” li
incoraggiai facendo spallucce.
“Sempre
se non usciamo” mi ricordò Giuseppe.
“Ma
non dire sciocchezze, come farei senza di voi?” dissi, spingendolo lievemente.
“Oh,
ci stai facendo una dichiarazione d’amore?” chiese Andrea ridendo e fingendosi
emozionato.
“Ma
stai zitto…!” lo rimbeccai, mentre Giuseppe, ridendo, spiegava: “No, sai, lui
dice così perché avrebbe preferito che
tu avessi detto: “Senza di te”,
eheh”.
Andrea
imitò la mia spinta di poco prima, prima di arrossire lievemente e di
incrociare il mio sguardo. Mi sentii
arrossire di rimando, e ringraziai il cielo quando irruppe Richard radioso,
dicendo: “Ragazzi, visto che per oggi abbiamo provato abbastanza, cosa ne dite
di organizzare una partita di calcio cinque contro cinque?”
“Ma
siete pazzi? Sapete che io odio il calcio…” gli ricordò Dante.
“Lo
sappiamo, infatti siamo dodici maschi e ci siamo già
organizzati: tu non
giocherai e Alessandro farà l’arbitro”
spiegò. “Allora, voi altri? Giuseppe,
Andrea…?”
Vidi
i ragazzi scambiarsi un’occhiata indecisa ed io e Lara ci guardammo con
un’occhiata in stile: “Maschi!”.
“Ma
dai, partecipate, no? Per una volta farete qualcosa di diverso…” li incoraggiò lei.
“A’
ragà, dovete accettà perché noi stiamo già organizzando i cori per le
cheerleader!” esclamò Samanta radiosa, alzandosi dal suo posto e raggiugendoci.
“Capito Gold Boyz? Ve lo impongo come vostra life coach!”
“Ma
perché, tu farai da cheerleader?” chiesi con una mezza risata.
“Si,
ed anche tu lo farai tesoro, anzi, vieni dietro che stiamo preparando gli
slogan!”.
Fu
così che un’ora dopo mi ritrovai nella stanza di Rossella insieme a tutte le
altre ragazze. Con le varie uscite ne eravamo davvero pochissime: io, Rita,
Samanta, Rossella, Lara, Giulia e Annah.
“Allora,
le formazioni sono queste, me le ha appena date Alessandro: la prima squadra è formata da Richard, Daniele,
Andrea,Massimo e Dante, mentre nella seconda ci sono Amedeo, Claudio,Francesco,
Niko e Dario” spiegò Rossella leggendo dal foglio. “Noi ne siamo in sette,
faremo una squadra da quattro ed una da tre! Allora, chi si propone per la
prima squadra?”
Samanta,
Rita e Lara alzarono la mano. E subito la alzai anche io, non mi andava di
tifare per la squadra di Niko, preferivo stare dalla parte di Max.
“Ok,
allora io, Annah e Giulia tiferemo per la seconda squadra” si accordò Rossella.
“Va bene? Ci sono obiezioni?”
Nessuna
di noi fiatò, così Rita subito si affrettò a dire: “Allora passiamo alla
creazione delle divise! Io propongo di indossare minigonne bianche o di jeans
con delle magliette di colore diverso in base all squadre!”
Quella
parte chissà perché era la mia preferita: avevo sempre sognato essere
cheerleader per una volta, e lo ero stato solo una volta, alla partita di
basket dei miei compagni di classe in quinta elementare…
“Propongo
la maglia rosa o azzurra per la mia squadra!” proposi entusiasta. “Ne avete,
no?”
Si
levò un mormorio di assensi, mentre Giulia diceva: “Allora per la nostra
squadra la propongo arancio o verde!”
Alla
fine ognuno di noi uscì dalla propria stanza con tanto di gonne bianche e
maglie azzurre per la mia squadra e verde per l’altra. Andammo tutte insieme
fuori al giardino, dove si sarebbe tenuto l’incontro, e vidi i ragazzi vestiti
da calciatori un po’ strani, solo Niko, Daniele e Andrea sembravano vestiti un
po’ decentemente.
“Oh,
ecco le nostre cheerleaders” ci accolse Niko avvicinandosi. “Quale slogan hai
preparato per me?” mi chiese con un sorriso.
“In
realtà nessuno” risposi,senza sapere se gioire o essere triste per quello che
gli stavo per dire. “Io tifo per l’altra squadra” annunciai. Lui rimase senza
dire una parola prima di avvicinarsi a Giulia. Mi sentii un po’ in colpa ma fui
distratta dalla voce di Ivan Argenti che esclamò: “Ecco i pon pon!”.
“Ehi,
Ivan, ma cosa…?” chiesi senza capirci nulla, prima di vedere i vari camera men
arrivare.
“Verrete
ripresi, sapete che un day time con questa partita avrà più audience! E poi
Rita mi ha contattato per farvi avare i pon pon! Tu sei nella squadra azzurra,
giusto?” chiese, notando la mia maglietta e porgendomi un paio di pon pon
abbinati.
“Grazie,
ma… Oddio, ripresi!” esclamai,prendendoli. “Che vergogna!”
Fu
con questo pensiero che io e la mia “Squadra” ci avvicinammo a coloro che
avremmo sostenuto.
“Mi
raccomando, fateci fare bella figura” dichiarai facendo l’occhiolino, “Abbiamo
certi slogan…!”
“Uh,
ma sentila! Tanto lo so che tifi per noi solo perché ci sono io!” rise Daniele
con una falsa aria furba.
“In
realtà io sono qui solo per lo zio” lo informai facendo la linguaccia. “Perciò
zio, come minimo devi fare tre goal per me, eheh”
Massimo
sorrise, facendomi ringraziare il cielo e facendomi gioire.
“Ma
certo, anzi, mi impegnerò così, visto che ci sono le telecamere, se non mi va
bene con la musica proverò con il calcio!” ironizzò.
“Giusto,
tu farai il calciatore ed io lo chef” lo sostenne ridendo Andrea, che sembrava
per davvero un calciatore con il completino nero ed azzurro.
“Giusto!
Andrea, dopo devi cucinare tu!” esclamai.
Lui
fece una faccia stranita, prima di rispondere: “Si ma pulisci tu, l’altra volta
ci ho messo mezz’ora per sgrassare le pentole…”
“Poverino”
lo schernii, prima di sorridergli. “Certo che
pulisco io” aggiunsi, e notai che
il camera men ci stava già riprendendo.
“Su,
ragazzi, iniziamo! E’ tutto pronto!” fece Alessandro avvicinandosi, con tanto
di fischietto. Sembrava per davvero un arbitro.
Con
un po’ di emozione io e le ragazze ci mettemmo nella parte destra del giardino,
mentre ripetevamo i vari slogan e i piccoli passi che avevamo preparato.
Ivan
se ne stava seduto sulle panchine con Dante, intento nel fare da cronista.
“…
Ed ecco che le due squadre entrano in campo! Salve pubblico, qui è Ivan che vi parla, e qui con me c’è un ospite
d’eccezione, Dante Alighieri… Saluta il pubblico, Dante!” iniziò. Udendo mi scappò una rimata leggere
che scacciò via la tensione rimasta.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi
ritrovai per una partita
di calcio dove giocavano dei pazzi…”.
Le
due squadre si diedero la mano e dopo le varie procedure che non ho mai capito
la partita iniziò per davvero. La mia squadra si chiamava “Music Lovers” e
l’altra “Music Players”.
“Forza
Music Lovers! Forza! Osteria numero uno, come i Music Lovers non c’è nessuno,
osteria numero mille i Music Lovers faranno scintille…” iniziammo a dire,
agitando i pon pon. Mi sentivo decisamente una cretina, ma allo stesso tempo mi
sentivo ibera di fare ciò che volevo.
“…
Ed ecco che Niko scarta con abilità Daniele, ma il ragazzo sembra deciso a
riprendersi la palla… No, Niko la riprende ma arriva Andrea che con abilità fa
rientrare la palla nel possesso della sua squadra con un dribbling da favola…”
Vidi
Rossella farmi uno strano cenno dall’altra parte, ma non capii cosa voleva
dire. Nel frattempo non ci stavamo limitando ad urlare come della sceme e ad
agitare i pon pon.
“…
Ma un deciso Claudio sottrae la palla ad Andrea con una scartata niente male,
cavoli è bravo…”
“Forza
Andrea, forza Andrea, sei tutti noi!” urlai for dal coro, facendomi avanti ed
arrossendo come una pazza.
Notai
Niko e Max guardarmi, mentre Andrea riusciva a riconquistare la palla come una
furia e si avviava verso la porta, contro Amedeo che faceva da portiere.
“…
Ed è forse grazie al commento e all’incoraggiamento di una delle cheerleaders
che Andrea riesce ad avviarsi vicino la porta, scartando Dario e francescp… E’
vicinissimo alla meta… Il portiere lo segue con lo sguardo, tira… La palla
sembra… Ma no, è goal! Goal!”
Esultammo
di gioia e le ragazze ripetettero il mio slogan, mentre tutti abbracciavano Andrea
per il goal fatto e Niko sputava per terra. Mi voltai e vidi che Andrea mi
stava venendo incontro, stringendomi a sé
e alzandomi quasi da terra. “Grazie per l’incoraggiamento, è dedicato a te
questo goal” mi sussurrò all’orecchio, baciandomi una guancia ed allontanandosi
continuando a guardarmi. Mi sentivo così stordita che non mi ero nemmeno resa
conto del fatto che mi aveva bagnata con la sua maglietta sudata.
“…
La situazione è 1 a 0 per i Music Lovers, gente… Ecco che un deciso Francesco sottrae la palla a Massimo e
si avvia deciso verso la porta opposta, dove Dario cerca di difendere la porta…
E Giuseppe lo blocca, che bello vedere due componenti dello stesso gruppo
contendersi qualcosa per una volta…”
La
partita andò avanti e la situazione rimase così fino ad un quarto d’ora dopo.
“…
Ed ecco che Niko è in possesso della palla, ma Daniele è deciso a scartarlo… Ma
Niko tira, e Claudio fa da assist con la testa… Ed è goal! Goal! 1 a 1 gente!”
Sentii
le altre ragazze esultare, mentre Niko ci lanciava un mezzo sguardo di sfida.
Lo ignorai, dicendomi che non avevo nulla da temere. Dopotutto era solo una
partita, e se lui era così ottuso da prenderla sul serio erano fatti suoi; e
poi avevo ancora la testa annebbiata dal ricordo del ringraziamento di Andrea
“Forza
ragazzi, siete i migliori!” iniziammo ad urlare nuovamente.
La
partita proseguì, finché Alessandro non assegnò una punizione a favore
dell’altra squadra e grazie a Dio Dario parò. Poi toccò a Massimo e Claudio segnare.
“…
L’arbitro fischia, è terminata la partita! Così la situazione finisce in parità,
due a due...!”
Abbastanza
stanche per i quarantacinque minuti di saltelli e urla sfrenate, ci accasciammo
per terra, mentre i ragazzi facevano lo stesso e contestavano qualcosa.
“Bravi
ragazzi, nemmeno in gara vi ho mai visto così presi e rivali!” esclamò Ivan,
mentre i camera men parlavano su cosa montare e cosa eliminare visto che non si
poteva mandare in onda tutto.
“Eh
si” commentò Massimo, prima di avvicinarsi a me. “Ti sembrerà un miracolo, ma
sto meglio, mi è servito distrarmi un po’” mi informò.
“Oh,
evvai! E comunque bel goal, zio!” esclamai, agitando ironicamente i pon pon ed
alzandomi. “Mi fa piacere! E vedi che tutto si aggiusterà” gli ricordai,
raggiungendo gli altri e le ragazze.
“Ross,
mi spieghi cosa voleva dire quel gesto prima?” le chiesi, curiosa.
Lei
sorrise, prima di bisbigliare: “Vedi, sul campo si stava svolgendo un corpo a
corpo tra Niko e Daniele, i due che ti hanno sempre contesa… E alla fine mi ha
fatto sorridere il fatto che sia stato proprio Andrea a prendere la palla, in
stile “Tra i due litiganti il terzo gode”! Secondo me sarà così anche nella
vita reale, prima o poi sarà lui a mettersi con te…”.
La
guardai e scrollai le spalle,dicendo il solito: “Ma và…”.
Quella
serata fu davvero bella, omettendo la gara per chi doveva andare a farsi la
doccia per primo, ovvio. Erano le nove e mezza quando ci ritrovammo in cucina
per la cena tutti ristabiliti, e qua e là si sentivano ancora i commenti.
“Comunque
Alessandro è peggio dell’arbitro Moreno, eh” si stava difendendo Amedeo,
“Insomma, il fallo era stato fatto nell’area di rigore…!”
“Moreno
a chi…!”
Ridendo
iniziai a preparare il sugo, mentre Andrea ritornava dalla dispensa con due
pacchi di spaghetti in mano.
“Dici
che fare gli spaghetti sia più difficile?” mi chiese preoccupato.
“Ma
no, non perderai la tua fama di chef” lo rassicurai, con una voce piuttosto
sarcastica mentre versavo il sugo nella padella.
“Ehi,
guarda che se fai così ti preferisco versione cheerleader!” mi rimbeccò passandomi la cucchiaia di legno.
“E’
un pensiero tuo” risposi ridendo, cercando di prendere l’oggetto perché non me
la dava, brandendola come una spada. “E poi hai fatto goal grazie a me...” gli
ricordai, aumentando la presa.
“Hai
ragione, mi salvi sempre” ammise, mollando la presa e dandomi l’oggetto. Lo
afferrai ed iniziai a fare lo stesso procedimento di qualche giorno prima,
decisa nel non incrociare il suo sguardo. “Secondo me imparando sarai un’ottima
chef” aggiunse osservandomi.
“Mai
quanto te” sorrisi, alzandomi sulle punte per prendere il sale.
“Aspetta,
faccio io” si offrì, prendendolo facilmente con il suo metro e ottanta e più
mentre ero sul punto di afferrare il barattolo. Le nostre mani si toccarono, e
per la prima volta fui io a lanciargli uno sguardo grato, sentendo le guance in
fiamme.
“Grazie”
feci, prima di dargli un bacio sulla guancia totalmente imbarazzata, un po’
come faceva lui per ringraziarmi di solito.
“Figurati”
rispose, e si parò nuovamente dietro di me come la volta precedente, poggiando
il mento sulla mia spalla e stringendomi lievemente intorno alla vita.
In
quell’istante mi sentii lo stomaco affamato improvvisamente pieno oltre che alla pressione alzata di centinaia
di gradi.
“Ecco,
ora tocca a te” affermai alla fine, mentre avevo finito di condire il sugo.
Sobbalzò
quasi e disse: “Certo, grazie”.
Feci
un cenno e gli lasciai libera la “Postazione”, dicendogli che sarei andata a preparare
la tavola.
“Debora?”
“Si?”
“I
tuoi capelli hanno un profumo delizioso…”
Ci
scambiammo qualche sguardo prima di deciderci a continuare, mentre Massimo, Niko
e Rossella ci guardavano a nostra insaputa, ognuno con un’espressione
differente.
Alla
fine la pasta fu servita, immortalai il
momento con numerose foto e come la
volta precedente ci furono particolari commenti, e tra questa volta vi citerò
quello di Richard che l’altra volta non aveva avuto il piacere di assaggiarla:
“Beh, Andrea, magari giocassi a pallone come cucini…!”.
Ora
sta a voi interpretarne il senso…!
Qualche Anticipazione:
Era
vero: tre secondi dopo mi ritrovai davanti la stampa della copia settimanale di
“Cioè” e, ciliegina sulla torta, c’eravamo tutti noi in copertina.
_____
“Perfetto
allora, dopo le prove verrai da Armani con me!” stabilì entusiasta.
_____
“Bene…
In realtà io ed i giudici siamo qui per darvi una notizia che forse sconvolgerà
un po’ il vostro equilibrio…” iniziò, mentre Silvia annuiva e si avvicinava.
_____
“Ti
vogliamo come nostra life coach!” esclamò Andrea come se fosse la cosa più
logica del mondo.
_____
Inutile
dire che a quelle parole Samanta sbiancò e fece segno a Niko di uscire,
sbattendo quasi la porta.
_____
Feci
un piccolo cenno prima di schiarirmi la voce e dire: “Promettiamoci che se
arriveremo in finale, l’ultima sera la renderemo indimenticabile!”.