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Autore: milly92    28/12/2008    3 recensioni
Debora è una normalissima ragazza di quasi sedici anni che purtroppo non esita a sentirsi “Sfigata” in ogni occasione, così decide di partecipare ai provini per diventare la “Life coach” del suo aspirante cantante preferito di un programma musicale, Music’s Planet, che si chiama Niko. Con suo grande stupore ce la fà, ma purtroppo per lei quell’evento non è un arrivo, bensì un inizio: ce la farà a vivere nel frenetico mondo della tv, dove contano solo l’aspetto esteriore, i soldi e il potere? Resisterà alle varie offese, orari stancanti e un certo aspirante cantante che la manda in tilt? E se poi all'affetto per Niko si aggiungesse anche quello per Andrea, basato più sul sentimento che sull'aspetto esteriore?? Dedicata a tutti coloro che amano sognare un (bel) po’ e che sanno che essere adolescenti e crescere NON è assolutamente semplice… Baci, milly92 ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just Believe In Yourself- Debora's Confessions'
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Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora

Buona domenica a tutti! Spero abbiate passato un felicissimo Natale!

Questo è uno dei miei capitoli preferiti, c’è una particolare aria di spensieratezza tra  le righe e poi c’è qualche gesto particolare tra Deb ed Andrea… Detto tra noi, li adoro…! :-D

Vi rinnovo l’invito a leggere a mia fan fic su Twilight ^^

Detto ciò grazie mille a:

_Just_Me_: Ma grazie, mi fai sempre arrossire! Sei troppo gentile! Spero che valga lo stesso per questo cap!

New_Moon_: Si, Silvia è uno dei personaggi che stupirà sempre di più fino a diventare, strano ma vero… Materna! Ho aggiornato il più presto possibile, spero ti piacerà questo cap!

Penso che aggiornerà venerdì, pertanto… Buon Ano anticipato a tutti voi!

La vostra milly92.

Capitolo 28

Calciatori e Cheerleaders Per Un’Ora

Presi posto vicino a  Max, su una delle sedie del giardino che non mi era mai sembrata così fredda. Poggiai la macchina fotografica sul tavolo più vicino, e lo scrutai con comprensione mentre si copriva il volto con una mano, fingendo di sbadigliare per giustificare i suoi occhi lucidi.

“Cosa… cosa le hai detto?” chiesi, continuandolo ad osservare, ma questa volta con più dolcezza.

“La verità” rispose, guardando un punto imprecisato nel vuoto.

“Cioè?” chiesi. “Non mi hai mai detto cosa è successo veramente, hai… beh, parlato in generale” precisai.

“La verità?” fece, lanciandomi un’occhiata penetrante. “Le cose stanno così: al CPM, dopo le mie prove, Rossella mi ha raggiunto” iniziò a spiegare, corrugando la fronte. “Ha iniziato a parlare e… beh, a provarci spudoratamente, iniziando a sbottonarsi la camicetta. Le ho chiesto cosa stava facendo, ma lei… mi ha zittito baciandomi. Alla fine mi sono staccato e me ne sono andato, ma la cosa più brutta è… è stata che una parte di me si è allontanata controvoglia, ritenendola bellissima in quel momento”.

Terminò il racconto con la voce bassissima, e compresi che ovviamente gli faceva male raccontarmi tutto. 

“Ma è normale, scusa, tu sei pur sempre un uomo! Se fossi stato un altro saresti… andato fino in fondo!” mormorai.

“Tu al posto di Beatrice cosa avresti fatto?” mi chiese improvvisamente.

“Io…” ci riflettei un attimo, prima di dire: “Beh, ovviamente sarei già stata preoccupata dal momento in cui saresti partito, per la presenza di belle ragazze che per di più condividono la tua stessa passione… Ma… penso che ci rifletterei, ma non manderai subito il matrimonio all’aria”. Mi bloccai, ricordandomi che non mi aveva ancora detto la decisione della donna. “Cosa ha deciso lei?” chiesi subito.

“Lei…” Max inghiottì prima di rispondere: “Mi ha mollato un ceffone prima di chiamarmi stronzo e dirmi che non se l’aspettava e… che ci deve pensare”

Mi coprii la mano con la bocca e abbassai lo sguardo, prima di appoggiare una mano sulla sua spalla. “Sono sicura che capirà, anzi, convincerò Rossella a parlarci martedì, così saprà che hai detto la verità!” esclamai.

Lui scrollò le spalle. “Mi crede, su questo non ha dubbi… E’ il resto che al momento mi preoccupa, io la amo e non esiterei a dire il fatidico “si” sull’altare nonostante tutto questo!” rivelò afflitto. “Sono uno stupido…”

“Non sei stupido! Capito?!” dichiarai. “Un altro uomo non se ne sarebbe fregato al tuo posto!”

Max non rispose, immerso nei suoi pensieri.

“Credo che… che andrò di là, ti ho disturbato fin troppo” mi scusai, rendendomi conto di quanto ero stata pesante chiedendogli tutte quelle cose. “A dopo” lo salutai,prendendo la macchina fotografica mentre lui abbozzava un sorriso e muoveva la mano in segno di saluto.

Ma le sue condizioni non migliorarono con il passare dei giorni, lo vedevamo in giro giusto a pranzo e a cena e al CPM e Rossella non faceva altro che sentirsi in colpa.

Nel frattempo mi dissi che dovevo dare una piccola mano a Cristina con l’operazione “Cupido”.  Passai all’azione il giovedì mattina, quando andai a colazione e beccai Daniele solo soletto, intento nel mangiare un toast. Sembrava ancora assonnato, con i capelli scompigliati e la camicia abbottonata cn un’asola in meno.

“Buongiorno” lo salutai, sorridendo e avvicinandomi al frigorifero, dove presi la confezione di succo di frutta ad ACE prima di versarmene un bicchiere.

“Oh, buongiorno” rispose sussultando.

“Tutto ok? Hai un’aria sbattuta” notai, prendendo posto vicino a lui.

Mi guardò scrollando le spalle, prima di dire: “Ormai la sera andiamo a letto alle tre, il mio gruppo cambia sempre arrangiamento per colpa di Claudio che non si trova…”.

“Cavoli, c’è sempre lui in mezzo” borbottai. “Non mi starà mai simpatico quel tipo” aggiunsi, alzandomi e riponendo la confezione nuovamente nel frigo.

“Nemmeno a me ad essere onesti, ma cosa posso mai farci? Se penso che non avevo nessuna speranza di entrare a Music’s Planet…” borbottò, arrossendo un po’. “Comunque, è una cosa strana il fatto che stiamo nella stessa scuola e che qui non abbiamo legato” .

“Se non avessi fatto lo scemo…!” lo rimbeccai un po’ freddamente. Notai il suo sguardo cambiare, così mi affrettai ad aggiungere con più calore: “Cioè, ci sono state delle situazioni particolari, non abbiamo colpe”.

“Allora spererò che prima o poi diventeremo più… amici” dichiarò Daniele con un mezzo sorriso.

Annuii, preferendo non rispondere. Come cavoli facevo a parlarli di Cristina?

“Allora, Daniele, ehm… Mi racconti un po’ com’è andata a scuola dopo che io sono ritornata qui, prima che tu partissi?” chiesi speranzosa, confidando nella fortuna.

“E’ stato un bel periodo, lo devo ammettere” rispose, chiudendo il barattolo di Nutella e la confezione di Pan Carrè. “Ho anche fatto amicizia con alcune tue amiche…”

Bingo!

“Ah si? E con chi?” domandai curiosamente.

“Allora… Quella bionda che è venuta anche martedì a salutarti…”

Tombola!

“Cristina vorrai dire, quella riccia?”

“Si, si, lei… poi anche quell’altra bionda che le sta sempre dietro, mi pare si chiami Giusy…”

“Si”

Proseguì l’elenco mentre io cercavo invano un modo per accennargli Cristina nuovamente. Alla fine mi dissi che dovevo essere sincera.

“Senti Daniele, il fatto è che… Vedi, tu piaci a Cristina” buttai fuori in un baleno, con le dita incrociate sotto il tavolo.  “Quindi volevo sapere… se, insomma, aveva qualche speranza con te, se ti andrebbe di uscire con lei al ritorno”.

“Cristina?”. Daniele ci rifletté un secondo. “Si dai, si potrebbe fare, è carina e simpatica…” disse infine.

“Oh, bravo!” approvai entusiasta, schiacciando il cinque.

Così, con la questione “Cupido” apparentemente risolta per il momento, ritornai nella mia stanza più allegra del solito e mi preparai per le prove. L’inedito di Niko era stato modificato, e quel giorno lo provò per intero con l’accompagnamento musicale di Sandro. Io me ne stavo tra Maria,Rossella e Dario ad ascoltare, attenta.

“Bravo, va bene” acconsentì Maria con un mezzo applauso. Sembrava più giovane con una maglietta lilla a mezze maniche e il trucco abbinato. “Ora direi di provare i due brani di questa settimana, ok?”

“Ok…” rispose Niko, mentre Sandro metteva la base.

“Partiamo dal brano inglese che quello italiano lo sai meglio!” annunciò lui, mettendo il cd.

Niko annuì e mi lanciò mezzo sguardo, intercettandolo dopo molto tempo. Le nostre occhiate complici mi mancavano molto…

“Debora, i fogli!” esclamò quando vide che io non feci nulla.

“Eh? Cosa?” chiesi sobbalzando, persa in quei pensieri.

“I fogli del testo” ripeté. “Li avevo dati a te” aggiunse scocciato.

Subito glieli diedi, dicendomi che ormai era quasi tutto perso e che non saremmo mai stati amici.

 “Oddio, basta! Non ce la faccio più, ho la testa piena di”A te”, che noia!” sbottò Giuseppe all’uscita, mentre ritornavamo nel loft con un pullmino.

“Canterete “A te” di Jovanotti?” chiesi, voltandomi verso di lui ed Andrea seduti dietro di me e Lara.

“Si” dissero all’unisono. “Ma ci immagini noi che cantiamo una canzone sdolcinata?” fece Andrea scettico.

“No onestamente, insomma, voi che cantate una canzone d’amore… No!” sbottai ridendo.

“Invece sarà fico, mostrerò il latin lover che è in me” si introdusse Francesco, mentre gli altri due più Dante facevano un verso scettico.

“Vabbè, che volete farci! Su, la prossima volta canterete qualcosa di meglio” li incoraggiai facendo spallucce.

“Sempre se non usciamo” mi ricordò Giuseppe.

“Ma non dire sciocchezze, come farei senza di voi?” dissi, spingendolo lievemente.

“Oh, ci stai facendo una dichiarazione d’amore?” chiese Andrea ridendo e fingendosi emozionato.

“Ma stai zitto…!” lo rimbeccai, mentre Giuseppe, ridendo, spiegava: “No, sai, lui dice così perché avrebbe preferito  che tu avessi detto: “Senza di te”, eheh”.

Andrea imitò la mia spinta di poco prima, prima di arrossire lievemente e di incrociare il mio sguardo.  Mi sentii arrossire di rimando, e ringraziai il cielo quando irruppe Richard radioso, dicendo: “Ragazzi, visto che per oggi abbiamo provato abbastanza, cosa ne dite di organizzare una partita di calcio cinque contro cinque?”

“Ma siete pazzi? Sapete che io odio il calcio…” gli ricordò Dante.

“Lo sappiamo, infatti siamo dodici maschi e ci siamo già organizzati: tu non giocherai e Alessandro farà l’arbitro” spiegò. “Allora, voi altri? Giuseppe, Andrea…?”

Vidi i ragazzi scambiarsi un’occhiata indecisa ed io e Lara ci guardammo con un’occhiata in stile: “Maschi!”.

“Ma dai, partecipate, no? Per una volta farete qualcosa di diverso…” li incoraggiò lei.

“A’ ragà, dovete accettà perché noi stiamo già organizzando i cori per le cheerleader!” esclamò Samanta radiosa, alzandosi dal suo posto e raggiugendoci. “Capito Gold Boyz? Ve lo impongo come vostra life coach!”

“Ma perché, tu farai da cheerleader?” chiesi con una mezza risata.

“Si, ed anche tu lo farai tesoro, anzi, vieni dietro che stiamo preparando gli slogan!”.

Fu così che un’ora dopo mi ritrovai nella stanza di Rossella insieme a tutte le altre ragazze. Con le varie uscite ne eravamo davvero pochissime: io, Rita, Samanta, Rossella, Lara, Giulia e Annah. 

“Allora, le formazioni sono queste, me le ha appena date Alessandro:  la prima squadra è formata da Richard, Daniele, Andrea,Massimo e Dante, mentre nella seconda ci sono Amedeo, Claudio,Francesco, Niko e Dario” spiegò Rossella leggendo dal foglio. “Noi ne siamo in sette, faremo una squadra da quattro ed una da tre! Allora, chi si propone per la prima squadra?”

Samanta, Rita e Lara alzarono la mano. E subito la alzai anche io, non mi andava di tifare per la squadra di Niko, preferivo stare dalla parte di Max.

“Ok, allora io, Annah e Giulia tiferemo per la seconda squadra” si accordò Rossella. “Va bene? Ci sono obiezioni?”

Nessuna di noi fiatò, così Rita subito si affrettò a dire: “Allora passiamo alla creazione delle divise! Io propongo di indossare minigonne bianche o di jeans con delle magliette di colore diverso in base all squadre!”

Quella parte chissà perché era la mia preferita: avevo sempre sognato essere cheerleader per una volta, e lo ero stato solo una volta, alla partita di basket dei miei compagni di classe in quinta elementare…

“Propongo la maglia rosa o azzurra per la mia squadra!” proposi entusiasta. “Ne avete, no?”

Si levò un mormorio di assensi, mentre Giulia diceva: “Allora per la nostra squadra la propongo arancio o verde!”

Alla fine ognuno di noi uscì dalla propria stanza con tanto di gonne bianche e maglie azzurre per la mia squadra e verde per l’altra. Andammo tutte insieme fuori al giardino, dove si sarebbe tenuto l’incontro, e vidi i ragazzi vestiti da calciatori un po’ strani, solo Niko, Daniele e Andrea sembravano vestiti un po’ decentemente.

“Oh, ecco le nostre cheerleaders” ci accolse Niko avvicinandosi. “Quale slogan hai preparato per me?” mi chiese con un sorriso.

“In realtà nessuno” risposi,senza sapere se gioire o essere triste per quello che gli stavo per dire. “Io tifo per l’altra squadra” annunciai. Lui rimase senza dire una parola prima di avvicinarsi a Giulia. Mi sentii un po’ in colpa ma fui distratta dalla voce di Ivan Argenti che esclamò: “Ecco i pon pon!”.

“Ehi, Ivan, ma cosa…?” chiesi senza capirci nulla, prima di vedere i vari camera men arrivare.

“Verrete ripresi, sapete che un day time con questa partita avrà più audience! E poi Rita mi ha contattato per farvi avare i pon pon! Tu sei nella squadra azzurra, giusto?” chiese, notando la mia maglietta e porgendomi un paio di pon pon abbinati.

“Grazie, ma… Oddio, ripresi!” esclamai,prendendoli. “Che vergogna!”

Fu con questo pensiero che io e la mia “Squadra” ci avvicinammo a coloro che avremmo sostenuto.

“Mi raccomando, fateci fare bella figura” dichiarai facendo l’occhiolino, “Abbiamo certi slogan…!”

“Uh, ma sentila! Tanto lo so che tifi per noi solo perché ci sono io!” rise Daniele con una falsa aria furba.

“In realtà io sono qui solo per lo zio” lo informai facendo la linguaccia. “Perciò zio, come minimo devi fare tre goal per me, eheh”

Massimo sorrise, facendomi ringraziare il cielo e facendomi gioire.

“Ma certo, anzi, mi impegnerò così, visto che ci sono le telecamere, se non mi va bene con la musica proverò con il calcio!” ironizzò.

“Giusto, tu farai il calciatore ed io lo chef” lo sostenne ridendo Andrea, che sembrava per davvero un calciatore con il completino nero ed azzurro.

“Giusto! Andrea, dopo devi cucinare tu!” esclamai.

Lui fece una faccia stranita, prima di rispondere: “Si ma pulisci tu, l’altra volta ci ho messo mezz’ora per sgrassare le pentole…”

“Poverino” lo schernii, prima di sorridergli. “Certo che  pulisco io” aggiunsi, e notai che  il camera men ci stava già riprendendo.

“Su, ragazzi, iniziamo! E’ tutto pronto!” fece Alessandro avvicinandosi, con tanto di fischietto. Sembrava per davvero un arbitro.

Con un po’ di emozione io e le ragazze ci mettemmo nella parte destra del giardino, mentre ripetevamo i vari slogan e i piccoli passi che avevamo preparato.

Ivan se ne stava seduto sulle panchine con Dante, intento nel fare da cronista.

“… Ed ecco che le due squadre entrano in campo! Salve pubblico, qui è Ivan  che vi parla, e qui con me c’è un ospite d’eccezione, Dante Alighieri… Saluta il pubblico, Dante!”  iniziò. Udendo mi scappò una rimata leggere che scacciò via la tensione rimasta.

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una partita di calcio dove giocavano dei pazzi…”.

Le due squadre si diedero la mano e dopo le varie procedure che non ho mai capito la partita iniziò per davvero. La mia squadra si chiamava “Music Lovers” e l’altra “Music Players”.

“Forza Music Lovers! Forza! Osteria numero uno, come i Music Lovers non c’è nessuno, osteria numero mille i Music Lovers faranno scintille…” iniziammo a dire, agitando i pon pon. Mi sentivo decisamente una cretina, ma allo stesso tempo mi sentivo ibera di fare ciò che volevo.

“… Ed ecco che Niko scarta con abilità Daniele, ma il ragazzo sembra deciso a riprendersi la palla… No, Niko la riprende ma arriva Andrea che con abilità fa rientrare la palla nel possesso della sua squadra con un dribbling da favola…”

Vidi Rossella farmi uno strano cenno dall’altra parte, ma non capii cosa voleva dire. Nel frattempo non ci stavamo limitando ad urlare come della sceme e ad agitare i pon pon.

“… Ma un deciso Claudio sottrae la palla ad Andrea con una scartata niente male, cavoli è bravo…”

“Forza Andrea, forza Andrea, sei tutti noi!” urlai for dal coro, facendomi avanti ed arrossendo come una pazza.

Notai Niko e Max guardarmi, mentre Andrea riusciva a riconquistare la palla come una furia e si avviava verso la porta, contro Amedeo che faceva da portiere.

“… Ed è forse grazie al commento e all’incoraggiamento di una delle cheerleaders che Andrea riesce ad avviarsi vicino la porta, scartando Dario e francescp… E’ vicinissimo alla meta… Il portiere lo segue con lo sguardo, tira… La palla sembra… Ma no, è goal! Goal!”

Esultammo di gioia e le ragazze ripetettero il mio slogan, mentre tutti abbracciavano Andrea per il goal fatto e Niko sputava per terra. Mi voltai e vidi che Andrea mi stava venendo incontro, stringendomi  a sé e alzandomi quasi da terra. “Grazie per l’incoraggiamento, è dedicato a te questo goal” mi sussurrò all’orecchio, baciandomi una guancia ed allontanandosi continuando a guardarmi. Mi sentivo così stordita che non mi ero nemmeno resa conto del fatto che mi aveva bagnata con la sua maglietta sudata.

“… La situazione è 1 a 0 per i Music Lovers, gente… Ecco che un  deciso Francesco sottrae la palla a Massimo e si avvia deciso verso la porta opposta, dove Dario cerca di difendere la porta… E Giuseppe lo blocca, che bello vedere due componenti dello stesso gruppo contendersi qualcosa per una volta…”

La partita andò avanti e la situazione rimase così fino ad un quarto d’ora dopo.

“… Ed ecco che Niko è in possesso della palla, ma Daniele è deciso a scartarlo… Ma Niko tira, e Claudio fa da assist con la testa… Ed è goal! Goal! 1 a 1 gente!”

Sentii le altre ragazze esultare, mentre Niko ci lanciava un mezzo sguardo di sfida. Lo ignorai, dicendomi che non avevo nulla da temere. Dopotutto era solo una partita, e se lui era così ottuso da prenderla sul serio erano fatti suoi; e poi avevo ancora la testa annebbiata dal ricordo del ringraziamento di Andrea

“Forza ragazzi, siete i migliori!” iniziammo ad urlare nuovamente.

La partita proseguì, finché Alessandro non assegnò una punizione a favore dell’altra squadra e grazie a Dio Dario parò.  Poi toccò a Massimo e Claudio segnare.

“… L’arbitro fischia, è terminata la partita! Così la situazione finisce in parità, due a due...!”

Abbastanza stanche per i quarantacinque minuti di saltelli e urla sfrenate, ci accasciammo per terra, mentre i ragazzi facevano lo stesso e contestavano qualcosa.

“Bravi ragazzi, nemmeno in gara vi ho mai visto così presi e rivali!” esclamò Ivan, mentre i camera men parlavano su cosa montare e cosa eliminare visto che non si poteva mandare in onda tutto.

“Eh si” commentò Massimo, prima di avvicinarsi a me. “Ti sembrerà un miracolo, ma sto meglio, mi è servito distrarmi un po’” mi informò.

“Oh, evvai! E comunque bel goal, zio!” esclamai, agitando ironicamente i pon pon ed alzandomi. “Mi fa piacere! E vedi che tutto si aggiusterà” gli ricordai, raggiungendo gli altri e le ragazze.

“Ross, mi spieghi cosa voleva dire quel gesto prima?” le chiesi, curiosa.

Lei sorrise, prima di bisbigliare: “Vedi, sul campo si stava svolgendo un corpo a corpo tra Niko e Daniele, i due che ti hanno sempre contesa… E alla fine mi ha fatto sorridere il fatto che sia stato proprio Andrea a prendere la palla, in stile “Tra i due litiganti il terzo gode”! Secondo me sarà così anche nella vita reale, prima o poi sarà lui a mettersi con te…”.

La guardai e scrollai le spalle,dicendo il solito: “Ma và…”.

Quella serata fu davvero bella, omettendo la gara per chi doveva andare a farsi la doccia per primo, ovvio. Erano le nove e mezza quando ci ritrovammo in cucina per la cena tutti ristabiliti, e qua e là si sentivano ancora i commenti.

“Comunque Alessandro è peggio dell’arbitro Moreno, eh” si stava difendendo Amedeo, “Insomma, il fallo era stato fatto nell’area di rigore…!”

“Moreno a chi…!”

Ridendo iniziai a preparare il sugo, mentre Andrea ritornava dalla dispensa con due pacchi di spaghetti in mano.

“Dici che fare gli spaghetti sia più difficile?” mi chiese preoccupato.

“Ma no, non perderai la tua fama di chef” lo rassicurai, con una voce piuttosto sarcastica mentre versavo il sugo nella padella.

“Ehi, guarda che se fai così ti preferisco versione cheerleader!”  mi rimbeccò passandomi la cucchiaia di legno.

“E’ un pensiero tuo” risposi ridendo, cercando di prendere l’oggetto perché non me la dava, brandendola come una spada. “E poi hai fatto goal grazie a me...” gli ricordai, aumentando la presa.

“Hai ragione, mi salvi sempre” ammise, mollando la presa e dandomi l’oggetto. Lo afferrai ed iniziai a fare lo stesso procedimento di qualche giorno prima, decisa nel non incrociare il suo sguardo. “Secondo me imparando sarai un’ottima chef” aggiunse osservandomi.

“Mai quanto te” sorrisi, alzandomi sulle punte per prendere il sale.

“Aspetta, faccio io” si offrì, prendendolo facilmente con il suo metro e ottanta e più mentre ero sul punto di afferrare il barattolo. Le nostre mani si toccarono, e per la prima volta fui io a lanciargli uno sguardo grato, sentendo le guance in fiamme.

“Grazie” feci, prima di dargli un bacio sulla guancia totalmente imbarazzata, un po’ come faceva lui per ringraziarmi di solito.

“Figurati” rispose, e si parò nuovamente dietro di me come la volta precedente, poggiando il mento sulla mia spalla e stringendomi lievemente intorno alla vita.

In quell’istante mi sentii lo stomaco affamato improvvisamente pieno  oltre che alla pressione alzata di centinaia di gradi.

“Ecco, ora tocca a te” affermai alla fine, mentre avevo finito di condire il sugo.

Sobbalzò quasi e disse: “Certo, grazie”.

Feci un cenno e gli lasciai libera la “Postazione”, dicendogli che sarei andata a preparare la tavola.

“Debora?”

“Si?”

“I tuoi capelli hanno un profumo delizioso…”

Ci scambiammo qualche sguardo prima di deciderci a continuare, mentre Massimo, Niko e Rossella ci guardavano a nostra insaputa, ognuno con un’espressione differente.

Alla fine la pasta fu servita,  immortalai il momento con numerose foto  e come la volta precedente ci furono particolari commenti, e tra questa volta vi citerò quello di Richard che l’altra volta non aveva avuto il piacere di assaggiarla: “Beh, Andrea, magari giocassi a pallone come cucini…!”.

Ora sta a voi interpretarne il senso…!

 

Qualche Anticipazione:

Era vero: tre secondi dopo mi ritrovai davanti la stampa della copia settimanale di “Cioè” e, ciliegina sulla torta, c’eravamo tutti noi in copertina.

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“Perfetto allora, dopo le prove verrai da Armani con me!” stabilì entusiasta.

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“Bene… In realtà io ed i giudici siamo qui per darvi una notizia che forse sconvolgerà un po’ il vostro equilibrio…” iniziò, mentre Silvia annuiva e si avvicinava.

_____

“Ti vogliamo come nostra life coach!” esclamò Andrea come se fosse la cosa più logica del mondo.

_____

Inutile dire che a quelle parole Samanta sbiancò e fece segno a Niko di uscire, sbattendo quasi la porta. 

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Feci un piccolo cenno prima di schiarirmi la voce e dire: “Promettiamoci che se arriveremo in finale, l’ultima sera la renderemo indimenticabile!”.

 

  
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