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Autore: Im_dreaming_Saffo    27/04/2015    0 recensioni
Ah, anche se so che non vi interessa, sono una ragazza apparentemente normale. Non so parcheggiare decentemente e preferisco passare la giornata su GTA Online e Call of Duty a sfogarmi sugli altri giocatori. Non sono per niente femminile e ho un po' di pancetta. Porto i capelli corti, sono castani però ho la frangia tinta di biondo perchè fa figo; mentre i miei occhi sono color merda. Va bene, va bene, sembro una nerdona cessa (I nerd non esistono più! Ora ci sono solo i Gamer!) però ho delle belle tette!
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Triangolo
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A volte si ha l'impressione di non trascorrere al meglio la propria giornata. E' una sensazione persistente, come se ci dimenticassimo qualcosa di importante.

Solitamente, provo quella sensazione durante le vacanze, sia estive che invernali. A parte il sabato e la domenica, passo sempre la giornata in camera, leggendo, videogiocando e guardando la tv. Per l'amor di dio, non sto dicendo che non apprezzo le vacanze, anzi! Sono un'ottima occasione per finire l'ultima Serie Tv di turno. Solo che, durante quei giorni, tendevo a scordare che esistevano altre persone oltre ai miei amici immaginari.Così, una settimana dopo l'inizio delle vacanze invernali, Maya bussò infuriata alla porta della mia stanza. Era mattina e, appena sveglia, fui sorpresa di trovarla li. Era raro che venisse a casa mia, siccome i miei genitori disapprovavano la nostra relazione. Quando entrò in camera mia, guardandosi intorno, rimasi imbambolata a fissarla, cercando di scacciare via la sonnolenza mattutina.

-Che ci fai qui?- le chiesi sbadigliando.

Le andai incontro. I suoi capelli ricci erano racchiusi in una disordinata coda che però non la rendeva trasandata. Le cinsi la vita e le sfilai il codino, per poter affondare il naso nei suoi profumati capelli.

Rispose il mio abbraccio con un risolino, baciandomi una guancia. -Sono venuta a salvare la mia ragazza.-

-Salvare?- mi scostai, per guardarla in volto con aria confusa.

Lei arricciò il naso e le sue lentiggini si incresparono deliziosamente. -Beh, a salvarti dalla malvagia camera da letto che minaccia di inghiottirti.- disse con voce solenne, sorridendo.

Inclinai il capo di lato e mi guardai intorno. -La mia camera mi ama, so che non mi inghiottirebbe mai.- le risposi per poi scostarmi da lei e andarmi a sedere sul letto.

Maya mi raggiunse, attirandomi in un dolce bacio che mi fece sciogliere. Le sue labbra sapevano di caffè e miele, non ci misi molto a prenderle il volto tra le mani e a esplorarle la bocca con la lingua. Quando ci staccammo, i suoi occhi verdi brillavano come piccoli smeraldi.

-Forza, vestiti. Usciamo un po'.- mi esortò, dandomi una spintarella con la spalla.

Sospirando mi alzai dal letto e arricciai il naso. -Mi devo cambiare davanti a te?- le chiesi maliziosa.

-Sarebbe interessante... ma non è il caso. Abbiamo poco tempo.- rispose in una risatina.

Poco tempo... ma per cosa?

Evitai di chiederglielo, poiché comunque, se era una sorpresa, non me l'avrebbe mai detto. Così andai in bagno e mi preparai.

Non chiedete dettagli sui miei vestiti, sono sempre gli stessi indumenti in stile fandom.

Quando fui pronta tornai in camera.

Maya mi prese la mano e intrecciò le nostre dita, conducendomi fuori dalla stanza e quindi anche fuori casa.

Per qualche secondo non parlammo, ci limitammo a godere della nostra presenza. Quando mi strinsi attorno al suo braccio, lei chinò il capo e mi sorrise, arricciando il naso.

-Sai cosa c'è la settimana prossima?- mi chiese, passandomi il braccio intorno alle spalle.

-C'è la nuova patch per Natale di GTA.- le risposi tranquilla, per poi sbadigliare distrattamente.

Lei ridacchiò, divertita e mi trascinò all'interno di un vicolo. Non era particolarmente isolato, ma era abbastanza deserto da darci un minimo di privacy.

Cinsi i fianchi di Maya e la guardai negli occhi, adorante. Lei non tardò a spingermi delicatamente contro il muro tappezzato di graffiti.

-Sai perfettamente cosa c'è la settimana prossima...- mormorò contro le mie labbra, con voce roca.

Un brivido mi percorse la schiena, sia per l'eccitazione sia per il nervosismo. Giusto, la settimana prossima c'era la vacanza-gita con la scuola. La tipica settimana bianca ad Aspen. Dio. Santo.

Maya sapeva che ogni anno l'avevo esplicitamente evitata, siccome non amavo l'idea di condividere la stanza con qualcuno, ne di passare tanto tempo in presenza di... troppe persone.

Sospirai e abbassai lo sguardo. -Non ci vengo, tanto.-

Lei ridacchiò e mi mordicchiò il labbro, facendo scorrere le mani lungo la mia schiena. -Si che ci vieni...- sussurrò ancora, passando a baciarmi il mento e poi la guancia.

Altri brividi mi percorsero il corpo, come tanti fulmini di dolcezza. -No che non ci vengo.- ripetei, con minor sicurezza. Diavolo! Maya sapeva come farmi cedere su qualsiasi cosa, non che fossi particolarmente decisa, ma bastava un suo sguardo e crollavo. Molto spesso mi avevano definito come un suo animale domestico, però lei era così dolce e io non sapevo resisterle.

-Si che ci vieni...- continuò senza pietà, scendendo, con dolcezza, a baciarmi il collo. Le sue labbra erano calde e dolci sulla mia pelle.

Sospirai, passandole distrattamente le mani tra i capelli ricci. -No, Maya, ti prego... Non insistere.-

-Dai... ci divertiremo! Passeremo del tempo assieme e...- la sua voce si fece di una tonalità ancor più bassa e accattivante. -...Magari potremmo...-

Ingoiai, tesa. Io e Maya non avevamo ancora fatto... beh, l'amore. Era un discorso che difficilmente Maya affrontava. Non perchè non fosse pronta, anzi, a differenza mia lei non era più vergine. Solo che... non voleva. Non ancora.

Più volte avevo cercato di andare oltre ma lei mi aveva sempre rifiutato.

-No, cazzo. Non ci voglio venire!- sbottai, aggrottando la fronte. Non volevo andare, maledizione, e non era giusto che mi costringesse con simili giochetti.

Lei si scostò, colpita in pieno dal mio tono. -Non puoi parlarmi così.- disse corrucciata, lanciandomi un'occhiataccia.

Improvvisamente mi sentii tremendamente in colpa per averle risposto così bruscamente, in fondo lei voleva solo passare del tempo in più con me. Non c'era niente di male, no?

-Maya...cucciola...- iniziai, con lo sguardo pieno di scuse.

Lei scosse il capo e alzò una mano. -No, non puoi guardami così ora. Non ci venire, chissà quanto m'importa.-

E così com'era venuta, all'improvviso, Maya se ne andò, senza aggiungere altro.

Mi lasciai scivolare contro la parete, non sopportando l'idea di averla ferita e delusa. Non volevo reagire così, davvero, ma lei continuava ad insistere e... Non lo so.

Dio, ma perchè non sapevo controllarmi?

Mi presi la testa tra le mani e lasciai scorrere le lacrime che avevo trattenuto sul momento.

Dovevo andare ad Aspen se volevo scusarmi e riconquistare Maya. Dovevo raggiungerla li e farle una sorpresa. Era l'unica cosa da fare, no?

 

 

 

 

 

 

-Ti sei fottuta il cervello?- la voce stupita e irritata di Lara mi arrivò sfumata per la cattiva recezione. Ero seduta nella caffetteria all'angolo della scuola, poiché, sul momento non sapevo ne dove andare ne cosa fare. Solo passeggiando e smaltendo la frustrazione fui capace di pensare qualcosa di intelligente.

Purtroppo ero stata costretta a chiamare Lara, siccome nessun altro dei miei amici sarebbe andato in settimana bianca. Lara mi era sembrata un'ottima idea fino a che, alla fine, non rispose al telefono

-No, Lara.- le risposi paziente, prendendo un sorso del caffè che avevo preso.

-E come hai fatto ad avere il mio numero?- disse ancora, quasi gridando.

Sospirai e cercai di mantenere la calma che con tanta fatica avevo guadagnato. -Sul sito della scuola.- le risposi – Allora, si?-

-Sei pazza se credi che verrò alla settimana Bianca con te, che sei una sfigata del cazzo.- continuò senza pietà, lanciandosi in variegati insulti contro la mia persona.

-Si, sono pazza. Dai, Lara! Ti aiuterò a capire chi ha messo in giro quella voce su di te, va bene?-

La sentii trattenere il respiro e mugugnare qualcosa. Sapevo che un compromesso era quello che ci voleva. Lara non era... completamente cattiva. Ma aveva una buona dose di buon senso ed egoismo e non faceva mai niente se poi rimaneva a mani vuote.

-Vieni a casa mia, ti do una lista di cose da portare per la gita. Se ci impieghi più di un'ora ad arrivare, ti avverto, cambierò idea. Che dio mi perdoni per quello che sto per far...- e staccò, lasciandomi a fissare perplessa il telefono. Lara? Una missione suicida. Magari... no! Non potevo voltarmi indietro, sarei risultata scialba agli occhi di Maya. Ed era l'ultima cosa che volevo.

Dopo pochi istanti mi arrivò un SMS di Lara: c'era scritto il suo indirizzo.

 

Inizialmente rimasi un po' impalata come un'imbecille quando mi aprì la porta del suo iper mega lussuoso attico in centro.

Una volta varcata la soglia mi ritrovai in un ambiente terribilmente freddo e moderno, come se fosse stato arredato così, giusto per riempire dello spazio.

-Non disturbo, vero?- le chiesi.

-Certo che disturbi.- con mia grande sorpresa, Lara era in abiti per la casa e non era preparata alla perfezione come al solito. Indossava una maglia XL bianca e un paio di shorts neri. Niente di più. I suoi capelli biondi erano raccolti in una comoda coda di cavallo.

Alzai gli occhi al cielo al suo commento acido. -Intendo dire, non disturbo i tuoi genitori, vero?-

Lei scosse il capo e si guardò intorno, alzando le spalle. -Abito da sola qui. I miei mi ci hanno spedita dopo l'incidente. Dicono che sono stata poco responsabile e attenta e pensano che abitare da sola mi farebbe bene. In realtà mi hanno semplicemente cacciato di casa per non avere più problemi.-

Rimasi un po' interdetta e la fissai a lungo, cercando le parole giuste. -Perchè non mi hai chiamato? Ti avrei fatto un po' di compagnia...-

Lei si mordicchiò il labbro e le sue sopracciglia schizzarono verso l'alto. -Non ci ho proprio pensato a chiamarti, Miss Sfigata dell'Anno.- mi disse, abbastanza sorpresa. Poi recuperò il controllo e mi indicò il divano. -Accomodati, comunque.-

Feci come aveva detto, perchè il suo divano sembrava dannatamente comodo.

-Vuoi che ti porti qualcosa?- mi chiese ancora.

Rimasi sorpresa da tutta quella ospitalità, infatti inciampai nella mia risposta. -Vedi tu, grazie.-

Osservai Lara allontanarsi e poi tornare con due bicchieri pieni di vino rosso. Me ne porse uno e si accomodò accanto a me.

Fissai per qualche secondo il bicchiere e decisi che era giunta l'ora di mettere in pratica ciò che mi aveva insegnato mia zia Theresa sui vini.

Feci girare lentamente il liquido rosso e poi mi portai il bicchiere al naso, con delicatezza. Odorai per qualche secondo e poi sorseggiai. -Mhh... buono.-

Sollevai lo sguardo verso Lara e la trovai a fissarmi, con la fronte aggrottata.

-Allora non sei del tutto una causa persa!- sbottò.

Mi schiarii la gola e arrossii lievemente, lusingata dal fatto che l'avevo stupita. -Beh, so qualcosa su vini e gastronomia.- alzai le spalle.

Lei scosse il capo e sogghignò, alla fine mi passò un foglietto rosa, c'erano elencate diverse cose da portare in viaggio. Come abiti da sera, tacchi e cose del genere.

-Perchè?- le chiesi semplicemente.

Lei sospirò e posò il suo bicchiere sul tavolino accanto al divano. -Se devi venire con me devi fare bella figura, io non esco con una sciattona.-

Ah, ora era tutto chiaro. Non voleva che la facessi sfigurare, ma non era il caso di contraddirla, siccome era già un miracolo che venisse con me. -Non ho niente del genere a casa.- le dissi con calma.

-Scherzi?-

 

 

E fu così che mi ritrovai in un dannato camerino, cercando di tirare su la lampo del vestito color acqua marina. Un mucchietto di vestiti era ai miei piedi, alcuni li avevo scartati, mentre altri erano sistemati sul bancone dall'altro lato del negozio, pronti ad essere comprati. Uno in particolare aveva colpito Will e Kat, che con un messaggio di SOS si erano precipitati in negozio.

Inizialmente avevo provato a scegliere qualcosa da sola, senza disturbare nessuno. Ma purtroppo il buon gusto non rientrava nelle mie qualità per cui ero stata costretta a chiamare Katie e Willie.

Insomma, come al solito, mi ero ridotta all'ultimo momento e mancavano solo due giorni alla partenza. Della lista di Lara avevo preso quasi tutto, mi servivano solo scarpe e vestiti.

Quando, finalmente, Kate e Will decisero che quel vestito mi stava bene, passarono alle scarpe, piazzandomi tra le braccia due paia di tacchi.

-E qui ti voglio vedere.- disse malevola Kate.

Sollevai lo sguardo verso di lei, annoiata. Il volto di Kat era incorniciato da lunghissimi capelli rosso tiziano, un colore davvero particolare e bello. Era davvero alta, per cui mi toccava quasi sempre guardarla dal basso, con una certa irritazione.

-Già, qui mi vuoi veder cadere.- sogghignai, mentre mi sedevo sul puffo rosso del negozio per provarmi le scarpe.

I grandi occhi color cioccolato di Kat si spalancarono, creando un bel contrasto sulla sua pelle bianca.

Spostai lo sguardo verso Willie, che mi fissava con felicità. -Forza, forza! Quei vestiti ti stavano troppo bene!- disse tutto contento.

Sbuffai e mi infilai il primo paio di tacchi, quello color nero lucido. Alla fine mi alzai in piedi e iniziai a camminare, per vedere se fossero scomodi. Beh, i tacchi sono sempre scomodi, ma quello non sembrava eccessivamente fastidioso.

Mi voltai verso Will e Kat. -Allora, come sto?-

Loro mi fissarono perplessi, come se avessero appena assistito ad un miracolo.

Will si battè una mano sulla fronte, teatrale. -Non ci credo.-

-Nemmeno io.- concordò Kat, scuotendo il capo.

-Non mi stanno bene?- chiesi sbattendo le palpebre confusa. Chinai il capo per osservarmi i piedi: le scarpe sembravano abbastanza carine.

-Non è questo.. è...- iniziò Kate, guardandomi corrucciata.

  • E' che sai portare i tacchi!- finì Will, sospirando sognante. Poi battè le mani e si esibì in una risata malvagia. -Ti stanno benissimo!-

Scossi il capo, mordicchiandomi il labbro. Non era la prima volta che li portavo, anche se li detestavo a pelle. Solitamente i miei, qualche anno prima, mi avevano portato a qualche evento sociale dove era necessario avere un abbigliamento consono.

-Sei una stronza che non ce l'hai detto!- continuò Will, gongolando.

Sia lui che Kate sembravano così felici di vedermi vestita meglio, elegante e sistemata. Volevano da sempre che mi sistemassi, per fare colpo e per dare una bella impressione.

Più volte avevo tentato di spiegar loro che truccarmi e vestirmi bene non era il mio obbiettivo, semplicemente non mi sentivo a mio agio.

Io ero jeans e maglietta, non tacchi e acconciatura.

In quell'occasione però dovevo fare un'eccezione. Dovevo riconquistare Maya, dovevo colpirla. Per cui mi serviva ogni mezzo. Persino non essere più me stessa, in un certo senso. Forse lei, vedendo che non me ne stavo più chiusa nei miei schemi, avrebbe capito che per lei avrei fatto tutto.

-Lottie?- sentii la voce di Kat che mi chiamava e mi riportava nel mondo reale.

Alzai lo sguardo verso di lei e aggrottai la fronte. -Che c'è?-

-Non sembri tanto sicura...- mi fece notare, inclinando il capo di lato, comprensiva.

Mi mordicchiai il labbro e mi diressi verso il puffo per infilarmi le converse. Ormai la taglia già la sapevo, per cui non era necessario provarmi altro. Quando mi alzai, Kate e Willie mi guardavano straniti, come se stessero fissando un cucciolo ferito.

-Va tutto bene, ragazzi, davvero. - alzai le spalle e poi feci un ghigno, alzando un sopracciglio. -Ma se siete così preoccupati per me perchè non venite che anche voi?-

-Ma chi?- iniziò Kat, scuotendo il capo, facendo ondeggiare i suoi lunghissimi capelli.

-Noi?- aggiunse Will, sbuffando e alzando il mento di scatto, con aria superiore. -Noi siamo troppo vip per andare ad una semplice settimana bianca.-

Sospirai e mi avviai alla cassa per pagare tutto.

Alla fine io e i miei amici ci concedemmo un caffè al bar, per approfittare e chiacchierare un po'.

Nessuno dei due mi chiese di Maya, sapevano che era un argomento troppo delicato, mentre io avevo l'impressione che la nostra relazione stesse giungendo ad una fine, siccome lei non sembrava più molto presa già da un po'.

So che è strano dirlo, ma io e lei non avevamo mai litigato, proprio mai.

In una coppia, lo so benissimo, che è normale litigare un po', solo che noi due andavamo fin troppo d'accordo e ora mi sembrava strano che non avessimo mai avuto una discussione.

Inoltre Maya era scoppiata all'improvviso nel vicolo, come se... non so. So solo che per la prima avevo davvero paura di scoprire ciò che mi avrebbe aspettato ad Aspen.

 

 

 

I miei genitori mi lasciarono davanti la fermata dell'autobus della scuola, il giorno della partenza, con una caterva di borsoni fino al collo. Ciò che aveva richiesto Lara si era rivelato più ingombrante del previsto. Non mi trovavo per niente ad avere tutte queste cose dietro, soprattutto quando ero abituata all'essenziale.

E, parlando del diavolo, Lara sbucò dal finestrino dell'altissimo autobus scolastico e mi fece un... cenno.

Con l'aiuto del guidatore infilai le borse nel strano ripostiglio destinato ai bagagli e finalmente riuscii ad issarmi sul bus già pieno di ragazzi.

C'era un chiasso spaventoso, ragazzi che strillavano e ridevano, ragazze che canticchiavano tra di loro. Pazzesco, davvero. Ovviamente quello era solo il primo di una lunghissima fila di autobus contenenti gli studenti dalle terze alle quinte.

Non mi aspettavo così tanta gente, sul serio.

In fondo al mezzo notai un gruppetto di ragazzi, tra cui c'era Maya.

Lei notò il mio arrivo, incrociando il mio sguardo. Spalancò gli occhi dalla sorpresa e mi osservò confusa, come se non credesse che fossi davvero li.

Io scossi il capo, delusa, quando notai che non si alzò per venirmi incontro.

Irritata da quel suo far nulla decisi che era tempo di prendere posto vicino Lara, che guardava stranamente fuori dal finestrino.

Era in perfetta tenuta da viaggio, con Jeans e maglia, impeccabile come al solito.

-Come mai non sei seduta in fondo a tutto con gli strafighi?- le chiesi sedendomi al mio posto.

Lei grugnì, senza staccare gli occhi da fuori. -Perchè sono diventata troppo figa perfino per loro.-

Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, notando però che c'era qualcosa che non andava. Lara era molto distratta, cosa particolarmente rara, e non si trovava col suo gruppetto. Anzi, mi accorsi con gran stupore, Maya era con i suoi amici.

Mi mordicchiai il labbro, confusa: cosa stava davvero succedendo davanti i miei occhi? Non lo sapevo, ma lo avrei scoperto. L'avevo promesso a Lara.

-Quindi io sono diventata abbastanza figa da sedere accanto a te?- scherzai per distrarla un po' dalla matassa di pensieri che probabilmente aveva.

Lei scosse il capo, abbozzando un sorriso. -Sei così sfigata che puoi stare a sedere accanto a me.-

-Ah, grazie.- alzai le spalle e pescai l'ipod dalla tasca della giacca, iniziando a sbrogliare le cuffie. Non appena riuscii a risolvere quel macello le porsi una cuffia, invitandola ad ascoltare la musica con me.

Lei alzò agli occhi al cielo, sospirando. -Non voglio ascoltare la tua musica da sfigata, sfigata.- mi disse leggera, tornando a guardare fuori dal finestrino.

Scossi il capo, infilandomi le cuffiette e alzando il volume al massimo misi Breezeblocks degli Alt J.

Alla fine il pulman partì alla volta di Aspen e mi lasciai scivolare lungo il sedile in maniera svogliata.

Con la coda dell'occhio notai Lara con l'iphone in mano, intenta a farsi un selfie.

Inarcai un sopracciglio e per poco non scoppiai a ridere, mi tolsi una cuffietta. -Ma cosa fai?- le chiesi guardandola incuriosita.

Lei si sistemò i capelli e inclinò il capo di lato, scattandosi la foto. -Per Facebook.- disse semplicemente, passando alla app e caricando la foto.

-Stai scherzando?- continuai, scettica. Era davvero così frivola? Così frivola da toccare l'assurdo.

Lei sbuffò e posò il cellulare nella borsa, tornando ad ignorarmi.

La osservai per qualche secondo per poi tornare alla mia musica, alla fine, però, cullata dal pulman, mi addormentai.

 

Il viaggio non fu lungo, fu lunghissimo. Ci fermammo un sacco di volte, per far svuotare la vescica a tutti gli alunni e per mangiucchiare qualcosa. Arrivammo alle 23 all'albergo, sul cuccuzzolo di una montagna. Appena scesa dal pullman dovetti avvolgermi nella mia leggera giacca, siccome il piumino era nella valigia.

La neve mi arrivava al polpaccio e mi bagnava i jeans, ma per il resto era tutto perfetto e... blu.

L'oscuro della notte rendeva la candida neve tinta di blu scuro, un'immensa estesa di blu, che si andava a spezzare contro l'enorme albergo in stile baita. Quando chinai il capo per osservai il cielo restai senza fiato: milioni di stelle brillavano nel cielo, come scie di colore bianco in una tela di blu.

In quell'istante, in mezzo alla natura, col naso che mi si gelava e i brividi lungo la schiena, mi sentii viva, con gli occhi e il corpo spalancato sul mondo.

 

Sussultai, quando sentii la mano di Lara toccarmi il braccio, facendomi tornare alla realtà.

Mi voltai verso di lei e notai che mi guardava incuriosita, come se avesse scoperto qualcosa che le piaceva.

-Andiamo?- mi chiese, strofinandosi le mani lungo le braccia per riscaldarsi.

-Andiamo.- concordai dirigendomi, con lei, a prendere le valige all'interno dello scompartimento del bus.

L'albergo mi piacque un sacco, tutto fatto di legno, molto rustico. I professori destinati al controllo degli studenti iniziarono a distribuire le chiavi per le stanze doppie.

La nostra era la 221, al terzo piano, così, vista anche l'ora, io e Lara ci sbrigammo a portare la roba in camera e a sistemarci nella stanza che sarebbe stata nostra per un'intera settimana.

Quando aprii la stanza, rimasi deliziata da ciò che vidi: una stanza col soffitto obliquo, siccome all'ultimo piano, le pareti di legno scuro, come i mobili, due letti singoli ma così grandi da sembrare due letti matrimoniali, con un copriletto rosso. Decisi che adoravo quella stanza, così mi fiondai dentro, gettandomi sul letto più vicino, accantonando per un secondo le valige.

Sentii Lara ridacchiare e chiudere la porta della stanza. -Allora quello è il tuo letto.-

Non l'avevo mai sentita ridere o quasi, come in quel momento, così alzai il capo e la vidi dirigersi verso l'altro letto, portando all'interno le sue valige firmate.

Sembrava stranamente distratta.

Qualcuno bussò alla porta, lei mi fece un segno verso di essa, come per dire ''pensaci tu''. Così mi alzai riluttante dal letto e aprii la porta.

Mi ritrovai una Maya confusa e leggermente infastidita davanti.

Provai a scacciare la sorpresa e il batticuore che mi aveva preso nell'emozione di vederla. -Ciao, Maya.-

-Che diavolo ci fai qui?- mi chiese, senza neanche salutarmi, il suo tono fu come uno schiaffo in pieno viso, così arretrai di un passo.

Sentii Lara arrivarmi alle spalle e affiancarmi. -E' una educazione salutare, Maya. Scommetto che i tuoi te l'hanno insegnato.- esordì con fredda cortesia.

Maya spostò il suo sguardo su di lei, fulminandola con lo sguardo. Non le disse niente, anzi, tornò su di me, rivolgendomi un'altra domanda, come se Lara non fosse nella stanza. -Che ci fate insieme?-

Lara si schiarì la voce, visibilmente irritata. -Charlotte ha avuto la gentilezza di accompagnarmi ad Aspen.-

Non sapevo cosa aggiungere ne cosa dire, e , a quanto pareva, Lara se n'era accorta e mi stava dando man forte. Non potevo crederci.

Maya alzò gli occhi al cielo, esasperata. -Charlotte, tu non hai la voce?-

Ingoiai, quella ragazza non sembrava più la dolce Maya che avevo sempre conosciuto, sembrava una versione della cattiva Lara, invece. Una di quelle stronze che si impongono sulle persone, opprimendole.

-Mi hanno insegnato a non parlare con gli estranei...- mormorai, guardandola negli occhi, sulla difensiva.

Lei sembrò colpita dal mio commento e abbassò lo sguardo, cercando di prendermi la mano, cosa che evitai, tirando indietro la mano.

Non solo l'avevo seguita fino ad Aspen, per cercare di rimediare.... il danno e pure la beffa.

-Possiamo parlare... da sole?- mi chiese, tornando la Maya di sempre, quella che parlava sempre con gentilezza.

Rimasi ad osservarla, valutando il suo repentino cambio di umore. Sul pullman mi aveva trattata come una ragazza qualsiasi e non come la ''sua'' ragazza. Si era limitata a fissarmi, per poi tornare a parlare con gli amici. E ora, che magari le faceva più ''comodo'' parlarmi, era venuta a bussare alla mia porta.

Questo suo atteggiamento mi diede su i nervi.

Così la guardai negli occhi, assottigliando lo sguardo. - Che peccato, ora non mi va. - le rivolsi uno dei miei migliori sorrisetti falsi, mentre la sua espressione mutava nello stupore più assoluto.

Così, prima che le sue labbra si spalancassero per parlare, richiusi la porta, ignorando completamente le sue proteste e i colpi contro di essa.

Mi voltai verso Lara, che se ne stava ad osservarmi con le braccia incrociate e un perfetto sopracciglio biondo inarcato, perplessa.

Sospirai, esasperata, alzando gli occhi al cielo. - E adesso che c'è? - esclamai.

I suoi occhi azzurri sorrisero, anche se le labbra rimasero al loro posto, nella solita linea dritta. - A quanto pare il cagnolino di Maya ha imparato ad abbaiare. -

-Non sono il suo cagnolino. - Borbottai, allontanandomi dalla porta. Maya doveva essersene andata, visto che i tonfi contro il legno erano cessati. Mi avvicinai al letto, sedendomi ai piedi di esso, passandomi una mano fra i capelli corti.

-Non più, a quanto pare. - continuò, rimanendo in piedi vicino la porta.

Non potei far altro che osservarla, senza ribattere. C'era qualcosa di strano nel suo atteggiamento, qualcosa di diverso: sembrava in qualche modo divertita dalla situazione... ma al tempo stesso mi guardava con stima, quasi. Ma stavamo parlando di Lara, era praticamente impossibile che quella biondona sexy mi stimasse.

Alla fine mi lasciai cadere sul letto, osservando il soffitto obliquo con un broncio stampato sul viso. Ero andata ad Aspen per far capire a Maya quanto importasse di lei, non per litigarci.

Improvvisamente l'iphone di Lara squillò, facendomi sobbalzare. Mi voltai verso di lei, osservandola rispondere al messaggio che le era appena arrivato.

Il suo volto venne illuminato da un ghigno, di quelli da stronza collaudata, che mi inquietò, e non poco.

-Perchè fissi il telefono con quella espressione da depravata? - chiesi, incuriosita.

La bionda si avvicinò all'armadio di legno scuro, spalancandolo, fissando il contenuto al suo interno con le braccia sui fianchi.

-Qualcuno si è ricordato di invitare la Regina alla festa. - disse, soddisfatta.

Rimasi stranita dal suo tono di voce, altezzoso e pomposo. Così mi esibii in una smorfia.

-E va bene, Elsa, metterai il vestito con lo spacco? - borbottai, sarcastica, tirandomi su, acciambellandomi sul letto.

La sentii sospirare, afferrando uno dei vestiti da sera che avevo comprato qualche giorno prima con Willie e Kat. Lo osservò, per poi annuire e lanciarmelo.

Goffamente, mi allungai per acchiapparlo e stringerlo fra le braccia, confusa.

-Oh, questa è divertente; La regina di Ghiaccio che indosserà un vestito di una lesbica sfigata.-

Lei si girò verso di me, con un'espressione esasperata e divertita al tempo stesso, alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, afferrandomi poi il mento fra l'indice e il pollice.

Completamente nel pallone, sgranai gli occhi, puntandoli in quelli di ghiaccio della bionda.

-I vestiti per le lesbiche vengono indossati dalle lesbiche. Sopratutto perchè, lesbica sfigata, tu mi accompagnerai. -

Le sue parole mi fecero raggelare il sangue. Non ero mai stata ad una di quelle feste organizzate nelle stanze altrui durante una settimana bianca, proprio perchè non c'ero mai stata, da brava sfigata sociopatica. E quel tipo di festa significava: alcol, musica e i tipi più tosti della scuola.

La osservai come se fosse una cavia da laboratorio impazzita, fuggita dalla sua zona di quarantena.

- Elsa, sniffare ghiaccio secco ti ha fritto quei pochi neuroni che hai. -

  
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