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Autore: DulceVoz    27/04/2015    5 recensioni
Che ne sarà di noi? Questa non è una vera e propria domanda, è piuttosto una frase vaga che si ripetono tre fratelli, da quando la loro vita è stata sconvolta da una disgrazia più grande di loro, un uragano di sofferenza che ha stravolto duramente le loro giovani esistenze. Che ne sarà di noi? Si chiede una zia amorevole, che potrebbe trovarsi costretta a vivere con loro a causa di un testamento sorprendente, il quale la vedrebbe obbligata sotto lo stesso tetto anche con il suo peggior incubo, ovvero l’uomo che si interrogherà con la medesima questione, nascondendosi dietro ad una maschera di indifferenza. Dal dolore puo’ nascere amore? E, soprattutto… l’amore puo’ aiutare a superare un dramma tale? Questo e molto altro, lo dovranno scoprire i nostri protagonisti… perché a sanare le loro profonde ferite, dovrà pensarci proprio questo potente sentimento.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Diego, Leon, Pablo, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Intuizioni e chiarimenti. Cap.27.
 
“- Ragazzi, è arrivato il momento di parlare…” Angie, arrivando fianco a fianco con Pablo e stringendogli con forza una mano, esclamò quella frase fissando attentamente i tre nipoti: Diego teneva lo sguardo alto e fiero, senza però far intendere cosa provasse di preciso, Violetta sembrava perplessa e non le staccava gli occhi dal volto preoccupato, mentre Ambar, astutamente, osservava le dita della zia amorevolmente intrecciate a quelle di Galindo, ancora più convinta della sua tesi che quei due stessero insieme. “- Lo sapevo…!” Borbottò la piccola, sporgendosi verso il fratello che non si mosse di un centimetro, continuando a perdersi negli occhi della Saramego, smeraldo quanto i suoi. “- E’ successo qualcosa, zia? Sei un po’ pallida…” Commentò la secondogenita, fissando poi a sua volta, distrattamente, le mani della donna e di Pablo, ancora strettissime per infondersi coraggio a vicenda. Come mai si tenevano l’uno all’altra con tanto affetto? Si era forse persa qualcosa? Improvvisamente si ricordò di quella mattina di parecchio tempo prima, in cui Ambar aveva detto a lei e al fratello di aver visto i due baciarsi prima che loro entrassero in casa… potevano davvero stare insieme o Angie voleva solo sentirsi più sicura per chissà quale discorso da affrontare e per quello si teneva con così tanta forza all’uomo?
“- Sto… bene, credo. Ho solo avuto un calo di pressione, poco fa, ma mi sono ripresa.” Esclamò, andandosi a sedere vicino alla piccola di casa, mentre Galindo si accomodò sulla poltrona alla sua sinistra. “- Devo parlarvi perché… è arrivato il momento che voi sappiate tutta la verità su una questione che mi sta a cuore… nel vero senso del termine.” Iniziò la bionda, appoggiando un braccio su un bracciolo del sofà e sentendo la mano dell’uomo subito sfiorare la sua per farle coraggio, ancora una volta: aveva deciso che sarebbe stata lei ad iniziare il difficile dialogo con i ragazzi, in fondo era la zia, ma lui le era accanto e, nel caso non ci sarebbe riuscita, sarebbe intervenuto. “- Vi prego solo di non… interrompermi perché per me non è facile.” Aggiunse Angie, tesissima, mentre i tre, pendendo dalle sue labbra, annuirono seri. “- Io… voglio che sappiate che io e Pablo stiamo insieme, in segreto, da un po’ e… avevamo paura di dirvelo per timore delle vostre reazioni e non solo…” “- LO SAPEVO!” Gridò Ambar, venendo zittita con lo sguardo dalla sorella maggiore che prese ad accarezzarle piano la schiena per dare il tempo alla donna di continuare. “- …E’ complicato considerata la nostra situazione, l’affido, Casal che ci sconsigliò qualsiasi tipo di relazione e tutto il resto ma… ci amiamo e non abbiamo potuto resistere ancora, senza seguire il nostro cuore.” Spiegò la bionda, prendendo poi un profondo sospiro, cercando le parole giuste per continuare ma venendo interrotta da un’euforica Violetta: “- Per me avete fatto bene! Bisogna sempre seguire il proprio cuore contro tutto e tutti, e se pensate che stare insieme sia la cosa giusta da fare per essere felici, beh… io vi appoggerò, senza alcun dubbio.” Commentò con un bel sorriso dipinto sul volto ad indirizzo dei due i quali, ancora serissimi, parvero un po’ più rilassati a quelle incoraggianti parole, nonostante mancasse ancora un pezzo importante di quel racconto: la gravidanza della Saramego. Diego, intanto, a conoscenza di tutta la vicenda, ancora non aveva detto una parola e si limitava a fissare Angie e Pablo soltanto di tanto in tanto, stranamente tranquillo, il che faceva aumentare ancor di più il livello d’ansia nei fidanzati.
“- Il fatto è che… non finisce qui…” Continuò la donna, prendendosi a mordere nervosamente il labbro inferiore, mentre Galindo iniziò ad accarezzarle piano la schiena, sporgendosi poi verso i ragazzi. “- Vuoi che…?” “- No, tranquillo, posso farcela.” Sorrise la donna, interrompendo il moro che annuì, volendo andare in suo soccorso per affrontare il resto di quella conversazione così delicata. “- Zia, qualunque cosa sia, noi ti saremo vicini!” Ambar, inaspettatamente, saltò in piedi dal divano e le si avvicinò, prendendole una mano e sorridendole, per poi continuare con tono sicuro e fiero: “- …Tu sei stata sempre vicina a noi e anche Pablo quando tutto era tanto brutto… e ora noi faremo lo stesso con te… non vi abbandoneremo, mai.” A quelle parole tanto sagge provenienti da una voce tanto flebile e dolce di bambina, persino Diego dovette ammettere che riuscì, ancora una volta, a vedere la situazione sotto un altro punto di vista, uno ancora diverso da quello che Francesca gli aveva mostrato: Angie e Galindo li avevano aiutati, la zia più che mai, e se lei voleva stare con quel tipo l’avrebbe accettato anche per quello, una sorta di riconoscenza nei suoi confronti, e non era cosa da poco.
“- Piccolina, io dovevo starvi vicino, era il minimo che potessimo fare, seguendo anche il volere dei vostri genitori…” Esclamò la donna sussurrando quelle ultime parole con un filo di voce, sollevandola e facendola sedere sulle sue gambe con l’aria quasi commossa per quella sorta ringraziamento da parte di Ambar che si andava ad aggiungere al ricordo dei coniugi Castillo appena citati da lei stessa. ”- Siamo una famiglia e nelle famiglie nessuno viene abbandonato!” Sorrise la piccola con aria sicura, ricevendo per tutta risposta un bacio sulla guancia dalla bionda che ormai avvertì una calda lacrima scorrerle sulla guancia. “- Ambar ha ragione!” Esclamò la secondogenita, fissando poi Diego che, restando taciturno, si limitò ad annuire, dovendo riconoscere che le sorelle non avessero tutti i torti. “- E allora è il momento che sappiate una novità… la famiglia sta per allargarsi perché io… beh… sono incinta.” A quelle parole, Violetta scattò in piedi e si fermò a fissare i due fidanzati con gli occhi sgranati, dapprima sorpresa, poi, felicissima, gettandosi su di loro e stringendoli forte, schiacciando in parte la sorellina ancora seduta in braccio alla zia che si lamentò, tirandole per tutta risposta, una ciocca di capelli e facendole una linguaccia di dissenso. “- Oh caspita un cuginetto! Sono così… così felice! Perché ti preoccupavi tanto a dircelo? E’ una notizia splendida!” Trillò la più grande delle Castillo, ritornandosi a sedere e lanciando una rapida occhiata verso il fratello, rendendosi improvvisamente conto, con quello sguardo in direzione del maggiore, di uno dei fondamentali motivi per cui gli innamorati avessero tenuto il tutto segreto fino al momento in cui era diventato inevitabile nasconderlo, ovvero con quella gravidanza. “- Io lo sapevo già, ho sentito tutto a casa La Fontaine.” Sottolineò Diego, sentendosi sotto esame da parte della secondogenita che continuava a scrutarlo, attenta. La ragazza immaginò quale dovesse essere stata la sua prima reazione a quella scoperta e prontamente collegò la sua tranquillità del momento al fatto che avesse parlato con Francesca, altrimenti non ci sarebbe stata diversa spiegazione per tutta quella pacatezza. “- Da quando sei incinta?” Chiese ancora la ragazza, non vedendo l’ora di avere quel piccolino in casa. “- E’ pochissimo, io l’ho scoperto questa mattina, ci vorrà un bel po’ per farlo nascere…!” La lesse nel pensiero la bionda, un po’ sollevata al solo considerare che ci volesse del tempo prima di dare alla luce la sua creatura: aveva paura, tantissima, e,  per quanto la voglia di stringere tra le sue braccia quell’esserino la mandava in fibrillazione per la gioia, l’ansia del parto l’attanagliava sin da quando era venuta a conoscenza del fatto che aspettasse un bambino. “- Diego tu non dici nulla…?” Azzardò Angie, con sguardo preoccupato rivolto al maggiore dei tre che alzò le spalle indifferente. “- Lo accetto, in fondo è la tua vita… spero solo che sarai felice…” Sussurrò quasi lui, abbassando gli occhi e prendendosi a fissare le scarpe con improvviso interesse, per sfuggire a quelli indagatori della zia la quale, non osando aggiungere altro, fu felice di quelle parole, per quanto non avesse minimamente degnato di nominare Galindo nemmeno in quella frase, chiaro segnale che non fosse ancora del tutto convinto dell’uomo: realizzò che doveva dargli tempo e che doveva confidare nel fatto che, vedendo il moro così innamorato di lei, avesse capito da sé che Pablo non fosse male come credeva. “- E con Casal che farete?” Domandò il più grande dei Castillo: se mai il fotografo e la zia avessero litigato, come avrebbero fatto con l’affido? Loro che fine avrebbero fatto? “- Ci parleremo presto, tu sta’ tranquillo.” Sentenziò seria la Saramego, invitando poi tutti nella stanza accanto: era ora di preparare il pranzo, con quella mattinata così terribile non aveva ancora nulla di pronto e, mai come in quel momento, doveva mettersi in forze, per lei e, soprattutto, per la vita che cresceva nel suo grembo, la quale già occupava ogni parte della sua mente e del suo cuore.
 
 
“- Tra poco dovrebbe arrivare anche Libi, non vi dispiace, vero?” Quel pomeriggio ventoso, le prove nel garage di Leon erano tranquille, ma Andres spezzò il silenzio non appena finirono la prima esecuzione di “Amor en el aire”, vide gli altri accigliarsi confusi, tranne Seba che sapeva benissimo quanto le cose tra il fratello e la ragazza andassero a gonfie vele, mentre al resto del gruppo era stato accennato poco sulla vicenda. Il minore dei Calixto era molto riservato, ma il più grande, grazie anche soprattutto agli interrogatori di Camilla ad Andres, era riuscito a venire a sapere che il bassista e la sua innamorata avessero cominciato a frequentarsi e la cosa gli faceva davvero piacere: aveva sottovalutato il giovane… forse la sua goffaggine aveva una sorta di fascino incomprensibile, fatto stava che la cameriera del Restò Bar sembrava essere alquanto colpita da lui e dalla sua simpatia.
“- Nessun problema, tra poco arriveranno anche le nostre ragazze, tranquillo!” Sorrise Leon, facendo l’occhiolino al bruno che gongolò allegramente, mentre proprio in quell’istante, Camilla, Violetta e Francesca, facevano il loro ingresso nella sala prove, ognuna fissando il proprio ragazzo con aria sognante e un bel sorriso stampato sul volto. “- Permesso! Largo alla Supernova destinata a brillare! Anche al Festival di Madeira!” A quella voce, seguita dal ticchettare di un paio di elegantissime decolté fucsia, Ludmilla Ferro apparve all’entrata del garage e si fece spazio con foga tra le altre giovani, avendo sollevato completamente la saracinesca dall’esterno per fare il suo trionfale ingresso da star. “- E questa che ci fa qui?” Sbottò Camilla, venendo zittita con una mano sulla bocca da Seba che le corse incontro e le tappò la possibile fonte di danno con una mano: sapeva quanto fosse stato difficile convincere Federico a prender parte alla band tralasciando persino il particolare “Ludmilla irata” che gli aveva chiesto aiuto per la gara… quindi non potevano rovinare tutto proprio quando alla gara mancava pochissimo. “- Ciao, Ludmilla! Alla fine hai trovato il mio garage!” Sorrise Leon, cercando di apparire rilassato per placare quell’isterica biondina: quando lui e Seba erano stati a casa sua per invitare a far parte della band Federico aveva passato una mezz’ora d’inferno nonostante si fosse alquanto divertito per quei due soggetti comici… di conseguenza, ricordava troppo bene il carattere della giovane per rischiare di dire o fare qualcosa che potesse innervosirla, facendo perdere loro, in un colpo solo, anche Bianchi dal gruppo. “- Salvador mi aveva dato l’indirizzo e il mio autista non ci ha messo troppo a trovare casa tua!” Trillò la ragazza riferendosi a Seba con quell’erroneo nome, facendo ruotare gli occhi al cielo al giovane La Fontaine e ridacchiare di gusto Diego, sotto lo sguardo sconvolto delle ragazze, rimaste attaccate ad una parete, immobili e scioccate. Tutti a scuola conoscevano la Ferro, meno Francesca, ma qualcosa sulla fidanzata di Federico era arrivato anche alle sue orecchie. “- Sebastian!” La corresse il ragazzo di Camilla con un sorriso tirato, andando di nuovo a sedersi dietro alla batteria. “- Perdonatemi, anche se parteciperà da solista alla gara, non vi dispiace che l’abbia invitata, vero?” Domandò l’italiano. posizionando degli spartiti sul leggio della tastiera. “- No, figurati! Avevamo deciso che oggi avremmo provato con le nostre ragazze e lei è la tua… quindi nessun problema!” Esclamò Leon, vedendolo annuire per poi rivolgere un languido sguardo alla bionda che prese posto un po’ disgustata su degli scatoloni, venendo imitata prontamente da Violetta, Camilla e Francesca che invece continuarono a parlottare tra loro. “- Il trono non ce l’avevamo, peccato…” Sussurrò la Torres all’orecchio della Castillo che dovette soffocare con molte difficoltà una risata, beccandosi comunque un’occhiataccia da Ludmilla che dovette intuire qualcosa ma che, comunque, se ne restò zitta. “- Scusatemi per il ritardo, ho dovuto chiedere un’ora di permesso al Restò Bar ma ce l’ho fatta!” Libi, tutta trafelata e con il fiatone, fu l’ultima delle ragazze a fare il suo ingresso nel garage, appoggiandosi al muro con un braccio tentando di riprendere fiato, mentre Andres si illuminò a quella visione: la bruna aveva i capelli alti in una coda spettinata, portava ancora addosso la maglietta blu con il marchio del locale per cui lavorava ma a lui parve comunque una sorta di apparizione celestiale. “- Ciao, è un piacere che sia venuta!” Esclamò il padrone di casa, facendole cenno di accomodarsi accanto alle altre, cosicché loro potessero cominciare a fare ascoltare il brano per la gara. “- Pronti?” Chiese poi Leon, quando anche l’ultima delle loro dolci metà si fu accomodata, capitando accanto alla Ferro. “- Aspetta… ho un pezzo, è finito… lo sto componendo da un bel po’ e… vorrei sapere cosa ve ne sembrerebbe come secondo brano per la gara…” Ad interrompere Leon fu Diego che, fissando prima Francesca, e poi un foglio  stropicciato che aveva appena estratto dalla tasca, esclamò quella frase con decisione: la sera prima aveva finito quel brano e doveva ammettere che gli piacesse parecchio, soprattutto perché ad ispirarlo era stata la sua storia con Francesca… per quale motivo, quindi. non farlo ascoltare anche agli altri membri del gruppo?
“- Perfetto, ora la passo al pc e stampo altre copie, ok?” Chiese La Fontaine, afferrando il foglio pentagrammato che Castillo gli aveva mostrato e andando subito verso una piccola scrivania sulla quale c’era il suo portatile. “- Ne avete ancora per molto? Ho un appuntamento dal parrucchiere!” Sbottò Ludmilla venendo ignorata da tutti, mentre Leon armeggiava dietro al pc e accendeva una stampante alquanto rumorosa e malridotta. “- Come si chiama la canzone?” Domandò timidamente la La Fontaine, fissando intensamente il giovane che, con un mezzo sorriso, sussurrò: “- Ser quien soy.” Facendole poi l’occhiolino e notando quanto stesse arrossendo: adorava vederla intimidirsi, riusciva, se possibile, ad essere ancora più bella.
Quando tutti i membri della band ebbero il loro spartito, la canzone iniziò e a prendere il posto di cantante nel gruppo per quell’esibizione fu Castillo, mentre Leon prese a suonare la chitarra elettrica dell’amico. I due si invertirono di posto solo per quel brano e fu comunque un successo: le ragazze, quando terminarono, cominciarono ad applaudire come forsennate e persino la Ferro dovette riconoscere la bellezza di quella canzone. “- Devo dire che se suonate così bene avrò dei degni sfidanti…!” Iniziò con tono preoccupato, per poi accavallare una gamba, fingendosi noncurante riguardo alla vicenda: “- In ogni caso soccomberete al mio talento!” sentenziò, seria. “- E ti pareva…” Borbottò Camilla, beccandosi una smorfia di dissenso dall’altra. “- Ludmi, amore! Un po’ di rispetto per il tuo eccellentissimo pianista!” Sbottò Federico, segnando su quei pentagrammi qualche correzione a matita in modo da essere ancora più impeccabile. “- Eh bravo, Dieguito! Se arriviamo alla seconda fase credo che questa canzone sia perfetta per portarci direttamente alla vittoria!” Sorrise Seba, alzandosi per andare a dargli una pacca sulla spalla di approvazione. “- Io però vorrei comunque che la cantasse Leon… è il nostro front man, il cantante… però poi voglio i crediti per averla scritta!” Ghignò Castillo in direzione dell’amico che rimase perplesso. “- Sei sicuro? E’ il tuo brano e…” Gli chiese, senza nemmeno riuscire a finire la frase, venendo immediatamente bloccato dall’altro: “- L’ho scritta grazie ad una persona speciale… e spero solo che lei l’abbia apprezzata, per il resto sono felice di cedertela, per il bene della band!” Esclamò Diego, osservando intensamente la La Fontaine che abbassò lo sguardo imbarazzata, venendo fissata poi anche da tutti gli altri con attenzione. “- Ok… e comunque il fatto che la canti io non significa che tu la perderai… sarà un po’ di tutti, come “Amor en el aire”, d’accordo squadra?”. Tutti gli altri ragazzi con entusiasmo si mostrarono favorevoli a quella frase del loro leader ed esultarono felici, facendo un bel po’ di confusione. “- Squadra? Fede tu stai con un gruppo che nemmeno ha un nome? Patetici!” Sbottò d’un tratto Ludmilla, storcendo il naso ignara di aver fatto un’osservazione valida, tanto che Leon e Diego si scambiarono un’eloquente occhiata… come avevano potuto tralasciare quell’importante dettaglio? Per iscriversi al concorso dovevano avere un nome… ma quale? “- Ludmilla ha ragione!” Convenne il fidanzato di Violetta, perdendosi a fissare tutti gli altri. “- Sul fatto che siamo patetici?” Sgranò gli occhi Andres, sconvolto dalla sua errata intuizione e anche dispiaciuto. “- Ma no! Che dici! Sul fatto che non abbiamo pensato a come chiamare la band!” Sentenziò Diego, vedendo annuire anche la sorella, Francesca e la Torres, quest’ultima un po’ piccata del fatto che lei non avesse pensato ad un dettaglio così fondamentale. “- Dovete pensarci in fretta, il concorso pare lontano ma non lo è poi così tanto!” Esclamò Violetta, mentre Leon prendeva posto accanto a lei, pensieroso, circondandole dolcemente le spalle con un braccio. “- Che ne dite de ‘I Bianchi&boyband’?” Propose Federico, facendo storcere il naso a Castillo e alla voce della gruppo, mentre Seba tentò di contraddirlo meno drasticamente di come avrebbero fatto gli altri due, “- Direi che è un po’… riduttivo, siamo un gruppo di 5 persone e…” “- Stavo scherzando, Calixto senior!” Ridacchiò l’italiano, facendogli l’occhiolino divertito. e osservando l’espressione del giovane rilassarsi di colpo. “- Ce l’ho! “All for one”! Che ve ne pare?” Esclamò incredibilmente Andres, dopo un abbondante minuto di silenzio, avendo avuto una delle sue rare idee geniali, lasciando stupiti tutti gli altri. “- Sapete che non è niente male?” Sorrise Libi, ad indirizzo del giovane innamorato che ricambiò dolcemente al sorriso. “- Mi piace! E’ carinissimo!” Esclamò un’euforica Castillo, facendo annuire anche la Torres. “- Ah, il mio cognatino eccezionale!” “- Peccato che non l’abbia pensato tu, eh tesoruccio?” La prese in giro il suo ragazzo da dietro alla batteria, mentre la ragazza, offesa, afferrò la cosa più vicina a lei, ovvero una lattina vuota lasciata lì da Leon e gliela lanciò, stizzita, facendogli poi una linguaccia quando notò che il giovane avesse evitato di prenderla in piena fronte per un rapido movimento del capo. Gli altri, sconvolti ma non potendo fare a meno di ridere, persino Ludmilla, si lasciarono travolgere dall’ilarità del momento e le prove, in quell’aria d’allegria, continuarono: tutta quell’atmosfera festosa avrebbe solo caricato di più il gruppo e la loro fame di vittoria.
 
 
“- Si puo’ sapere perché mi hai fatto venire qui prima? Non mi pare che la casa andasse a fuoco come avevi detto!” Marcela, non appena individuò Matias sul portico, lo avvicinò furiosa, ad ampie falcate, squadrandolo poi dalla testa ai piedi, rimanendo scioccata da ciò che vide: l’uomo era elegantissimo in un abito scuro con tanto di cravatta e le sorrideva con un fastidioso ghigno sul volto, mentre, dopo alcuni istanti, si affrettò con un piede ad aprire la porta e le porse il braccio, lasciandola di stucco per cotanta faccia tosta. “- Non ci credo! Tu mi hai fatto correre qui con un motivo così grave ma fasullo? Io ti ammazzo, La Fontaine!” Sbottò furiosa la Parodi, spostandolo di lato e varcando la soglia prima di lui, dirigendosi verso il salotto e stupendosi che tutte le luci fossero spente, mentre l’uomo la seguiva in silenzio e soddisfatto, seppur un po’ preoccupato dell’ira della moglie, mai da sottovalutare. “- Hai idea del panico in cui mi hai messa? Ho corso come una folle per arrivare qui pensando di trovare il camion dei pompieri fuori e… cosa è successo qui dentro? Dove sono i ragazzi?” Chiese, continuando a guardarsi intorno nel buio, avendo prontamente l’idea di farsi luce con il cellulare che teneva già in mano. “- E questa puzza di cera?” Domandò poi, mentre Matias continuava a starle dietro, senza dire una parola ma ridacchiando di rimando, irritandola ancora di più. “- …O accendi una lampada o mi metto a urlare! E smettila di fissarmi senza aprir bocca che non è da te e mi stai innervosendo abbastanza!” Esclamò la donna, arrivando finalmente sotto la soglia della cucina, rimanendo a bocca aperta e immobile, riuscendo, finalmente, a zittirsi di colpo: il tavolo era imbandito per due, c’erano candelabri alti con candele bianche accese e un vaso di fiori del medesimo colore al centro tra i due posti. Una cenetta romantica? E pensava davvero così di estorcerle un perdono dopo quella mancanza di fiducia dimostratale? “- Ecco perché sei vestito come un pinguino…” Si placò la bruna, squadrandolo ancora dalla testa ai piedi e tentando di mantenere il controllo, rendendosi conto solo in quel momento di aver esagerato… certo che anche lui! Poteva inventare una scusa meno grave, facendole prendere quasi un colpo! “- Però sono un pinguino affascinante, ammettilo, tesoro…” Le soffiò ad un orecchio improvvisamente, facendola sobbalzare e spostandole una sedia, come per invitarla a sedersi, cosa che la donna fece con titubanza, restando prima a fissarlo, colpita, e poi accettando di accomodarsi, seguendolo con lo sguardo andare a prendere posto di fronte a lei. “- Hai… cucinato tutta quella roba, da solo?” Gli chiese ancora Marcela, osservando il bancone della cucina ricco di pietanze nascoste da coperchi che dovevano essere la fonte dell’espandersi, per tutta la stanza, di quel profumo succulento che si respirava nell’aria. “- Allora, proverò a rispondere a tutte le tue domande in ordine, vediamo se le ricordo…” Ghignò Matias con aria furba, sporgendosi verso di lei che si finse ancora offesa. “- Ho dovuto inventare quella scusa perché sono settimane che mi odi e mai saresti venuta a casa prima, sapendo che io ti volessi parlare e credimi, mi dispiace averti spaventata…” “- Se solo me lo avessi detto, io…” “- Fammi finire…” La interruppe l’uomo, vedendola annuire. “- I ragazzi sono dai vicini e ci resteranno almeno fino a mezzanotte, perché ceneranno con Pablo e Angie… e la puzza di cera erano le candele.” Concluse con tono ovvio, indicandole per poi alzarsi e andare a prendere l’antipasto, stupendosi del fatto che la donna se ne fosse rimasta in silenzio dopo quelle spiegazioni. “- Voilà, madmoiselle…” Sentenziò, servendole un piatto coloratissimo e profumato, per poi risedersi e vedendola scuotere il capo. “Casomai Madame, saremmo sposati, in teoria…” Gli ricordò, incrociando le braccia al petto con la chiara intenzione di affrontarlo, subito: le aveva detto che volesse parlarle, e allora cosa stava aspettando? Era proprio curiosa di sapere cosa avesse da dirle! “- Ma davvero? E pensi che io non ricordi il giorno più bello della mia vita? Molto male, ispettore!” La schernì il biondo, facendole ruotare gli occhi al cielo, stizzita. “- Perché hai organizzato questo, per fare lo spiritoso o sperando che, furiosa con te, ti avrei lasciato la doppia porzione di tutto per andarmene a letto?” Gli chiese seria, vendendolo ingoiare l’ennesimo boccone, fingendosi rilassato: in realtà era nervosissimo, sapeva che aveva preparato quella cena per chiarire con lei ma non era semplice, si era comportato da idiota come al solito eppure, per salvare il rapporto con la donna che tanto amava, sarebbe stato disposto a qualunque cosa, anche un discorso per farsi perdonare, cosa in cui di certo non era un asso. “- No, l’ho fatto perché non voglio perderti…” Disse con un filo di voce, vedendola accigliarsi sorpresa, per poi continuare: “- Ho sempre fatto tutto male, ma sta volta so di avere esagerato: Nicolás non se lo meritava, ma soprattutto tu non ti meritavi quella mancanza di fiducia. Ho sbagliato, Marcela, ma avevo paura anche in quel caso di perderti…” “- Matias…” Provò ad interromperlo lei, scuotendo il capo, ma lui le fece cenno di lasciarlo proseguire. “- Io non sono perfetto, non sono ricco, non sono potente come lui… non posso permettermi di farti regali costosi o di portarti in vacanza come vorrei, come meriteresti… e non avrei mai potuto competere con Galán. So che nei tuoi confronti sono stato un mostro a pensare una cosa del genere ma l’ho fatto guidato dal terrore di non averti più mia, al mio fianco per rendermi migliore come solo tu riesci a fare… perdonami.” Aveva detto quelle parole quasi tutte d’un fiato, come se le avesse preparate da troppo tempo e aspettasse solo l’occasione perfetta per riferirgliele, e la donna non poté fare a meno di sorridere amaramente, appoggiando, tremante, una mano su quella dell’uomo, che teneva il braccio disteso lungo il tavolo. “- Ma io non voglio un uomo perfetto e con un conto in banca come quello di Nicolás… io voglio te, Mati e non hai niente da temere!” Gli sussurrò dolcemente, per poi continuare: “- …Non me ne frega niente di tutto quello che è gioielli o… o viaggi chissà dove! Io ho sempre voluto te per quello che sei, per quella marea di difetti che ti caratterizzano e che io adoro, e non ho mai desiderato di meglio, perché ti amo… e l’ho sempre fatto, anche mettendomi contro chi non ha mai creduto in noi due, soprattutto all’inizio…” A quelle parole, la donna smise di specchiarsi negli occhi azzurri di lui e prese un profondo sospiro, abbassando lo sguardo: Matias sapeva bene a chi si fosse riferita con quel commento, al signor Raimundo Parodi, suo padre, il quale non aveva mai visto di buon grado La Fontaine e sognava un futuro migliore per la sua unica figlia, il che non contemplava di certo rimanere incinta così giovane con un commesso di un supermercato con piccoli precedenti penali. Quante volte aveva tentato la donna, insieme a sua madre, di farlo ragionare? Quante, all’inizio della sua storia con il biondo, il genitore l’aveva cacciata di casa con quello che reputava un moccioso che mai si sarebbe preso le sue responsabilità? I due, restando uniti, avevano passato anni d’inferno e le cose si erano appianate un po’ solo quando i gemelli avevano compiuto 5 anni e Raimundo si era degnato, sotto insistenza della madre della poliziotta. di andare a conoscere i due bambini che, fino ad allora, nemmeno pensavano di avere un nonno.
“- Proprio per questo non possiamo allontanarci! Marcy, noi ne abbiamo passate di tutti i colori e… e le abbiamo sempre superate, insieme. Questa deve essere la nostra serata, non voglio che ti rattristi per… per cose del passato che, nel passato, devono restare.” Le sussurrò l’uomo, serio, posando finalmente la forchetta, mettendosi in piedi e aggirando il tavolo, prendendole una mano e facendola alzare a sua volta, per poi specchiarsi nei grandi occhi azzurri della donna e sorridendole dolcemente. “- Ti amo da impazzire…” Le sussurrò poi, accostando la sua fronte a quella di lei che prese ad accarezzargli una guancia teneramente. “- Ti amo anch’io, tantissimo…” Mormorò, per poi accorciare le distanze e sfiorargli le labbra in un bacio, che divenne subito più appassionato quando il biondo l’attirò a sé per i fianchi e approfondì quel gesto: gli era mancata, sua moglie gli era mancata troppo, il terrore di perderla l’aveva divorato e ora, in quel preciso istante, voleva dimostrarle quanto l’amasse, quanto l’avesse sentita lontana, quanto avesse sofferto senza di lei… il tutto a causa della sua stupidità. Come aveva potuto mancarle di fiducia in quel modo? Era un cretino e ne era consapevole così, quando si staccò da lei, perdendosi ancora nei suoi occhi, glielo fece notare. “- Sono un idiota, scusami…” Soffiò, ancora ad un centimetro dalla sua bocca e con il fiato corto per quel bacio così travolgente. “- Lo so.” Commentò lei seria, per poi scoppiare a ridere, divertita, gettandogli le braccia al collo, felice di aver ritrovato il suo amato “idiota”. “- Però mi sei mancato…” Esclamò la donna, appoggiando il volto sulla sua spalla. “- Anche tu, amore mio… ma ora non ci perderemo mai più, te lo prometto.” Le soffiò l’uomo all’orecchio, rafforzando la stretta di quell’abbraccio intorno a lei come se, con quel gesto, volesse farle comprendere ancor di più quanto, da quel momento, le avrebbe prestato più attenzione e l’avrebbe protetta, non dubitando mai più dell’unica donna che avesse mai amato.
 
 
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Ciao! :) Allora, allora… I ragazzi vengono a sapere dei Pangie e del/della bimbo/a in arrivo, e tutti più o meno accettano la situazione, seppur Diego ancora non abbia avuto un vero e proprio chiarimento con Pablito, ma anche quello arriverà… ;) Scena centrale con la band che sceglie il nome “All For You” e abbiamo dolci momenti con i membri del gruppo e le proprie ragazze… :3 Il finale è Maticela, che finalmente fanno pace, aw! :3 Alla prossima e grazie a tutti coloro che recensiscono, seguono o leggono la storia! :3 Ciao! :) DulceVoz. :)
  
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