La voce incrinata di Vale aveva fatto salire il magone alla gola di suo padre. Gli aveva sorriso teneramente e amaramente constatando come quella paura atavica, totalizzante, monopolizzasse ormai tutte le loro conversazioni.

Marco se l'era presa con sé stesso per essere un papà così pasticcione, per essere stato frainteso dal suo vulnerabile bambino e averlo portato ad ipotizzare un'eventualità così drammatica.

Anche se, quando quella mattina aveva deciso di andare a trovarlo, aveva addosso il rimpianto e il fallimento della notizia reale, vera, che avrebbe scardinato gli unici due pilastri sicuri della vita di Vale.

"Ma cosa dici? La tua malattia non centra niente...anzi i dottori dicono che va tutto bene!"

Marco era scivolato fin sui bordi della panchina, tra gli ulivi, e aveva sciorinato una dolcezza subdola. Il viso contratto di Vale si era disteso in un'espressione di puro sollievo e lui era parso più avvicinabile, più disposto a condividere con il suo papà anche i segreti e i ricordi più brutti.

"No perché...L'ultima volta che sei venuto con quella faccia è stato quando mi hai detto che mi avrebbero operato!"

Marco aveva avvertito un groppo di dolore chiudergli la gola. Lo ricordava, ricordava nitidamente lo smarrimento di Vale e anche la promessa che gli aveva fatto.

Era seguito un minuto di silenzio nel quale l'unico suono percettibile era stato il frusciare delle foglie coriacee mosse da un venticello leggero. Era stato Vale a scegliere quel posto: era voluto andare fuori per evadere da quegli stanzoni serrati, imprigionanti, nei quali aveva ricevuto le notizie peggiori.

"Allora cosa devi dirmi?"

"Io e la mamma divorziamo!"

Era stato come se una scossa più forte delle altre sgretolasse, definitivamente, le poche certezze di Vale. Aveva fissato suo padre incredulo: certo aveva respirato anche lui la tensione di casa negli ultimi mesi e aveva sentito, sempre più spesso, Marco e Nora litigare ma c'era un perché. Perché lui era malato e per i genitori era una fatica sostenerlo, perché era una situazione pesante per tutti.

Con sbigottita consapevolezza stava realizzando che era stato un modo di illudersi. I suoi genitori avevano già deciso, preventivato alle sue spalle. Scelto per lui.

"Devi stare tranquillo, Vale. Resterai a vivere con la mamma ma noi ti saremo sempre d'appoggio!"

Vale era furioso. Non aveva voglia di stare a sentire quelle rassicurazioni maldestre, non voleva accontentarsi delle attenzioni con il contagocce di suo padre.

"Lo sai perché ho studiato in questi giorni? L'ho fatto per te, perché se prendo un bel voto mi dici bravo, per farti contento. Ma a che serve essere un bravo figlio?"

Non si era trattenuto e aveva rovesciato addosso ad un Marco sempre più costernato tutta la frustrazione.

Non sarebbe servito a nulla accampare altre rassicurazioni.

"Con mamma non sei stato nemmeno capace di trovare una soluzione!"

Vale aveva smosso il freno della sedia a rotelle e si era allontanato lungo il declivio incerto lasciando suo padre ad interrogarsi sull'ennesima situazione mal gestita.