Mama,
Didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on, as if nothing really matters ...
Didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on, as if nothing really matters ...
Trunks chiuse il portellone della navicella, sedendosi al posto di guida. Con un tonfo metallico segnò l’inizio di quella che poteva essere la fine e con un sospiro profondo accettò quella prospettiva di incertezze. Per un secondo lanciò uno sguardo oltre il vetro della navicella, cercando con gli occhi la figura di sua madre ritta lì in mezzo al giardino, fiera e immobile, con le braccia conserte e l’espressione orgogliosa. Per un attimo i loro occhi congeneri si scontrarono, in un acceso dibattito silenzioso fatto di ciglia frementi e iridi lucide. Trunks si rese conto, nonostante la lontananza, che entrambi i globi oculari di sua madre erano colmi di lacrime represse, dettate da quella partenza verso un passato incerto, e lui lo sapeva. Non aveva mai voluto farla piangere, quando mai era stata sua intenzione, ma forse allora quelle parole non avrebbe dovuto sussurrargliele all’orecchio, prima di fuggire nell’abitacolo della navicella.
“Mamma, se stavolta non dovessi tornare indietro …” aveva detto con voce leggermente tremante, ma comunque dura. Entrambi sapevano che di pessimismo ce n’era già troppo nella loro vita e ora da quella missione dipendeva la felicità dei loro alter ego passati, di coloro che sarebbero potuti essere felici al loro posto. Ma da quando aveva acquisito la capacità di parola e di pensiero, Trunks aveva imparato ad essere realista. Non voleva spaventare sua madre, era certo di potercela fare. Ma ce’era sempre quell’ uno percento che manca ad ogni intero, quello che fa l’incertezza e il dubbio, l’ansia e l’angoscia.
“Tu vai avanti, okay? Vai avanti, vai avanti come se niente fosse. E so che sarà impossibile ma tu sei forte, ricordatelo. Perciò almeno provaci. Io ti voglio bene.” Le aveva sussurrato nel mentre di un abbraccio che sapeva di dolore e di speranza, di addio e di incontro.
Trunks abbassò lo sguardo, cominciando a digitare combinazioni di pulsanti sulla tastiera della navicella. E poi partì, velocemente, senza quasi guardarsi indietro. Tutto pur di non vedere le lacrime solcare le gote chiare di sua madre. Tutto pur di non vederla piangere, per la prima volta in tutta la sua vita.
Nota:
Uh, è la prima flash/o quello che sia che scrivo sull’universo Mirai, accidenti! Ehm, credo di non dover dire nulla, a dire il vero (angolo autrice inutile, insomma.) Ah sì, la canzone. Bohemian Rapsody dei miei lovely Queen, e in realtà il testo non avrebbe nulla a che fare con questa storia ma i versi che ho riportato all’inizio mi sembravano perfetti così mi è venuta in mente questa coserella. ;)
Alla prossima!
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