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Autore: Valu Valonsa    27/04/2015    1 recensioni
Ci si può innamorare di qualcuno attraverso le parole? Conoscere una persona attraverso ciò che scrive?
E' quello che spera Pierfrancesca, ma Amerigo cosa ne penserà?
Entra anche tu nelle loro vite e prova a conoscere la loro storia attraverso le loro lettere...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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"Quanto tempo che è passato
senza che me ne accorgessi
quanti giorni sono stati
sono stati quasi eterni
quanta vita che ho vissuto inconsapevolmente
quanta vita che ho buttato
che ho buttato via per niente...
"
Noemi



 



Mi mancava.
A tutti gli effetti quei giorni senza lettere o comunque senza un minimo contatto con lui erano i veri primi giorni di lontananza.
Non osavo nemmeno pensare lontanamente a cosa mi sarebbe successo se fosse andato tutto a puttane.
Avrei sofferto come un cane abbandonato sul ciglio di una strada.
Chissà lui come stava?
Se gli mancavo o erano solo stronzate e si era già abituato alla mia assenza.
Tecnicamente lo vedevo ogni giorno per i corridoi, ma a me sembrava stesse più che bene. Rideva e scherzava con gli amici, solo io la vivevo come un abbandono.
10 lunghi giorni, non sarebbero passati con facilità. Lo sapevo questo, ma vederlo pascolare felice li rendeva inesorabilmente ancora più lenti e infelici.
E Cat aveva smesso di parlarne, a volte la beccavo a fissarmi sorridendomi, ma quando le chiedevo se dovesse dirmi qualcosa ritornava quella di sempre. Non aveva più nominato Amerigo, nemmeno per sbaglio. Neanche un singolo accenno al 27 Maggio, o alle lettere o a qualsiasi altra cosa riguardasse il suo compagno di classe.
Dissolto nel nulla l’argomento: “La fine è vicina”.
E se non ci fossero state le sue risposte, tutto scritto nero su bianco, avrei facilmente giurato di aver sognato tutto.
Che poi dovevo aspettare quella fatidica domenica per sapere se vivevo un sogno o un incubo. Ero sicura di non aver mai lasciato trasparire nessun indizio sulla vera me, quindi non mi capacitavo sul come avesse anche solo lontanamente pensato di riconoscermi. Era impossibile. Improbabile. Un sogno.
Quindi la domanda sorgeva spontanea: per chi diavolo mi aveva scambiata? Si era innamorato della me che scriveva, ma quale volto aveva associato ai miei sentimenti?
I giorni passavano lenti e inesorabili, la mia pazzia aumentava proporzionalmente alla lentezza dei giorni e a peggiorare il tutto era subentrato anche Renato. Forte dell’appuntamento trascorso insieme pensava ci fosse la possibilità di avere una replica, ma più volte e gentilmente gli avevo risposto negativamente. Fin quando un giorno non venne a scusarsi per l’insistenza nei miei confronti, ignaro che fossi fidanzata.
Capirete al volo perché assunsi una faccia di caiser...Io non ero per niente fidanzata con nessuno.
Cioè avrei voluto, ma la storia era lunga e non l’avrei spiegata a lui.
“Scusa chi te l’ha detto?”
Chiesi scioccata e sorpresa.

“Questo non posso dirtelo se no mi vedrai appeso sulla luce della direzione. E non scherzo! Tralasciando le minacce so perché questa persona è venuta a parlarmi e a espormi un po’ i suoi piani su di te. Non sono per niente male, lasciatelo dire. È fortunato questo già lo sa e se ti torce un capello finisce lui appeso.”
Perché per me il suo discorso era giapponese? Non capivo di chi diavolo stesse parlando e riguardo cosa.

“Io…Senti Renato io non ci capisco più niente, io non sono fidanzata, non ho proprio nessuno e lungi da me averne uno ora come ora. Già te l’ho ripetuto tempo fa, so solo che ti voglio come amico, com’è stato fino ad oggi se per te vabbene.”
Rimettere le cose in chiaro era la mia filosofia di vita da un paio di giorni a questa parte.

“Oh ma lo so bene! Dai tempo al tempo e tutto avrà senso Pierfra. Amici?”
E allungò la sua mano verso la mia, la strinsi titubante.
Qui qualcuno tramava qualcosa e l’unica a non saperlo ero proprio io!
Scanagliare Cat era improbabile, muta com’era diventata, ma con l’amico d’infanzia di Amerigo, Michele, qualcosina avrei potuto saperla, visto che nell’ultimo periodo parlava sempre fitto fitto con Cat. Quella pazza stava progettando qualcosa.
Così a meno cinque giorni dalla data X durante la ricreazione entrai nell’aula posta di fronte la mia, che purtroppo conoscevo fin troppo bene. Volsi lo sguardo direttamente verso i posti che già in segreto avevo frequentato. Tutti mi fissavano, Cat compresa che mi aveva seguita nella sua classe in un silenzio quasi tombale. Amerigo e Michele mi guardavano sorpresi, soprattutto l’ultimo quando gli chiesi se poteva uscire per parlare un attimo. Lanciò uno sguardo terrorizzato verso l’amico di banco e poi si alzò.
“C-certo Pierfrancesca. Usciamo.”
Mi tirò per un braccio e mi portò vicino la scala anti-incendio.
Adesso dirigeva lui il gioco? Mi allontanai bruscamente e iniziai l’opera di estorsione.
“Allora parla! So già tutto, confessa e facciamola finita.”
Sgranò gli occhi e si appoggiò al muro dietro di lui.

“Sai tutto? Come sai tutto?”
Chiese quasi sussurrando. Ma cosa combinavano questi due?

“State tutto il giorno a parlare fitto fitto. Anche uno scemo se ne sarebbe accorto. E poi perché dite in giro che ho il ragazzo quando non è così?”
Gli puntai un dito contro, nei film funziona sempre!

“Beh è parte del piano lo dovresti sapere...no!?”
Un piano? Che piano?! Alle mie spalle??!

“Scusami Pier cosa sai?”
Domandò notando la mia faccia sperduta e fin troppo sorpresa, per una che sosteneva di conoscere questo grande piano.

“Che state tramando qualcosa tu e Cat alle mie spalle.”
Per non dire nostre, perché se c’era Cat di mezzo sicuro in qualche modo l'obiettivo era anche Amerigo.
Tirò un sospiro di sollievo. Un palese sospiro!

“Ma dico io sei scemo? Pronto?! Sono qui! Che ti sospiri!!”
Sbuffai contrariata dalla sua pacatezza appena riacquistata.

“Io e Cat non progettiamo nulla, facciamo solo amicizia e mi confida delle cose sue.”
Era scemo.

“E il piano di cui parlavi?”
Incastrato bello mio! Ero una detective nata, lui però non si scompose.

“Ho parlato io con Renato, perché Cat mi ha chiesto di tenerlo alla larga. Questo era il piano. Ti tormentava e mi ha chiesto di parlargli dicendogli che hai un ragazzo e il resto penso lo sai.”
Cazzo non faceva una piega.

“E perchè non mi ha detto nulla?”
Domandai al ragazzo che mi stava di fronte come se lui fosse onnisciente e sapesse tutto.

“Che ne so io. Mi ha chiesto un favore che potevo farle e l’ho fatto, suppongo ti saresti incazzata se lo avresti saputo.”
Vero. Tutto vero, le avrei tirato ogni ciocca dei capelli. Lasciai andare il sospettato numero due e feci cadere tutte le accuse. La mia paranoia rasentava l’assurdo. Questo era certo.
Dovevo rilassarmi e non pensare sempre e continuamente alle stesse cose, alla partita, a quello che mi aspettava insomma.
Oh mio dito avevo l’ idea fissa che tutto sarebbe andato male e cosa avrei fatto io alla fine di tutta questa storia?
Schifo.
Inesorabilmente schifo.
   
 
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