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Autore: Weleo    27/04/2015    0 recensioni
Clara sta per laurearsi quando conosce Christian una sera in un bar. La loro sembra una semplice storia d'amore come molte altre, ma si ritroveranno sulle torri gemelle di New York l'11 settembre e tutto cambierà.
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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29/11/1998 Copenaghen
 
Entrai nel pub, come al solito in ritardo anche se quella sera io ed Erik non ci eravamo dati un orario preciso, avevamo soltanto deciso di vedere la partita fuori, magari cercando compagnia. Erik era il mio migliore amico, ed eravamo all'ultimo anno della biennale, eravamo entrambi patiti di calcio e quella sera ci sarebbe stata la finale di campionato e ci era sembrato penoso passarla a vederla nel catorcio di tv a casa di Erik.
Il pub era già parecchio affollato e ci misi un po' a trovarlo, ma alla fine riuscii anche a sedermi di fianco a lui. Si girò a guardarmi male:
-Sei in ritardo come al solito, Clara.- mi disse cercando di mantenere un'aria offesa prima di ridermi in faccia.
-Parli tu poi, sei l'unico inglese che conosco a essere sempre in ritardo.-
Il primo giorno di lezione sia io che lui eravamo in ritardo, era così infatti che ci eravamo conosciuti, eravamo entrati insieme in aula sotto gli occhi torvi del professore che però non disse niente e poi ci eravamo seduti in due posti rimasti vuoti a metà dell'aula tra risate varie. Era impossibile rimanere seri per noi, ogni volta che ci vedevamo ci bastava guardarci e scambiarci occhiate complici per ridere.
Guardai lo specchio che stava dietro il bancone. Starci insiemei era come ritrovare un fratello che non sapevo neanche di avere, mi capiva sempre e ormai non riuscivo a immaginare la vita senza di lui. Era naturale vedere ogni giorno quei capelli castani, gli occhi scuri dietro agli occhiali quadrati. Ed era anche facile vedermi sempre al suo fianco, con i miei occhi verdi e i capelli rossi, scalati fino alle spalle con i tratti italiani.
-A quanto stiamo quindi?- gli chiesi.
-1 a 1, ma il primo gol l'hanno rubato.-
Mi lasciai sfuggire una risatina:-Come sempre.-
Feci scorrere il mio sguardo tra la gente del bar e dall'altra parte del bancone c'era un ragazzo castano che mi fissava con i suoi occhi azzurri. Abbassai lo sguardo, non seppi neanche perchè,dato che di solito ero molto sfrontata, appena lo rialzai lui era ancora lì a guardarmi e mi fece un piccolo sorriso.
-Non è con noi al corso di matematica?- mi chiese Erik, riportandomi alla realtà.
-Chi?-
-Il ragazzino carino, e chi se no?- mi disse con una voce da idiota per prendermi per il culo.
-Si.- ammisi, quasi con dispiacere.
-Si cosa?- mi chiese
-Si, è nel nostro corso di matematica.- dissi svogliatamente,prima di prendere un sorso di birra dalla sua bottiglia. Alcune volte, non spesso, passavo dall'essere felice all'essere triste e malinconica senza un ragione precisa, e adesso era uno di quei momenti.
-Si, è anche carino e si chiama Christian.- disse prima di ordinare un'altra birra, dato che io mi ero impadronita della sua.
-Dovresti provarci, non hai nulla da perdere.- continuò. Una delle cose belle di avere un amico come Erik era che sia io che lui potevamo parlare della nostra vita privata liberamente e senza filtri.
-Non sono dell'umore giusto stasera.- mi appoggiai al bancone, facendo finta di guardare la partita, mentre i pensieri mi vorticavano in testa.
-Dai, su con la vita e passati una bella serata, senza pensare ad altro per una volta.- Non gli risposi.
-Tu ci pensi troppo, Clara. L'hai sempre fatto da quando ti conosco, ti fai delle terribili seghe mentali e ti complichi le cose semplici.-
- Lo so, ma cosa posso farci?-
- Io tra un mezz'oretta vado a vedermi con Hanna, tu hai due possibilità: o vai a parlare con lui oppure te ne vai a casa a deprimerti. Per una volta fai come ti dico e vacci a parlare, divertiti.-
-Perchè vai da Hanna?- Essendo al secondo anno, la maggior parte di noi finiti i corsi se ne andavano, ovviamente quasi tutti noi non eravamo di Copenaghen e laureati tornavamo a sparpagliarci per il mondo.
-Domani parte, e anche se ci siamo lasciati, vado ad aiutarla a finire le valigie e...-
-E fammi un favore e risparmiami i dettagli.- dissi con una risata.
Il tempo passò più in fretta del previsto e mi ritrovai da sola a valutare se andare Christian o no. Era vero non avevo niente da perdere, ma non è che avessi proprio una ragione valida per provarci. Ma lui ci aveva già pensato, perchè lasciò i suoi amici e si venne a sedere di fianco a me, ordinando altre due birre.
-Ciao, sono Christian.- mi disse sorridendo e passandomene una.
-Ciao, mi chiamo Clara.- risposi,sorridendo leggermente imbarazzata. Non avevo mai del tutto creduto che una ragazzo potesse notarmi,senza che io facessi niente.
-Allora cosa studi, Clara?- chiese.
-Manegement internazionale. Tu invece?-
-Macro-Business.-
Pensai un attimo a cosa potergli chiedere per evitare che calesse un silenzio imbarazzante.-Cosa vuoi quando avrai finito qui?-
-Quando avrò preso la specialità torno a New York e vado a lavorare nell'azienda di mio padre.-
-Ah, sei americano. Io italiana.-
-Esattamente di dove?-
-Desio, vicino Milano,ma non so se ci tornerò dopo, non so cosa farò.-
Mi prese la mano con naturalezza,senza farci troppo caso come se mi prendesse per mano ogni giorno, mentre mi guardava fissa negli occhi:- Sono certo che troverai qualcosa da fare, un lavoro.-
-Come fai a esserne così sicuro? Mi conosci a malapena.-
-Sei intelligente, e poi non passi proprio inosservata.- Lo fissai dritto negli occhi cercando di capire se lo pensasse davvero o se lo dicesse soltanto per portarmi a letto quella notte. Sembrava sincero e io volevo credergli. Dal secondo esatto in cui si era seduto di fianco a me non avevo fatto più caso a nulla, nè alla partita, nè alle altre persone, tutto quello a cui riuscivo a pensare era la sua mano sulla mia e a ogni altro centimetro di pelle che toccava la sua. Sembrava un sogno,tutto così surreale che non davo importanza neanche a quello che dicevo, ma continuavo a pensare a cosa sarebbe potuto succedere dopo. Il cuore mi balzò in gola, mentre lui cercava di portare avanti una conversazione, io lo ascoltavo solo parzialmente e dissi qualcosa ogni tanto. Perchè ero così nervosa? Perchè gli davo così tanta importanza? Stamattina era solo un altro uomo nella mia stessa classe di matematica, l'avevo notato a mala pena fino ad adesso, e ora mi sembra che fosse l'unica cosa che contasse in quel momento.
- Usciamo a fare un giro?-disse ad un tratto.
All'improvviso tutta l'incertezza sparì e sempre tenendoci per mano uscimmo dal bar. Dopo aver fatto neanche qualche passo, lui mi tirò verso di lui e mi baciò e fu come se il tempo si congelasse e sarebbe potuta capitare qualsiasi cosa che in quel momento non me ne sarei minimamente accorta. Dopo rimanemmo abbracciati per qualche minuto, avrei voluto che quel momento non passasse mai, con la testa sepolta nel suo petto.
-Si sta facendo tardi.- disse ad un tratto lui.
-E allora?-
Soffocò una risatina e mi diede un bacio sulla fronte, poi ci allontanammo mano nella mano mentre io mi stringevo a lui.
 
 
 


---Spazio dell'autrice.
Sono tornata!! Se ci ho messo tanto è perchè questa è una storia a cui tengo molto e volevo finire di scriverla prima di pubblicarla, ma la stavo tirando troppo per le lunghe...
Comunque spero che questo primo prologo vi sia piaciuto e lasciatemi un commento per dirmi cosa ne pensate. :)
   
 
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