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Autore: Chandra1620    28/04/2015    2 recensioni
Fan Fiction scritta in prima persona.
Ad Asgard ci sono sempre nuovi segreti da svelare, ma cosa succede quando uno di questi può mettere in pericolo i Nove Regni e non solo?
Abbandonati con la costante sensazione sensazione di essere da soli, trovare la forza di combattere per il proprio regno è possibile? O il vortice di segreti inghiottirà anche al protagonista?
Ambientata prima degli avvenimenti del primo film di Thor, dove Loki è ancora all’oscuro delle sue origini.
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Frigga, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Triangolo
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Decido di ascoltare il consiglio di Loki e andare a parlare con Freyr.

Perché non mi hanno parlato prima? Affrontare tutto questo in così poco tempo è così… difficile.

Cammino per i corridoi e le guardie mi salutano come al solito, loro non sanno niente.

In fondo per me non è cambiato poi tanto. Sapevo di essere un mostro da sempre e oggi ne ho solo avuto la conferma.

 

Mentre mi torturo con i miei pensieri raggiungo il giardino. L’elfo è davvero qui e si rigira fra le mani un bellissimo fiore blu.

-Non pensavo saresti venuta.- Dice senza girarsi. -Pensavo mi odiassi- Aggiunge voltandosi verso me.

-Perché dovrei?- Chiedo sinceramente sorpresa. -Pensavo che il frutto di un amore tra la propria sorella e un demone fosse un soggetto più adatto a questo sentimento.-

-Cara non dire così.- Mi rimprovera avvicinandosi e prendendomi una mano fra le sue. Dopo una lunga pausa continua il suo discorso.

-Io ho sempre saputo della tua esistenza e ho passato questi anni a cercare tua sorella.-

-Sapeva di me e mi ha lasciato comunque crescere qui?- Non lo sto rimproverando, sono solo curiosa.

-Non avevo il coraggio di tenerti con noi. Pensavo sarebbe stato meglio per te crescere lontana da tutto questo. Volevo darti un’infanzia normale e sono sempre rimasto in contatto con Haki per farmi raccontare di te.-

-Quindi davvero non prova odio verso di noi?- chiedo riferendomi anche a mia sorella.

-Non potrei mai, l’unica persona da biasimare sono io: ho distrutto tutto ciò che poteva essere futuro per te. 

Tuo padre e tua madre sono morti per colpa mia e ora anche tua sorella dovrà morire...-

-Perché anche lei deve morire? Non avete provato a trovare un’altra soluzione?- Sottraggo la mano dal suo contatto e alzo la voce.

-Vorresti convertirla?- Risponde lui calmo. -Hai visto il tuo regno? Quella è una persona che non si fermerà perché la sorella glielo chiederà.- 

Ora inizio a odiarlo.

-Non sono venuta per parlare di lei comunque. La incontrerò tra poco in ogni caso. Sono qui per chiederle di mia madre. Voglio sapere tutto.-

Lui mi guarda stupito, poi mi prende per mano e mi porta fino ad una panchina in pietra sulla quale si siede. Lo imito e attendo. 

Lo vedo prendere un lungo respiro e finalmente parlare: -Lei era un po’ più alta di te, aveva lunghi capelli ramati che portava sempre sciolti.

Era bella, molto. L’elfo più bello che io abbia mai visto nella mia vita. Con i suoi occhi blu incantava chiunque. Erano di un blu che non si può descrivere, ricordava il cielo di notte. E poi lei era…- 

Mi perdo nelle sue parole, cercando di creare un suo disegno nella mia mente. Solo quando il cielo inizia a tingersi di rosso ci rendiamo entrambi conto del tempo che è trascorso.

 

 

-Perché mi guardi così?- Mi chiede quando mi vede pensierosa.

-Io… ecco… vorrei farle vedere una cosa.- Sono abbastanza sicura che non sia una buona idea ma lo farò lo stesso. Mi rigiro il medaglione tra le mani e seguo la catenina fino alla chiusura. 

Sento lo scatto e la magia sparire.

-Le… le assomigli così tanto…- Mormora sfiorandomi il viso. Sta piangendo. –Hai i suoi occhi! I suoi bellissimi occhi...-

-Sì. Ora però ho ancora una domanda.-

L’elfo annuisce e io continuo:

–Mio padre? Com’era?-

-Era bello anche lui, come la maggior parte delle creature demoniache.- non lo sta dicendo con cattiveria, anzi sembra che provi una certa simpatia per lui.

–Aveva i tuoi stessi capelli, artigli e denti, se è ciò che ti stai chiedendo. 

Non so molto di lui.- 

Guardo il suo viso contratto in un’espressione sofferente e non posso che provare pietà per lui: è vissuto col rimorso e cercando di dimenticare, ora si trova di nuovo a tirare fuori tutto. Una ferita infetta che va riaperta per essere curata…

-Tranne il fatto che aveva commesso molti crimini nei Nove Regni e non solo. Aveva ucciso e rubato e… - Si interrompe si copre il viso.

-Queste sono inutili giustificazioni che non vi toglieranno il rimorso di averli uccisi, signore.- Non posso avere nient’altro da lui. Mi alzo e rimetto a posto il ciondolo.

Il freddo re degli elfi ridotto ad un bambino piagnucolante. Che visione deludente.

-Ora credo di dover andare.- mi congedo e, pulendomi la gonna dalla polvere della panchina, ritorno all’interno del castello.

Mentre percorro i corridoi per tornare alle mie stanze vengo raggiunta da una voce che, persa come sono nei pensieri, mi fa saltare come una molla.

-Hey!!! Runa!!- Mi volto e vedo mio cugino correre verso di me.

-Draugluin, cosa c’è?- chiedo già preoccupata.

-Nulla, volevo parlare con te.-

-Ah, ok.- Dico sollevata portandomi una mano sul cuore.

-Andiamo a fare un giro?- 

-Preferirei stendermi nel mio letto, sono un po’ stanca. Se vuoi puoi venire anche tu.-

Annuisce e in silenzio mi segue fino alla porta.

-Sai, stavo pensando.- dice quando entrambi seduti sul letto con la schiena contro il muro.

-Stavi pensando, davvero? Questa sì che è una notizia.- dico sarcastica mentre guardo le nuvole passare fuori dalla finestra.

-Sei ancora arrabbiata per il bacio?!- Si lamenta. -Guarda che io dicevo sul serio!! Se Ainwen era la sorella di Freyr noi due siamo… CUGINI!!-

Mi fermo e lo guardo, poi scoppio a ridere per la sua espressione. – Già.-

-Quindi io… ho baciato mia cugina?!!- si inginocchia in terra di fianco a me e mentre mi scavalca fa tremare il materasso costringendomi a poggiare le mani per mantenere l’equilibrio.

–Potrai mai perdonarmi per questo?- chiede fingendosi disperato.

A questo punto non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere.

-Non prendi sul serio le mie parole?!-  prendo un respiro profondo e lo guardo, ma la sua espressione mi fa tornare a ridere più forte di prima.

-Hey!!- continua fingendosi offeso. Allora mi allungo e lo abbraccio.

-Grazie.- So che lo ha fatto per distrarmi e gli sono veramente grata per questo. –Sei un bravo cugino- Lo prendo in giro accarezzandogli la testa.

Lui mi stringe e mi sussurra: -Io ci sono.-

 

 

 

Ho dormito poco e male al pensiero di incontrare mia sorella e l’ansia fa da padrona mentre, in piedi nella sala del trono, aspetto il suo l’arrivo.

-Hai riflettuto?- Odino mi è accanto. Mi posa una mano sulla spalla e aggiunge: -Pochi minuti e sarà qui. Cosa hai intenzione di fare?-

-Io vorrei… provare a parlarle. Poi prenderò una decisione.- Rispondo titubante.

Mi guardo intorno: Loki e Draugluin sono entrambi al mio fianco, come due guardie del corpo.

Lady Sif e i tre guerrieri sono in un angolo a parlare da quando sono entrata venti minuti fa. Cos’hanno tanto da confabulare oggi?

Thor percorre a grandi passi la sala rigirandosi Miolnjr nervosamente fra le mani.

-Thor, forza vieni qui.- Frigga lo segue con gli occhi da almeno un quarto d’ora.

La regina Brethil è presente solo perché non voleva lasciare suo figlio da solo ed è a qualche passo da suo marito, che è la persona che più mi preoccupa dato che sembra sull’orlo di una crisi di nervi. La manica della sua veste non resisterà per molto alla tortura che gli sta imponendo.

Torno a guardare la sala vuota davanti a me.

Mia sorella, anche se è ancora strano chiamarla così, aveva comunicato l’orario, ma di lei non c’è neanche l’ombra.

Quando ormai inizio a perdere le speranze un fulmine verde colpisce il centro della sala. Quando la polvere si dirada riesco finalmente a vederla.

-Sono Erdie*, figlia di Ainwen.- si presenta.

“Runa, è uguale a te!” Mi comunica Draugluin con il pensiero.

“Lo vedo, grazie per l’ovvietà: siamo gemelle!” gli rispondo in malo modo senza distogliere lo sguardo da lei.

Scendo i gradini, sotto lo sguardo di tutti, come incantata da lei. Sento dietro me Loki cercare di seguirmi, ma l’elfo lo ferma beccandosi un mezzo insulto.

Mi avvicino fino ad averla a mezzo metro da me. Ho passato secoli interi sperando di trovare qualcuno come me, e ora lei è così vicina, tanto da poterla toccare…

Allungo una mano verso lei. Sembra diffidente, ma non si sottrae. Accarezzo la sua guancia, bianca, come la mia.

Guardo il blu dei suoi occhi, ma non riesco a leggerli.

Sposto la mano ai capelli, lunghi e sciolti passando con il dorso della mano sul suo collo. Riesco a sentire il battito del suo cuore, veloce come il mio. Cosa starà provando nel vedermi? Mi considera sua sorella o sono uno strumento? Lei però non parla, e continua a guardarmi. Non ha degnato nessun altro. Solo me.

Decido di fare una pazzia e mi siedo a gambe incrociate davanti a lei sperando faccia lo stesso.

Vederla in piedi pronta a scattare sta innervosendo tutti e anche me di conseguenza.

Lei mi guarda stupita, poi, per la prima volta da quando è arrivata distoglie lo sguardo da me per guardare la sala.

So che le sto chiedendo molto.

Alla fine si inginocchia di fronte a me, anche se nervosa.

-Vedo sotto l’illusione.- mi parla. La sua voce è calda e dolce, ma roca come quella di una persona che non parla molto.

Si riferisce al ciondolo. Riesce a vedere sotto un oggetto magico di tale potenza? Notevole, bisogna ammetterlo.

Lei dove ha imparato la magia? Dove è stata addestrata? E cosa le avranno insegnato?

Tutto dipendeva dal regno in cui era caduta. Odino lo aveva detto: non ci sono sue notizie prima degli attacchi.

-Perché hai fatto questo, sorella?- le chiedo facendo un gesto verso l’esterno. –Tutte quelle morti, a cosa sono servite?- cerco di mantenere un tono basso, in modo che mi possano sentire anche nel resto della sala, ma che possa dare la sensazione di una conversazione informale.

La vedo guardarmi sorpresa, forse per le domande, forse per averla chiamata sorella, ma non si scompone e mi risponde:

-Era necessario.- Dice come ripetendo qualcosa imparato a memoria, ma non sembra convinta di ciò che sta dicendo.

È davvero lei ad aver fatto impazzire due interi regni e aver ucciso tutta quella gente?

-Sono venuta a chiamarti, sorella, per farti adempiere ai tuoi doveri.-

-I miei doveri?- Voglio farla parlare il più possibile, magari ci darà qualche indizio.

-Devi aiutarci a riportare in vita Nostra madre, e poi potremo vivere insieme. Potremo finalmente avere una famiglia. –

Niente progetti di sterminio?

-Io ho già una famiglia.- dico indicando le persone che ho dietro.- E potrebbe essere anche la tua…-

Tutti ora la guardano aspettando una risposta. Erdie però continua a fissare me e ad un certo punto sento nella mia mente la sua voce.

“Come hai fatto?”

“A fare cosa?” Le rispondo.

“A essere felice. Sapevi di essere diversa, ma sei riuscita a ottenere il loro amore e fiducia, come?”

“Ho fatto ciò che non avrei dovuto: fare finta di non esserlo. Mi vergogno di me stessa, ma le persone che ho intorno valgono troppo per me. Ho impiegato secoli per riuscire a meritare questo. Per sentirmi degna.

Se tu me le porterai via io ti ucciderò. Non mi importa che tu sia mia sorella.” Non avrei voluto dire così, ma è venuta fuori da sola.

-Accetterai?- continua lei ad alta voce alzandosi in piedi.

-Ucciderai altre persone?- dico imitandola, ma con molta più calma.

-Se sarà necessario.-

-Allora no.- Le rispondo semplicemente.

-Ti diamo tempo una settimana per cambiare idea, poi ci troveremo nella piazza. Quella in cui TU hai ferito il tuo amico elfo.-

“Hey l’amico elfo ha un nome ed è nostro cugino.” Intervengo.

“Non ha importanza.”

-Arrivederci.- dice buttando un’ultima occhiata a Draugluin e scomparendo con un altro fulmine.

 

 

 

 

-Pensavo che se avessi puntato sui legami di sangue sarei riuscita a smuoverla.- dico infastidita rotolando sul freddo pavimento. -Ne sembrava così legata.-

-Non lamentarti. Non ha ucciso nessuno. Direi che è un progresso- mi risponde Loki sdraiato sul mio letto.

Lo guardo per qualche secondo poi provo ad indagare:

–Com’era il suo aspetto, secondo te? Intendo era mostruosa, o cosa?- Guardo la sua espressione nascosta sotto le mie braccia. Ci sta pensando.

-No, non la definirei mostruosa. Le creature demoniache sono affascinanti e anche gli elfi. Era bella, sì.- Non saprei dire se stia mentendo o meno.

-Voi non siete gemelle?- Continua lui.

-Passiamo a cose più importanti. Li hai sentiti anche tu, vero?- Cambio argomento all’istante.

-Cosa?- Dice cercando di ricordare.

-Il “Devi aiutarci” e il “Ti diamo”. Non è sola.-

-Sì, anch’io li ho notati, ma non dimenticare con chi stavamo parlando: una persona che probabilmente è completamente pazza.- mi fa notare. Mi metto seduta.

-A me sembrava piuttosto lucida per essere una svitata.- Cerco di difenderla.- Diamole il beneficio del dubbio. Non mi sembra un’abile stratega, né una killer. Credo che qualcuno la controlli.-

Annuisce svogliato e si alza dal letto. Mi accarezza distrattamente la testa mentre esce: -Buonanotte.-

-‘Notte.- rispondo sbadigliando.

Mi alzo, lei non è ciò che sembra, so che non è cattiva.

Mi corico nel letto e cerco di addormentarmi, ma mille pensieri mi affollano la testa.

“Drag, mi senti?” Spero mi risponda.

“Sì, tutto bene?” 

“Sì, tranquillo. Volevo solo chiederti cosa ne pensi della tua cugina cattiva?” Gli domando rigirandomi nel letto.

“Non saprei dire, scusami Runa, ma non riesco proprio a pensare. È stata una giornataccia e sono veramente distrutto.” È stanco e la sua voce è affaticata.

“Non fa nulla. Allora buonanotte.”

“Va bene, buonanotte.”

 

 

 

 

Erdie* solitaria

   
 
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