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Autore: CamEElaJauregay    28/04/2015    2 recensioni
Lauren passerò le vacanze estive a Cuba e in tre mesi può succedere di tutto, in tre mesi può cambiare tutto.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le vacanze estive erano appena iniziate e Lauren era all’aeroporto, pronta a prendere il suo volo per l’isola di Cuba.
Nonostante le sue origini cubane, Lauren non era mai stata là e ora che i suoi nonni avevano deciso di passare i loro ultimi anni sull’isola, lei e la sua famiglia dovettero volare fino a là per fargli visita.
La loro meta era Cojimar, un piccolo centro non molto lontano dalla capitale cubana.
Oltre ad essere eccitata, la ragazza dagli occhi verdi era anche molto in ansia, non sapeva molto bene lo spagnolo e aveva paura di andare nel pallone e non capire ciò che la gente le diceva.
Finalmente la famiglia Jauregui e gli altri passeggeri potettero salire sull’aereo.
Per il volo Miami-La Habana ci volle poco più di un ora e ormai Lauren non stava più nella pelle; voleva vedere il più possibile del suo luogo d’origine.
I loro nonni li stavano aspettando all’aeroporto e appena si incontrarono  stettero più o meno una ventina di minuti a farsi dei calorosi saluti.
Salirono in macchina e si fecero accompagnare fino alla loro abitazione.
Al contrario di quel che pensavano, non avrebbero alloggiato a casa con i loro nonni, ma a quella che fino a poco prima era occupata dai loro zii.
Lauren occupò la stanza che era di suo cugino, infatti le pareti erano completamente nere, con qualche disegno bianco che ricordasse la musica metal.
Posò le valigie sopra al letto e le apri subito con l’intenzione di disfarle il più presto possibile.
Aprì anche l’armadio e tutti i cassetti, iniziando a pensare a come disporre i suoi vestiti.
Il lavoro sarebbe stato al quanto lungo: sarebbero stati lì tre mesi e Lauren si era portata dietro quasi tutto l’armadio.
Finì appena in tempo per l’ora di pranzo.
“Allora Lauren felice per questa vacanza?” le chiese il padre non appena si sedette al tavolo.
“Oh si, penso che sarà molto interessante visitare Cuba. Non vedo l’ora di uscire” disse entusiasta, quasi le fosse difficile trattenersi dal correre fuori casa e vedere ciò che c’era a Cojimar per poi precipitarsi a La Habana.
“Calmati tesoro, presto potrai uscire” le disse la madre vedendo l’euforia della figlia.
Nonostante non sapesse dove andare, Lauren si sarebbe arrangiata, avrebbe visitato la città anche a costo di perdersi.
Dopo pranzo corse in camera sua.
Erano le due del pomeriggio, così decise di pensare a cosa mettersi e di informarsi un po’ su internet, per poi uscire alle tre e mezzo.
La ragazza dagli occhi verdi aprì l’armadio ed iniziò a cercare.
Alla fine scelse di indossare dei jeans corti e la maglietta dei The 1975, una delle sue band preferite.
Dopo aver scelto, prese il telefono ed iniziò a cercare il modo più veloce di arrivare alla spiaggia da casa sua.
Anche se poteva benissimo vedere il mare dalla finestra, per arrivare a destinazione ci volevano cinque minuti di camminata.
Si vestì, poi indossò le sue Converse nere, prese il telefono e un po’ di soldi, per poi uscire di casa.
Passeggiava per strada con un sorriso a 32 denti stampato in faccia; fin da piccola aveva sempre chiesto ai suoi di fare una vacanza a Cuba, ma non ce ne era mai stata occasione e visto che finalmente si era presentata, Lauren non poteva fare a meno di essere costantemente sorridente.
Finalmente arrivò in spiaggia e subito si tolse scarpe e calzini per poi correre sul bagnasciuga per sentire l’acqua che le arrivava ai piedi.
Da sempre Lauren amava la spiaggia e il fatto di vivere a Miami per lei era vantaggioso.
La brezza marina, la sabbia tra le dita dei piedi, l’odore di salsedine, che molti odiavano, lei le amava.
Si passò una mano tra i capelli neri e poi fece un respiro a pieni polmoni.
Sulla spiaggia c’erano molti bambini che giocavano a palla e costruivano castelli di sabbia; Lauren li guardava con un gran sorriso, tra le cose che amava c’erano anche i bambini e giocare con loro o solamente vederli felici la faceva sorridere.
Mentre camminava cercava di sentire cosa dicevano le persone, cercando di afferrare qualche parola in spagnolo sperando di sapere cosa significasse.
Camminò per più di un’ora, prima di decidere di tornare indietro.
Decise di fare il viaggio di ritorno sulla strada, così attraversò la spiaggia e si rimise le scarpe.
Sperò di non dover cambiare tante volte via per arrivare a casa, ma nel caso si fosse persa poteva usare il GPS presente nel suo telefono.
Abbassò lo sguardo proprio su quell’oggetto per controllare l’ora e lo rialzò soltanto quando realizzò di aver sbattuto contro qualcuno.
Spostò l’attenzione sulla persona di fronte e lei; aveva rovesciato il frullato di una ragazza sulla sua maglietta.
Dios” disse la sconosciuta.
Lauren iniziò ad andare nel panico, non sapendo come scusarsi in spagnolo.
Si avvicinò alla bruna davanti a lei, cercando di dire qualcosa.
“Oh mio dio, scusa… Come diamine si dice scusa in spagnolo? Ehm… oh diamine”
Mentre Lauren cercava le parole giuste, la ragazza davanti a lei, vedendola in difficoltà cercò di rassicurarla.
“Ehi hablo su lingua, ho capito che sei dispiaciuta”
La ragazza dagli occhi verdi alzò lo sguardo, risollevata.
Proprio non aveva idea di come scusarsi in spagnolo e scoprire che quella ragazza la capiva era molto risollevante.
“Mi dispiace un sacco, non volevo”
“Non te preocupes, è tutto ok”
La bruna le stava sorridendo, cercando di calmarla; l’agitazione di Lauren era più che evidente e la sconosciuta voleva farla sentire a suo agio, nonostante ciò che era appena successo.
“La tua maglietta… è tutta sporca” le disse Lauren ancora esasperata.
“Sto andando a casa, esto cambiarà pronto
Il fatto che nel parlare, la ragazza, usava anche parole in spagnolo, faceva tornare l’agitazione a Lauren.
Lo sguardo dell’americana si posò sul bicchiere del frullato.
Capì che lo aveva appena comprato e si sentì ancora più in colpa.
“Avevi appena comprato il frullato”
“Ti ho detto che està bien, lo ricomprerò domani”
“Oh no, te ne comprerò un altro subito, andiamo”
Lauren stava cercando di rimediare in ogni modo possibile.
“Non…” la bruna provò a ribattere, ma la mora la interruppe.
“Te ne comprerò un altro! Non posso lasciarti a bocca asciutta”
La sconosciuta decise di accontentarla e andarono insieme al chiosco lì vicino.
Durante quel poco più di un minuto di viaggio, nessuna delle due parlò; Lauren era al quanto nervosa di aver fatto la sua figuraccia il primo giorno che era a Cuba e la bruna aveva capito che non c’era modo di rassicurare l’altra.
Arrivate al chiosco, Lauren le chiese quale frullato volesse.
Cereza
Subito la mora si preoccupò: non aveva la minima idea di che cosa volesse significare ‘cereza’.
La cubana capì che l’altra non sapeva cosa aveva detto.
“Oh scusa, è ciliegia. Voy a ordinare, ti dico quanto viene”
Lauren annuì e si mise in disparte.
Pagò per la ragazza e poi uscirono per doversi dividere.
Gracias… ehm”
Era evidente che stava cercando il nome dell’altra.
“Lauren” la informò la mora.
Gracias Lauren”
“Dopo quello che ho fatto è il minimo” lo disse rivolgendole un timido sorriso.
“Comunque, soy Camila”
L’ispanica le sorrise e se ne andò.
Lauren, finalmente tranquilla, prese la via verso casa, che era opposta a quella di Camila.
  
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