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Autore: Vavi_14    30/04/2015    3 recensioni
A pochi mesi dalla morte dei loro genitori, Itachi e Sasuke si ritrovano improvvisamente soli, obbligati a coniugare gli studi con la gestione di un'Azienda prestigiosa che il maggiore ha ereditato in quanto primogenito della famiglia Uchiha. In questa situazione già ostile accadrà un fatto imprevisto che sconvolgerà per sempre le vite dei due fratelli. Starà a loro decidere se arrendersi alla crudeltà del fato, oppure continuare a lottare assieme per riemergere dal baratro che minaccia di inghiottirli per sempre.
***
Ho deciso di provare a pubblicare una long alla quale sono molto affezionata, perciò spero tanto di riuscire a far appassionare anche voi.
La storia contiene più di un nuovo personaggio e l'OOC è solo per sicurezza, io ho fatto del mio meglio! :)
[Prologo modificato]
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 26
Gatoo








Pensava che, dopo quella parentesi sulla sua vita privata, non l'avrebbe più rivista così spesso. E invece il giorno dopo era di nuovo lì, con i tacchi stretti nella mano destra ed un sorriso radioso ad illuminarle il viso. E lo stesso accadde nei giorni successivi, senza sosta. Gli portava la sua ciotola giornaliera di avanzi commestibili, raccontava strani aneddoti che coinvolgevano Fumiko, parlava di lei come se non se ne fosse mai andata, con l'animo leggero.

Lui si limitava a guardarla mentre gesticolava animatamente e gli lanciava timide occhiate tra una pausa e un'altra, quando si ricordava di respirare. Nella sua voce riuscì a leggere una voglia disperata di comunicare, di condividere con qualcuno le sofferenze della solitudine, di una vita che non le aveva mai regalato niente e che, proprio come era successo a lui, le aveva negato la possibilità di vivere un'adolescenza normale. Ma lui aveva ancora suo fratello e sapeva di poter sempre contare sul suo appoggio. Lei invece non aveva più niente, se non un'esistenza coronata da falsi agi e da un'eterna prigionia dalla quale non sarebbe mai riuscita a liberarsi.

Così si ritrovò a pensare, nei momenti in cui la voce di Kaori non arrivava più alle sue orecchie, che avrebbe voluto portarla via da lì, anche se il mondo là fuori non era poi tanto facile da affrontare. Ma poi quelle quattro mura scrostate dove era stato rinchiuso lo riportavano alla realtà e gli ricordavano che non sapeva nemmeno se sarebbe riuscito a salvarsi da quell'inferno, figuriamoci se avrebbe potuto pensare di aiutare qualcun altro.

“Ehi, Intouchable, mi stai ascoltando?”
Kaori lo fissava con insistenza, infastidita dalle ormai troppo frequenti distrazioni del suo interlocutore.
Sasuke rispose allo sguardo, ma la sua mente aveva abbandonato quel luogo ormai da molto tempo. Sapeva che senza di lei probabilmente sarebbe impazzito, ma i suoi nervi erano arrivati al limite della sopportazione ed era tanta la voglia di prendere a calci quella porta per buttarla giù e fuggire lontano.
Lei parve leggergli nel pensiero ed abbassò lo sguardo, interrompendo il suo racconto.
“E va bene Intouchable. Forse è arrivato il momento di dirtelo.”
Sasuke tornò finalmente con i piedi per terra ed il suo sguardo era di nuovo presente.
“Dirmi cosa?” domandò, staccando la schiena dal muro e facendo qualche passo verso Kaori.
Lei si alzò e gli andò incontro con andatura incerta.
“Tuo fratello sarà qui tra quarantotto ore esatte.”
Le iridi di Sasuke si spalancarono e le sue mani si chiusero in modo automatico sulle spalle della ragazza.
“Davvero?! Come l'hai saputo? Quando?! Kaori, parla!”
Lei parve spaventata e per qualche secondo non disse niente. Poi l'espressione ansiosa del ragazzo la convinse a vuotare il sacco.
“Ecco io...lo so da qualche giorno. M-ma...non volevo dirtelo perché...”
“Perché?! - sbottò lui, scuotendola avanti e indietro – perché me l'hai nascosto?!”
Nei suoi occhi riuscì a leggere una rabbia che non gli aveva mai visto. Intravide una vena sul suo collo pulsare a velocità sempre maggiore, il suo viso acquistare colore e sentì la sua presa stringersi in modo incontrollabile.
“Io..ecco...”
Anche il battito di Kaori aumentò e Sasuke scorse due lacrime solcarle le guance e ricadere decise verso il basso. Aveva la bocca socchiusa ed il labbro inferiore le tremava. Sembrava che volesse parlargli, ma l'agitazione le impediva di farlo. Decise di lasciarla andare, ma non smise di guardarla negli occhi in attesa di una risposta.
Kaori fece un respiro profondo ed alzò il capo.
“Io...- cominciò, cercando di mantenere un tono fermo. -..pensavo che se te l'avessi detto subito tu...non avresti più voluto ascoltare i miei racconti. Ma io ne avevo bisogno, capisci? Avresti voluto sapere solo di tuo fratello, magari mi avresti costretta a spiare lo zio ed io non posso farlo, lo sai. Così ho pensato di aspettare ancora un po' e...”
Si fermò quando vide Sasuke voltarsi dall'altro lato con le mani sul volto.
“Non..non avresti comunque potuto fare niente”
Lui fece qualche passo in tondo per cercare di sbollire l'agitazione, ma la rabbia ebbe di nuovo il sopravvento e si voltò di scatto verso di lei.
“Ma cosa diavolo ti è venuto in mente! - esclamò, ignorando l'ennesima lacrima che nasceva da quei pozzi dorati – sai quanto questo è importante per me! Lo sai Kaori, vero?”
Lei annuì.
“Maledizione, pensavo fossimo-”
Si fermò e il suo sguardo ricadde sulle folte ciglia della ragazza, impregnate di lacrime e mascara nero.
“Lascia stare” sospirò, dandole di nuovo le spalle.
Si tenne la testa fra le mani, come se quel gesto potesse impedirle di esplodere. Tra quarantotto ore esatte avrebbe rivisto suo fratello. Tra meno di due giorni avrebbe avuto luogo l'accordo e sarebbe calato il sipario su quella brutta avventura. Un sipario maledetto, l'inizio di un altro incubo senza fine, un incubo che però non avrebbe più dovuto affrontare da solo. Questa volta lo avrebbe fatto assieme a Itachi e giurò a se stesso che non avrebbe mai più tentato di allontanarlo o di tagliarlo fuori da tutto perché, per quanto cercasse di negarlo, lui era una parte importante della sua vita, forse la più importante, ed avrebbe rivestito quel ruolo fino alla fine.
“Mi dispiace Intouchable. Sono stata egoista” sussurrò Kaori, asciugandosi gli occhi.
Recuperò le sue scarpe, come sempre lanciate all'altro lato del tavolo, se le infilò in silenzio e si diresse alla porta.
“Non ti disturberò più. So che la tua vita era già abbastanza incasinata prima che mi conoscessi e non voglio rendere le cose più difficili. - le labbra arrossate dal pianto si incurvarono in un debole sorriso – Sono sicura che tutto andrà per il meglio. Abbi fiducia in tuo fratello. Addio, Intouchable.”
Prima che Sasuke potesse replicare lei era già schizzata via alla velocità della luce, lasciando la porta della stanza aperta e qualche forcina sul suo cammino.
Provò a chiamare il suo nome un paio di volte, ma l'unica risposta che ottenne fu l'eco della sua voce, mentre rimbalzava con prepotenza sulle pareti per poi tornare inesorabilmente al mittente.

 

**


Erano le undici e cinque. Pochi minuti di attesa che già gli sembravano ore. Entrambi si guardavano attorno, dandosi degli stupidi per non essere riusciti prima a scovare quel posto. Un Hotel in pieno centro di Tokyo, a pochi chilometri da Villa Uchiha: suo fratello si trovava davvero così vicino?
Nessuno dei due osò proferire parola, fino a quando videro un ragazzo dai capelli arancioni dirigersi verso di loro. Indossava un completo nero elegante e teneva i capelli pettinati all'indietro.
“Itachi e Shisui Uchiha?”
I cugini annuirono in modo automatico e l'uomo fece loro segno di seguirlo. Dopo pochi passi erano già lontani dal Grattacielo centrale ed avevano imboccato le strade secondarie che portavano in periferia.
“Pensavate davvero che vi avremmo detto dove si trova il Boss?”
L'uomo aveva parlato senza neanche voltarsi e subito dopo si era fermato davanti ad una macchina nera  con le quattro frecce azionate. Videro un altro vestito come lui aprire lo sportello, uscire dall'abitacolo e piantarsi davanti al motore con le braccia incrociate.
“Mani sul tettuccio.” fu il saluto che rivolse ai due ragazzi.
Shisui, sconvolto, guardò suo cugino e, per la prima volta da quando avevano lasciato l'Hotel, si decise a parlare.
“Cosa?”
Anche Itachi sembrò stupito da quella richiesta.
“Sei sordo, forse? Ha detto di mettere le mani sul tettuccio. In fretta.”
Era stato l'uomo dai capelli rossi a rispondere. Tutti e due li guardavano con impazienza e sembrava proprio che, se non avessero fatto quello che gli chiedevano, non sarebbero partiti.
Itachi fu il primo ad avvicinarsi alla macchina per obbedire agli ordini. Qualche secondo dopo anche Shisui imitò sui cugino e i due uomini iniziarono a perquisirli.
“Ehi, vacci piano!” esclamò Shisui, non gradendo quel contatto maldestro.
Itachi sospirò in modo impercettibile. “Finiscila – gli sussurrò, cercando di non farsi sentire – non siamo nella posizione di poterci lamentare.”
Quando ebbero terminato il controllo tirarono fuori due bende nere dal taschino della giacca e, con presa sicura, le legarono sugli occhi dei due ragazzi.
“E questo cosa significa?” sbottò di nuovo Shisui, cercando di fare resistenza mentre l'uomo dai capelli rossi gli piegava il capo per farlo entrare in macchina.
Sentirono tutti e quattro gli sportelli chiudersi e la chiave girare nella fessura. Poi un altro terribile rumore arrivò alle orecchie dei due ragazzi: la sicura di una pistola era appena stata sbloccata.
“Dì un'altra parola e giuro che ti sparo in testa.”
L'uomo al volante si lasciò scappare un ghigno, dopodiché premette sull'acceleratore e partirono.

Aveva teso le orecchie per tutto il viaggio, cercando di captare i suoni, gli odori, qualunque cosa gli potesse far capire dove stavano andando. Era straziante non poter vedere cosa gli succedeva intorno. Riusciva a sentire il respiro irregolare di Shisui proprio alla sua sinistra ed era sicuro che l'uomo sul sedile davanti tenesse ancora in pugno la pistola.
Dopo circa mezz'ora di viaggio la macchina si fermò. I due uomini scesero per primi, tirarono fuori Itachi e Shisui e sciolsero loro le bende. Si trovarono davanti ad un normale appartamento di città alto circa sei piani, probabilmente di recente costruzione dato il design moderno dei balconi.
Itachi si guardò attorno ma non riusciva a riconoscere nulla di quel posto. Sembrava una strada privata e la macchina era stata parcheggiata proprio davanti al portone.
“Seguitemi.”
L'uomo dai capelli rossi li guidò fin dentro al palazzo. Scesero sei rampe di scale e sentirono l'aria di chiuso invadere le loro narici con prepotenza. Si trovarono davanti un corridoio lunghissimo, i cui muri sembravano fatti di pietra; a destra e a sinistra si diramavano altri cunicoli ed ogni due metri c'era una porta che conduceva ad altre stanze. Sembrava quasi di trovarsi all'interno di un labirinto. Itachi rabbrividì e non seppe spiegare se quella reazione fosse dovuta al gelo di quel seminterrato, oppure all'idea che suo fratello fosse rimasto chiuso lì sotto per tutto quel tempo. Strizzò gli occhi per cercare di non pensarci e continuò a seguire i due uomini con Shisui alle calcagne.

Percorsero il corridoio in tutta la sua lunghezza, fino a quando giunsero in una stanza ampia, arredata con mobili antichi e decisamente più accogliente rispetto a tutte quelle che avevano visto fino a quel momento.
Quando entrarono si guardarono attorno e notarono due grandi librerie, una a destra e una a sinistra della grande scrivania che primeggiava proprio al centro della stanza. Lì dentro, nonostante non ci fossero finestre, si poteva respirare un piacevole odore di legno.

“Benvenuti”

Itachi alzò il capo e suoi occhi si incrociarono con quelli di un uomo basso, sulla sessantina, anch'egli vestito in tiro e con un enorme, irritante sorriso dipinto sul volto.
Avrebbe riconosciuto quella voce a chilometri di distanza.
“Sei tu.” fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Shisui lanciò un'occhiataccia alle sentinelle che circondavano il perimetro della stanza, per poi avvicinarsi al fianco di suo cugino.
“Il mio nome è Gatoo” iniziò l'uomo. “Perché non vi sedete?” chiese con tono melenso, indicando le due poltrone davanti a sé. I due ragazzi obbedirono.
“Immagino che tu abbia molte domande da farmi, Itachi...”
“Dov'è mio fratello?”
Sapeva che sarebbe stato più saggio aspettare, ma quella frase gli uscì di bocca senza che potesse rendersene conto.
L'uomo sogghignò e si tolse i ridicoli occhiali scuri che gli nascondevano le rughe.
“Hai ragione, dopotutto è giusto che anche lui ascolti la storia dal principio. Juugo, portalo subito qui.”
Fece un cenno all'uomo dai capelli rossi che li aveva condotti nel covo e quello, dopo appena venti secondi, tornò trascinandosi dietro un ragazzo smilzo, pallido, quasi irriconoscibile.
L'istinto di Itachi fu quello di fiondarsi verso suo fratello, ma Shisui lo fermò stringendolo per un braccio. Aveva guardato con attenzione tutto ciò che li circondava e poteva giurare che ogni uomo in quella stanza fosse dotato di almeno due armi.

Una mossa azzardata e sarebbero saltati in aria tutti e tre.

Fu così che Itachi si limitò ad osservarlo cercando di reprimere l'impulso di alzarsi.
Juugo strattonò Sasuke per un braccio e lo portò accanto a Gatoo, in modo che i due ragazzi potessero vederlo in faccia. Dalle gocce di sudore che gli scendevano sulle tempie e dal leggero colorito delle guance Itachi dedusse che doveva avere la febbre alta.
Si costrinse a non guardargli i lividi sulle braccia e le ossa sporgenti delle gambe.
“Stai calmo” gli sussurrò Shisui.
A quel punto, finalmente, Sasuke sollevò lo sguardo ed incrociò il suo.
“Nii-san....come stai?”
Shisui dovette stringere la presa sul braccio di Itachi per l'ennesima volta, destando la curiosità dell'uomo davanti a loro.
“Ehi ragazzi, va tutto bene.” cominciò, con tono tranquillo. “Come vedi tuo fratello sta alla grande...”
Picchiò due o tre volte il palmo della mano sulla spalla di Sasuke.
“Non toccarlo, lurido bastardo!”
Se Shisui non gli avesse procurato una fitta dolorosa al polso destro, di sicuro Itachi gli sarebbe saltato al collo per strangolarlo.
Gatoo fece un lungo sospiro e scosse la testa.
“Così non ci siamo, ragazzo mio. Prima ti calmerai e prima concluderemo questo accordo.”
Lo sguardo di Itachi lo trafisse talmente a fondo che finì per convincerlo a vuotare il sacco senza troppi preamboli.
“Eravate troppo piccoli per ricordarvi di me” sospirò, incrociando le braccia e lasciandosi andare sulla comoda sedia di velluto nero. “Ma sono stato socio di vostro padre per diversi anni.”
Gli occhi di tutti e tre gli Uchiha erano puntati su di lui.
“A dire la verità, io e Fugaku abbiamo aperto l'Azienda insieme. Eravamo vecchi amici, sapete?”
Di nuovo quel sorriso spaventoso sulle labbra.
“Gli affari andavano alla grande, fino a quando non gli ho proposto di fare qualche taglio ai dipendenti. C'erano cinque o sei elementi indegni di stare in un'Azienda così prestigiosa, ma vostro padre non voleva saperne di mandarli via. E così l'ho fatto io.”
Sembrava che nessuno, oltre Gatoo, osasse respirare.
“Un gesto all'apparenza innocuo, dopotutto. Ma da quel momento in poi vostro padre ha perso la fiducia in me e dopo due anni di litigi ha deciso di mandarmi via.”
Riuscirono ad udire una nota di sdegno nel suo tono di voce.
“Ma non ne aveva il diritto!- sbottò, facendo sobbalzare Shisui – quella era la nostra Azienda! Non ne aveva il diritto!”
Itachi notò le orecchie dell'uomo colorarsi di rosso.
“La verità è che vostro padre teneva ai dipendenti più che all'Azienda stessa. Avrebbe trascurato il guadagno, pur di dar lavoro a quei disgraziati.”
Sasuke tentò di liberarsi dalla presa di Juugo, ma ottenne solo una dolorosa ginocchiata sui reni.
“Ha scelto loro, invece che il suo vecchio amico. Mi ha buttato in mezzo a una strada, non curandosi del fatto che avevo due nipoti a cui badare. E questo, ragazzi miei, è stato il più grande sbaglio della sua vita.”
Quel ghigno soddisfatto continuava a tormentargli le rughe del volto.

Sono stato io ad uccidere i vostri genitori.”

Pronunciò le parole con terribile calma, quasi provasse piacere nel leggere il dolore animare i loro occhi.
“Tu...cosa?”
Questa volta neanche Shisui trovò la forza per trattenere suo cugino. Era terrorizzato, non riusciva a muovere un muscolo.
Itachi osservò suo fratello serrare la mascella e stringere i pugni fino a far imbiancare le nocche.
“Sei solo un bugiardo!” gli urlò contro, destando la sorpresa di tutti. “Sei solo uno sporco bugiardo, non ti è mai importato niente né di Kaori, né di sua sorella! Era quello che volevi sin dall'inizio, era il tuo unico obiettivo! Volevi l'Azienda per te e chiunque ti avesse ostacolato sarebbe morto!”
I due ragazzi guardarono il minore senza capire.
“E' un bastardo Itachi. Non firmare quell'accordo. Sarà la nostra condanna!”
Gatoo fece un breve cenno con la mano e Juugo puntò la pistola sulla tempia di Sasuke.
“Fermo!” esclamò Itachi, alzandosi.
L'uomo fece un lungo sospiro. “Non ho finito di raccontare. Prego, accomodati Itachi.”
L'ennesimo sforzo di volontà e Itachi si sedette.
“E' vero, volevo l'Azienda per me. Non ho mai sopportato vostro padre e il suo assurdo modo di lavorare. Quindi l'unico modo era quello di farlo fuori, così i profitti sarebbero calati in modo vertiginoso ed io avrei avuto la mia occasione per appropriarmene.”
Gatoo poggiò entrambe le mani sul tavolo e si sporse verso di loro.
“Purtroppo vostra madre era in macchina con lui Il giorno che ho fatto manomettere il motore. Non era mia intenzione far fuori anche lei...ho sempre pensato che fosse una donna molto affascinante”
Mi fai schifo
Di nuovo Sasuke cercò di avventarsi su Gatoo, ma questa volta il pugno di Juugo gli tolse il respiro e lo costrinse a piegarsi su se stesso.
“D'accordo, firmerò il patto. La prego, lasci stare mio fratello.”
Il tono di Itachi era supplichevole. Non avrebbe resistito un secondo di più.
“Oh ma bene, vedo che preferisci velocizzare le cose. Hidan, dì a Kaori di venire qui con il foglio.”
L'uomo alla destra di Gatoo, quello che aveva accompagnato Juugo nel viaggio di andata, annuì con un veloce gesto del capo ed uscì velocemente dalla stanza.
“Firmando questo documento mi garantisci la metà dei profitti dell'Azienda. Il mio nome non figurerà né tra i proprietari, né tra i soci e la mia identità dovrà rimanere segreta. Manderai i soldi attraverso un bonifico ogni mese. Se ho bisogno ti farò contattare da uno dei miei uomini – abbassò la voce per farsi sentire solo da Itachi e Shisui – suvvia, non è un'offerta così malvagia, no? Sto solo cercando di riprendermi ciò che era mio.”
Sasuke riuscì a sollevare il volto. “Nii-san...ti prego. Non firmare.”
Itachi ricevette quell'ennesima coltellata senza fiatare. Infondo lo sapeva, stava per firmare un patto con un uomo deplorevole, un uomo che aveva ucciso i suoi genitori solo per vendetta e che adesso, per un puro capriccio, voleva rovinare la vita anche a loro. Ma quale altra alternativa aveva davanti? Era in trappola, nessuno era stato in grado di aiutarlo, nemmeno la Polizia. Avrebbe messo una dannata firma su quel foglio e se ne sarebbe andato assieme a suo fratello. Il resto non gli importava.
“E' tua.” disse ad alta voce, guardando Gatoo con severità. “Ti lascio l'intera Azienda, ma tu, in cambio, lascerai in pace me,mio fratello e tutta la mia famiglia.”
Sasuke lo guardò sconvolto, mentre Shisui si lasciò andare sulla sedia. Glielo aveva letto negli occhi qualche giorno prima, sapeva che prima o poi avrebbe mollato tutto.
“Oh no ragazzo mio, non è così semplice. Vedi, mi serve che tu risulti come proprietario, altrimenti si potrebbe sospettare qualcosa. Se vuoi puoi donarmi l'intero guadagno, ma sarai sempre tu a gestirla.”
Shisui si tenne la testa fra le mani. Era una proposta peggiore della precedente e in quel modo non avrebbero risolto nulla.
“Ma insomma – sbottò ad un certo punto Gatoo, rompendo il silenzio – arriva o no quel dannato foglio?! HIDAN!”
Chiamò l'uomo con tutto il fiato che aveva in gola e poco dopo se lo vide comparire sulla porta a mani vuote e con il fiatone.
“Mi dispiace signor Gatoo, ma non riesco a trovare la signorina Kaori da nessuna parte.”
Il Boss si alzò di scatto e si mise a frugare in uno degli scaffali della libreria.
“Per fortuna ne ho conservata qualche copia...quella ragazza mi farà andare in rovina”
Detto questo posò il documento davanti agli occhi di Itachi e Shisui e porse loro una stilografica.
“Sono indicate tutte le condizioni dell'accordo. E ora....firmate.”

 

 

 



 
  
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