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Autore: RegalGina    30/04/2015    0 recensioni
La consapevolezza è il peggior peso da portare. Perché quando sai e credi che il tuo futuro dipenda interamente dalle scelte che fai, sai anche che qualsiasi cosa accadrà sarà interamente colpa tua.
Ora però, nel giro di qualche singola ora, la sua intera vita era stata totalmente rimessa in discussione. Solo perché, per una volta, aveva deciso di scegliere lei stessa cosa fosse meglio per il suo futuro. Dev'essere buffo vedersi portare via tutto solamente perché si decide di prendersi in mano. Buffo, sì… O forse triste.
Doloroso.
Maledettamente straziante.

La storia di una ragazza alla continua ricerca di se stessa.
La storia di una ragazza che cercò di prendere in mano la sua vita.
La storia di una ragazza in continua lotta col mondo.
La storia di una ragazza che venne salvata da un cavaliere...
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 8

Una mattina Jane si svegliò di soprassalto, col fiatone, completamente coperta di sudore. Guardò Ascher che dormiva tranquillamente al suo fianco. Fin dalla prima notte in una locanda avevano deciso di dormire così, assieme, nello stesso letto, ma non tanto perché uno dei due volesse avere qualche pretesa sull'altro, ma semplicemente perché nessuno di essi voleva lasciar dormire l'altro in una stanza da solo o in un giaciglio improvvisato in terra. Lei lo osservò dormire profondamente. Il suo respiro era leggero, il suo volto disteso.
Ripensò al motivo di quel brusco risveglio.
La sua vita aveva iniziato a cambiare, aveva fatto luce su cosa l'avesse spinta ad agire in quel modo nel suo passato, aveva iniziato a conoscere ed a conoscersi, viveva felice e serena un'esistenza che momentaneamente non sembrava riservarle alcuna sofferenza. Ma nonostante questo, percepiva un vuoto nel profondo. Ed era certa che non fosse dovuto al fatto di sentirsi sola al mondo, perché ora aveva Ascher al suo fianco, ed anche se non era sicura di esserne innamorata, sapeva che non si sarebbero mai lasciati, perché tra loro era venuto a crearsi un legame inscindibile.
Ma allora che cos'era quel cratere nella sua anima?
Le ci volle un po' per realizzare. Quella vita le stava piacendo, le stava piacendo veramente molto. Andare, viaggiare, conoscere… Ma in tutto ciò, qual era il suo scopo? Si rese conto che aveva imboccato una nuova strada senza però avere un punto d'arrivo. Molte persone dicono che non è la destinazione che conta, bensì il viaggio, ma lei non era affatto d'accordo. Il viaggio era importante sì, ma lo era ancora di più se esso conduceva in un luogo preciso. Luogo che lei non aveva però.
- Ascher… Voglio tornare ad Eris. - mormorò a denti stretti.
Quelle parole, seppur dette sottovoce, furono così sconcertanti da svegliare il cavaliere dal suo sonno profondo e sereno. Aprì gli occhi, rifletté un attimo per accertarsi di non aver sognato, poi si mise seduto e la scrutò incredulo in silenzio per qualche minuto.
- Ma… Perché!? - disse infine.
- Perché ora che so che posso avere una vita diversa, che so che cambiare è possibile, voglio tornare nel luogo dove tutto è cominciato. Voglio vedere quelle stesse persone che mi hanno fatta soffrire per tanto tempo e guardarle con occhi diversi, per capire chi sono veramente. Forse questo mi aiuterà a completare l'ultimo tassello della mia esistenza per capire cosa voglio da questa vita. Qual è il mio scopo. Qual è il mio posto… -
Ascher rimase interdetto a pensare per qualche minuto, fissando il soffitto. Poi improvvisamente uscì dal letto iniziando a vestirsi e a raccattare la sua roba.
- Che fai ora? - disse lei - guarda che se non vuoi venire Ascher, non sei obbligato… - aggiunse temendo che lui se ne stesse andando di fronte a quell'improvvisa folle idea.
- Partiamo. Ora. - disse lui senza alzare lo sguardo - vuoi andare Jane? Andiamo. -
Lei non riusciva a capire se quell'improvviso cambio di atteggiamento fosse dovuto alla rabbia o alla determinazione o a qualcos'altro che non riusciva a cogliere, fatto sta che non l'aveva mai visto così deciso, così freddo, così autoritario. Decise che non era tempo di discutere, in fondo stavano facendo quello che lei aveva appena chiesto, anche se, vedere il così fragile desiderio di quella mattina realizzarsi in così poco tempo la spaventò. Forse per questo Ascher stava agendo così in fretta, per provare la resistenza di quella volontà.
E quella volontà resistette.
Anche Jane balzò fuori dal letto ed iniziò a vestirsi, uscirono nemmeno dieci minuti dopo. Era l'alba ed il sole stava ancora sorgendo, seminascosto all'orizzonte, irradiava una fievole luce che iniziava lievemente a riscaldare l'aria. Non c'era nessuno in giro per quel villaggio, fatto salvo per i mercanti che si preparavano per allestire le loro bancarelle. Presero il cavallo ed imboccarono il sentiero che portava verso la montagna che si erano lasciati alle spalle settimane addietro. Si preparava a ripercorrere a ritroso la strada che l'aveva portata ad una vita nuova, per poter riguardare i suoi passi con occhi diversi ed i suoi errori con una nuova capacità di autocritica.
La prima cosa che Jane si accorse essere cambiata rispetto all'andata, fu il loro modo di viaggiare. Questa volta andavano spediti, senza molte interruzioni, probabilmente ci avrebbero messo molto meno tempo a raggiungere la meta, questo perché lei ora camminava accanto ad Ascher anziché essere a cavallo. Inoltre, lui non la trattava più come una creatura da salvare; avevano imparato a conoscersi, a conversare, a collaborare, a confrontarsi. Ed il confronto, scoprirono, era la cosa di cui più avevano bisogno. Perché entrambi, seppur con personalità completamente diverse, avevano scoperto di avere un punto in comune: il bisogno di comprensione. Avevano bisogno semplicemente di qualcuno che sapesse ascoltarli, capirli, approvare o replicare, senza necessariamente smentire. Era una nuova esperienza, che si rivelò essere fondamentale nella loro relazione. Ed un'altra cosa che li rendeva simili, era la solitudine. Lui era solo per scelta, lei era da sola perché nessuno si era preoccupato di non voltarle le spalle.
I giorni trascorsero così piacevoli, durante il cammino facevano una pausa solo per far riposare il cavallo e quando incontravano un villaggio si fermavano solamente per una notte. Ogni giorno però, Jane sentiva qualcosa crescere dentro di lei, qualcosa di molto simile alla sensazione che provava per Ascher, ma molto più forte. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivata al villaggio, non aveva la minima idea di cosa avrebbe voluto dire o fare a quelle persone che abitavano quel passato che tanto aveva cercato di dimenticare. In certi momenti si chiedeva se la sua fosse stata una buona idea, desiderava addirittura tornare indietro, ma si rendeva conto che non era possibile, che sarebbe stata incoerente, e che comunque, quella rimaneva la scelta migliore. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con sé stessa, ma non era affatto sicura di essere pronta a farlo. Ma non voleva contraddirsi ed apparire debole di fronte ad Ascher, e poi, via il dente via il dolore.
Quella cosa che però assomigliava molto all'ansia non riusciva a scrollarsela di dosso, e come se non bastasse aumentava ogni volta che guardava il cavaliere che aveva al fianco. E di nuovo, tutte quelle domande si impossessavano della sua mente. Però, un giorno, quando erano ormai sulla montagna che li avrebbe riportati ad Eris, rifletté su una cosa a cui non aveva mai pensato: tutte quelle domande su di lui, su quello che voleva da lei… Ma lei, si era mai chiesta che cosa volesse veramente da lui? Si rese conto di non averlo mai fatto.
Un uomo l'aveva salvata da un destino atroce, l'aveva portata via dalla sua miserabile vita per curarla e darle la possibilità di costruirsi un futuro migliore, promettendole di starle sempre accanto. Jane si rese conto che Ascher stava dando a lei la possibilità di scegliere come avrebbe voluto che lui le stesse accanto. E allora se lo chiese. Che cosa voleva lei da lui?
La risposta arrivò così drastica che ne ebbe subito paura.
E si affrettò a sotterrarla con miriadi di altre possibilità pur di riuscire ad accantonare quella, per ora.
 
Raggiunsero la cima della montagna dalla quale avrebbero potuto vedere Eris quando il sole stava ormai per tramontare. Poi ci sarebbe stata la discesa verso l'abisso dal quale Jane non era più tanto sicura di poter risalire una seconda volta. Si sarebbero accampati per la notte, raggiungendo il villaggio solo la mattina dopo, ma prima di trovare un riparo adeguato dove nascondersi per la notte, Jane voleva affacciarsi verso valle. Avanzarono così per qualche metro fino ad arrivare a sporgersi da quello che le pareva essere un dirupo ripidissimo.
Troppo ripido da non rischiare nulla a scenderlo.
Troppo ripido da riuscire a risalire senza difficoltà.
E quando Jane guardò giù, lo vide. Vide Eris.
E quello che vide la lasciò letteralmente a bocca spalancata.
Mai si era aspettata di assistere ad una scena del genere.
Sbatté le palpebre diverse volte, si sfregò gli occhi per assicurarsi che quella non fosse una visione.
Ma non lo era, non lo era affatto.
Guardò il fumo levarsi dal villaggio al quale prima apparteneva, ora ridotto ad un misero mucchio di macerie. Era bruciato.
Raso al suolo.
Gli abitanti di Eris erano così accecati dall'odio, così preoccupati a dover prevalere sugli altri, a dover accusare qualcuno, che non si erano accorti che il problema di tutte le loro disgrazie erano loro stessi. Si erano fatti la guerra, un'altra volta.
Case distrutte, fienili bruciati, macerie ovunque.
E nessuna traccia di esseri viventi questa volta.
Nessun sopravvissuto.
Nemmeno uno.
Si erano uccisi tutti, tra di loro.
- Dio, non è possibile… - mormorò Jane a denti stretti, a metà tra il sollievo e l'orrore.
Sollievo, perché quella che aveva davanti era la risposta più chiara che avesse potuto ottenere da quel viaggio.
Orrore, perché non si era resa conto fino a quel momento della crudeltà con cui aveva avuto a che fare. Della follia tra la quale era cresciuta.
Ed ora che si trovava davanti il suo passato, letteralmente distrutto, tutto si fece chiaro e limpido nella sua mente. Mai come in quel momento era decisa ad andare avanti. Ora il passato era definitivamente nel passato.
Ora sapeva che non le restava altro da fare se non ricominciare a costruire qualcosa, partendo da quello che già era nato in quelle poche settimane.
Si girò verso Ascher, che era rimasto anche lui sconcertato da quel macabro spettacolo.
Lo guardò negli occhi e chiamò a raccolta tutto il coraggio che aveva dentro per andare a ripescare quella risposta che aveva cercato di sotterrare disperatamente solo qualche giorno prima.
E lo baciò.
Ora sapeva di poter scegliere come cominciare la sua nuova vita, e scelse di iniziarla con lui. Senza che il peso del passato gravasse sulle sue spalle, senza alcuna imposizione, si sentiva libera di condurre sé stessa unicamente attraverso la sua volontà, e questo le conferì la possibilità di provare un sentimento che non aveva provato per fin troppo tempo. La felicità.
Si sentiva felice.
Semplicemente felice. 

 
THE END
  
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