Lacrime
di sangue
Qui giace
Soichiro Yagami,
marito devoto,
padre
irreprensibile,
detective
scrupoloso.
Così recitava la
scritta su quella fredda lapide, eleganti kanji incisi nella pietra. Gli occhi
di Light erano fissi su di essa da un tempo che pareva infinito, mentre la mente
rievocava ancora una volta l’istante in cui suo padre si era spento tra le sue
braccia. Finita la funzione, colleghi e parenti lo avevano finalmente lasciato
da solo, lanciandogli sguardi carichi di comprensione, ignari della vera natura
della sua angoscia: quello sguardo distante celava una cocente ira, poiché aveva
visto il suo piano sgretolarsi proprio a un passo dal compimento, dando a Mello
la possibilità di crogiolarsi in una vittoria immeritata.
Suo padre era
sempre stato un uomo integerrimo, un cittadino esemplare e disposto a tutto pur
di far trionfare la giustizia. Possibile che le sue fossero state solo parole?
In fondo Mello era un farabutto, un criminale che andava punito: perché diavolo
non l’aveva ucciso? Di una cosa Light era assolutamente certo: quella semplice
esitazione gli avrebbe causato svariati problemi, dal momento che, pur sapendo
il vero nome del ragazzo, non poteva ucciderlo senza conoscere il suo volto.
Una parte di sé
era lieta di potersi nuovamente misurare con qualcuno, dato che Near era indubbiamente
capace, ma non era nulla in confronto a Ryuzaki. Al tempo stesso, però, il
pensiero di quella mina vagante lo irritava: era come se ogni alito di vita di
Mello lo sbeffeggiasse, ricordandogli la debolezza di suo padre e il suo
clamoroso errore di calcolo.
«Maledizione...»
mormorò a denti stretti il giovane Yagami, le nocche divenute bianche come cenci
per la forza con cui stava serrando i pugni. Nel silenzio del cimitero, gli
sembrava di udire ancora il suono di quella penna che era caduta ai suoi piedi
quando Soichiro aveva esalato l’ultimo respiro; era stato un rumore così
flebile da fondersi con le sue mute lacrime, creando una melodia struggente e
melanconica. Matsuda e gli altri avevano creduto che in quelle gocce
trasparenti fosse racchiuso il dolore di Light, senza sapere che quelle grida
disperate avevano celato il ruggito spietato di Kira e che quel liquido
trasparente aveva racchiuso in sé la vermiglia sfumatura del desiderio di
vendetta.
La superba divinità
aveva invocato il sangue di Mello, non l’anima di un detective eccessivamente
virtuoso. No, quella non era virtù: era codardia, il perbenismo di cui si
ammantavano gli stolti, lo zelo di chi venerava i moralismi. Se fosse stato
virtuoso, avrebbe ucciso quel delinquente, contribuendo a ripulire l’umanità
dalla feccia, proprio come aveva sempre fatto Kira; suo padre aveva pensato
solo a se stesso e a mantenere coscienza e mani inviolate, come se queste
facezie potessero garantire il trionfo della giustizia...
La verità era
che nessuno poteva sperare di rendere il mondo un posto migliore, se non aveva
la forza di fare tutto il necessario per la giusta causa, persino anteporre il
bene comune alla propria purezza; ciò che davvero contava per Light era perpetrare
la sua opera come Kira anche a costo di macchiare
la sua anima. Se aveva le mani sporche che importava? Bastava tenerle chiuse e
nessuno lo avrebbe saputo, no? Tutti quei vaneggiamenti, tutte quelle
chiacchiere sulla pietà e sul valore della vita erano solo scuse sciatte per
lenire la propria inettitudine.
Questa era la
realtà dei fatti, Soichiro Yagami era un inetto ed era morto come tale, con il
cuore colmo di speranze e l’animo pieno di incoerenza: il nuovo Elle scosse la
testa al pensiero che una volta quell’uomo fosse stato un modello da seguire,
quando non era stato altro che uno schiavo dei moralismi da due soldi...
Una fastidiosa
sensazione alla bocca dello stomaco lo costrinse a socchiudere gli occhi e a
digrignare i denti; era come se qualcuno gli avesse tirato un pugno nello
stomaco, obbligandolo a piegare il busto. Fu allora che un ricordo fuggiasco si
affacciò nella sua mente: aveva da poco conosciuto Ryuzaki, quando questi aveva
recitato, apparentemente sovrappensiero, un passo tratto dal “Riccardo III” di
Shakespeare.
“Anche la bestia più feroce conosce un briciolo di
pietà...”
Quella aveva
voluto essere una provocazione, Light l’aveva capito subito, tuttavia sarebbe
risultato sospetto se uno studente brillante come lui non avesse colto la
citazione: per questo motivo aveva messo in scena una delle sue solite recite,
sospirando trasognato e completando la battuta:
“Ma io non ne conosco, quindi non sono una bestia...
Aaaah! William Shakespeare, uno dei miei poeti preferiti!”
Elle si era limitato
a rivolgergli uno sguardo enigmatico, per poi concentrarsi sui suoi pensieri;
quanto al giovane Yagami, aveva rivolto un rapido sorriso all’acerrimo nemico
ed era tornato a meditare sulla sua prossima mossa.
Istintivamente,
Light strinse i pugni con maggiore forza, colto da un’irritante intuizione:
come aveva fatto a non considerare un simile dettaglio? Se solo lo avesse
fatto, a quest’ora ci sarebbe stato Mello dentro quella fossa... Dunque era
stato Light la causa del suo stesso fallimento, poiché non aveva considerato la
debolezza di suo padre: lui era un essere umano come tanti, una bestia soggetta
alla pietà, non aveva la risolutezza e la determinazione propria di una
divinità come Kira.
Una lacrima
sfuggì al suo controllo e gli rigò il viso, sfregiandolo con quella scia umida
e carica di rabbia: per quante colpe avesse avuto suo papà, il fardello sarebbe
spettato solo a lui come degna ricompensa per quella distrazione fatale. Il
nuovo Elle levò nuovamente lo sguardo sulla lapide e fece una promessa
silenziosa: Mello avrebbe ripagato con il sangue quella lacrima fugace, simbolo
dell’onta subita e del suo errore di calcolo.
«Light...
Perdonami, ma...ecco, credo che sia ora di...»
Quella voce
esitante e carica di ingenua costernazione apparteneva solo a una persona, Matsuda!
Il suo arrivo riscosse Light dai suoi pensieri e lo riportò alla realtà, tanto
da indurlo ad asciugarsi di scatto il volto e ad avviarsi con un sorriso tirato
verso l’uscita, non senza aver salutato un’ultima volta il padre; dalla sua
bocca uscirono parole cariche di tristezza e gratitudine, mentre nella sua
mente aleggiavano frasi ben diverse...
“Addio, padre. Da questo momento il mondo conoscerà
la vera natura di Kira attraverso la rovina di Mello. Dimostrerò a te e a tutti
quegli stolti che una divinità non conosce pietà e, proprio per questo, non si
pone scrupoli a sporcarsi le mani in nome della giustizia. Quanto a quel moccioso,
pagherà il suo affronto con la vita, ma prima dovrà versare almeno mille
lacrime di sangue. Questo è ciò che desidero, questo è il castigo divino!”