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Autore: _Morgan    30/04/2015    1 recensioni
" Yugi dubita che l'Ombra, colui che risiede nel buio sia uno di essi.
Nonostante si somiglino molto, il bambino dubita persino che L'altro sia una riflessione distorta di sé.
è 'Qualcosa', né uomo ne fantasma, forse un frammento d'anima prigioniero del fato,
costretto a dimorare fra i pezzi scissi di quel gioco antico che ora, dopo millenni,
sta nuovamente prendendo forma grazie alle sue dita."

[Flashfic 'Lunga'| What if? | child!Yugi, Yami]
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ex Aurum ab Umbra

Genere: Introspettivo, sovrannaturale
Rating: Verde, I think.
Personaggi: Yugi,  Yami Yugi.
Discaimer: I personaggi citati, così come il manga Yu-Gi-Oh! Non sono di mia proprietà, bensì appartengono a Kazuki Takahashi. Io li utilizzo solo per divertimento senza alcun fine di lucro.
Note: Flashfic, mezza What if? e mezza AU.
Avvertimenti:  Vagamente nonsense, credo.
NdA: Welcom Back madness! Sì, dopo un anno rieccomi a postare vacc- coff- , schifez - coff- , 'RobeH' su questo fandom. 

L'origine di Questa Cosa è oscura, un flash di pochi secondi passatomi davanti agli occhi mentre studiavo ccose che con Yu-Gi-Oh! c'entrano come le rape nel caffelatte.
è l'analisi di un momento, l'istante in cui Yughino incontra per la prima volta lo spirito del puzzle che, nella mia mente, avviene molto prima dei suoi sedicidiciassette anni, quand'è ancora bambino ed inizia a provare ad assemblare il puzzle; idealmrnte Questa Cosa si colloca dopo l'antichissima One-Shot  dal titolo '1987' e ne segue pure il genere  sovrannaturale, oscuro e distorto. 


Buona Lettura

.





Ex Aurum ab Umbra


By:_Morgan











Ciò che vedi non è reale...

I pezzi d'oro del puzzle rinvenuto in soffitta, suo tesoro, s'nvolano sospinti dalle sue mani nell'aria umida, appiccicosa, dal forte odore d'acqua dolce e fango molle, il profumo d'una terra lontana - non sua, non ancora almeno – di cui conosce l'esistenza solo grazie alle antiche favole che il nonno gli sussura la sera, al lume soffuso della lampada africana posta sul comodino; ci sono gli Déi in quei racconti, e uomini, magie e misteri...ci sono gli spiriti in quei racconti, ma Yugi dubita che l'Ombra, colui che risiede nel buio che si cela oltre il fulgore abbacinante dei preziosi tasselli, sia uno di essi.
Nonostante si somigliono molto, il bambino dubita persino che L'altro sia una riflessione distorta di sé; è 'Qualcosa', né uomo ne fantasma, forse un frammento d'anima vagabondo, prigioniero del fato e costretto a dimorare fra i pezzi scissi di quel gioco antico che ora, dopo millenni, sta nuovamente prendendo forma grazie alle sue dita.
Yugi non sa come, ma a volte, quando incastra un tassello ed indovina una posizione, ha l'impressione che le sue mani si muovano da sole, guidate da una volontà più forte della logica semplice, lineare, d'un bambino di otto anni e sente freddo, un refolo leggero dietro l'orecchio dall'odore stantìo di muffa e chiuso.
Non è l'aria di Domino, bensì il respiro delle necropoli e, se ne conoscesse l'olezzo, riuscirebbe a cogliere pure la morte in quel respiro, come a volte intravede un guizzo sinistro sulle facce riflettenti dei preziosi tasselli, ametiste incupite dallo specchio d'oro in cui si mostrano, irradiate di vene sanguignee: gl'occhi della Creatura.

...Mou Hitori no Boku...

Nella sua ingenutà di bambino, nei sogni che presto dimenticherà poiché non è ancora 'pronto' a compiere il rito d'iniziazione, gli ha dato un nome giapponese e – inconsciamente – la possibilità d'una scelta; l'Ombra, dalle profondità nere create dalla sovrapposizione casuale dei tasselli, lo osserva assottigliando lo sguardo felino, piegando le labbra morbide in un sogghigno crudele, predatorio, il mostrare le zanne della Iena poco prima d'iniziare a banchettare con i resti della carcassa.
Yugi avverte un brivido freddo lungo la schiena ed il frammento dorato che stava lanciando in aria per gioco gli sfugge, rotolando sul pvimento; Lui ha proteso la mano pallida nel vuoto, flettendo le dita sotto la calda luce del sole d'Aprile per sfiorargli una guancia, premendo le unghie sino a lasciare dei solchi bianchi sulla pelle rosea. Il bambino trattiene un singhiozzo fra i denti e, nonostante ne abbia paura, continua a mantenere lo sguardo ben fisso sulle iridi evanescenti, fatue, dell'Ombra; vi è qualcosa di diabolico in quelle venature cremisi, nel modo in cui il viola s'adombra fra le tetre propaggini del puzzle per poi rifulgere come una fiamma nella luce del giorno.
Vi è qualcosa di anomalo in quella creatura che, mossa da chissà quale impulso, ora s'arrischia ad inclinare il busto verso di lui, nei raggi inclementi filtrati dai vetri del lucernaio, finché non restano che pochi centimetri a separarli e la vastità della morte a sfalsare i piani dimensionali.
Il respiro trattenuto del bambino fuoriesce in un soffio: “Perché...sei triste?”
Sebbene l'Ombra non capisca la lngua in cui gli è stata posta la domanda, la pietà negl'occhi di quel bambino spaventato è come una lama piantata nel costato, li ove gli antichi sacerdoti gl'avevano insegnato che v'è il cuore; le dita evanescenti scivolano dalla pelle calda nell'aria e lui inizia a ritrarsi piano, verso l'oscurità che è stata sua casa e compagna, verso il modo disgiunto d'ori e tenebre che è quel puzzle, sua casa e maledizione, quando un'altro sussurro lo blocca.
“Mou Hitori no Boku?” ora Yugi è ad aver allungato le dita per sfiorare la Creatura, incontrando però solo aria un poco più fredda del consueto ed un corpo privo di solidità, semi svanito fra i pezzi disposti alla rinfusa nella scatola d'oro intarsiata di geroglifici; l'Essere arresta il suo retrocedere, sgranado gli occhi dal taglio ascutto.
“...Perchè? Perché te ne vai?” domanda ancora il bambino: “Ti faccio paura? Sai...tu a me ne fai tanta, ma so...che non sei cattivo.” ed inghiotte un bolo di saliva, sperando che con esso svanisca anche il terrore  che gl'incrina la voce; si convince che la fiducia  in quella creatura sia ben riposta, non un abbaglio dettato dalla sua natura altruista.
Sono empatici gli spiriti, ed è grazie a questa dote che l'Ombra è in grado di comprendere gli stati d'animo del piccolo bambino così simile a lui, ma così diverso; un altro sorriso appare sul viso pallido, stavolta dolce e privo di smorfie, il primo gesto d'amicizia dopo giorni passati a divertirsi nel causare terrore a quella piccola craturina umana, così distante dall'immagine del 'prescelto' ideale, incaricato dagli Déi di porre giustizia, districando gli antichi torti.

Ma questo bambino...Yugi...perchè? 

Più l'Ombra ne osserva il visetto tirato e gl'occhi grandi, innocenti, più il moto di disgusto verso sé stesso e la sua incapacità d'essere materia, d'essere reale, aumenta; avrebbe dovuto ottenere il privilegio di compiere da solo la propria vendetta, gli Déi però si sono mostrati nuovamente inclementi, beffandolo nella maniera più meschina: Un moccioso come giuda terrena, uno strumento destinato alla distruzione. 


Non può essere salvato...
Si salverà da sé...
Forse.


Prima di svanire s'inclina di nuovo, sfiorando con labbra di freddo vento quelle morbide e calde – vive – di Yugi, sibilando in una lingua morta un nefasto augurio; una promessa; i tempi non sono ancora maturi e il suo custode non è  che un bambino, ancora acerbo, ancora inadatto ad attraversare il buio senza tremare - brividi poi, ne avrà ugualmente - poichè vive nella luce dell'infazia dove ogni cosa rifulge d'oro ed ha l'odore gentile della brezza di maggio, dei fiori di campo, morte e sangue gli sono oscuri. 

Col sapore dolce del piccolo sulle labbra, l'Entità si cela fra i tasselli, svanendo alla vista.
Aspetterà ancora, un decennio non è nulla paragonato all'eternità di quel suo mondo immoto,
sabbia fine, labirinti d'oro e d'ombra .


Tornerò quando sarai pronto.
Tornerò per trascinarti ove non v'è alcuna luce.
Ex aurum ab Umbra.









E.N.D.


  
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