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Autore: LadyRealgar    01/05/2015    8 recensioni
Chiara strinse i pugni, desiderando di essere più alta dei suoi 156 cm e di avere un qualunque oggetto da lanciare su quei mascalzoni, cancellando i sorrisi idioti dalle loro brutte facce. Sentiva la rabbia e la vergogna crescere nel cuore e salirle fino alla gola, finché non esplose in un grido: -Dove diavolo mi trovo?
-Ad Asgard!- rispose una voce maschile in lontananza, molto più calda e ferma di quelle delle due guardie, al cui suono erano balzate sull’attenti e (finalmente) si erano zittite.
Premetto che questo è il primo racconto steso di mio pugno che rendo pubblico e spero davvero che questa storia possa far vivere a chi la legge delle belle emozioni.
Attenzione: nel corso della narrazione vi saranno spoilers per coloro che non hanno visto Thor: the Dark World, dato che i fatti qui descritti sono ambientati dopo gli eventi illustrati dal film.
Vi auguro una buona lettura. Lady Realgar
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La camminata attraverso le catacombe si stava facendo più lunga del previsto: la principessa lo stava guidando in un intricato labirinto di camere mortuarie e corridoi infestati dai ratti, che tra le ossa avevano trovato il luogo ideale per fare la loro tana.

Quello che però più di tutto teneva in allerta il dio, i cui sensi continuavano a cercare furiosamente una traccia della terrestre, era quell'oscurità impenetrabile: come aveva già potuto constatare dai precedenti attacchi ad Asgard e ad Eitur Myri, Phoneus amava agire nell'ombra, cercando campi di battaglia in cui il nemico avesse difficoltà a trovarlo e possibilmente facendolo combattere contro consanguinei o guerrieri formidabili precedentemente soggiogati.

Aveva fatto presto Phoneus ad acquisire la forza necessaria per sottomettere persino i nani e, Loki ne era sicuro, quegli assalti tra le tribù barbare del Vanaheim erano serviti proprio a quello scopo, a testare il controllo che quel mostro poteva esercitare su delle creature adulte.

Eppure, si chiedeva il Dio degli Inganni mentre attraversava l'ennesima stanza puzzolente di muffa e polvere, perché un essere cosi potente, avvolto da una simile aura di terrore guadagnata nei secoli, avesse bisogno di infestare i corpi e piegare le menti di altri individui per combattere? Perché un simile mostro agiva solo se poteva nascondersi agli occhi del nemico?

Stufo di camminare al buio e con la sgradevole sensazione di essere osservato, il dio creò numerose altre fiamme magiche, illuminando a giorno l'ambiente intorno a sé. Dapprima pensò che quel lento movimento nel buio fosse dovuto a bizzarri giochi di luce sulle pareti scabrose della stanza, ma quando le fiamme iniziarono a risplendere fulgide attorno a sé vide chiaramente decine di bambini elfici, barbari, nanici e Vanir, alcuni anche piuttosto piccoli, sdraiati nella polvere e nel sudicio; alcuni dormivano, altri, invece, lo osservavano con occhi vuoti, al pari di tanti animali tenuti in cattività.

"Ecco la corte di Phoneus" pensò amaro Loki osservando quello spettacolo impietoso; quella creatura lo disgustava: lui in prima persona sapeva cosa significava strappare la vita ad un uomo, diffondere il terrore su una terra e creare il panico, ma i bambini... loro erano intoccabili e Phoneus, prendendosi anche loro, aveva oltrepassato ogni limite.

"Da quando mi faccio scrupoli di questo genere?" si chiese Loki.

Un sogghigno gli sfuggì dalle labbra sottili: forse aveva passato troppo tempo a indagare nella mente di quella sciocca ragazza e aveva preso da lei più di quanto avesse voluto, così come Chiara, in qualche modo, aveva avuto da lui più di quanto avesse potuto immaginare.

Giocare con la mente degli altri era un’operazione rischiosa; deviarla, soggiogarla, condurla a proprio piacere con l'uso delle parole per Loki era diventato col tempo un'arte (in cui lui, ovviamente, eccelleva), ma entrarvi era tutta un'altra storia, perché per quanto si possa cercare di non rimanere coinvolti, il punto di non ritorno è facile da oltrepassare e, allora, si rischia di non riuscire più ad uscirne.

Loki aveva trascorso le ultime due lune a cercare, scavare e indagare in quei pensieri così estranei ai suoi, condividendo con lei e in lei ogni esperienza che la ragazza aveva vissuto, anche a costo di lasciare aperte delle porte, da cui la fanciulla avrebbe potuto  facilmente sbirciare. E così era stato.

Le stava dando di nuovo troppa importanza: gli umani erano creature fragili, era nella loro natura essere facilmente suggestionabili e influenzabili e quella ragazza non era certo diversa da qualunque altro ottuso e debole midgardiano. Lei era nata per essere governata, come tutti gli altri, e la sua misera volontà non avrebbe mai potuto opporsi alla forza dell'animo e della mente di un dio.

Lei aveva subito e assorbito l'ira di Loki, facendola propria nei momenti di difficoltà, ma lui era forte, lui era migliore e non avrebbe mai potuto essere influenzato da una mente tanto fragile.

Ma quanto quella ragazza era simile a tutte le altre creature che popolavano Midgard? Per quanto Loki cercasse di negarlo, era rimasto colpito dal modo di agire della terrestre: ella, infatti, non lo aveva mai respinto.

Sia conoscendolo come la sua paura, sia come il Dio degli Inganni, sia come Jotun, Chiara non aveva mai cercato di allontanarlo, ma al contrario, lo aveva accettato arrivando al punto di salvargli la vita.

Ma alla fine cosa importava? Lei era come tutti gli altri e quando avrebbe compreso davvero chi lui fosse e cosa avesse fatto su Midgard, avrebbe visto un mostro. Esattamente come tutti gli altri.

Ora lui camminava in quelle catacombe solo per pagare il suo debito, salvare la vita a chi gli aveva donato una parte della propria, e poi sarebbe tornato tutto come prima.

Poi sarebbe tornato a regnare su Asgard, come era sempre stato suo diritto.

Immerso in quei pensieri, Loki non si era accorto che Orpimen si era arrestata e lo stava fissando con i suoi grandi occhi dorati.

-Dov'è Phoneus?- chiese impaziente il dio alla bambina.

-Devi prima pagare- rispose quella, completamente assorta.

"Pagare?"

-Spiegati mocciosa!- ordinò imperioso, presagendo già quello che lo aspettava.

-Sangue- disse la piccola principessina elfica, indicando con il dito sottile uno spunzone acuminato della roccia.

Loki osservò la cuspide di quella roccia sporgente, affilata come la punta di una freccia, e la sfiorò appena con il dito; percepì una potente forza magica e allora capì qual era il gioco di Phoneus: chiunque quel mostro credesse che lui fosse, lo temeva, soprattutto dopo essere sopravvissuto al veleno di Âlfheimr, e, prima di incontrarlo, voleva assicurarsi che fosse indebolito abbastanza da non risultare una minaccia. Chissà quale veleno o maledizione avrebbe colpito chiunque si fosse ferito con quella pietra?

Se non avesse attaccato Asgard, quella creatura astuta avrebbe potuto addirittura piacergli! Se non avesse coinvolto anche Chiara...

Loki allontanò la mano e meditò su come agire; in un primo momento pensò di lasciare che fosse la mocciosetta elfica a pungersi con quella roccia, ma scartò subito l'idea: non si sarebbe abbassato al livello di quel mostro.

Estrasse, così, un pugnale dall'armatura e ne fece scorrere la lama sul palmo della mano in un unico, preciso e rapido gesto. Fu un taglio netto e pulito, ma d'altronde nessuno sapeva maneggiare i coltelli come lui.

Non appena dalla ferita cominciò ad uscire un sottile, ma deciso fiotto di sangue, allungò la mano sulla pietra e lasciò che il liquido ne bagnasse la superficie, finché non ne fu coperta; allora, nel crepitio delle rocce che sfregavano le une contro le altre, l'intera parete si ritirò e svanì nel nulla, mostrando un'enorme sala illuminata dal fuoco di numerose fiaccole, che si alternavano ai loculi scavati nelle pareti.

In fondo alla sala, intento ad osservare l'interno di una vasca di pietra, la figura scura di Phoneus gli dava le spalle, frustando l'aria con la coda.

-Finalmente sei arrivato, vecchio amico- sibilò la creatura attraverso le zanne -Cominciavo a diventare impaziente. Dimmi, ti è piaciuto il mio regalo per la Festa d’Estate?

"Mi crede Odino, lo stolto"

-Come osi chiamarmi ancora amico dopo quello che hai fatto e me e al mio regno?- domandò Loki.

-Non sei cambiato per niente, figlio di Börr- continuò Phoneus, ignorando la sua domanda -Sempre così orgoglioso e pieno di te, ma anche così stupido. Dimmi, Odino, credevi davvero che non avrei riconosciuto la tua voce? Che non avrei cercato la ragazza dopo che me l'avevi sottratta con il tuo ridicolo trucchetto di magia?

Si voltò ad a osservare in volto il suo interlocutore, gli occhi che lampeggiavano di folle odio.

-Solo questo mi chiedo: se avevi percepito la mia presenza, perché non sei venuto a cercarmi subito? Perché rubarmi il mio giocattolo e nasconderlo ad Asgard per tutto questo tempo? La vecchiaia ti ha forse reso folle? O sei così sicuro della tua misera forza da credere davvero di potermi sconfiggere stavolta?

Di cosa stava parlando Phoneus? A quale trucchetto si riferiva? Quale voce?

Doveva saperne di più, così il Dio degli Inganni decise di rimanere coerente con il suo titolo e di continuare a rivestire, da eccelso attore quale era, il ruolo del Padre di Tutti: -Avevo compreso le tue trame, Phoneus, ma ho atteso prima di agire, ti ho lasciato il tempo di riflettere su quello che stavi per fare e, in nome di quella vecchia amicizia che tu stesso hai declamato poc’anzi, ti ho concesso l’opportunità di arrenderti. Non è un privilegio che molti possono vantare di aver ricevuto.

Dalle fauci di Phoneus scivolò un sibilo, qualcosa che avrebbe dovuto essere una risata, ma che suonava ben più minaccioso: -Un privilegio, tu dici? Ma quale onore, nobile Odino, essere un tuo privilegiato, esattamente come quando eravamo giovani: il benedetto da Odino, mi chiamavano. Lo sapervi questo? Come se avessi avuto bisogno della tua benedizione per essere qualcosa di grande. Ebbene, vecchio pazzo, guarda cosa ha portato la tua benedizione.

Ciò detto, Phoneus indicò l’interno di quella strana vasca di pietra, i cui lati erano stati scolpiti per raffigurare a bassorilievo una danza macabra, e Loki, guardingo, si avvicinò per osservarne il contenuto: dentro un liquido giallastro era immersa Chiara, gli occhi chiusi e la bocca semi aperta. Spaventosamente immobile.

Per un attimo il dio trattenne il respiro e spalancò gli occhi, incredulo: era forse morta? Eppure un legame tra loro c’era ancora, avrebbe dovuto accorgersene… ma se non fosse stato cosi?

Allungò la mano, intenzionato a toccarle la giugulare e scoprire se in lei vi era ancora vita, ma gli artigli di Phoneus si frapposero tra lui e la ragazza: -Non puoi toccarla- disse la creatura, un ghigno sghembo disegnato sul volto.

-Tu l’hai uccisa…- sibilò rabbioso il dio, stringendo le dita lungo il fusto di Gungnir fino a farle sbiancare.

-Non sono stato io- ridacchiò Phoneus, divertito dalla rabbia del’anziano sovrano -È stata lei.

-Cosa vuoi dire?- abbaiò Loki, nella cui voce sfociava tutta la furia che gli stava crescendo in petto.

-Si è tagliata di proposito con una lama elfica- rispose calmo il mostro, godendosi voluttuosamente la vista del volto dell’uomo sbiancare quando si accorse del piccolo taglio che si intravedeva sulla coscia di Chiara, poco sotto a uno strappo dei suoi jeans.

-Sperava che il veleno sarebbe stato più veloce di me- continuò quello, lanciando ogni singola parola come un coltello nelle carni del dio -Ma non mi sarebbe servita a nulla da morta, così ho adoperato le acque di Eitur Myri per posticipare il suo trapasso. È affascinante, non è vero? Il veleno di Jordmungand che contrasta quello di Âlfheimr; riesci a cogliere l’ironia che il destino si diverte a creare tra le sue creature? Ora nel collo di questa stupida ragazza c’è un uovo che porta non solo la mia natura, ma anche la sua e, quando si schiuderà avrà quella forza che prima si opponeva al mio controllo. Sarà invincibile e totalmente al mio comando. Âlfheimr sarà la prima a cadere, poi toccherà ad Asgard.

Le parole di Phoneus a mala pena raggiunsero le orecchie di Loki, la cui mente correva all’impazzata, mentre i suoi pensieri si susseguivano veloci, intenti ad analizzare la situazione: il veleno di Jordmungand agiva sul sistema circolatorio, atrofizzando le arterie e riducendo il battito cardiaco, e sul sistema nervoso, bloccando la comunicazione tra i nervi; Chiara ne era immersa, il che significava che tutto il suo metabolismo stava rallentando, aumentando i tempi d’effetto del veleno elfico,  ma non stava vivendo, stava solo morendo più lentamente: se fosse rimasta dentro a quel liquido giallo, sarebbe stata uccisa da un infarto, se fosse uscita, sarebbe morta per effetto del veleno di Âlfheimr.

Non si sarebbe salvata in ogni caso, l’unica variabile era: quando.

-Tu, mostro- la voce fremeva folle dalla rabbia che gli scorreva come ferro fuso nelle vene -Non avresti mai dovuto uscire dall’oscurità in cui ti eri nascosto. Avresti potuto continuare a vivere da larva quale sei, ora hai varcato l’ingresso della tua sorte e, quindi, guarda in faccia l’uomo che ti ucciderà.

Ciò detto batté Gungnir al suolo e riacquisì le sue sembianze.

-E adesso- riprese Loki, puntando la lancia alla gola di Phoneus, visibilmente sorpreso -Inchinati a Loki, Dio degli Inganni e legittimo re di Asgard.

 

 

“Loki”

Fu solo quando lo strano vecchio ebbe pronunciato quel nome che Chiara smise di urlare e di agitarsi: quelle quattro lettere erano state in grado di attirare completamente la sua attenzione e convincerla, almeno in parte, che quell’uomo, per quanto assurda fosse tutta quella storia, non parlasse in preda alla demenza.

-Chi è Loki?- domandò la ragazza.

-Mio figlio- rispose l’uomo, avvicinandosi a lei -E, ti prego, aiutami a salvarlo.

L’espressione sul volto del vecchio si era fatta dolorosa e affranta, disegnandogli nuove rughe che lo facevano apparire ancora più anziano e, anche se Chiara sapeva che non lo fosse affatto, debole. Era il volto di un padre disperato e avrebbe voluto aiutarlo, ma come poteva fidarsi di lui?

-Come faccio a sapere che non stai mentendo?

-Perché tu l’hai visto- rispose il vecchio, un leggero sorriso gli incurvava le labbra sottili -Nonostante quello che Phoneus ti ha fatto, tu lo stai cercando. Phoneus sta provando ad annullare la tua volontà e privare la tua testa di ogni pensiero, ma la tua mente si oppone, aggrappandosi ad ogni più piccolo ricordo che hai di lui. I sogni che hai fatto, le voci che hai sentito, le sensazioni che hai provato… tutto ciò è dovuto al tuo desiderio di non dimenticarlo.

-Non è possibile…- sussurrò smarrita la ragazza: come poteva quell’uomo sapere delle stranezze che le erano capitate nelle ultime ore? E perché, cosa ancora più inquietante, qualcosa dentro di lei le suggeriva che avesse ragione?

-Sei una fanciulla incredibile, mia cara- riprese l’uomo, sorridendole cordiale -Ho visto in passato quanto le tue doti possano essere uniche e straordinarie e so che puoi opporti al controllo di Phoneus, ma devi prestare ascolto.

-Io ti sto ascoltando…- esordì la ragazza, domandandosi cosa volesse dire quell’uomo bizzarro.

-Non me, bambina mia- disse l’uomo, scuotendo leggermente il capo e poggiandole una grossa mano sulla spalla, mentre con l’altra le faceva gesto di rimanere in silenzio -Ascolta.

Restarono in silenzio per un po’, tempo in cui la ragazza si chiese se non fosse stato meglio allontanarsi da quello strano tipo con una scusa e tornarsene a casa, ma all’improvviso un’eco le arrivò alle orecchie: -Inchinati a Loki, Dio degli Inganni e legittimo re di Asgard.

Totalmente spiazzata, rimase a bocca aperta, cercando con lo sguardo chi avesse potuto pronunciare quelle parole, ma la piazza attorno a lei era completamente vuota, persino quelle persone che poco prima facevano colazione nei Caffè erano scomparse; rimanevano solo lei, il vecchio e la fontana zampillante in cui si riflettevano le loro immagini.

Non poteva esserci altra spiegazione: quell’uomo la stava prendendo in giro e, di sicuro, nella giacca del completo nascondeva un cellulare, che aveva usato per farle sentire quella voce.

Ma allora, perché le sembrava di averla già udita?

L’uomo sembrò comprendere le domande che si affollavano nella testa della ragazza, così le strinse amichevolmente la presa sulla spalla e disse piano: -Mi dispiace molto, bambina mia, ma quello che vedi, per quanto tu possa averlo desiderato durante tutta la tua permanenza ad Asgard, non è reale.

-E adesso mi offrirai di scegliere tra una pillola blu e una rossa?- chiese sarcastica Chiara, liberandosi dalla mano dell’uomo -Sono stata una stupida a darti retta. Ora lasciami in pace.

“Che assurdità!” si disse la ragazza mentre si allontanava dal vecchio, ma in quel mentre sentì un’altra voce, più cavernosa e minacciosa, ridere in una maniera tanto brutale e crudele da farle accapponare la pelle, poi la frase: -Io che temevo di dover affrontare il Caprone, mi trovo davanti un gattino inerme.

Si voltò di scatto in direzione dell’uomo, il cui viso aveva assunto la stessa espressione preoccupata di poco prima: -Stanno per affrontarsi- disse egli, osservando il cielo -Loki non può vincere da solo contro un nemico del genere.

Che cosa voleva dire con quella frase? Questo fantomatico Loki era in pericolo? Era tutta una messinscena e non doveva lasciarsi condizionare dai vaneggiamenti di un pazzo... ma allora perché si sentiva così agitata? Perché il cuore le batteva freneticamente nel petto, fino a farle quasi male, e la fronte le si stava bagnando di sudore freddo?

Perché stava provando paura? Che cosa avrebbe mai dovuto temere? Era nella sua città, con la sua famiglia e i suoi amici. Era tornata alla sua solita vita.

“Tornata da dove?”

Era tutto così strano e confuso e, sebbene cercasse di trovare una soluzione logica e razionale a tutta quella situazione, non riusciva a impedire ai suoi polsi di tremare; poi sentì di nuovo la prima voce urlare a squarciagola, un grido doloroso e straziante e allora non ebbe più dubbi: -Dimmi cosa devo fare per porre fine a tutto questo.

 

Angolo dell’autrice:  salve a tutte ragazze e ben trovate alla fine del capitolo 27 J un abbraccio fortissimo alla nuova arrivata che ha aggiunto la storia tra le preferite ^-^

Finalmente si è scoperto cosa accidenti è capitato alla nostra Chiara, ve lo aspettavate? E cosa ne dite dei pensieri di Loki? Qualcosa in lui sta cambiando?

E Phoneus? La sua crudeltà sopraffarà il Dio degli Inganni?

Cosa accadrà adesso?

Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto e abbia da un lato soddisfatto le vostre curiosità e, dall’altro, ne abbia create di nuove ;)

Come sempre, se vorrete lasciarmi un’opinione e/o qualche suggerimento per migliorare il mio stile di scrittura, sarò lieta di leggere tutto quello che avrete da dirmi ^-^

Vi mando un forte abbraccio e ringrazio tutte coloro che continuano a seguire la mia storia, silenziosamente o facendomi sentire la loro voce nelle recensioni! :)

Alla prossima!

Lady Realgar
   
 
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