Serie TV > CSI - Las Vegas
Segui la storia  |       
Autore: Beth Einspanier    01/05/2015    0 recensioni
Gil Grissom e il suo team si trovano a dover investigare sul curioso caso di un giovane uomo scaricato nel deserto dopo essere stato annegato nel cioccolato. Chi poteva volere la sua morte e cosa aveva a che fare con un lunatico cioccolatiere di Londra?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Okay gente,” annunciò Grissom agli agenti adunati nella sala riunioni all’inizio del turno di notte di venerdì, “Cosa sappiamo finora sul caso Bucket? Nick?”

“C’erano dei peli sui vestiti della vittima provenienti da due fonti diverse,” disse Nick, “Quelli più lunghi sono capelli umani, probabilmente di una donna… quasi certamente ossigenati. Nessun frammento di pelle, il che indica un distacco naturale. I peli bianchi più corti sembrano provenire da un animale appartenente alla famiglia dei mustelidi. Se dovessi tirare a indovinare, direi visone.”

“Non mi piacciono le supposizioni, Nick,” lo rimproverò Grissom.

“Okay, se dovessi teorizzare, direi visone, dal momento che non ci sono molti mustelidi nel Nevada.”

“Una bionda ossigenata con indosso un cappotto di visone?” osservò Sara in modo secco, “Quante tipe così crediate ci siano a Las Vegas?”

“Molte di loro probabilmente indossano pellicce finte, non che lo ammetterebbero,” rispose Nick.

“Greg,” disse Grissom, ignorando quel teatrino, “Cos’abbiamo sugli altri effetti personali di Bucket?”

“Due serie di impronte sul portachiavi,” rispose il tecnico del laboratorio, “Una serie appartenente alla nostra vittima e un’altra appartenente a uno sconosciuto, probabilmente una donna.”

“La fidanzata?” suggerì Nick, “Forse Bucket le stava mostrando il suo alloggio?”

“Se fosse stato così ci sarebbe una sola serie di impronte – quelle di Charlie. Voglio dire, a meno che non abbia lasciato che fosse lei ad aprire la porta, il che sarebbe decisamente patetico.”

“Niente sulla chiave magnetica dell’hotel?”

“È per una suite al Grand Hotel MGM sulla Strip. In base a quanto detto  dall’addetto alla reception, Charlie stava trascorrendo il fine settimana in un posto più grande del mio appartamento, e anche dannatamente più confortevole. Mentine sul cuscino, servizio di couverture e tutto il resto – tutto a carico di Willy Wonka.”

“Stanze di questo genere non sono economiche,” disse Grissom, riportando la conversazione sui binari, “Idee sul perché?”

“Potremmo avere una pista sul perché Bucket era a Las Vegas,” disse Warrick, “Nick e io abbiamo rilevato un’impronta da un annuncio di giornale lasciato sulla scena, riguardava l’apertura prevista per questo fine settimana di un negozio di dolciumi Wonka.”

“E in che modo questo è pertinente?” domandò Grissom.

“Be’, secondo Greg, questo Wonka non lascia mai la sua fabbrica, e probabilmente non inizierà a farlo per l’apertura di un negozio se è davvero agorafobico – voglio dire, c’è mezzo mondo tra Las Vegas e Londra, giusto? Quindi spedisce il suo assistente a occuparsi della faccenda, non sognandosi neppure che possa venire ucciso.”

“Avete un indirizzo del negozio di dolciumi in questione?” chiese Grissom.

Warrick sbuffò. “Anche se non l’avessimo, ci basterebbe seguire i pellegrini.”

Grissom sollevò un sopracciglio. “Pellegrini?”

“L’apertura del negozio è programmata per questo fine settimana. È come un’adunanza del Culto della Barretta di Cioccolato sulla Strip.”

“Ho bisogno che tu e Nick mettiate in sicurezza quella zona. Se c’è una qualche prova all’interno del negozio, o anche nei suoi dintorni, non voglio che venga calpestata da un’orda di impazienti golosoni. Metti giù la mano, Greg, ho bisogno di te qui in laboratorio, non a un qualche evento pubblicitario.” Greg si accasciò sulla sua sedia. “Sara, aiuta Greg con qualsiasi prova trovino. Quel negozio non aprirà finché non arriveremo in fondo a questa faccenda. Catherine, tu e io daremo un’occhiata a quella stanza d’hotel stasera – vediamo se Charlie ha lasciato qualche traccia. Va bene gente, avete i vostri compiti. Vediamo cosa riusciamo a trovare.”

Riunione terminata.

Mentre Catherine se ne andava con Grissom, lui le toccò improvvisamente un gomito.

“Cosa c’è?”

“In quanto tempo credi di poter essere pronta per andare a Londra?” chiese senza guardarla.

Catherine si fermò di colpo. “Londra!” sbottò, come se l’entomologo forense l’avesse appena invitata a bere un paio di drink al Coyote Ugly.

Grissom finalmente la guardò. “Questo potrebbe potenzialmente essere un caso internazionale. Quanto meno, i parenti più prossimi di Bucket dovrebbero essere messi al corrente – e io gradirei parlare col signor Wonka per scoprire che parte ha, se ce l’ha, in questa storia.”

“Grissom… tu odi il cioccolato.”

“Non capisco come questo sia rilevante.”

“Bene – Dammi solo un paio di giorni per organizzarmi.”

“Posso darti 24 ore. Quando l’arma del delitto è deperibile, il tempo è essenziale. 

Catherine sospirò. Una volta, un suo amico le aveva dato una raccolta di racconti di Sherlock Holmes da leggere nei suoi (estremamente rari) giorni liberi, e Catherine era scoppiata a ridere alle similitudini che aveva trovato tra il detective dell’età vittoriana e il suo supervisore. Nella pratica, tuttavia, i capricci di Grissom le facevano venire più voglia di strangolarlo che di ridere.

 

Si era già formata una sorta di piccolo villaggio nel parcheggio di quello che era destinato a diventare un negozio di dolciumi. SUV, tende per una o due persone, e perfino persone con solo dei sacchi a pelo che punteggiavano l’asfalto nella zona immediatamente circostante l’edificio (per non contare alcuni sacchi a pelo sul marciapiede), preannunciavano che un sacco di persone sarebbero rimaste molto deluse una volta scoperto che il negozio non avrebbe aperto in orario.

“Cristo santo,” respirò Nick, “Sembra di essere alla prima di un film di Star Wars.”

“Della trilogia originale o dei prequel?” domandò Warrick.

“Episodio I.”

Il capitano Brass gli si avvicinò. Era a capo di un piccolo gruppo di agenti della polizia di Las Vegas chiamati per aiutare a mettere in sicurezza il negozio. “Molto bene,” disse, “Come volete procedere, facendo rumore o in maniera tranquilla?”

“Non facendoci uccidere, direi.” suggerì Warrick.

Alla fine, ci volle un’ora molto diplomatica per liberare il marciapiede (un campeggiatore aveva deciso che non si sentiva particolarmente diplomatico all’una del mattino e fu necessario portarlo via con una volante dopo che aveva fatto sanguinare il naso a un agente) e permettere ai tecnici della Scientifica di avvicinarsi indisturbati alla vetrina. Le prove che potevano essere state sul marciapiede erano probabilmente rovinate a questo punto, ovviamente, ma ora non ci si poteva fare niente.

Nick mise le sue mani guantate a coppa contro il vetro e sbirciò all’interno del negozio mentre la polizia delimitava il perimetro dell’area con il nastro giallo. Accese la sua torcia per vedere meglio e scrutò gli espositori e gli scaffali nascosti nell’ombra, i quali sembravano già portare il peso delle merci. Stava per voltarsi verso Warrick quando –

– una piccola ombra gli sfrecciò davanti –

– e sparì prima che potesse individuarla con la sua torcia.

“Ehi Warrick, hai la tua semiautomatica con te?” chiese al suo partner.

“Sì, perché?”

“Ho visto qualcosa muoversi lì dentro. Potrebbe essere un gatto o qualcos’altro, non saprei dire. Fai attenzione.”

Prese le chiavi – separate dal portachiavi viola brillante, che si trovava ancora in laboratorio – dalla sua tasca e aprì con cautela il catenaccio. Spinse piano la porta, che ruotò sui suoi cardini, e trasalì al suono di una campanella vecchio stile posizionata sopra la porta. Prese il suo kit ed entrò nel negozio. Il luogo era pregno di un fitto, vigile silenzio – come se fosse in attesa di qualcuno. Puntò la  luce sul bancone di vendita, vedendo altre coloratissime merci in esposizione, molte delle quali mostravano l’immagine del sorridente e ghignante direttore di circo vestito di viola, il quale sembrava più inquietante che invitante in quell’oscurità.

“Sembra libero,” decise infine Nick, così Worrick lo seguì nel negozio col suo kit.

“Contattatemi via radio se vi serve qualcosa,” disse Brass, e se ne andò ad aiutare gli altri uomini a delimitare il perimetro.

Shuffle…

“Cosa diavolo è stato?” sbottò all’improvviso Warrick, puntando la sua torcia in un angolo. Era vuoto.

Flap flap flap flap…

La torcia di Warrick seguì il suono, che portava verso una porta a battente che conduceva sul retro. Lui e Nick si scambiarono uno sguardo.

“Hai detto che era libero,” sbottò Warrick.

“Ho detto che sembrava libero,” replicò Nick, “C’è una bella differenza.” Afferrò la ricetrasmittente dalla sua cintura. “Ehi Brass, abbiamo un problema qui - ” La radio gli rispose con alcune scariche di interferenza, come a dire ‘Cattivi! Niente caramelle per voi!’ Poi, attraverso l’interferenza, cominciò a sentirsi un piccolo suono vivace, come di un organo a vapore impazzito.

“Okay, sto cominciando a dare di matto…” disse Nick a disagio.

Poco dopo Warrick vide il primo piccolo volto che lo fissava nell’ombra, dopodiché scoppiò l’inferno.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > CSI - Las Vegas / Vai alla pagina dell'autore: Beth Einspanier