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Autore: CreepyLullaby    02/05/2015    0 recensioni
E lui diceva che era possibile, una notte senza fine, una notte coi piedi scoperti e le mani calde. a rincorrere gli incendi che ti bruciano nel petto, e le mie doppie punte.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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era bello, bello ricordare. c'era questa cosa, dentro di lei, che non faceva uscire mai. l'aria avrebbe potuto farla volare via, e perdersi. e viaggiare. da qui al mare, da qui all'estero. lei la teneva dentro, la teneva forte. è un ricordo che se ne va, come i lineamenti del tuo viso che perdono forma. che diventano marroni, e poi verdi, e poi più niente. è come i tuoi capelli lunghi che ci accarezzano la pelle e si staccano come le foglie stanche in autunno. e lei provava a ricordarsi il loro sapore, la loro consistenza. una notte di sale. una notte poi più niente. vorrebbe toccarti le labbra con la punta delle dita e disegnarne i contorni in un universo parallelo. un universo immobile ed eterno. un pianeta Marte sicuro. e lei ci provava, ci provava ogni giorno, ogni anno. il telefono che è come un cuore che pulsa. il suono delle sue vene. tu che scendi le scale alle otto di sera a luglio. rimanere ferma, con un suono nella testa. rimanere ferma, per sentirsi tremare, ancora per le stesse cose. un momento di pace. i tuoi piedi scalzi, era notte. era solo notte infondo. lui lei dice che dopo non si rivedranno mai. e lo dice ed è vero. lei prova a raccogliere tutta l'acqua che riesce, ma le cade dalle mani, le cade dai pensieri. le lecca il sudore dalle tempie mentre piange. le cose belle, che fanno male alle ciglia. che sbattono come portiere in inverno. le cose tue, le cose mie. è bello perchè non torna, è bello solo una volta. qui dove il  mare non fa male e l'aria profuma di sogni. gli scrivevo lettere di plastica e poi le soffiavo via. si disfacevano come i petali dei fiori che sbocciano. la sua pelle era come rugiada. i loro volti, dietro la pelle. fiori violenti. pareva una felicità terribilmente disperata e distorta quella che sentiva nelle orecchie. e poi riuscire a piangere, senza farsi altro male. i nostri inverni, pieni di sole-pieni di fotografie coi colori distorti e andati a male. i tuoi rullini radioattivi. la mattina in bocca. e lui diceva che era possibile, una notte senza fine, una notte coi piedi scoperti e le mani calde. a rincorrere gli incendi che ti bruciano nel petto, e le mie doppie punte. le radici degli alberi restano sotto terra. e crescono ancora. loro non si fermano. tornare a sanguinare e stringersi forte. la stanza era piena di futuri dispersi, e vecchi difetti.

   
 
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