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Autore: BBola    02/05/2015    2 recensioni
Nella lunga notte in cui il Sommo Shinigami generò Kid, tornò con la mente agli eventi che, ottocento anni prima, portarono alla caduta del regno degli otto grandi guerrieri, e alla nascita del mondo di Soul Eater, come lo conosciamo noi...
Avvertimenti: SPOILER dal manga
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Death the Kid, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio, Ragnarok, Sommo Shinigami
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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-Eibon, dunque. Che cosa ne pensi, Mosquito? -
Arachne aveva appena congedato Vritra, ed ora stava soppesando la portata delle rivelazioni estirpate al guerriero, in merito all’origine delle armi metamorfiche. Aveva posto la domanda al suo consigliere, intento a versarle un secondo bicchiere di champagne.
-Forse siamo stati leggeri a non rivolgere la nostra attenzione anche su di lui in passato – iniziò lui - ma la forza della nostra organizzazione è nella superiorità numerica e nella fedeltà incorruttibile che ci lega a lei, Lady Arachne. Le diavolerie tecnologiche non rientrano nel nostro modo di agire. –
-Allora forse è arrivato il momento di coinvolgere qualche membro più giovane e più esperto in questo nella concertazione delle prossime strategie, non credi anche tu? –
Mosquito digrignò appena i denti traendo un sospiro tagliente, cercando di soffocare un moto di gelosia. L’affascinante demonio, elegante e slanciato, coi capelli perfettamente pettinati all’indietro, aveva molte cose in comune con la strega. Dal giorno in cui era diventato un mostro zanzara, aveva cominciato a bramare il sangue fresco degli uomini più di ogni altra cosa. L’avidità con cui osservava un corpo caldo da dominare, era la stessa che pervadeva costantemente, seppur con un’inclinazione diversa, lo sguardo di Arachne. Ma per quanto accomunati da un desiderio affine, la strega poteva assecondare solo la parte più perversa della passione che Mosquito aveva maturato per lei. Arachne non poteva comprendere la sua anima e ricambiare il sentimento che lui aveva cominciato a provare. Lui l’aveva accettato, e pur di starle vicino cercava di sentirsi pago della situazione ambigua in cui lei l’aveva confinato. Ma ogni tanto, gli veniva a mancare la freddezza necessaria per restare impassibile di fronte alle attenzioni che Arachne rivolgeva ad altri uomini. Certo, per lei non erano altro che pedine del suo piano, e non avrebbe esitato a sacrificare nessuno di loro, al momento opportuno, per raggiungere il suo scopo. Come donna era una persona insidiosa e spregevole. Ma Mosquito non poteva fare a meno di essere ammaliato e succube di lei.
-Come desidera, Lady Arachne. – fu tutto ciò che gli riuscì di rispondere.
-In questo momento Eibon è con Shinigami, e con molta probabilità non farà ritorno al suo laboratorio di qui a poco. Se agiamo in fretta, possiamo appropriarci del suo artefatto senza troppi problemi. –
-Che cosa ha in mente, esattamente? –
-Le imbarcazioni di Shinigami che hanno portato qui Vritra possono trasportare poco più di un centinaio di uomini ciascuna. Trovami tanti volontari, uomini o donne, e un centinaio di streghe che abbiano l’abilità di spostarsi velocemente in volo. Comunica loro che domani mattina partiremo il prima possibile in direzione nord, verso il castello del guerriero della conoscenza! -
 
-Yawn! – sbadigliò un sonnolento Vritra, lamentandosi di essere di nuovo per mare – Da quando è iniziata questa storia non ho un attimo di pace! Quattro ore mi hanno fatto dormire stanotte, e ho anche una fame micidiale! –
-Di che ti lamenti, pivello! – lo schernì un ragazzo dai capelli castani, poggiato con la schiena al bordo della galea vicino a lui – Che te ne fai di dormire quando fuori ha inizio il casino! Non sei contento di buttarti nella mischia? –
-Ma come parli, stai male? Farnetichi di queste cose già all’alba? La Follia ti deve aver preso proprio pesantemente! –
-Sto benissimo, idiota! – gli rispose l’altro, senza dar troppo peso alle sue parole – Anzi, non mi sono mai sentito meglio! Non vedo l’ora di raggiungere questo fantomatico laboratorio di Eibon… stando a quanto dice Arachne, troverò diverse cose con cui divertirmi lì! –
-Nah, tu non stai bene, te lo dico io! Non c’è niente di divertente lì, te lo posso assicurare! –
-Per te forse… non per me! Nella città dove sono cresciuto facevo il costruttore. Non male di per sé, c’è da spaccarsi la schiena alle volte. Ma cacchio se è ripetitivo. Non ce la facevo più a vedere golem tutto il giorno. Quelle bambole di pietra mi stavano perseguitando anche durante il sonno. Per questo ho mollato tutto e me ne sono andato. Ora voglio fare qualcosa di più emozionante, di più… stravolgente! Macchine da guerra, trappole… sono queste le cose che voglio costruire adesso! –
-Strumenti di tortura… -
-Che? –
-Niente. Ah sì, allora penso che ti piacerà il posto dove stiamo andando. –
-E tu? Che vuoi fare ora che il mondo sta diventando finalmente nostro? –
-Per cominciare, credo proprio che ucciderò una vacca con le mie mani e la mangerò fino alla coda! Diamine se sto crollando dalla fame! –
-Che palle! Questo è il massimo che sai fare? –
-Stai scherzando? Dalle parti mie è vietato mangiare le vacche, sono sacre, quelle maledette! Di certo sarà la prima soddisfazione che mi toglierò. Non farmici pensare! –
-Che strazio che sei! –
-Vuoi che cominci mangiando te? Non mi faccio problemi sai! –
E messogli un braccio intorno al collo, spinse la testa del ragazzo contro la sua bocca cominciando a tormentargli un orecchio coi denti.
-Ma che fai? – si ribellò il ragazzo, liberandosi dalla presa – Ma chi cavolo sei tu? –
-Io? Beh… - volse un istante lo sguardo al cielo, indeciso sulla risposta da dare. – Ma sì, dai. Ormai siamo in ballo! Chiamami Ragnarok, la Spada Demoniaca! –
-Giriko. – gli rispose il ragazzo, sorridendo divertito.
 
Procedendo verso nord, il clima si faceva sempre più rigido. Davanti le imbarcazioni si stagliava ormai solo un muro di nebbia, e se non fosse stato per la ferma convinzione di Ragnarok di trovarsi nel posto giusto, non avrebbero avuto elementi per dirlo.
Finalmente si intravidero i contorni di una riva, e quando il gruppo vi attraccò, come per magia il muro di invisibilità si dissolse, rivelando oltre di sé un’isola verde e temperata, nel cui centro si stagliava una piramide terrazzata.
La più veloce delle streghe che si erano mosse in volo, precedette gli altri andando in avanscoperta e verificare che il guerriero della conoscenza non fosse ancora tornato al castello.
-Eagle storm! – invocò, e sfruttando i suoi poteri dell’aquila, generò un vortice d’aria che spalancò a forza il portone d’ingresso, e le permise di entrare senza difficoltà, proteggendola al suo interno da eventuali aggressioni.
Come previsto da Arachne, Eibon non era rientrato, e gli uomini presenti nel castello non poterono impedire alla strega dei ragni di fare il suo ingresso trionfale, respinti com’erano dal forte spostamento di aria.
Guidata da Ragnarok, Arachne si diresse spedita nel laboratorio, facendo segno a Mosquito e Giriko di seguirla.
-È questo – dichiarò Ragnarok indicando l’ingombrante diapason nella stanza.
-Mh… - mormorò Giriko tastando l’artefatto con una mano – quest’affare vibra. Ci deve essere qualcosa da qualche parte che lo alimenta. Ma così… ah, senza un disegno non posso capire come funziona. Non se ne vede di roba come questa in giro. –
-Mosquito – lo chiamò la strega – vai a prendere uno dei servitori di Eibon di sopra. Vivendo qui avranno imparato qualcosa sugli artefatti del laboratorio. –
Il mostro obbedì, e dopo pochi minuti tornò con uno degli uomini accerchiati dalle streghe nell’ingresso. Il suo nome era Shoren, un uomo sulla quarantina, dalle folte basette nere e gli occhi verdi come la veste che indossava. Con riluttanza, e una buona dose di terrore, iniziò a rispondere alle domande poste dalla strega.
-Il “trasfiguratore”, – iniziò a spiegare – e tutti gli altri artefatti in attività, traggono energia da un’altra creazione di Eibon, posta in cima al castello. Si chiama il “Brew”, un piccolo oggetto cubico, liscio all’esterno, ma estremamente complesso. Il suo interno è formato da un sistema di minuscoli specchi che riflettono più volte la luce del sole che il Brew incamera durante il giorno, e che in questo modo viene amplificata generando un quantitativo enorme e infinito di energia naturale, che può essere collegata potenzialmente a qualsiasi entità presente sulla terra. È il capolavoro di Eibon! –
-Se, quanto chiacchieri! – fece spocchioso Giriko –Mi hai già annoiato! Forza allora, smontiamo questo affare dal pavimento, prendiamo il comesichiama dal tetto, e smammiamo!
-No, non toccate il Brew! – gridò agitato Shoren – L’isola è ormai impregnata del suo potere, e solo grazie a lui riesce a vivere rigogliosa come la vedete in un posto tanto ostile! Se lo rimuoveste, l’isola collasserebbe, emanando un flusso così potente di energia che ci travolgerebbe tutti, con conseguenze che non possiamo nemmeno immaginare! –
-Avevo previsto che non sarebbe stato così facile rubare gli artefatti di Eibon. – disse pacatamente Arachne – Non ci resta che stabilire qui il nostro quartier generale e dare subito inizio alla creazione delle armi. Mosquito, non perdiamo tempo. Prima o poi Eibon tornerà, e dobbiamo farci trovare pronti. Mentre Giriko farà scendere a gruppi gli uomini in laboratorio, tu riunisci le streghe in una stanza… e fai quello che devi. Conto su di te. Lasciami indenne solo Chryse, la strega aquila. Con le sue sviluppate capacità di mobilità, aiuterà Ragnarok a raggiungere il luogo della sua prossima missione. –
-Ehi, che significa, sono appena arrivato e mi vuoi far già ripatire? – si lamentò la Spada – A parte che sono distrutto, ma ti serve il mio sangue per creare le armi, non te lo ricordi più? –
Ragnarok non fece in tempo a notare lo sguardo d’intesa tra Arachne e Mosquito, che il mostro aveva già allungato il naso in un gigantesco pungiglione, che conficcò tra le scapole del guerriero, cominciando a succhiarne il sangue. La Spada fece una smorfia di fastidio che riempì d’orgoglio Mosquito, ancora infastidito per il bacio che Arachne gli aveva dato la sera prima sotto il suo sguardo inerme.
-Direi che abbiamo tutto quello che ci occorre adesso! – dichiarò la strega. – Ora puoi andare a fare quanto ti ho ordinato. È il momento di usare le tue capacità di manipolazione per reclutare il nostro prossimo alleato. Una volta da lui, ti farò ricevere ulteriori istruzioni tramite Chryse. –
-Hai organizzato la giornata a tutti, ma tu che farai nel frattempo, eh? –
-Io, - iniziò Arachne, prima che Mosquito e Giriko potessero inveire per il tono usato da Ragnarok verso la loro signora – io resterò qui a studiare gli artefatti di Eibon per scoprire se c’è qualcos’altro che può tornarci utile. Tu – fece rivolgendosi a Shoren – sai dirmi se c’è qualcosa che possa essere usato per intrappolare un’anima? –
-No, che io sappia non c’è. L’unico altro artefatto che agisce sulle anime è il “tirante”, un disco dai lunghi tentacoli che terminano con pinze, che si fissano ai bordi di un’anima e la tirano per stenderla intorno ad un oggetto, con cui si lega. Ma non è ma stato utilizzato, perché Eibon non l’ha mai presentato a Shinigami per ottenere l’autorizzazione a farlo. –
-Mh, sembra interessante lo stesso. Puoi costruirmene una copia? –
Shoren esitò. Non sapeva cosa avesse in mente Arachne, ma l’idea di collaborare con una strega lo terrorizzava. Ma mai quanto quella di mettersi contro di lei.
-Forse sì. Non è un oggetto complesso. Seguendo le istruzioni contenute nel Libro di Eibon potrei essere in grado di riprodurlo entro stasera. –
-Splendido! Allora direi che non c’è altro da aggiungere. Possiamo cominciare! –
Gli uomini nel laboratorio risposero al comando, e uno alla volta iniziarono ad eseguire.
Ragnarok risalì in superficie, e raggiunta Chryse, le spiegò dove sarebbero dovuti andare. Si trasformò in arma per essere più maneggevole per la strega, e insieme uscirono dal castello. L’ultimo sguardo di Ragnarok si rivolse alle porte dell’edificio che si richiudevano dietro Mosquito, che aveva raggruppato nell’ingresso le streghe ignare. Un attimo prima che fossero spariti dalla sua vista, vide le braccia di Mosquito trasformarsi in una miriade di pipistrelli. Non sapeva quanto taglienti e letali fossero le loro ali, ma riuscì a immaginare lo stesso cosa sarebbe accaduto lì dentro. Per un breve istante, provò qualcosa che doveva sembrare compassione. Ma fu un secondo. Poi quella sensazione andò via, insieme all’ultimo residuo dell’umanità, strappata e consumata, della Spada Demoniaca.
 
 
Shinigami aveva avuto sempre un buon rapporto con gli uomini che abitavano il suo castello. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Erano uomini intraprendenti, valorosi, ma goliardici al tempo stesso. Coi loro capelli di rame, e la pelle tanto chiara da sembrare vetro, avevano convinto Vritra di trovarsi in Europa, il giorno in cui era arrivato in quella nuova terra. E non aveva tutti i torti, in effetti. L’Europa del nord era stata la loro prima casa, tanto tempo prima.
Ma poi un giorno, spinti da un senso di avventura, si erano imbarcati con le loro famiglie sulle loro singolari navi, con una testa di drago sulla prua e una coda in poppa, e si erano diretti verso ovest. Con il vento a favore a gonfiare le loro vele, erano infine giunti nel territorio dello Shinigami, sfiniti ed esanimi dopo l’incredibile traversata, che nessun uomo aveva tentato mai prima di quel momento, ma ancora fieri di indossare sul capo due enormi e pesanti corna incastonate negli elmi. (1)
Shinigami non potette non provare simpatia per quella gente, dall’animo talmente coriaceo da non intimidirsi neanche al cospetto di una divinità terribile come lui. E aprì loro le porte della sua città, dove da quel momento vissero come suoi soldati e servitori, nonché amici.
Shinigami era tornato con la mente al loro primo incontro, quella notte. Dopo aver cercato, invano, tracce di Vajra o di Asura per le terre circostanti il rifugio delle streghe dell’est, era infine tornato al castello, che aveva trovato miseramente vuoto e triste. Ad accoglierlo non trovò le voci roche dei suoi uomini, che pur avendo ormai da tempo imparato alla perfezione la lingua comune, non avevano mai perduto nell’intonazione la cadenza del loro dialetto duro e gutturale, di cui anche lui, alla lunga, aveva appreso qualche parola.
Gli ambienti del castello erano ordinati come li aveva lasciati, ma diversi. Le lunghe tende delle finestre erano in parte stracciate, i muri logori, i mobili graffiati o sghembi, quando non erano stati del tutto rimossi. Qualcuno aveva cercato di rimettere in ordine quel posto dopo che era stato il teatro di una violenta battaglia. Probabilmente i soldati in città erano riusciti a mettere in fuga i vandali, o ad ucciderli addirittura. Se così era stato, ad attenderlo in fondo alla Sala della Morte e dell’Eternità, avrebbe trovato le anime dei caduti, ammassate per essere prese in consegna da lui.
E in effetti avvertiva una presenza in quella direzione, ma non quella che si sarebbe aspettato.
Avanzò piano verso la fonte del segnale, quasi con cautela. Poi spalancò le porte della sala. Illuminato dai raggi lunari che filtravano dalle finestre, c’era ad attenderlo uno spettacolo che non avrebbe più dimenticato. Incorniciato dai pilastri di una fila di ghigliottine, in piedi, in cima ad una piramide fatta di stoffe arrotolate, Asura troneggiava tetro. Se avesse potuto, Shinigami avrebbe tremato di fronte a lui.
-Tra tutti i posti della terra, non avrei mai immaginato di trovarti qui. – disse glaciale il dio della morte.
-Ancora una volta il tuo castello si è rivelato un ottimo nascondiglio. Mi dispiacerebbe doverlo lasciare, mi sto abituando a questo luogo. –
-Cerchi ancora di nasconderti? Eppure non sembra. Dal numero di bende che coprono il pavimento direi che ti sei liberato di tutte le protezioni in cui avevi avvolto il tuo corpo. -
-E credi che l’abbia fatto perché ho smesso di provare paura? -
La luce era scarsa, e Shinigami non riusciva a mettere bene a fuoco l’immagine di suo figlio. Notando la sua difficoltà, Asura balzò allora giù dalla piramide, e si avvicinò al dio.
-La tua fronte! – esclamò stupito, notando la fessura che si era aperta sulla fronte di Asura. – Ti è spuntato un terzo occhio nel centro! Com’è possibile? –
-A quanto pare è quello che accade quando abbandoni la via del guerriero per seguire quella del demone. Quando abbandoni la ragione per diventare coscienza irrazionale. - Iniziò a spiegarsi, prendendo a girare intorno al dio della morte – Non ho smesso di provare paura, Shinigami, neanche per un attimo. Non posso, grazie a te. Ma ho trovato il modo di non farmi più immobilizzare da lei. Non ho solo diffuso la mia Follia sul mondo, sono diventato io stesso Follia! Istinto irrazionale, cieca incoscienza e indifferenza al dolore, al disgusto. È una sensazione meravigliosa, liberatoria! –
-Ma come hai potuto? Come sei diventato un demone? –
-Non lo immagini? Eppure Indra ti aveva avvertito… -
Spalancò allora la bocca, e lasciò spuntare dalla gola la punta della lama di Vajra.
-Una cosa buona l’hai fatta, Shinigami, devo ammetterlo. Queste armi umane che hai creato sono davvero impressionanti, fedeli fino alla stupidità! –
-Tu… - ringhiò Shinigami con rabbia - hai ingoiato Vajra per poter accumulare anime senza la mia autorizzazione? È stato l’eccesso di potenza a trasformarti in Kishin? –
-Ahahahah! – rise compiaciuto. - Esatto! -
-Quindi stai facendo tutto questo per te? Per diventare l’essere più potente che esista? Non per rovesciare il mio ordine ed imporne uno nuovo al mondo? -
-Il mondo… come se mi fosse mai interessato qualcosa del mondo e di chi lo abita! No, Shinigami, non è per questo che ho sprigionato la mia Follia! Tu mi hai gettato addosso tutte le tue paure, e da quando sono stato creato, non ho potuto sentire che quella! – Iniziò ad alterarsi, facendo assumere alla sua voce un tono isterico. – La paura degli uomini e delle streghe all’idea di essere governati dal dio della morte, e di sottostare alle sue regole categoriche, o vivi, o muori, o vivi, o muori! C’era da impazzire, Shinigami, te lo posso assicurare! –
-Tutto questo sarebbe cessato se mi avessi dato il tempo di governare come avevamo deciso e di insegnare le nostre regole! – tuonò il dio. – Gli uomini avrebbero imparato a conoscerle e a condividerle, e tutto questo non sarebbe mai iniziato! –
Spiccò un salto, e si avventò allora su Asura, ma questi aprì di nuovo la bocca e dalla lama di Vajra scagliò un lampo di luce rossa che sbalzò Shinigami a terra. Il Kishin approfittò del momento per volare alle sue spalle, e immobilizzarlo bloccandone un braccio nell’incavo del suo gomito, e stringendogli la testa con l’altra mano.
-Attento Asura! – minacciò allora il dio della morte – Puoi anche possedere un’arma e sentirti forte nella tua Follia, ma io prendo in consegna anime da molto prima di te! Se liberassi la loro potenza, potrei annientarti in un secondo, sprigionando la mia di Follia! –
-Pensi che creda alle tue minacce? – urlò lasciando la presa e spingendo con violenza il corpo del dio mentre si allontanava da lui. – Non dimenticare che io ero te, una volta! E  so che ti sei separato dalla tua paura solo per evitare di cedere alla tentazione di liberare la tua Follia dell’ordine, e ridurre gli uomini a marionette senza emozioni che avrebbero smesso di farsi la guerra! Così loro vivono liberi, e io sono condannato al posto loro! –
-Smettila di fare la vittima! – gridò esasperato  Shinigami- Non ti ho creato per questo! Poteva andare diversamente, sei tu che hai deciso di vivere così! –
Si alzò allora si scatto cercando di nuovo di immobilizzare Asura, ma il Kishin volò verso una finestra e si accovacciò sul davanzale. Shinigami si preparò ad inseguirlo, ma il figlio, invece di scappare, si protese puntando lo sguardo vicinissimo a quello del padre.
-Non sono io il tuo problema adesso, Shinigami – gli sussurrò. – Ho ingoiato le anime forti dei tuoi uomini, e di tanti altri, meno buone, ma non sono stato io a ucciderli, le ho già trovate qui. E Indra… immagino che abbia tenuto fede alla sua parola, e ti abbia abbandonato, dico bene? Se quello che ti preoccupa è che qualcuno voglia prendere il tuo posto di regnante, di certo quello non sono io. Io me ne resterò in disparte ad aspettare che voi guerrieri vi distruggiate da soli… e solo quando sarà arrivato il momento, mi rivedrai! –
Shinigami avrebbe voluto ribattere, ma in quel momento realizzò di non aver percepito nemmeno l’anima di Vritra quando era entrato al castello. Il dubbio che Asura gli avesse detto il vero lo bloccò. Vritra era fuggito, dunque? Se Asura avesse ingoiato anche lui glielo avrebbe detto, non avrebbe rinunciato a infliggergli quell’ulteriore dolore. Ma allora cosa era successo in sua assenza? Possibile che Vritra fosse stato sommerso a tal punto dalla Follia da essere ormai perduto?
Preso da quei pensieri, Shinigami lasciò scappare Asura, consapevole che da solo non avrebbe potuto fermarlo senza ricorrere all’estrema soluzione.
Prima che potesse lasciare la sala, e dirigersi mesto nella sua stanza, lo specchio da terra al centro dell’ambiente si illuminò.
-Shinigami! – lo chiamò la voce concitata di Eibon – abbiamo un nuovo problema! -
 
Come il dio della morte, anche il guerriero della conoscenza aveva fatto ritorno al suo castello, quella notte.
E anche lui aveva trovato una sorpresa inaspettata ad attenderlo. Fece per aprire il portone, pronto ad affrontare i possessori delle anime malvagie che avvertiva, ma fu preceduto da Mosquito che apparve dall’interno, e andò, pacato, incontro al guerriero.
-Arachnophobia – iniziò il mostro sfrontatamente – vi offre il suo aiuto! –
-Aiuto per cosa? – chiese irato Eibon – Per ora vedo solo il mio castello assediato! E cos’è Arachnophobia? –
-Assediato? Che brutta parola! La strega Arachne e la sua organizzazione hanno momentaneamente preso possesso del suo castello per stringere un’alleanza con i grandi guerrieri. -
-Non credo proprio! –
Eibon raccolse le sue energie, si lanciò su Mosquito dandogli una violenta spallata. Il mostro cadde a terra, ma non accusò il colpo più di tanto. Il suo corpo era durissimo.  Se uno da solo riusciva a fronteggiare un guerriero, chissà cosa avrebbero potuto i membri dell’organizzazione tutti insieme.
-Cosa volete? – chiese allora Eibon.
-Lady Arachne è disposta ad aiutarvi a catturare il demone Asura. In cambio, desidera restare legittimamente qui, sull’Isola Perduta. –
Cosa volesse la strega dal suo laboratorio, era fin troppo chiaro ad Eibon. Ma c’era qualcosa che lo turbava.
-Come avete scoperto il mio castello? Nessuno ne conosceva l’esistenza, all’infuori dei suoi abitanti! –
-Questo ve lo dirà Lady Arachne stessa, se Shinigami e il resto del Consiglio le concederà udienza! –
-E se dovessi rifiutare? –
-In cima al castello c’è già un uomo di guardia al Brew. Al mio segnale, rimuoverà l’artefatto, e distruggerà l’isola con tutti i suoi artefatti. Resta a voi scegliere. O affrontarmi adesso, o attendere una notte e aspettare di conoscere le condizioni di Arachne. Allora, cosa scegliete? -
                                                                                                                   
 
-Mazza ferrata? –
-Troppo debole. –
-Machete? –
-Troppo piccolo. –
Da quando si era separato dal resto dei guerrieri, Indra aveva fatto ritorno al suo castello, una ricchissima fortezza sul mar Egeo, al centro del mondo, ben visibile e conosciuta dagli uomini, che non mancavano di passare di lì a mostrare il loro timore reverenziale per la divinità, e a chiedere aiuto, talvolta.
Lì, il dio della guerra si stava preparando mentalmente allo scontro finale con Asura, intento a scegliere l’arma migliore da opporre a Vajra. Dal pomeriggio inoltrato fino alla sera, il servitore preposto all’arsenale gli aveva sottoposto tutte le armi in loro possesso, ma nessuna sembrava andare bene al guerriero.
Gli aveva mostrato frecce, spade, sciabole, sais, lance, asce, bastoni di ogni tipo e dimensione, al punto che aveva cominciato a desiderare che, se fossero state vere le storie su una polvere nera posseduta da Gengis Khan in grado di emettere piccole e contenute esplosioni  se incendiata, Indra ne avesse ingoiato un bel po’ e si fosse fatto saltare in aria dal trono.
-Falce a mezzaluna? – tentò ancora.
-Troppo ingombrante. Ah, è tutto inutile! – sbraitò esasperato, lanciando a terra il calice di vino che impugnava. – Non esiste niente qui che possa competere con lo scettro d’oro! Mi conviene sperare che quel pazzo di Asura abbia trovato davvero il modo di fare fuori Vajra! Contro di lui le armi comuni non servono! Mi serve qualcosa di più forte, tipo…
-Tipo me? –
Seduto sul davanzale di una finestra alla sinistra del dio, era comparso il giovane Ragnarok. Il servitore di Indra si mise in posizione di guardia, ma il dio della guerra lo bloccò, facendogli segno di lasciarli soli.
-Ti sei ripreso, vedo. Come sei arrivato quassù? –
-Mi sono fatto aiutare. – disse balzando giù e facendo entrare nella sala anche Chryse.
-E lei chi è? – chiese interessato Indra, notando la strega dai vertiginosi tacchi a spillo, vestita di una tuta da sera d’argento che metteva in risalto un fondoschiena armonioso, con maniche larghe e una profonda scollatura che arrivava sin quasi al ventre. All’orecchio sinistro pendeva un acchiappasogni, che faceva capolino tra i capelli bianchi con irregolari punte marroni.
-La mia fidanzata! – tagliò corto Ragnarok, ben conoscendo Indra, e cercando di focalizzare la sua attenzione su questioni più importanti. – Ma non parliamo di questo. Sono venuto a informarti di una cosa. –
-Che altro c’è? Sono venute fuori altre profezie che dicono che Asura berrà dal mio cranio stanotte? Se mi volevi avvertire della fine del regno dei guerrieri, arrivi tardi. –
Sul volto di Ragnarok comparve un largo sorriso. Sarebbe stato più facile dei previsto, pensò.
-È questo che ti ha detto Shinigami? Che furbo! Sì, Indra, una profezia di morte c’è in effetti, ma non riguarda tutti i guerrieri. Solo Shinigami è destinato a morire per mano di suo figlio, noi altri cadremo con lui solo se cercheremo di evitarlo! –
Lo sguardo di Indra si infiammò di speranza.
-Che cosa ne sai tu? –
-Beh, nel periodo in cui ho vissuto nel suo castello, Shinigami si è affezionato molto a me, più che a chiunque altro! E mi ha confessato il vero motivo per cui si è strappato il volto e per cui mi ha trasformato in quello che sono! Bello schifo, vero? Io ho smesso di essere un uomo solo per salvargli la pelle, e finchè la Follia di Asura non mi ha colpito, la cosa mi andava anche bene! Ma ora finalmente rivedo le cose chiaramente, e non intendo farmi fare a pezzi da un pazzo per proteggere il dio della morte, scherziamo? Per questo sono venuto da te! –
Indra rifletté sulla ricostruzione della Spada, e convinto che non potesse esserci altra spiegazione per tutto quanto era successo fino a quel momento, rise soddisfatto.
-E cosa vuoi da me? – gli chiese allora beffardo. – Se è una questione tra padre e figlio, che se la sbrighino da soli, io non c’entro niente! –
-C’entri invece! Se Asura ucciderà Shinigami, diventerà il nuovo capo dei guerrieri, e saremmo passati dalla padella alla brace! Ma se invece tu uccidi Asura… indovina chi diventerà il nuovo sovrano? –
-No, dopo Shinigami, è Vàrua il più antico dei guerrieri. Eibon ed Exacalibur sceglieranno certamente lui, non me! –
-Oh, già, non ti avevo detto tutto il piano, colpa mia! Anche gli altri guerrieri devono sparire! –
-Cosa? – chiese accigliato. – E perché? –
-Eibon e Vàrua sono ancora al fianco di Shinigami, e insieme potrebbero persino convincere Excalibur ad aiutarli. In quattro potrebbero abbattere Asura, e Shinigami vivrebbe. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe Asura ad assorbire loro quattro, e a quel punto noi due non avremmo forza sufficiente per fermarlo! –
Indra rimase in silenzio. L’idea di eliminare Eibon non lo disturbava più di tanto, odiava la saccenteria del guerriero e il peso che le sue parole riuscivano sempre ad avere su Shinigami. Ma Vàrua… sebbene neanche lui lo appoggiasse, il guerriero della comprensione non aveva mai fatto del male a nessuno, era benvoluto da tutti, persino dal petulante Excalibur, che lo riteneva l’unico degno di impugnarlo. Ma in effetti, senza Vàrua, forse la Spada Divina non avrebbe avuto motivo di lasciare la sua grotta in Bretagna, e sarebbe rimasto lì silente, senza ostacolare la sua ascesa.
-Come pensi di agire? – gli chiese infine.
-Non lo so ancora. Ma loro – disse mettendosi dietro Chryse e poggiando le mani sulle sue spalle – si sono offerte di aiutarci a escogitare un piano. Come ringraziamento per averle liberate dalle prigioni di Shinigami. –
Con stupore di Ragnarok, Indra non si scompose all’idea di avere le streghe come alleate. Chissà cos’altro nascondeva quella serpe, pensò.
-E va bene, Vritra – gli disse infine. – Sono con te.
Allungò la mano per stringere quella dell’arma, che al contatto si trasformò per allineare la sua anima con quella del suo nuovo maestro. Indra si meravigliò nel notare che sulla lama della Spada erano comparse due grosse labbra rosse, ma non ebbe il tempo di chiedere chiarimenti, che il veleno di Arachne contaminò la sua anima attraverso quella di Ragnarok. Preso alla sprovvista, Indra si sentì vacillare, e cadde su un ginocchio, puntando dall’altro lato la lama della spada per terra per appoggiarvisi e non crollare del tutto.
-Gli uomini – ebbe appena la forza di pensare, mentre sentiva il respiro farsi pesante – forse ho fatto male a sottovalutarli. –
 
 
Note:
  1. In questa storia ho deciso di riprendere la teoria secondo la quale i Vichinghi furono i primi a scoprire l’America! Questo, per “spiegare” l’intreccio della storia con la figura della mitologia nordica di Ragnarok! Ai fini della storia è una specificazione del tutto inutile, ma per chi è stato tanto coraggioso da leggere sin qui, è giusto che conosciate fino in fondo le ragioni delle mie scelte!!
  
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