Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: DianaSpensierata    02/05/2015    1 recensioni
– Non è vero e tu lo sai! Non puoi schiacciare i tuoi problemi e fare posto ai miei solo perché hai un cuore enorme Michael– urlò.
Lui la guardò attentamente. – Ammetto che è il modo più strano in cui qualcuno mi abbia mai fatto un complimento.–
Sophie ricambiò il suo sguardo, sembrava ancora una tempesta, eppure, come al solito all’improvviso, scoppiò a ridere. Michael abbracciò quella piccola luce. – Lo vedi? Basta solo questo.–
– Che cosa? Essere instabile?– replicò ironica.
– Sorridere.–
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Michael adorava quei momenti. Quelli in cui il desiderio, l’aspettativa del pubblico erano lì solo per lui e poteva farli durare a piacere… godersi le urla, la tensione, mentre invece la sua, accumulata durante le prove, svaniva e lui ascoltava solo il suo respiro. Fece il segnale concordato e la musica iniziò, sentiva l’entusiasmo crescere in lui per la consapevolezza di come il pubblico diventava sempre più avido delle sue note… si sentiva in cima al mondo, invincibile, finalmente.
Sembra impossibile, ma fu come un flash immediato: nonostante la luce puntata contro il palco, riuscì, nella prima fila, a posare gli occhi su un viso che perfino da quella distanza si distingueva dagli altri… no, quella donna non aveva il tipico atteggiamento adorante delle sue ammiratrici, era lì con qualcosa in più, come se stesse vivendo la musica per la prima volta, ma allo stesso tempo la conoscesse. “Io voglio conoscere lei” pensò deciso.
Allungò la mano. E, come sempre, il suo volere si realizzò.

Sophie si innamorò. Si innamorò delle melodie, delle parole, dei ritmi veloci, delle coreografie vivaci. Si innamorò di quella musica che aveva ignorato per tanto tempo, fingendo di odiarla, per puro spirito di contraddizione, essendo la preferita della madre. Si innamorò, solo come ci si può innamorare della musica, all’improvviso, semplicemente, come bambini, con stupore. E a fatica resse lo stupore di rendersi conto che un artista di fama mondiale stava tendendo la mano verso di lei, indicandola e invitandola a salire sul palco, proprio durante quella canzone.
Lo raggiunse. Era come camminare…

…al rallentatore, in unsogno… quella ragazza era un sogno, una canzone, quella canzone, piena di armonia eppure con qualcosa di oscuro dentro, che le note sembravano però allontanare, spingendola verso qualcosa di nuovo.

Una nuova vita… partendo da quel momento, da quella canzone. Una volta salita sul palco, prese senza pensarci un attimo il microfono che le era stato offerto, e cantò, con voce sottile e fluida, via via sempre più forte, le parole che le sembrava di aver vissuto ogni giorno della sua vita, sentendosi potente e sfondando ogni barriera, oltre la quale poteva affacciarsi sulla sua vita, sorridere finalmente anche ai ricordi più brutti. Dopo tanto tempo, sorridere.

La canzone terminò. La donna sembrò metterci un po’ ad accorgersene, ma poi sentì l’esplosione del pubblico e scoppiò a ridere, guardando Michael che le sorrise e le andò incontro. Si abbracciarono.

*inizio flashback* Sophie si svegliò nel cuore della notte. Tastò il comodino alla ricerca di carta e penna, facendo cadere un paio di oggetti prima. Imprecò, accese la luce e cominciò a scrivere.
Non sapeva perché l’ispirazione per i suoi testi le venisse solo ed eslusivamente di notte, ma quando succedeva non poteva lasciar scivolare via le parole, che sicuramente una volta messe insieme avrebbero dato vita a qualcosa di niente male. Aveva già scritto quasi una dozzina di canzoni, ormai sapeva come funzionava, non le restava che assecondare il processo.
La porta della sua camera si spalancò. – Cos’è successo? – chiese sua madre, troppo stanca perché anche il viso esprimesse la stessa preoccupazione della voce. Doveva aver sentito cadere la sveglia.
– Niente, mamma. Mi è solo caduta questa per sbaglio.–
– Come mai sei sveglia?–
– Dovevo solo buttare giù un paio di righe.–
– Non potevi aspettare domani?–
Sophie sorrise scuotendo la testa. – Mamma, ai grandi cantanti succede così. E io diventerò una grande cantante.–
*fine flashback* Quel ricordo la colpì all’istante. Sbattè le palpebre e si staccò da Michael, ancora sorridendo, anche se un po’ frastornata. Tornò con le gambe che le tremavano in mezzo al pubblico accompagnata da occhiate di invidia e ammirazione, disorientata dalla consapevolezza di avere, da anni, perso il suo più grande sogno. Ma allo stesso tempo felice di aver avuto l’occasione di ricordarlo, forse tardi, forse non troppo. Sorrise di nuovo e ballò tutte le canzoni successive.

È andata alla grande, si disse Michael una volta nel camerino, accasciato sulla poltrona, troppo stanco per cambiarsi.
Ancora una volta la magia, la trasformazione che subiva sul palco aveva dato i suoi frutti. Chiunque lo avesse consciuto davvero e a fondo lontano da quel rifilettore, si sarebbe reso conto di quel mondo che l’adrenalina e la musica nascondevano, senza però eliminare mai del tutto. Ma nessuno sapeva, capiva né poteva capire. Eccetto forse…
Non appena il ricordo della donna che aveva chiamato sul palco si presentò, recuperò le forze e si precipitò fuori, ignorando i richiami dello staff. Era dannatamente freddo, ma voleva rivederla.

Sophie uscì dalla folla così come vi era entrata all’inizio di quella notte grandiosa. Aveva dimenticato il potere che la musica poteva avere su di lei, eppure ora, con un sorriso che pensava non avrebbe rivisto per molto tempo, si voltò un’ultima volta prima di lasciare l’edificio, che sembrava ancora rieccheggiare le note dell’ultima canzone.
Vide una figura nella penombra. Accigliata, si trascinò fuori dalla calca, e, incredula, riconobbe Michael. Rispondendo al suo cenno, sbalordita di avere la precedenza sui migliaia di fan in attesa di un saluto, un abbraccio, un autografo, lo raggiunse dietro lo stadio.

Le sorrise tendendole la mano. – Credo tu sappia il mio nome. Però non conosco il tuo.–
– Sophie… sono Sophie–
– E’ stato bellissimo cantare con te, davvero. Hai una splendida voce.–
Sembrò rimanere incredula di fronte al complimento. – Oh, non lo so. L’ultima volta che ho cantato seriamente avrò avuto… diciassette anni? Ora non mi ci dedico più…–
– Dovresti, Sophie. Potresti fare grandi cose e grandi canzoni con quella voce.– quasi ancora prima di pensarci, di rendersi conto che era quello che più voleva da quando l’aveva sentita cantare, glielo chiese. – Ti andrebbe di fare un duetto con me?–

Questa volta la donna ammutolì per un po’, quasi scioccata. – S-sul serio?– rise all’idea. Doveva essere uno scherzo. – No, non sono la persona adatta.–
– Questo dovrei capirlo io per primo, non credi?– replicò, sembrando divertito. Il suo sguardo si fece più intenso. – Perché sei venuta qui?–
Sophie arrossì, ancora confusa ma consapevole che la verità non era la cosa più carina da dire ad un artista di fama mondiale, tuttavia ammise: – Per caso…–
– E’ così che inizia tutto.–
Cercò di mettere a fuoco quelle parole, capirle, ma senza successo.
– Perché non torni dentro? Ti faccio sentire la canzone, così , per vedere se ti piace.–
Ancora esitante, lo seguì comunque di nuovo dentro lo stadio, cercando di calmarsi, pensando che non aveva nessun obbligo, ma neanche nessun limite. In quella situazione assurda e straordinaria, la scelta era nelle sue mani. E questa volta sentiva che non avrebbe sbagliato, affidandosi semplicemente alla canzone che Michael stava iniziando a suonare alla tastiera. Avrebbe dovuto immaginare che anche quella melodia, energica e allo stesso tempo accorata, e quelle parole splendide, forti, l’avrebbero fatta innamorare, e fare quella scelta.
Quando la canzone finì fu come risvegliarsi da un sogno, avendone però ancora le immagini impresse nella mente.

Michael si rivolse verso di lei, teso. Aveva appena appoggiato l’accordo finale, eppure lei aveva ancora un’espressione indecifrabile. Forse la canzone non le era piaciuta. O forse non era pronta. Forse la canzone di prima non aveva allontanato quell’ombra che lui aveva visto, quell’ombra che neanche i riflettori illuminano, quell’ombra che anche lui aveva. Ti prego, accetta.

– Allora?– chiese lui, con un sorriso.
Sophie si morse il labbro. Per la prima volta non riflettè: sapeva. E disse il sì che le cambiò la vita.

   
 
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