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Autore: AngelsOnMyHeart    03/05/2015    2 recensioni
Sequel della fanfiction "Cuore di Tenebra"
Due anni sono passati dall'ultimo attacco di Pitch Black ai danni dei Guardiani e dei bambini di tutto il mondo, un massimo sacrificio è stato dato per arrestare la sua avanzata e garantire una pace duratura.
Ma il tempo porta il cambiamento e, con esso, un nuovo nemico sta per emergere, lasciando alle sue spalle delle menti perse nell'oblio.
Joel, un ragazzino sulla soglia dell'adolescenza, sembra essere in qualche modo collegato alla nuova entità, finendo per essere perseguitato da visioni su di essa.
I Guardiani si troveranno nuovamente costretti ad unire le loro forze per affrontare, ancora una volta, chi mette a repentaglio le gioie dell'infanzia, e non solo, dovranno mettere da parte vecchi rancori per il bene dell'impresa.
Riuscirà la purezza di un ricordo a rimettere insieme i pezzi una mente ormai andata in frantumi?
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo XI

Punto di partenza.

 



Pitch lo aveva detto loro :-Non mi sembra una buona idea-.
Ed effettivamente, fare irruzione notturna in un college, non è quella che molti definirebbero un'idea brillante, per di più se accompagnati da un bambino di 11 anni che chiunque avrebbe visto girovagare da solo, mentre il resto di loro sarebbe rimasto pressoché invisibile.
Ma gli avevano dato ascolto?
Il fatto che Sandman si stesse intrufolando in una segreteria, per rovistare tra i documenti e trovare la stanza della loro vecchia conoscenza, la diceva lunga.
“Esiste un solo motivo per cui dovrebbero darti ascolto?” Si sorprese a chiedersi, iniziando realmente a stufarsi di quella sua vocina interiore, forse una qualche forma di coscienza, che tentava a tutti i costi di farlo sentire il colpa.
Se ci riusciva? Beh...
:-Jaime dovrebbe trovarsi in questo dormitorio- esclamò Dentolina, leggendo il foglio che Sandman le aveva dato, una volta uscito vittorioso dall'ufficio, indicando entusiasta un edificio di mattoni alla loro destra -Chissà come sarà sorpreso di vederci!-. Continuò entusiasta mentre svolazzava al suo interno, lasciando dietro gli altri.
:-Oh sì! Immagino farà i salti di gioia!-.Commento Calmoniglio con molta poca convinzione.
Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che avevano incontrato il ragazzo a tu per tu e, a dirla tutta, non ne serbava un gran bel ricordo ma, al tempo stesso, in cuor suo non si sentì di demoralizzare la fata con i suoi dubbi, dopotutto era il Guardiano della Speranza, no? E poi non era detto che il ragazzo ce l'avesse ancora con loro.
“Non è stata certo nostra la colpa” Pensò il Pooka lanciando a Pitch uno sguardo torvo ma non era quello il tempo e il luogo per discutere, avevano una missione da svolgere e lui non l'avrebbe messa a repentaglio permettendo a vecchi rancori di distrarlo.
Erano 6 in tutto.
Jack aveva insistito per venire anche lui ma, sebbene si fosse rimesso più repentinamente di quanto credessero, non potevano essere certi che non potesse avere una ricaduta, inoltre i suoi presunti vuoti di memoria, che in realtà Calmoniglio credeva fossero solo degli scherzi di cattivo gusto per accaparrarsi le attenzioni di Dentolina, potevano creare loro altre grane e, in quel momento, non avevano certo bisogno di ulteriori problemi da portarsi dietro.
Motivo per cui il giovane Guardiano del Divertimento era rimasto al Polo a riposare, sotto le attente cure degli Yeti.
:-Voi restate qui-. Disse infine a Joel e Sandman mentre si avviava all'interno del college, seguendo Dentolina, accompagnato da North e Pitch.
Joel si volse al Guardiano e gli mostrò un sorriso a 32 denti, l'omino dei Sogni contraccambiò.
Erano arrivati lì tramite le Gallerie di Calmoniglio e per Joel, erano stati emozionanti, quasi come la volta che North lo aveva riportato all'istituto con la sua Slitta, un po' come andare su delle montagne russe al chiuso.
:-Sei forte, lo sai?-. Gli disse infine Joel, continuando a sorridergli col suo solito sguardo furbetto.
Il Guardiano, per tutta risposta, gli fece un inchino per ringraziare.
:-Cioè, non fraintendermi, siete tutti una forza ma tu...WOW! Ancora ho davanti agli occhi la scena di tu che afferri Aenigma, trascinandola con te fuori dalla finestra! Sei tosto!-. Continuò a complimentarsi il ragazzino con entusiasmo, le parole gli fuoriuscivano a fiumi, quante occasioni aveva qualcuno nella vita di essere salvato da un Guardiano? Lui era già alla seconda ed era troppo emozionato per questo.
Sandman accolse ben volentieri tutti i complimenti che il ragazzo gli rivolse, seppur sentendosi ancora piuttosto confuso.
Andava fiero di averlo salvato, su questo non vi era alcun dubbio, ma al tempo stesso non era in grado di negare la sensazione che gli stringeva lo stomaco in una morsa: il pensiero di aver nuovamente ferito quella ragazza.
Ma cosa avrebbe potuto fare altrimenti? Non aveva altra scelta e, col senno di poi, avrebbe ripetuto comunque la stessa scelta.
Questo si disse.
:-Sei uno che ci va giù pesante eh?-.
“Ci vai giù pesante eh?”
Poteva vederla ancora davanti ai suoi occhi, non aveva nemmeno bisogno di chiuderli, era come se si trovasse lì in quel momento: corti capelli biondi e la ricrescita nera che iniziava a spuntarle dalla radice, avvolta in una larga felpa grigia, la ragazza insicura, dal viso tondo e grandi occhi neri, che aveva promesso di proteggere e di far tornare a sognare, liberandola dagli incubi che la tormentavano.
La stessa ragazza che, nonostante le sue promesse, non era stato in grado di salvare.
Quanto avrebbe dato per tornare indietro e non aver mai scoccato quella freccia, chissà...forse anche lei sarebbe andata al college.
“Avresti comunque salvato il ragazzo!” Si ripeté.
Da una finestra del terzo piano le grandi braccia tatuate di North fecero capolino :-Siamo qui!-.


C'era da dire che la camera non era come si aspettassero di trovarla.
Dal caos che vi trovarono all'interno, furono sul punto di credere che Aenigma avesse nuovamente giocato d'anticipo su di loro.
Nulla si trovava dove sarebbe dovuto essere. Il pavimento era invaso da cartacce di ogni tipo: fogli accartocciati, bustine di snack e altro cibo preconfezionato, libri, riviste di dubbia provenienza, persino i vestiti.
Le uniche cose che sembravano trovarsi dove dovevano erano la scrivania, sopra cui era posizionato un computer portatile, ed i due letti messi su due pareti opposte: uno inutilizzato, privo di cuscini e lenzuola, mentre l'altro lo sembrava fin troppo. Probabilmente quelle coperte non venivano riordinate da settimane.
Non che loro avessero mai fatto molto caso a questo genere di cose, nel loro lavoro avevano incontrato molte più camere disordinate di quella, solo che non si sarebbero mai aspettati che un ragazzo attento come Jaime vivesse lì dentro.
Beh...non si sarebbero di certo aspettati tante cose a dire il vero, eppure erano accadute nel bene e nel male.
Al loro arrivo l'orologio segnava quasi la mezzanotte ma trovarono la stanza vuota, motivo per cui rimasero ad aspettare e, passata più di un'ora, si trovavano ancora lì, in attesa che il ragazzo si decidesse a rientrare nella sua camera.
Calmoniglio si era bellamente disteso sul letto inutilizzato, fino a quel momento, intento a lanciare il boomerang verso il soffitto riafferrandolo quando cadeva e ripetendo la medesima operazione all'infinito.
Pitch sfogliava, annoiato, una rivista raccolta da terra, North e Joel stavano giocando al computer, dopo che il Guardiano delle Meraviglie aveva hackerato la password. “Trucchi del mestiere” aveva detto con orgoglio al ragazzo che lo guardava con....meraviglia.
Sandman invece girava per la stanza, tentando di raccogliere quanto più poteva, posizionando i vestiti nell'armadio e la sporcizia dove era giusto che dovesse essere: nel cesto dell'immondizia, oramai stra bordante, che sembrava gridare pietà.
:-Screanzato!-. Gridò all'improvviso Dentolina, presa a svolazzare avanti ed indietro, agitata, tenendo le braccia conserte contro il petto.
:-Ma avete visto che ore sono? Non dovrebbe trovarsi a letto a quest'ora? O quanto meno a studiare!-. Insistette.
:-E' pur sempre un ragazzo, avrà anche altri interessi, non potrà mica studiare tutto il giorno, non trovi?-. Le disse Pitch, intento a leggere un sedicente articolo su una rivista dedita al paranormale e le leggende metropolitane, alta letteratura insomma.
La Guardiana si fermò a mezz'aria, gli occhi magenta, furenti, piantati sull'Uomo Nero :-Quali? Quali interessi terrebbero fuori un ragazzo fino a quest'ora?-.
Pitch distolse per la prima volta lo sguardo dalla rivista, volgendo un'occhiata perplessa agli altri :-Non vorrà mica che glielo spieghi seriamente, vero?-.
Per sua fortuna, il rumore della maniglia che scattava gli permise di sorvolare sull'imbarazzante situazione.
La porta si aprì lentamente e la testa di un ragazzo dai capelli castani fece capolino, mentre entrava di spalle. Nonostante fosse molto alto, davanti a lui riuscirono a scorgere un'altra persona, una ragazza per la precisione, dai lunghi capelli ricci e ramati che ridacchiava sottovoce, cercando di non farsi sentire.
Anche il ragazzo rideva insieme a lei e, ancora prima di entrare, si chinò su di lei, stampandole un bacio sulle labbra, per poi invitarla dentro.
:-Vedi, erano questi gli interessi di cui ti stavo parlando-. Disse Pitch a Dentolina, senza curarsi minimamente di abbassare la voce ma forse fu meglio così.
Il ragazzo di spalle sobbalzò nel sentire la voce e si rivolse velocemente all'interno della camera, i suoi occhi color nocciola si sbarrarono per un momento.
:-Sai...ehm!-. Disse impacciato alla bella ragazza davanti a lui, la quale non aveva sentito altro che il rumore del PC acceso.
:-Io, sai, in realtà dovrei dare una bella ripassata per...ehm l'esame di domani! Comunque splendida serata, veramente, ti richiamo ok?-.
La povera ragazza dai capelli rossi non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che si ritrovò fuori scena, con la porta piantellata in faccia.
Jaime rimase alcuni secondi con la fronte poggiata contro il legno scuro delle porta, in silenzio, il retro della sua felpa riportava la scritta con il nome del campus.
:-Si può sapere cosa diamine ci fate qui?- Chiese allora, irritato ai Guardiani -Avvisare, una volta tanto, vi sembra una cosa così fuori luogo?-. Stavolta si volse verso le sei figure, mostrando il viso tondo pieno di lentiggini.
North, che aveva coperto gli occhi di Joel con le sue grandi mani, fu il primo a parlare :-Tempo fa avresti fatto salti di gioia, per nostra improvvisa visita-.
Il ragazzo allora abbandonò il fastidio, rilassando le spalle e concedendo un sorriso :-Avevo anche 8 anni, però-.
Andò quindi a sedersi sul proprio letto, facendo un cenno della testa verso Pitch :-Che ci fa lui qui?-. Chiese, visibilmente e giustamente infastidito dalla sua presenza.
:-Grazie per l'accoglienza, anche per me è un piacere rivederti-. Disse l'uomo, lanciando la rivista dove l'aveva trovata, ossia sul pavimento. Sandman la guardò sconsolato.
:-E' una storia un po' lunga- spiegò Dentolina -si tratta di Scarlett-.
:-Si tratta sempre di Scarlett-. Il ragazzo fissò un attimo il vuoto, quasi stesse rimembrando qualcosa legato a quel nome, infine scosse il capo assumendo un'espressione brusca :-Cosa dovete dirmi?-.
E così i Guardiani raccontarono a Jaime tutta la storia: gli parlarono dei bambini che compievano strane azioni, sempre accompagnati da quell'alone violaceo sulle loro teste; gli dissero di Joel e di come quello Spirito che si faceva chiamare Aenigma lo perseguitasse, del loro incontro con la donna e di cosa era avvenuto in seguito.
Passò un po' di tempo e l'orologio digitale andò a segnare le 2:30, nel mentre Jaime ascoltò in silenzio, il viso immobile in un' espressione indecifrabile.
Quando ebbero finito, la prima cosa che fece fu rivolgersi a Joel :-Non appena ti ho visto, ho subito immaginato di averti visto da qualche parte, infatti non mi sbagliavo, qualche mese fa sei apparso in qualche notiziario. Mi dispiace per la tua amica-.
Il giovane incontrò negli occhi del ragazzo più grande una velata malinconia.
:-Quindi Scarlett è viva-. Disse rivolgendosi agli altri, nella sua voce non sembrarono trovare il sollievo che si aspettavano.
Seguì un lungo silenzio, durante il quale Jaime non staccò lo sguardo dalle proprie scarpe.
:-Che stronza!-. Esclamò infine alzandosi con espressione furente, camminando avanti ed indietro per la stanza.
I presenti rimasero impietriti, non era certo quella la reazione che si aspettavano di ricevere, non da Jaime quanto meno!
Il ragazzo puntò un dito contro di loro :-Non aspettatevi il mio aiuto, non questa volta!-. Aggiunse.
:-Perché dici questo?- chiese sconvolta la fata -Era tua amica! Come puoi voltarle le spalle così, senza aiutarla?-.
:-Senza aiutarla?-. Le urlò contro il ragazzo, facendola ritrarre, spaventata dal suo improvviso scatto d'ira.
:-Per anni ho cercato di aiutare quella ragazza, le sono stato vicino ma voi credete che lei abbia mai ascoltato una sola parola di quel che le dicevo? NO! Lei ha preferito far preoccupare sua madre per anni, negandole di sapere cosa le stesse accadendo, tingersi i capelli di un colore diverso per fingersi una persona che non era e che non sarebbe mai stata!-.
:-Sai benissimo che non era sua colpa- disse North in tono grave, con un cenno a Pitch -aveva tenebre nel cuore-.
L'Uomo Nero abbassò il capo, eccola che tornava, quella sensazione che gli impediva anche solo di guardarli e di parlare.
:Questo è vero, e credevo anche io che la base di tutti i problemi fosse lui sai? Però allora dovete spiegarmi perché, per quale motivo, quando oramai si era tutto risolto e non aveva più alcun bisogno di immischiarsi in un affare che non la riguardava, quando aveva la possibilità di poter stare bene, ha deciso di scappare di nascosto? Abbandonando sua madre, proprio quando quella povera donna aveva, finalmente, cominciato a vedere un bagliore di luce alla fine di quel tunnel?
:-Ve lo dico io il perché. Perché era un'egoista, incapace di vivere senza crearsi e dare problemi! Non mi fraintendete, le ho voluto..- si fermò un secondo, sospirò e si passò una mano tra i capelli-..le voglio bene, non sto cercando di far ricadere tutte le colpe di ciò che è successo in seguito su di lei ma state chiedendo troppo, il ricordo di tutto questo è un peso che non riesco a sostenere. Mi dispiace-.
:-Sei diverso Jaime- disse North, lo scoraggiamento presente nella sua voce era più che percettibile -Non sei più bambino di un tempo. Sei cambiato ma noi non possiamo costringere te e se tua scelta è questa...-. L'omone sospirò, senza finire la frase, quale altra via avrebbero potuto prendere in quel momento?
:-Cosa è successo?-. Chiese Dentolina al ragazzo, volandogli di fronte.
:-Cosa intendi?-. Jaime parve colto di sorpresa.
:-Hai detto che non puoi darle le colpe di ciò che è successo in seguito, giusto?-.
Il ragazzo annuì gravemente, chiudendo gli occhi e tentando di trattenere le lacrime.
:-Cosa è successo, in seguito...Jaime?-. Chiese ancora la fata, stavolta con maggiore angoscia, mentre l'idea della risposta aveva cominciato a farsi strada dentro di lei, tant'è che tornò con i piedi a terra, poggiandosi con il busto alla scrivania.
:-Quindi voi non lo sapete vero?-.
Sandman rispose con un punto interrogativo.
Jaime alzò lo sguardo su Pitch, l'uomo tentò di sfuggirne ma bastò un attimo: lo sguardo afflitto dell'Uomo Nero tradì i suoi pensieri ed il ragazzo capì che lui sapeva.
:-Perché non glielo dici tu?-. Gli consigliò, senza preoccuparsi di mascherare il proprio disgusto nei suoi confronti, come non si preoccupava di fare nessuno in fin dei conti.
Calmoniglio prese un respiro profondo e lanciò uno sguardo omicida verso l'uomo :-Cos'altro ancora ci hai tenuto nascosto?-.
Mai tante domande furono poste in una sola volta.
Pitch si ritrovò con le spalle al muro, ormai tanto valeva dir loro la verità a riguardo.
:-La madre della ragazza....-iniziò a dire ma si bloccò, mentre un nodo gli stringeva alla gola, rendendolo incapace di pronunciare le parole esatte.
Anche se oramai era per tutti chiaro come il sole quel che Pitch stava cercando di dir loro.
:-...non è riuscita a sopportare il dolore-. Concluse Jaime, rendendo ciò che non riusciva ad essere detto in realtà.
Dentolina cadde in ginocchio sul pavimento, coprendo il viso tra le sue piccole mani delicate, scoppiando in lacrime.

 
* * * *

:-Qualcuno...mi sta chiamando-. Disse una voce stanca.
:-Torna a dormire-. Rispose seccamente la donna.
:-Ci sono così tanti volti nella mia testa, così tanti nomi...- continuò a dire la prima voce, anche se il fumo ne rendeva indistinte le forme, si riusciva a capire che si trattava di una ragazza -Jaime?-. Chiese di nuovo, gli occhi cominciarono a pizzicare e qualcosa di umido scivolò sulle sue guance sino alle labbra, il sapore salato delle lacrime sembrò svegliare in lei altri ricordi.
:-Scarlett..- disse stavolta -...è il mio nome, vero?-.
:-Torna a dormire- ripeté ancora una volta la donna, stavolta con tono delicato, mentre avvolgeva la ragazza in un abbraccio -nel sonno tutto quanto svanirà, non sentirai più nulla-. Le sussurrò in un orecchio, la nebbiolina violacea avvolse la lunga chioma nera.
:-No...non lo sentirò- affermò la ragazza, tornando a rannicchiarsi in posizione fetale, poggiando la testa sulle gambe della sua unica compagna in quel luogo lontano e desolato -Non farà più male-.
I suoi occhi si chiusero e tornò ancora a dormire.


* * * *
Ed eccoli lì, nuovamente al capolinea di quel dannato treno infernale che li aveva riportati al punto di partenza, l'unico souvenir di quel viaggio inutile era un nuovo senso di sconfitta.
Il rifiuto di Jaime era stato un colpo amaro da mandare giù ma riuscivano a comprendere perché non si sentisse in grado di aiutarli.
“Non è riuscita a sopportare il dolore”
Quanta gente avrebbe ancora dovuto soffrire, prima che loro fossero i grado di riparare al danno che era stato inferto?
Pitch, dal canto suo, non aveva più proferito parola da quando avevano lasciato la stanza, mantenendo costantemente il capo chinato, talmente triste e patetico che persino il Pooka non sentì più l'irrefrenabile voglia di spaccargli la faccia.
Finalmente di ritorno al Polo Nord, i Guardiani decisero che per Joel era ormai arrivato il momento di tornare a casa, ovviamente tenuto sotto stretta sorveglianza, nel caso Aenigma si fosse ripresentata.
Il giovane non si oppose, ora più che mai sentiva il bisogno di abbracciare i suoi genitori e di stampare un bacio sulla morbida guancia di sua madre. Non l'avrebbe mai detto a voce alta ma...per la miseria! Aveva persino voglia di rivedere quell'arpia di sua sorella.
Sandman si assunse il compito di riportarlo indietro.
Fu solo quando il Guardiano dei Sogni ed il ragazzo se ne furono andati che Dentolina tornò nello studio di North, con il fiatone.
:-Jack...-disse cercando di prendere fiato-..Jack è sparito!-.


* * * *
Non appena Joel arrivò nel vialetto di casa stava quasi arrivando l'alba.
Sua madre e suo padre erano sulla soglia, ad attendere il suo ritorno, ma non erano soli.
Parcheggiata, vicino al marciapiede, stava una volante della polizia, la luce blu mandava un'inquietante riflesso sull'abitazione.
:-Joel!-. Urlò sua madre correndogli incontro, cadendo sulle proprie ginocchia, per abbracciare il figlio stretto a se :-Buon dio ti ringrazio-. Disse stringendolo forte, impedendogli quasi di respirare ma il giovane non si oppose, bensì godé di quell'abbraccio per un buon momento.
:-Mamma mi dispiace, non volevo farvi preoccupare!-. Si scusò poi il giovane, che alla fine non aveva voluto fare nulla di male, in tutti quegli eventi che erano susseguiti non aveva avuto molta scelta.
La donna lo guardò negli occhi, scostandogli una ciocca di capelli biondi dal viso ed accarezzandogli una guancia :-Almeno tu stai bene, tesoro mio-.
:-Almeno io?-. Il ragazzo impallidì e solo allora, alzando lo sguardo al primo piano, vide una finestra infranta.
La donna non fece in tempo a dire qualcosa che il figlio era già corso all'interno della casa.
Aveva creduto che la polizia fosse lì per lui, solo per lui.
Salì velocemente le scale, inciampandovi più volte ma senza mai fermarsi, raggiungendo la stanza alla fine del corridoio, quella più isolata e grande. Quella che Grace aveva voluto a tutti i costi per se.
Quando si affacciò all'interno della camera ai suoi occhi si presentò uno scenario terrificante.
La finestra era in frantumi ed i vetri di varie dimensioni sparsi sulla moquette, i mobili non erano più al loro posto, persino il letto era rivoltato su di un fianco.
Ma, oltre alla camera completamente a soqquadro, Joel inorridì alla vista di qualcosa che non doveva trovarsi lì, qualcosa che non aveva alcun senso di esserci: si trattava delle stalattiti e stalagmiti di ghiaccio che spuntavano dalle pareti.
Sandman, il quale era stato al suo fianco per tutto il tempo gli posò una mano sulla sua spalla, altrettanto inorridito.
Solo un Guardiano avrebbe potuto lasciare segni simili ma ne lui, ne il ragazzo, riuscivano a capacitarsi del perché.
Perché? Perché di cosa alla fine...
Nulla sembrava avere più un senso, ormai.
   
 
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