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Autore: KiarettaScrittrice92    03/05/2015    5 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Come vi avevo promesso, lo scorso capitolo è stato parecchio illuminante per la trama principale, e chi è stato più attento ha anche visto che sono riapparsi i due veri protagonisti di questa storia. 
Ma bando alle ciance, ho visto che più di uno di voi mi ha chiesto, ma perché come fiore di Ran non hai messo l'Orchidea? In fondo vuol dire quello. Lo so benissimo ragazzi che Ran in giapponese vuol dire Orchidea, e non ho scelto quel nome per un motivo ben preciso. Tutti i nomi dei membri del giardino li sceglie il capo, e sono scelti in modo che rappresentino il loro carattere e la loro essenza, per questo ho scelto il Giglio per Ran, come ho scelto tutti gli altri nomi.
Ringrazio come al solito tutti quanti, anche chi con fatica recupera parecchi capitoli alla volta.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



Nel ritorno a casa
 

«Sì papà, te l’ho detto sto benissimo! Domani mattina torno a casa... ok ciao... Salutami mamma.» la ragazza chiuse la chiamata, mentre Kaito indicava la stanza che avrebbe condiviso con Kazuha e Aoko.
«Ora vi mostro la nostra.» disse rivolgendosi a Shinichi ed Heiji.
«Buonanotte piccola.» Shinichi diede un lieve bacio a Ran.
«E tu non mi dai la buonanotte?» chiese Kazuha al ragazzo di Osaka.
«No» rispose lui mettendo le mani in tasca con un ghigno, facendo infuriare la ragazza.
«A proposito le vostre macchine le abbiamo portate qui, quindi domani potete andare tranquillamente a casa in auto.» aggiunse Kaito, entrando in camera.

 

Shinichi guidava silenzioso la sua Spider nera, mentre il sole era sorto da poche ore. 
Ripensava all’ultima frase di Kaito. Prima di partire, mentre tutti si preparavano, l’aveva preso da parte, osservandolo con aria preoccupata.
«Stai attento Kudo, tu sei il fiore che Light vuole al suo occhiello.»
«Shinichi a cosa pensi? – chiese Ran al ragazzo, ma era completamente soprappensiero e non rispose – Shinichiiii ci sei?» gli urlò.
«Sì? Cosa dicevi?» domandò il ragazzo, che solo a quel grido era tornato alla realtà.
«A cosa stavi pensando?» ripeté lei.
«Niente, alla situazione.» rispose, indifferente.
Appena finita la frase, Shinichi frenò di colpo, con la fortuna che la strada era vuota. Ran che era tranquilla fino a un momento prima, si spaventò e, quando l’auto si fermò del tutto, inveì contro il ragazzo.
«Ma che ti è preso?!»
Lui non rispose e scese dalla Spider, seguito da Ran. Poi vedendo il suo sguardo preoccupato rivolto verso l’alto comprese. Sulla rupe che si affacciava alla strada su cui erano loro, due persone sembravano litigare e si avvicinavano pericolosamente verso il bordo del dirupo. A un certo punto una delle due persone scivolò e cadde. Shinichi salì immediatamente in macchina seguito da Ran e premette sull’acceleratore.
Arrivati sotto al dirupo parcheggiarono la macchina in una stazione d’emergenza e uscirono dall’auto, per poi correre verso il punto in cui la persona era caduta.
Ran trattenne il respiro. Era una ragazza, aveva sì e no una ventina anni. Si vedeva benissimo che era morta sul colpo, perché era in una posizione molto scomoda e storta, mentre una pozza di sangue, sotto la testa, tingeva di un rosso cupo il terreno.
«Ran chiama la polizia!» esclamò Shinichi, chinandosi sul corpo.
Si era rotta sicuramente entrambe le gambe e, per morire sul colpo, aveva dovuto battere la testa, causandole molto probabilmente una commozione celebrale. Il ragazzo alzò lo sguardo verso la cima della rupe, non notava niente di strano e nessuno si affacciava da essa.
«Sta arrivando l’ispettore, ha detto che tempo dieci minuti ed è qui.» disse Ran, tornando poco dopo.
«Va bene, – rispose Shinichi – spero solo che nel frattempo l’assassino non se ne vada.»
Non passò molto, ben presto arrivò la polizia che recintò l’intera zona.
«Ispettore, permetta che la accompagni sopra mentre le racconto cosa ho visto.» fece Shinichi, rivolgendosi all’ispettore Megure.
Lui accettò e si diressero tutti e tre, compresa Ran, alla Spider nera. Megure si accomodò nel sedile posteriore e il ragazzo mise in moto.
«Ero in macchina, stavamo facendo questo pezzo di tangenziale quando ho visto due persone litigare vicino allo strapiombo e mi sono fermato in tempo per vedere una delle due cadere. Sono ripartito e abbiamo trovato la ragazza.»
Arrivarono in cima e Shinichi parcheggiò la macchina, per permettere a tutti i passeggeri di scendere comodamente. Si avvicinarono al dirupo e guardarono giù. Sembrava molto più alto da là sopra.
Il ragazzo si voltò dall’altra parte dove c'era un edificio con l’insegna Hotel.
«Penso che dovremmo andare a cercare lì il nostro uomo.» disse, attirando l’attenzione di Ran e Megure che stavano ancora guardando verso la strada di sotto.
In quello stesso istante arrivò una delle macchine della polizia, da cui scesero Takagi e due poliziotti della scientifica. L’agente si avvicinò a loro, sfogliando già il suo taccuino.
«La vittima si chiamava Shizuje Roku, aveva ventitré anni e...»
«...molto probabilmente era in vacanza in quest’Hotel.» lo precedette Shinichi.
«Esatto! Nella sua tasca dentro al portafoglio oltre ai documenti d’identità abbiamo trovato la carta di residenza a quest’Hotel.»
Il gruppo entrò nella hall dell’albergo e il portiere li salutò cordialmente. Era un uomo corpulento dai vispi occhi scuri e capelli castani.
«Buongiorno, siamo della polizia! – attaccò Megure, mostrando il distintivo – Una ragazza che risiedeva in qui è morta, dobbiamo fare delle indagini.»
L’uomo sembrò preoccuparsi e iniziò a balbettare.
«U-una raga-ragazza morta? Co-come è po-possi-possibile? I-io non ne so ni-niente!»
«Non si preoccupi, – lo rassicurò Shinichi – ora vorremmo vedere la stanza della signorina Shizuje Roku.» concluse poi precedendo l’ispettore.
«Ce-certo, camera ce-cento-centodue, pri-primo piano.» fece, consegnando la chiave all’ispettore, mentre sudava freddo.
Presero l’ascensore e salirono al primo piano. Arrivati davanti alla stanza Megure infilò la chiave nella toppa e la girò, permettendo a tutti di entrare nella camera. Sembrava tutto perfetto, neanche una cosa fuori posto.
Shinichi prese un fazzoletto dalla tasca, aprì la porta che dava in bagno e guardò dentro. Ci fu una cosa che attirò subito la sua attenzione. Nel mobiletto sopra il lavandino c’erano delle macchie rosse. Si avvicinò e le guardò attentamente, erano abbastanza fresche ma sembravano...
«Cos’hai notato?» chiese Ran, che ormai sapeva quando Shinichi era pensieroso.
«Guarda...» disse il ragazzo indicando le piccole macchioline sul mobile.
«Non sarà mica...?»
«No, non è sangue, sono macchie di vernice o di smalto.»
Eppure ricordava perfettamente che la ragazza sul fondo del dirupo non aveva lo smalto alle unghie. Forse lo voleva mettere ed era stata interrotta da qualcosa. Altrimenti a cos’altro sarebbe potuto servire? 
Uscì dal bagno e si avvicinò al letto. Non aveva dubbi che ne avrebbe trovate anche lì sul comodino, ma nonostante tutto continuava a chiedersi se potessero c’entrare davvero con l’omicidio.
Si affacciò sul balcone da cui si vedeva perfettamente il dirupo, era a circa cento metri dall’Hotel.
«Ispettore, – disse tornando dentro la stanza – credo che qui oltre a quelle macchie di smalto rosso sul comodino e in bagno non troveremo altro. Direi che è l’ora di radunare i nostri sospetti e di capire cosa sia successo su quella rupe.»

  
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