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Autore: Bryluen    03/05/2015    3 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Federica osservò lo smalto arancione fare capolino dall'apertura del sandalo. Stava dondolando la gamba destra da almeno venti minuti ma niente, il suo fratellino non era ancora pronto a uscire. A quanto sembrava, non aveva alcuna importanza il fatto che lei l'avesse avvisato circa due ore prima di prepararsi ed essere puntuale. Niente, il piccolo Gabriele si era infilato sotto la doccia solo da pochi minuti ed era un puro miracolo che ne fosse già uscito. Il ragazzino iniziò un articolato discorso con la madre, sull'abbigliamento più consono a una passeggiata con quella rompipalle di sua sorella maggiore. La t-shirt azzurra era troppo banale, quella rosa che gli aveva regalato zia Sara non l'avrebbe messa manco morto, la sua maglietta preferita con il logo di spider man era a lavare e quella di batman l'aveva bucata la settimana prima. Allora buttarsi su una classica camicia bianca o provare con una polo che però gli faceva un po' di pancetta?
Quel ragazzino aveva più senso della moda e vanità di una fashion guru, il che iniziava ad irritare parecchio la sorella.
-Gabri dovessi pure ficcarti il mio vestito lilla a fiori tu devi essere pronto tra tre minuti!-
-Non posso essere pronto in tre minuti! Devo ancora pettinare il ciuffo!-
-Ma cosa credi? Non hai le fan sotto casa, non ti si filerà nessuno.-
-Federica e non glielo dire. Gli rovini l'autostima!- la supplicò sua madre.
-Quello ha un ego più pompato di una palestra di wrestler...-
-Ma è piccolo!-
-E siamo ancora in tempo, vedrai quando sarà adolescente- gemette Federica, lanciando un'occhiata disperata alla porta di casa.
-Allora inizia a comprarmi i fumetti, che poi scendiamo insieme a mangiare il gelato- suggerì Gabriele, studiandosi allo specchio.
Di norma gli avrebbe tirato un calcio e spinto sul pianerottolo senza troppe storie, ma c'erano due problemi: la genitrice presente, e il ragazzino ancora in mutande. Rabbrividì e corse fuori, con la voglia più sfrenata di dare una lezione a quel piccolo viziato cocco di mamma.
Si trovò dietro a una coppietta che passeggiava a passo di lumaca, tenendosi ovviamente per mano.
-Un po' più lenti!- esclamò dopo averli superati. Certo, avrebbe potuto fare a meno di girarsi e guardarli in male, ma erano due giorni che non vedeva Dante e stava diventando allergica agli innamorati. L'albino sembrava sparito. Il giorno prima, quando lei pronta a perdonarlo l'aveva cercato per tutta la città, lui non si era fatto vivo e anche quella mattina non aveva dato segni di vita. Ma dove si era cacciato? Perché non la chiamava? Aveva perlustrato tutti i bar lungo la strada, ma senza successo, e anche ora si muoveva sfiorando con lo sguardo ogni passante dalla giusta corporatura, ma nessuno di loro era la persona che avrebbe desiderato incontrare. Aveva assoluto bisogno di vederlo, di parlargli, abbracciarlo e farlo di nuovo suo. La sola idea che, nel frattempo, qualcuna potesse toccarlo con un dito la faceva impazzire. Evitava di pensarci, fidandosi del proprio istinto e di Dante. Lui non voleva un'altra, non desiderava una qualsiasi. Lui voleva indietro la sua Federica, e lei si era resa conto di volere la stessa cosa. Ma se non lo trovava come faceva a dirglielo? Pestando i piedi continuò a camminare, con il cuore che scendeva sempre più giù, verso lo stomaco.
In tutto questo casino nemmeno Sveva riusciva a tirarla su di morale, anche perché pure lei, poveretta, non stava messa bene. Si ripromise di aiutare l'amica non appena avesse messo a posto la sua situazione. In realtà, anche se nessuno lo sapeva, lei stava già agitando la situazione e Vergil sembrava rispondere esattamente alle sue provocazioni...ma ora come ora di Vergil non le importava niente. Dante, Dante, Dante. Dove cavolo era Dante?
Si fermò più del dovuto nella microscopica libreria che vendeva anche fumetti. Cercò qualche romanzo horror, di quelli che non fanno dormire la notte, perché tanto lei erano già un paio di notti che non dormiva e ormai i gialli bon-ton di suo padre non le bastavano più. Di imprenditori che ammazzavano i soci, simulando un suicidio, per tenersi gli utili non se ne faceva niente. Lei aveva bisogno di una vera e catartica ecatombe. Avrebbe guardato dei film splatter se suo fratello non avesse avuto il vizio di svegliarsi per lo spuntino, sbirciare qualche scena e poi strillare fino al mattino dopo. Ovviamente, poi, la colpa di averlo spaventato sarebbe stata di Federica! Pagò quella spesa da serial killer in erba e uscì dal negozio. Quando alzò lo sguardo, un sorriso idiota le si stava stampando sulla faccia. Proprio lì di fronte, a meno di venti passi da lei, Dante stava uscendo da una porticina incassata nel vicolo. Federica non capì che posto fosse, sembrava l'uscita di servizio del ristorante, ma era davvero improbabile che Dante, per quanto perennemente affamato, avesse fatto irruzione in un locale ancora chiuso. Stava per volargli incontro quando notò il ragazzo girarsi. Alle sue spalle emerse una figura femminile, troppo femminile. Federica odiò all'istante quelle gambe perfette che comparivano oltre una delicata tutina rosa. E poi quei capelli biondi lunghi con...boccoli rosa? Quella tipa sembrava una bambolina a grandezza naturale che respirava per magia. Aveva lo stesso fascino tenero di Sveva, ma con qualcosa di più grintoso. Che diavolo ci faceva quella con il suo Dante?
Ok, loro si erano lasciati qualche giorno fa. Lui, però, era ancora suo, giusto?
In fondo le aveva chiesto scusa...ma lei non aveva accettato, non l'aveva perdonato.
Un sudore freddo le scese giù lungo la schiena, imperlandole tutto il corpo fino a farla tremare.
Quando pensava di non poter star peggio vide Dante allungare le braccia e circondare l'esile corpo di quella fatina rosa shocking. Erano abbracciati, stretti come due fidanzati.
Federica avrebbe voluto gridare, correre da quei due e separarli, gridare al ragazzo che aveva rovinato tutto, che l'aveva ferita ancora una volta. L'avrebbe tempestato di pugni, fino a rovinare quel suo viso perfetto, avrebbe cercato di riempire di lividi quel corpo atletico che l'accendeva di desiderio anche nel sonno più profondo. Ma non fece nulla. Si accasciò contro il muro e sentì il proprio cuore andare in pezzi.
Era tutto finito, quello che credeva fosse l'inizio di un amore eterno, di quelli da fiaba, era solo una dolorosa illusione. Aveva lasciato che il suo cuore spiccasse il volo, in un sogno fatto di sabbia e d'amore, ma poi era precipitato, schiantandosi al suolo e andando in frantumi. Fu quello l'istante in cui capì che era tutto finito. La passione, la sofferenza dell'incomprensione, la speranza di un nuovo lieto fine, vennero sostituiti da un vuoto rassicurante, in cui anche l'eco dei ricordi rifiutava di risuonare.
Attese che Dante e quella specie di Barbie se ne andassero e uscì dal suo nascondiglio. Ignorò il cuore che le batteva all'impazzata nel petto e stinse i pugni talmente forte da strappare la carta della busta che teneva in mano. Osservò i libri appena comprati cadere per terra e li raccolse senza entusiasmo. Avrebbe immaginato che le vittime delle case degli orrori avessero tutti l'aspetto di Dante. Che macerasse all'inferno quel bastardo!
Si era messa in discussione per lui, eppure non era bastato. Lui non ci aveva nemmeno fatto caso, mentre lei passava ogni notte in bianco, a rigirarsi nel letto cercando un modo per fare pace. Era stanca di stare male, di essere una frignona che si faceva mettere i piedi in testa da uno appena conosciuto. Non si era mai comportata in quel modo, non aveva mai permesso a nessuno di farla sentire insicura. Già qualche giorno prima non si riconosceva più allo specchio, con tutti quei pianti e quei tentennamenti sul cosa mettersi per essere più carina, più avvenente. Al diavolo quel ragazzo, al diavolo quella se stessa troppo fragile. Lei era forte, era che se ne fregava di piacere, era così con tutti i suoi difetti. Prendere o lasciare. E Dante se l'era fatta scappare. Peggio per lui.
Marciò verso casa, lanciò i fumetti sulla testa di Gabriele e sbattè la porta alle proprie spalle quando il bambino iniziò a urlare.
-Hai avuto la tua occasione per prendere il gelato. Così impari a non essere pronto in tempo!-
Si stese per terra, davanti alla tv che faceva da schermo per la playstation e alzò il volume del videogioco al massimo. Esplosioni, spari e grida le impedirono di pensare. Un'anestesia fatta di sangue finto, lunga il tempo necessario per calmare i suoi veri istinti omicidi. La fantasia di andare a strangolare Dante e la bambolina era quasi irresistibile, ma ogni volta che i begli occhi azzurri di lui le tornavano alla mente  Federica si impediva di pensarci.
-L'amore è solo una grossa fregatura!- esclamò stendendosi e dando un pugno al pavimento.
Era giunta l'ora di dimenticare i gemelli. Avevano portato solo guai, solo equivoci e discussioni. Non c'era un futuro con loro, erano bravi solo a prendere in giro, manipolare e illudere. E Dante sembrava il più gentile dei due, e invece era solo un bravissimo attore!
Cavoli, chissà cosa era in grado di fare Vergil, lui che appariva così freddo e cinico era soltanto sincero, o mostrava la facciata più gelida di un comportamento ancora più crudele? Federica pensò di non volere la risposta, perché per sua fortuna aveva scampato almeno quel ragazzo. Ma poi, con un brivido, rivide lo sguardo di Sveva che si illuminava, non appena vedeva Vergil.
La sua amica era troppo fragile per uno come lui. Non c'era ancora stato niente tra quei due, se non qualche bacio furtivo, e lei già ci perdeva il sonno. Anche se non le raccontava proprio tutto Federica vedeva quanto Sveva si arrovellasse per piacere a Vergil, per comprenderlo e cercare di conquistarlo. Non sia mai ci fosse riuscita davvero! Finora l'albino stava solo giocando con l'amica. Sì, forse anche lui era stuzzicato da quella competizione anomala, ma poi cosa avrebbe fatto? Si sarebbe comportato esattamente come il gemello. L'avrebbe ingannata.
Federica non poteva fare più nulla per il proprio cuore spezzato, se non cercare di dimenticare. Ma non avrebbe permesso che anche alla sua migliore amica succedesse la stessa cosa. Si era ripromessa di aiutarla, e credeva di star facendo la cosa giusta, ma solo ora aveva davvero aperto gli occhi. Era il momento di finire il gioco e dare scacco matto a entrambi i gemelli. Farli uscire dalle loro vite era la mossa vincente. Afferrò il telefono e chiese a Sveva di raggiungerla subito a casa.


-Sei sicura di aver capito bene?- Sveva la guardava con gli occhi sgranati, tenendo la tazzina di caffè a mezz'aria.
-Li ho visti! Non c'era molto da capire.-
-Magari sono solo amici. Dante abbraccia anche me, è espansivo.-
-Sveva, Dante ti considera quasi una sorellina, me l'hai detto tu stessa. Quella, se fosse un'amica così stretta e non ci fosse stato nulla da nascondere, ce l'avrebbe già presentata!-
-Sì, hai ragione, però non posso credere che...-
-Questo è il problema! Tu non riesci credere che le persone siano cattive. Ma lo sono, e se non stai attenta finirai anche peggio di me.-
-Ecco, a proposito io ho preso una decisione.- Sveva finì il caffè in un sorso solo, deglutì e guardò l'amica.
-Brava, devi dimenticare Vergil!-
-Federica, ma io non ho detto di volerlo dimenticare, anzi.-
-Niente anzi! Tu devi togliertelo dalla testa punto e basta. Non vedi come sono ridotta? Ed è stato Dante a conciarmi così, figurati quello che può fare Vergil, a una come te poi.-
-Cosa c'entra questo? Io so che lui potrebbe farmi del male, ma non posso continuare a nascondere quello che provo. Non mi fa stare bene.-
-Potresti stare anche peggio, credimi.- Federica puntò entrambi gli indici verso se stessa, le occhiaie e il trucco sciolto.
-Mi dispiace vederti così, però...-
-Smettila. Fermati prima che sia troppo tardi, ascoltami!-
-Non posso, ho bisogno di chiarirmi con Vergil.Anche se questo mi spaventa da morire.-
-Fidati di me. Anche io avrei dovuto mollare da tempo e invece? Continuando a sperare guarda come sono finita.-
Sveva scosse la testa, facendo sfuggire alcune ciocche di capelli allo chignon già disastroso. Si passò le mani sul viso, come cercando di togliere via la confusione di tutte quelle ultime notizie. -Mi sa che accetterò una fetta di quel dolce che aveva proposto tua madre.-
-Ok, portamene una fetta e lasciami il cellulare. Voglio provare quel giochino nuovo che hai scaricato.-
-Agli ordini.-
Federica prese al volo la piccola borsetta che le veniva lanciata, si affrettò a trovare il telefono e poi aspettò di sentire i passi di Sveva che si allontanava.



Rieccoci qui.
Come state? Io non troppo bene, ma questo capitolino non è troppo grande, quindi sono riuscita a risistemarlo senza sforzarmi troppo.
I sospetti di alcune di voi si sono rivelati esatti. Qui sta andando a scatafascio! E Federica dimostra il suo solito carattere fumantino, equivocando tutto. Che succederà? Che cosa avrà in mente per sottrarre Sveva alle grinfie di Vergil?

  
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