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Autore: rossella0806    03/05/2015    3 recensioni
Il commissario Alessandro Terenzi torna all'attacco: dopo averlo lasciato a Porto Ercole, in Toscana, alle prese con misteriose sparizioni e spartiti musicali inesistenti, ora lo ritroviamo nella sua Torino ad indagare su un caso apparentemente semplice.
Al suo fianco ritroveremo l'ispettore Francesco Ghirodelli, la burbera questore e, ovviamente Ginevra, la studentessa di Archeologia e aspirante investigatrice, di cui il poliziotto ha fatto la conoscenza proprio a Porto Ercole, e che si rivelerà una piacevole ed inaspettata compagnia.
La Germania, dove il caso ha avuto inizio nove anni prima, appare lontana, ma ben presto Terenzi dovrà ricredersi, perchè nulla appare come sembra.
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Sabato 17 aprile, ore 8.45

Terenzi, all’alba delle due del mattino, era finalmente riuscito a mettere piede in casa, accolto dal gioioso sottofondo di musica country della coppia diabolica, il deejay e l’estetista suoi vicini di pianerottolo.
Il poliziotto, reprimendo un moto di stizza e di rabbia per quel benvenuto per nulla cercato, dà una gomitata alla porta d’entrata dei due sposini, nella speranza che non serva alcuna dimostrazione di forza per intimargli di starsene in silenzio.
Avanza stanco morto in direzione di Miss Marple, la quale, come il più fedele dei quattro zampe, non appena si rende conto dei passi cadenzati del suo padrone che annunciano il suo ritorno, tira fuori la testa dal carapace e si avvicina al commissario, nell’attesa di vedersi servita la cena.
Più che una tartaruga mi sembra un cane …” pensa tra sé e sé l’uomo, spogliandosi dell’impermeabile e infilando l’ombrello nell’apposito cilindro all’imbocco del corridoio.
Poi, da bravo proprietario che ha cuore la salute del suo animaletto domestico, si dirige in cucina, apre la porta del frigorifero e recupera il sacchetto di insalata, rigorosamente pieno di foglie di lattuga: ne prende tre o quattro e, ricordandosi che ha ancora ai piedi le scarpe, ne approfitta per togliersele, s’infila le pantofole vicino al divano e, finalmente, ritorna da Miss Marple, ancora in religioso silenzio, ad aspettare lo spuntino notturno.
“E anche per oggi ho fatto il mio dovere … “ si congratula ad alta voce Terenzi.
Spogliandosi della camicia e dei pantaloni, si raggomitola sotto le coperte: appoggia l’avambraccio destro sulla fronte, e comincia a contare.
Se quei due imbecilli non la piantano subito, prendo la pistola di ordinanza e gliela sventolo sotto quel naso che si ritrovano! Voglio vedere se poi hanno ancora il coraggio di ascoltare musica alle due del mattino!”.
Arrivato a duecento uno – di solito il suo traguardo era centocinquanta, come il punteggio di Scala 40, ma dopotutto anche l’atro numero c’entrava con il gioco a carte che tanto gli piaceva fare- il commissario era già pronto ad alzarsi, imbracciare l’arma, uscire sul pianerottolo anche senza vestirsi, e mettere a segno il suo piano quando, improvvisamente, il rumore cessa di colpo.
A pochi passi dal letto, l’uomo aguzza le antenne: si guarda intorno un paio di volte, chiude gli occhi e sorride:
L’ho sempre detto io che con le maniere forti non si ottiene nulla!”.
Soddisfatto, ritorna a letto e, in un battito di ciglia, cade tra le accoglienti e tanto sospirate braccia di Morfeo.


E' l’ennesima giornata uggiosa: il tempo continua ad essere volubile, esattamente come lo stato d’animo del commissario, che un momento prima è sicuro di essere a un passo dall’afferrare e sbrigliare il bandolo della matassa, mentre l’attimo successivo si getta nel più cupo sconforto, certo che, il nome di Markus Podonskij sia l’ennesimo buco nell’acqua di quell’indagine dalla doppia faccia, all’incirca come le parole di suor Maria, di Virginia e delle lettere di Sebastian, un minestrone di pareri contrastanti e di emozioni.
Ovviamente, l’uomo non era noto alle forze dell’ordine italiane, mi sembrava che la fortuna girasse troppo dalla nostra, si dice Terenzi, speriamo che Ghirodelli sia più fortunato: ormai mancano meno di quarantotto ore alla chiusura delle indagini, la nostra unica speranza rimangono i colleghi dell’INTERPOL.
Il poliziotto si stropiccia gli occhi, si stiracchia braccia e schiena, e si alza per andare a cercare l’ispettore.
Tutta quell'agitazione gli sta facendo venire un certo languorino: una voglia improvvisa di uno dei tramezzini super speciali di Maurizio si fa largo tra il groviglio di pensieri che gli affollano la mente.
Guarda desideroso la cornetta del telefono appoggiato alla scrivania, un'occhiata avida rivolta verso l'apparecchio che, nelle sue fantasie più torbide, prende la forma del panino imbottito che vorrebbe tanto addentare.
Ma la sua coscienza di poliziotto integerrimo prende subito il sopravvento sottoforma di Ghirodelli che, come se sapesse dell'irresistibile tentazione che sta confondendo la razionalità del superiore, giunge in suo aiuto.
Bussa alla porta e, senza attendere l'invito ad entrare, la spalanca come nelle migliori scene di film western, annunciando:
-Commissario, sono riuscito a contattare l’INTERPOL!-
Il sorriso di giubilo sul suo volto glabro sembra promettere bene, così come i fogli pinzati che custodisce vittoriosamente tra le mani.
-Ottima notizia, vieni- Terenzi si risiede sulla sedia e, con un cenno del capo, già dimentico della tentazione passeggera che rischiava di compromettere la sua lucidità, invita
il sottoposto a fare lo stesso.
-Allora, si metta comodo perchè ho un bel pò di cose da riferirle!-
-Benissimo: da dove vuoi iniziare?- ribatte solennemente l'altro poliziotto.
-Dunque, Markus Podonskij non è una persona molto pulita: il suo vero nome risulta essere Markus Friedrich Schörell, nato a Berlino il 12 agosto 1968, di professione architetto, guarda a caso lo stesso mestiere che esercitava Perrez. In realtà il suo è solo un lavoro di copertura: da una dozzina d’anni, infatti, è sulla cresta dell’onda come trafficante di diamanti, ma non sono mai riusciti ad arrestare perché è sempre stato molto attento a non farsi beccare.
Sembra che abbia contatti con delle cosche sudafricane di Johannesburg e di Hong Kong, ma il fulcro dell’associazione è a Berlino, probabilmente nella sede del suo studio.
Lui e la moglie sono ricercati in mezzo mondo, anche se da nove anni a questa parte stanno perdendo il primato sul mercato-
-Aspetta un attimo… nove anni, hai detto?-
Terenzi, le mani incrociate a mo’ di piramide, a quel particolare si fa ancora più attento.
-Sì, così c'è scritto. Schörell ha continuato ad importare diamanti, ma con minore assiduità rispetto ai suoi standard, e questo probabilmente è il motivo per cui non sono ancora riusciti a prenderlo, per via appunto dell'attività che non è più così vitale come agli albori-
-E la moglie?-
-La moglie … si chiama Andrea Henriette Oliver- prosegue Ghirodelli  -è nata ad Amburgo il 7 luglio 1972, anche lei architetto. L'INTERPOL però non ha alcun file su di lei-
-Ieri sera mi hai detto che è stata la sorella a denunciare la scomparsa di Schörell, giusto?-
-Esattamente-
-Ma se è sposato, perché non è stata la moglie a farlo? Non ti sembra strano?-
L’ispettore annuisce gravemente, apre la bocca un paio di volte, poi azzarda:
-Forse perché aveva paura che la polizia questa volta ne approfittasse per arrestarla. Anche se non è mai stata ufficialmente indagata, non è detto che sia all'oscuro dei traffici illeciti del marito -
-Uhm sì, può essere- abbuona Terenzi  -sai se sono separati o divorziati?-
-No, qui non risulta, c’è scritto solo che è sposato- riprende il sottoposto, gli occhi azzurri fissi sui fogli.
-Scommetto quello che vuoi che Perrez ha fatto fuori Schörell, inscenando il suo suicidio per liberarsi una volta per tutte dalla polizia!-
-Aspetti un secondo, commissario! Non crede di correre un pò troppo?-
-Niente affatto, mio caro! Ti ricordo che sono quasi due settimane che siamo fermi su questo caso senza capo né coda! Non credi anche tu che sia ora di scrivere la parola fine?-
-Sì, certo, ma non così in fretta. Lei, quindi, pensa che sia stato il trafficante ad uccidere la Dünnerz?!-
-E’ un’ipotesi che ha più di una possibilità di corrispondere a realtà: Perrez, se davvero ha ucciso questo Schörell alias Podonskij, sa che è innocente, sa che non è stato lui ad ammazzare la fidanzata, naturalmente, ma non ha le prove per dimostrare ciò che afferma, tanto più che, molto probabilmente, è invischiato in questo giro di traffico di diamanti ... non chiedermi quale ruolo riveste perchè non godo ancora della sfera di cristallo!
Comunque, tornando a noi, Perrez è consapevole che è stato questo tizio a rovinare la sua vita e quella di Rebecca, quindi promette di vendicarsi: aspetta il momento opportuno, ovvero pochi giorni fa, riesce ad ottenere un appuntamento con Podonskij e lo accoppa! Così, in un solo colpo, ha vendicato la fidanzata e ha allontanato da sé tutti i sospetti! Cosa te ne pare come ricostruzione?-
Ghirodelli rimane per qualche secondo in silenzio, al fine di gustarsi quelle parole che non gli appaiono poi così tanto stralunate e campate per aria.
-Certo, come storia sembra reggere abbastanza. Ma come facciamo a rintracciare Perrez? E poi dovremmo far riesumare il corpo di questo Schörell per essere davvero sicuri che sia lui!-
-Purtroppo quello che ci ostacola è proprio questo piccolo particolare ... -
-Vuole che vada a contattare il medico legale?- cerca di risolevvargli l'animo l'ispettore.
-No, adesso non serve. Prima bisogna rintracciare la moglie di Podonskij, questa Oliver o come diavolo si chiama! Marz la metterà alle strette e confesserà!-
-E se non lo facesse o, peggio ancora, non si riuscisse a contattarla? L’unica spiaggia che rimane è il test del DNA, ma dal dossier dell’INTERPOL non risulta che
questi due abbiano figli o parenti -
-Non cominciare a diffondere il tuo pessimismo cosmico, ispettore! Datti da fare e manda un fax ai colleghi tedeschi! Scrivi che devono immediatamente riuscire ad interrogare la Oliver, massima priorità, intesi?!-
-Io sono realistico, commissario- ribatte
il sottoposto, alzandosi dalla sedia e, con una punta di risentimento, taglia corto:
– Ma, da bravo poliziotto, obbedisco ai suoi ordini. Ci vediamo dopo-


Poco prima di pranzo, arriva il fax di risposta di Marz: nella casa in cui dovrebbe alloggiare Schörell insieme alla moglie, della consorte invece non c’è alcuna traccia. Anzi, il mistero si infittisce ulteriormente, perché è un monolocale quello in cui fanno irruzione i colleghi germanici, in cui non c’è alcuna presenza femminile, né un rossetto, un indumento, una fotografia che ritragga la donna, il nulla più assoluto.
A quella notizia, Terenzi vorrebbe buttarsi giù dalla finestra:
-Non è possibile, Ghirodelli! Cosa accidenti abbiamo fatto di male per non riuscire a risolvere questa indagine?! Da dove proseguiamo, anzi, da dove ricominciamo?! Se non c’è la moglie a dirci cosa è successo nove anni fa, a riconoscere il corpo del marito, come ci muoviamo?!-
-Se le dico che non ne ho la più pallida idea, le piace come risposta?- azzarda l’ispettore, cercando di risollevare il morale del superiore.
-Farò finta di non aver sentito! Ho la testa che mi scoppia, davvero ... - mugugna affranto il commissario, che si alza dalla poltrona girevole, si dirige verso la finestra alle sue spalle e guarda fuori:
-Abbiamo due cadaveri, quello della Dünnerz e quello di Podonskij o come caspita si chiama! Poi abbiamo un latitante, morto, vivo? Chi lo sa … e, giusto per non farci mancare nulla, a tenerci compagnia c’è anche una suora, che tiene una fitta corrispondenza con il suddetto fuggitivo per quasi nove anni, così, come se fosse la cosa più naturale del mondo!-
L'uomo si rigira in direzione di Ghirodelli e, guardandolo con aria incredula, gli domanda:
-Secondo te, cosa mi impedisce di uscire da questa stanza e di non tornare fino a quando una manna dal cielo non ci aiuti a risolvere questo caso?!-
-Adesso mi sembra sia un po’ troppo tragico, commissario. Deve cercare di essere più ottimista!-
Terenzi scuote amareggiato il capo, le mani in tasca, la camicia azzurra a risaltare il profilo della schiena.
Sta marciando, sconsolato, per risedersi al suo posto, quando un’illuminazione prende il sopravvento nella sua mente, un sorriso ebete stampato sul volto contornato dalla solita barba incolta:
-Credo che nemmeno lei sia morta, anzi che in realtà la donna assassinata nove anni fa sia proprio la Oliver!-
-Chi, commissario? Cosa sta dicendo?-
Ghirodelli ha il sospetto che il troppo lavoro abbia reso pazzo il superiore, così si avvicina con fare cauto e, mettendogli una mano sulla spalla, prosegue:
-E’ un’accusa molto grave. E poi, mi scusi, ma di chi sta parlando?-
-Lo so, lo so, Ghirodelli, ma adesso mi sembra tutto così ovvio! Per averne la certezza, però, devo chiamare suor Maria, lei sa molto di più di quello che mi ha detto!-
-Vuol dire che Rebecca Dünnerz non è morta?-
-Ma sì, certo, è così!- esulta come un bambino Terenzi  -tutte quelle lettere che l’uomo ha scritto alla suora, in cui proclamava a gran voce la sua innocenza e il suo amore per la donna, l'aver portato appena due settimane fa il ritratto della Madonna al convento, icona guarda a caso dipinto dalla Dünnerz, rischiare di farsi beccare alla stazione di Berlino, arrivare fino a qui, a Torino, e far finta di noleggiare un’automobile, chiamare Marz, dicendogli che non riesce più a sopportare il fardello di quello che ha commesso nove anni prima! Era tutta una messinscena, ispettore, tutto uno spettacolo architettato alla perfezione, con dovizia di particolari, ma è stata una farsa, una colossale farsa!-
Ghirodelli toglie la mano dalla spalla del superiore, attratto dalle parole che gli ha appena sentito pronunciare:
-Se è davvero così, allora quei due in realtà sono degli assassini senza scrupoli, e forse si nascondono proprio in Brasile!-
-E’ quello di cui sono praticamente certo! Ma il Brasile è immenso, prima di chiedere aiuto alle autorità locali, dobbiamo almeno sapere in quale città si sono rifugiati-
-Magari nella stessa città in cui Perrez ha abitato da bambino!- rilancia la palla l'ispettore, anche lui estasiato da quella nuova pista.
-Questo potrebbe essere un buon punto di partenza. Suor Maria lo saprà sicuramente, lo deve sapere!-
-Beh, se le cose stanno come dice lei, allora dobbiamo muoverci, prima che sia troppo tardi!-
-Hai ragione- il commissario annuisce convinto, lo sguardo eccitato ma serio al contempo:
Adesso non posso più permettermi di sbagliare!” si dice, “sono sicuro che la chiave del mistero è a un passo dall’essere svelata! Sono stato così stupido a fidarmi di quella suora! Avrei dovuto capire fin dall'inizio che era completamente accecata dall’amore che nutriva per la sua figlioccia …”
-Ghirodelli, per piacere, contatta nuovamente Marz. Scrivigli le nostre ipotesi, io intanto contatto il questore e, poi, quella furbona di suor Maria! Ci riaggiorniamo tra …-
Terenzi dà un’occhiata sfuggevole all’orologio sulla scrivania:
-Facciamo tra un’ora, giusto in tempo per il pranzo. D’accordo?-
L’ispettore annuisce e, solennemente, esce dall’ufficio, anche lui coinvolto dalla nuova pista investigativa che si è affacciata all’orizzonte, contagiato dall’entusiasmo infantile del superiore.


NOTA DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Scusate l'immenso ritardo con cui ho aggiornato, ma sono impegnata con uno stage universitario, che mi obbliga a stare fuori casa e fuori città ancora per un pò di tempo.
Venendo al capitolo, spero che vi sia piaciuto!
Vi giuro che, questa volta, Terenzi e Ghirodelli sono finalmente sulla giusta strada, manca davvero pochissimo per risolvere il mistero!
Proprio a causa della lontananza e dall'impossibilità di lavorare con passione e impegno a questa storia, vi avviso che, purtroppo, ci saranno ancora due capitoli, non di più, ma che mi rifarò appena potrò con un'altra avventura del commissario torinese!
Grazie infinite a chi legge e recensisce, a chi ha inserito la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite!
Vi abbraccio e vi ringrazio per il vostro immenso sostegno!
A presto!
   
 
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